La Speranza

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Che cos'è la speranza? La speranza è quella virtù soprannaturale per cui confidiamo in Dio e da Lui aspettiamo la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla quaggiù con le buone opere.

La speranza è una virtù soprannaturale, perciò infusa in noi da Dio, e ci rende capaci di compiere atti buoni e graditi a Dio in modo superiore a tutte le capacità naturali. È una virtù necessaria, perché non si può giungere alla salvezza eterna se prima non la si desidera o non la si cerca, o non si tende ad essa.

Il motivo della nostra speranza è la promessa di Dio di darci la vita eterna e i mezzi necessari per meritarla. Noi confidiamo nella promessa di Dio perché Lui è buono e potente, quindi vuole e può darci ciò che ha promesso; infine, perché Egli è fedele alle sue promesse.

Ciò che speriamo è:

1. la vita eterna. - Dio è l'oggetto primario della nostra speranza. Egli infatti ha promesso che ci darà la vita e la felicità eterna, che consiste nella visione, nel possesso e nel gaudio di Dio.

2. le grazie necessarie per meritarla con le buone opere. - La vita e la gloria eterna sono il premio per le opere buone compiute in grazia e per amore di Dio. Egli ha promesso di darci i mezzi necessari per giungere alla salvezza, quindi questi mezzi sono l'oggetto secondario della nostra speranza.

ESEMPIO:

Come si legge nel libro di Tobia, il vecchio e fedele Tobia da ricco divenne povero e perse la vista mentre compiva un'opera di carità a causa di un piccolo incidente. Come il santo Giobbe, Tobia era un esempio di pazienza e di fedeltà al Signore, poiché nonostante la derisione dei parenti e della stessa moglie, che gli rinfacciavano che tutte le sue opere di carità non erano valse a niente e la sua speranza era vana, Tobia li sgridava e rispondeva: “Non parlate così, perché noi siamo figli dei santi, e aspettiamo quella vita che Dio darà a coloro che non perdono mai la loro fede in Lui”. Dio infatti tenne conto della fede, della speranza e della carità del giusto Tobia, e lo ripagò mandando un angelo che proteggesse suo figlio durante un lungo viaggio, che lo salvò dai pericoli, che gli trovò una santa moglie e che lo riempì di gioia e ricchezze; infine, ridiede la vista al vecchio Tobia e gli manifestò quanto fossero gradite agli occhi di Dio le sue virtù e le sue opere.

Per qual motivo speriamo da Dio la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla? Speriamo da Dio la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla, perché Egli, infinitamente buono e fedele, ce le ha promesse per i meriti di Gesù Cristo; perciò chi diffida o dispera, l'offende sommamente.

Dio ha promesso la vita eterna: dalla rivelazione sappiamo che è volontà di Dio che gli uomini si salvino (1 Tm 2,4) ed entrino nel gaudio del loro Signore, nel regno preparato per loro dall'origine del mondo (Mt 25,21; 23,24).

Dio ha promesso di mandarci le grazie necessarie per meritarla: Gesù stesso ha detto che qualunque cosa domanderemo a Dio nel suo nome, cioè per la nostra salvezza, Egli ce la concederà (Gv 14,14).

Dio è infinitamente buono e fedele: la sua bontà Lo ha spinto a prometterci la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla; la sua fedeltà non permette che Egli venga mai meno alla sua parola e non dia quanto ha promesso.

Dio ha fatto queste promesse per i meriti di Gesù Cristo: il nostro Salvatore nella vita terrena, e specialmente sulla Croce, ha meritato per noi la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla; noi dunque, poggiandoci sui meriti di Gesù Cristo, meritiamo con le nostre buone opere la vita eterna e le grazie che ci occorrono.

S.Pietro, benché avesse peccato gravemente rinnegando tre volte il Signore, sperò nella sua misericordia e fu perdonato; non accadde lo stesso a Giuda, che invece diffidò della bontà di Dio e si uccise disperato.

Sono contrarie alla virtù della speranza e quindi offendono gravemente Dio:

1. la diffidenza. - è una mancanza di speranza, fa dubitare della bontà e della potenza di Dio e fa temere che il Signore non voglia o non possa mantenere le sue promesse. Il giovane ricco, invitato da Gesù ad una maggior perfezione, diffidò di Lui e all'invito del Maestro preferì le sue ricchezze. La diffidenza porta alla disperazione.

2. la disperazione. - chi dispera è certo che Dio non vuole o non può perdonarlo o dargli il premio della speranza. Chi dispera offende sommamente Dio perché nega coi fatti la bontà, l'onnipotenza e la fedeltà divina; si mette nell'impossibilità di ricevere il perdono e pecca contro lo Spirito Santo (vedi qui).

3. la presunzione di salvarsi senza merito. - altro peccato contro lo Spirito Santo, si commette quando si crede di conseguire la vita eterna senza l'aiuto di Dio, senza bisogno delle opere buone, o si fa assegnamento soltanto sulla misericordia di Dio senza tener conto della sua giustizia. Pecca così chi continua a dire che si confesserà in punto di morte.

RIFLETTO:

La disperazione nasce dalla superbia delusa; la presunzione dalla superbia soddisfatta; la speranza dall'umiltà.

ESEMPIO:

S.Alfonso Maria de' Liguori più di una volta fu tentato dal demonio alla disperazione. Un giorno, che era tentato più che mai, uno dei suoi religiosi, mosso a compassione, gli disse: “Monsignore, guardi il Crocifisso e dica con me: Io spero in voi, o Signore!”. Appena dette queste parole, il santo riacquistò la pace interiore, e non cessava di ripetere: “Mio Gesù, voi siete morto per me; il vostro sangue è la mia salute”. A un altro religioso confessò: “L'unico mio rifugio nelle angustie che provo è il Crocifisso. Egli solo può rendermi la pace. Ho fiducia che Gesù Cristo, per puro effetto della sua misericordia, non mi manderà all'inferno”. Se qualcuno gli diceva di non temere, perché aveva fatto molte opere buone, rispondeva prontamente: “Che opere buone? Ogni mia speranza è in Gesù Cristo, e dopo di Lui in Maria”.


Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X

 


Documento stampato il 26/12/2024