Una delle più segnalate grazie che impartì Dio alla Santissima Vergine, prima ch’Ella divenisse Madre del divin Verbo, fu senza dubbio quella di farle abbracciare per tutto il tempo della sua vita la Verginità, per il voto che Ella ne fece, come, appoggiati alle parole del Vangelo, insegnano comunemente i santi Padri. Così da Maria Santissima, dice S. Agostino, ha cominciato la dignità delle Vergini; essendo Essa stata la prima del suo sesso, la quale, secondo l'espressione di S. Ambrogio, “inalberò lo stendardo della sacra verginità, e di un'intera purità, della quale Ella non aveva trovato il modello se non in Cielo”.
“Perciò - esclama S. Bernardo - o Vergine prudente, o Vergine devota, e chi mai v'ha insegnato che al Signore piaceva la Verginità? Quale legge mai, qual pagina dell'antico Testamento, o comanda , o consiglia, o esorta a conservare la verginità, e a menare sopra la Terra una vita da Angeli? Voi non avevate di questa non dirò un precetto, ma neppure un consiglio, neppure un esempio, se non che la parola di Dio viva ed efficace (cioè il Verbo eterno) divenne prima vostro maestro, che vostro figliuolo, e v'istruì la mente prima che nel vostro verginal seno prendesse umana carne.”
Ma quella professione, che prima di Maria Santissima non ebbe esempio, quanti dopo di Lei ebbe seguaci?
“Per tutto il Mondo - dice S. Ambrogio - s'è sparso l'uso di menare in corpi umani questa vita celeste... Ed oh a quante Vergini andrà incontro la prima delle Vergini, Maria Santissima? Essa le abbraccerà, e presentandole al Signore dirà: Questa ha conservato intatto il talamo del mio Figliuolo; queste hanno preferito ai talami nuziali il loro verginale pudore. Lo stesso nostro Signore Gesù Cristo le accoglierà con giubilo, e così le raccomanderà all'eterno suo Padre, ripetendo quelle parole, che già disse una volta: Padre santo, queste sono quelle ch'Io ho custodite per Voi; Io Vi domando che dove sono Io, siano anch'esse in mia compagnia... Allora Maria, a guisa della sorella di Mosè, prendendo in mano il suo timpano, ecciterà tutti i cori delle Vergini a cantar lodi al Signore, perché sono passate per il mare del secolo senz'esser bagnate dalle onde del secolo”.
Ecco qual è la gloria di Maria Santissima d'essere stata la prima a consacrare con voto al Signore la sua Verginità.
“Fece dunque Maria il voto di verginità al Signore prima ch'Ella sapesse - come osserva S. Agostino - quel ch'Ella dovesse un giorno concepire nel suo seno, acciocché Ella potesse servire d'esempio alle altre Vergini; né si credesse che quella sola doveva esser Vergine, la quale fosse fatta degna di aver prole senza opera umana. E Gesù Cristo nascendo da una Vergine, la quale aveva risolto di rimaner tale prima di sapere chi da lei dovesse nascere, ha voluto mostrare d'approvare piuttosto che di comandare la santa verginità; e così ha voluto, che questa fosse libera anche in quella, dalla quale Egli era per prendere la forma di servo. Nonostante però questo voto - segue a dire il medesimo santo Dottore – perché i costumi degli Israeliti allora non comportavano che una donzella rimanesse senza marito, perciò Ella fu sposata a S. Giuseppe, chiamato nel Vangelo uomo giusto, e che non era per togliere alla sposa il pregio della sua verginità, della quale essa aveva già fatto voto”.
“Ma piuttosto per esserne il custode”, della qual disposizione di S. Giuseppe di osservare una perfetta castità, crede S. Tommaso, la Santissima Vergine fosse stata soprannaturalmente assicurata prima di sposarsi: ovvero, secondo il medesimo santo Dottore, “si deve dire che la beata Vergine per istinto dello Spirito Santo, che in Lei era familiare, volesse consentire di sposarsi, confidando nel divino aiuto, che non si sarebbe messa la sua verginità ad alcun cimento, abbandonandosi in ciò alla divina Provvidenza, sicura che questa avrebbe fatto sì che intatto rimanesse il suo voto”.
S. Giuseppe poi, benché fosse anch'esso della nobilissima stirpe di David, tuttavia decaduto da ogni umano splendore era ridotto a guadagnarsi il suo sostentamento con la fatica delle proprie braccia, facendo il mestiere di legnaiolo, nella piccola città di Nazareth; per quell'ammirabile disposizione della divina Provvidenza, la quale ha voluto che in queste due persone, le più attinenti di tutte a Gesù Cristo, altro non vi fosse che vera, e soda grandezza proveniente dalle più sublimi virtù, e non vana e fallace pompa mondana, appoggiata a ingannevoli e frivole prerogative.
“O che bella mescolanza – esclama a questo proposito S. Bernardo – di verginità e d'umiltà! E certamente assai piace a Dio quell'anima, in cui l'umiltà rende pregevole la verginità, e la verginità serve d'ornamento all'umiltà. Tale dunque comparisce Maria Santissima nell'essere sposata a un falegname. Ella è umile, Ella è Vergine. Se a te non è dato - prosegue il Santo – d'imitare la verginità di questa Umile, imita l'umiltà di questa Vergine. La verginità è una virtù lodevole, ma l'umiltà è necessaria. Quella è di consiglio; questa di precetto. Di quella sta scritto nel Vangelo: “Chi può intendere, intenda”. Di questa: “Se uno non si fa umile come un fanciullo, non entrerà nel regno dei Cieli”. Tu puoi dunque salvarti senza la verginità, ma non lo puoi senza l'umiltà. Può, dico, piacere a Dio l'umiltà la qual pianga la perdita della verginità: ma senza l'umiltà (ardisco dirlo) neppure la verginità di Maria sarebbe piaciuta ai divini suoi occhi”.
Né v'è luogo a dubitare, che questa castissima unione di due verginità, cioè di Maria e di Giuseppe, non fosse un vero e legittimo matrimonio. Poiché noi vediamo che nel santo Vangelo Giuseppe è chiamato marito di Maria e Maria moglie di Giuseppe: Giacobbe, si dice in S. Matteo, generò Giuseppe marito di Maria; e poco dopo: Giuseppe marito di lei (cioè di Maria) essendo uomo giusto. E l'Angelo così parla a S. Giuseppe: Non temere, o Giuseppe, di prender teco Maria tua moglie.
“Perciò - dice S. Agostino - essendo Giuseppe e Maria chiamati coniugi nel Vangelo, si deve dire che tra loro fosse un vero e legittimo matrimonio, benché conservassero sempre una inviolabile verginità”.
Fu dunque questo matrimonio fra la beatissima Vergine e S. Giuseppe il più puro, il più casto, il più santo e il più ammirabile che mai si possa dare sopra la Terra. Ed è nel medesimo tempo un meraviglioso esempio di continenza, e non sono mancati Santi che l'abbiano imitato, e fra gli altri S. Pulcheria con Marciano suo consorte, e S. Cunegonda con S. Enrigo, i quali benché sedessero sul trono imperiale, nondimeno assistiti da una particolare grazia del Signore vollero piuttosto ottenere da Dio la corona di una perfetta continenza, che lasciare dopo di loro figliuoli, i quali fossero eredi delle loro umane grandezze.
Tutto ciò fu così disposto per altissimo consiglio della divina sapienza. “Perché - sono parole di S. Agostino - dovendo venire al mondo quegli ch'era per essere senz'alcun peccato, cioè Gesù Cristo, conveniva ch'Egli nascesse da una Vergine senz'alcun opera d'uomo, acciocché il suo concepimento fosse senza quella concupiscenza, la quale viene dal peccato”.
“E - come dice S. Bernardo - volendo prendere carne umana quegli che era per purgare le macchie dei peccati di tutti gli uomini, non doveva aver per madre se non una Vergine immacolata, dalla quale Egli nascesse immacolato”.
Ma nel tempo medesimo, volle che questa Vergine fosse maritata per le ragioni che sono allegate dai santi Padri. Dice S. Girolamo: “Volle il divin Verbo prender carne non da una semplice Vergine, ma da una Vergine sposata, acciocché dalla genealogia di S. Giuseppe, noi venissimo in cognizione di quella di Maria Santissima. Secondariamente, perché Ella non fosse, come adultera, dai Giudei lapidata. In terzo luogo, acciocché fuggendo Ella in Egitto (e lo stesso può dirsi delle altre pene, e fatiche, alle quali soggiacque) avesse un soccorso, e sollevamento umano, e ordinario. Infine, il martire S. Ignazio aggiunge anche la quarta ragione di questa divina condotta rispetto alla Vergine, cioè, perché il parto della medesima stesse nascosto al demonio, mentre egli pensa ch'Esso sia generato non già da una vergine, ma da una maritata”.
Di fatto questo gran Vescovo e Martire, discepolo degli Apostoli e il terzo dei successori di S. Pietro nella Cattedra Antiochena dice nella sua Epistola agli Efesi: “Fu nascosta al Principe di questo mondo (cioè al demonio) la verginità di Maria, il parto di Lei e la morte similmente del Signore. Tre misteri di grande strepito, ma operati nel silenzio di Dio”.
E queste con altre ragioni si trovano addotte da S. Ambrogio, il quale di più osserva che dalla sapientissima condotta da Dio tenuta, per conservare intatta da ogni ombra di sinistro sospetto la purità di Maria Santissima, deve apprendere ognuno a non pregiudicare alla propria riputazione nel bene ch'egli fa; e le Vergini particolarmente hanno da imparare a custodire con ogni gelosia la fama del loro pudore, schivando qualunque men che savio andamento che la potesse in qualsivoglia modo offuscare.
“Ma forse che non poteva Dio dare qualche manifesto segno - dice S. Bernardo - onde far sì, che né la sua nascita fosse infamata, né la Madre sua fosse accusata d'alcun delitto? Lo poteva fare certamente. Ma non poteva esser celato ai demoni ciò che fosse fatto noto agli uomini. Or conveniva che al Principe di questo mondo fosse per qualche tempo nascosto il mistero del divino consiglio; non già che se Dio avesse voluto fare questa grande opera in palese, avesse da temere d'esserne impedito dal demonio; ma perché Egli, che non solo con possanza, ma con sapienza ancora ha fatto tutto ciò che ha voluto, siccome in tutte le altre sue opere è stato solito per la bellezza dell'ordine osservare alcune congruenze o di cose o di tempi; così anche in questa magnifica opera della nostra riparazione, non ha voluto mostrare la sua possanza solamente, ma anche la sua sapienza. E quantunque Egli avrebbe potuto ciò fare in qual altra maniera gli fosse piaciuto; gli piacque nondimeno di riconciliare l'uomo collo stesso ordine, e nella maniera medesima, con cui era caduto. Or come il demonio aveva prima sedotta la donna, e poi per mezzo d'essa aveva vinto l'uomo; così esso doveva prima rimaner ingannato dalla donna Vergine, e poi essere apertamente debellato dall'uomo, cioè Cristo”.
Di questo Sposalizio di Maria Santissima con S. Giuseppe da Dio con sì ammirabile Provvidenza ordinato, così atto a rappresentarci l'unione di Gesù Cristo colla Chiesa, la quale essendo vergine ha per suo sposo lo stesso Gesù Cristo, e finalmente così proprio per ispirare ai coniugati l'amore della continenza, e molto più la fedeltà coniugale; di questo Sposalizio, dico, si cominciò nel decimoquinto secolo a celebrarne l'Uffizio e la Festa in alcune Chiese particolari di Francia. Quindi nel secolo seguente coll'approvazione del sommo Pontefice Paolo III, s'estese quest'Uffizio in altre Chiese; e fino dall'anno 1725 per indulto della s.m. di Benedetto XIII, si celebra anche in Roma, e in tutto lo Stato Ecclesiastico, il 23 di Gennaio.
Padre Carlo Massini