Le virtù teologali

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Quali sono le virtù proprie del cristiano? Le virtù proprie del cristiano sono le virtù soprannaturali e specialmente la fede, la speranza e la carità, che si chiamano teologali o divine, perché hanno Dio stesso per oggetto e per motivo.

Il cristiano è dal Battesimo elevato allo stato soprannaturale e reso partecipe della vita divina. Con la grazia divina sono connesse le virtù soprannaturali, che sono quindi per questo motivo esclusive del cristiano; sono come nuove facoltà, che aderiscono al nuovo essere, come le facoltà naturali dell'intelligenza, del cuore e della volontà sono aderenti alla nostra natura di uomini.

La fede, la speranza e la carità sono chiamate virtù teologali perché hanno Dio per oggetto: infatti, la fede ci fa credere in Dio e nelle cose da Lui rivelate; la speranza ci inclina ad attendere Dio come nostra beatitudine eterna; la carità ci fa amare Dio sopra ogni cosa, e il prossimo per amore di Dio. La fede, la speranza e la carità hanno Dio come oggetto nel senso che ci fanno tendere a Lui, si occupano di Lui.

Inoltre, le virtù soprannaturali sono dette teologali o divine perché hanno Dio come motivo: nel senso che giustificano in Dio le azioni a cui tendono. La fede ci fa credere perché Dio è infallibile e Lui ha rivelato se stesso e le divine verità; la speranza ci fa sperare perché Dio è fedele alle sue promesse; la carità ci fa amare perché Dio è infinitamente buono e amabile.

SAPEVI CHE:

1. La fede è raffigurata come un angelo che tiene in mano un calice con l'Ostia radiosa, simbolo del mistero Eucaristico che il cristiano deve credere senza poter comprendere. La speranza è raffigurata come un angelo che porta in mano un'ancora: l'ancora tiene salda la nave in mezzo alle onde, la speranza tiene saldo il nostro desiderio di raggiungere Dio nella beatitudine. La carità è rappresentata come un angelo che porta in mano un cuore, simbolo dell'amore, e nell'altra un ramoscello di ulivo, simbolo di pace e concordia; spesso è rappresentata anche da una donna che allatta al seno un bambino.

2. Un pittore, volendo esprimere in un quadro che le virtù naturali non hanno valore di merito per l'eternità e che solo gli atti delle virtù soprannaturali sono meritori, dipinse un fanciullo che traccia su un foglio una lunga linea di zeri e un angelo che scrive davanti agli zeri la cifra 1, che dà valore a tutti gli zeri.

Come riceviamo ed esercitiamo noi le virtù soprannaturali? Noi riceviamo le virtù soprannaturali insieme con la grazia santificante, per mezzo dei sacramenti o per l'amore di carità, e le esercitiamo con le grazie attuali dei buoni pensieri e delle ispirazioni con cui Dio ci muove e aiuta in ogni atto buono.

Le virtù soprannaturali sono le nuove facoltà inerenti all'uomo che viene elevato allo stato soprannaturale, e quindi lo rendono capace di agire soprannaturalmente e in modo proporzionato al fine soprannaturale (che è la visione, il possesso e il gaudio di Dio nella vita eterna): tali virtù rendono l'uomo capace di conoscere Dio in modo soprannaturale mediante la fede, di tendere a Dio in modo soprannaturale tramite la speranza, di amare in modo soprannaturale Dio mediante la carità. Per questo motivo, le virtù soprannaturali vengono infuse con la grazia santificante, che è data per mezzo del Battesimo, della Confessione o dell'amore di carità (che è la contrizione perfetta, l'amore filiale di Dio).

La grazia santificante si esplica nell'esercizio delle virtù, o buone disposizioni e capacità che inclinano agli atti virtuosi. Le virtù infuse ci fanno capaci di compiere gli atti virtuosi, ma dall'essere capaci al fare realmente occorre ancora molto esercizio. Per rendere possibile l'esercizio della capacità soprannaturale (i filosofi direbbero: per passare dalla potenza all'atto) è necessario che Dio intervenga con la grazia attuale: essa fa sorgere in noi i buoni pensieri, ispira e rafforza, aiuta a compiere gli atti soprannaturali; senza di essa, non possiamo né pensare, né volere, né compiere alcun atto buono.

Nostro Signore ci assicura che senza di Lui non possiamo fare nulla di buono (Gv 15, 5) e san Paolo afferma: “Nessuno può confessare “Gesù è il Signore”, se non per lo Spirito Santo” (1 Cor 12, 3).

RIFLETTO:

Il complesso delle virtù cristiane è come un meraviglioso albero, che produce i frutti più vari e più squisiti. Il naturalista romano Plinio dice di aver visto a Tivoli un albero meraviglioso, innestato in tutti i modi possibili, che portava ogni genere di frutti. Un ramo era carico di ciliegie, un altro di noci, un terzo di uva, altri di fichi, pomi, melograni e altre specie ancora. San Francesco di Sales paragona il complesso delle virtù a quest'albero, che ha la fede come radice, la speranza come tronco, la carità e le altre virtù come rami, le opere virtuose come frutti.

Tra le virtù soprannaturali qual è la più eccellente? Tra le virtù soprannaturali la più eccellente è la carità, perché è inseparabile dalla grazia santificante, ci unisce intimamente a Dio e al prossimo, ci muove alla perfetta osservanza della legge e a ogni opera buona, e non cesserà mai: in essa sta la perfezione cristiana.

Le virtù soprannaturali hanno maggior valore e conferiscono maggiore perfezione rispetto alle altre virtù; quella che è più perfetta di tutte e che conferisce la maggior perfezione a chi la possiede è la carità. La carità infatti conferisce all'uomo la massima perfezione, che è la santità. Tutta la perfezione cristiana si assomma nella carità e procede da essa.

La carità è inseparabile dalla grazia santificante: se la grazia ci dà la vita divina e ci rende figli di Dio, la carità ci fa amare Dio come nostro Padre e ci rende suoi amici. Non ci può essere l'una se manca l'altra. Grazia e carità si acquistano, si conservano, si accrescono, si perdono insieme. La grazia conferisce un essere nuovo e la carità gli conferisce la maggior perfezione.

L'amore unisce quelli che si amano, così come l'odio divide coloro che si odiano. La carità, facendoci amare Dio sopra tutto e il prossimo come noi stessi, ci unisce a Dio e al prossimo più intimamente di qualsiasi altra virtù. Le virtù morali tolgono gli ostacoli all'unione; la fede e la speranza uniscono a Dio in modo imperfetto, non ancora come oggetto posseduto, ma come oggetto creduto e sperato. Invece la carità ci unisce totalmente a Dio, e in Lui ci unisce al prossimo, di modo che mediante la carità Dio è in noi e noi in Lui.

L'amore spinge a fare la volontà della persona amata. La carità ci spinge a fare la volontà di Dio, dunque a compiere le opere comandate dalla sua Legge e ad operare tutto per amore di Lui.

La carità non cesserà mai, nel senso che non avrà mai fine, neppure in Paradiso: la fede e la speranza ci servono come armi per combattere contro il male in questa vita, ma una volta raggiunto il Cielo, non avremo più bisogno di credere a ciò che ormai vedremo, neppure di attendere ciò che ormai possederemo. La carità non solo non scomparirà, ma in Cielo diverrà perfetta.

La perfezione cristiana consiste nell'unione con Dio: la carità ci unisce a Dio, ed è per questo motivo che essa sola dà la perfezione, e rende perfette tutte le altre virtù.

RIFLETTO:

San Paolo ci esorta: Aspirate pure ai doni più elevati. Ma io vi indicherò ancora una via sopra ogni altra sublime (1 Cor 12, 31; 13, 1; 13, 13); la più eccellente... però è la carità.


Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X


Documento stampato il 22/12/2024