S.Benedetto - Gli strumenti delle buone opere nella Regola
Home / Dottrina Cattolica / Scritti dei Santi / S.Benedetto - Gli strumenti delle buone opere nella Regola
- Prima di tutto amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze;
- poi il prossimo come se stesso.
- Quindi non uccidere,
- non commettere adulterio,
- non rubare,
- non avere desideri illeciti,
- non mentire;
- onorare tutti gli uomini,
- e non fare agli altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi.
- Rinnegare completamente se stesso. per seguire Cristo;
- mortificare il proprio corpo,
- non cercare le comodità,
- amare il digiuno.
- Soccorrere i poveri,
- vestire gli ignudi,
- visitare gli infermi,
- seppellire i morti ;
- alleviare tutte le sofferenze,
- consolare quelli che sono nell'afflizione.
- Rendersi estraneo alla mentalità del mondo;
- non anteporre nulla all'amore di Cristo.
- Non dare sfogo all'ira,
- non serbare rancore,
- non covare inganni nel cuore,
- non dare un falso saluto di pace,
- non abbandonare la carità.
- Non giurare per evitare spergiuri,
- dire la verità con il cuore e con la bocca,
- non rendere male per male,
- non fare torti a nessuno, ma sopportare pazientemente quelli che vengono fatti a noi;
- amare i nemici,
- non ricambiare le ingiurie e le calunnie, ma piuttosto rispondere con la benevolenza verso i nostri offensori,
- sopportare persecuzioni per la giustizia.
- Non essere superbo,
- non dedito al vino,
- né vorace,
- non dormiglione,
- né pigro;
- non mormoratore,
- né maldicente.
- Riporre in Dio la propria speranza,
- attribuire a Lui e non a sé quanto di buono scopriamo in noi,
- ma essere consapevoli che il male viene da noi e accettarne la responsabilità.
- Temere il giorno del giudizio,
- tremare al pensiero dell'inferno,
- anelare con tutta l'anima alla vita eterna,
- prospettarsi sempre la possibilità della morte.
- Vigilare continuamente sulle proprie azioni,
- essere convinti che Dio ci guarda dovunque.
- Spezzare subito in Cristo tutti i cattivi pensieri che ci sorgono in cuore e manifestarli al padre spirituale.
- Guardarsi dai discorsi cattivi o sconvenienti,
- non amare di parlar molto,
- non dire parole leggere o ridicole,
- non ridere spesso e smodatamente.
- Ascoltare volentieri la lettura della parola di Dio,
- dedicarsi con frequenza alla preghiera;
- in questa confessare ogni giorno a Dio con profondo dolore le colpe passate
- e cercare di emendarsene per l'avvenire.
- Non appagare i desideri della natura corrotta,
- odiare la volontà propria,
- obbedire in tutto agli ordini dell'abate, anche se - Dio non voglia! - questi agisse diversamente da come parla, ricordando quel precetto del Signore:" Fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno".
- Non voler esser detto santo prima di esserlo, ma diventare veramente tale, in modo che poi si possa dirlo con più fondamento.
- Adempiere quotidianamente i comandamenti di Dio.
- Amare la castità,
- non odiare nessuno,
- non essere geloso,
- non coltivare l'invidia,
- non amare le contese,
- fuggire l'alterigia
- e rispettare gli anziani,
- amare i giovani,
- pregare per i nemici nell'amore di Cristo,
- nell'eventualità di un contrasto con un fratello, stabilire la pace prima del tramonto del sole.
- E non disperare mai della misericordia di Dio.
- Ecco, questi sono gli strumenti dell'arte spirituale!
- Se li adopereremo incessantemente di giorno e di notte e li riconsegneremo nel giorno del giudizio, otterremo dal Signore la ricompensa promessa da lui stesso:
- "Né occhio ha mai visto, né orecchio ha udito, né mente d'uomo ha potuto concepire ciò che Dio ha preparato a coloro che lo amano".
- L'officina poi in cui bisogna usare con la massima diligenza questi strumenti è formata dai chiostri del monastero e dalla stabilità nella propria famiglia monastica.
Benedetto nacque a Norcia verso il 480. Mandato a studiare a Roma, a 20 anni circa, verso il 500, fuggi' la corruzione e la miseria del mondo e si rifugio' dapprima in un piccolo borgo, Affile, a 50 km da Roma, ove pensava di vivere con altre pie persone in forma ascetica. Cerca poi la solitudine nella valle dell'Aniene, sui monti Simbruini, desiderando di piacere solo a Dio.
Inizia cosi' in una grotta l'esperienza eremitica nella sua forma piu' pura, tra incredibili asperita' e penitenze per vari anni: lotta contro il demonio, lotta con se stesso, preghiera, macerazioni. Cosi' egli pensa di vivere per sempre.
Ma il Signore ha altri disegni: molti, attirati dalla sua santita', vogliono mettersi sotto la sua guida, e allora l'anacoreta inizia la sua esperienza di cenobita e di padre di monaci. Costruisce a Subiaco o meglio nella valle sublacense 12 piccoli monasteri, con dodici monaci ciascuno, retti ognuno da un proprio capo, ma tutti dipendenti da Benedetto stesso.
Nel corso degli anni si matura nel santo un altro ideale di organizazione e di vita cenobitica. Verso il 529 si reca a Montecassino, dove fonda il grandioso monastero. Qui, nella piena maturita' degli anni e del pensiero, egli scrive la Regola con una organizzazione che consenta a tutti di vivere e lavorare nel recinto della clausura, con una costituzione che poggi sulla stabilita' dei monaci.
Benedetto muore a Montecassino presumibilmente nel 547 o qualche anno dopo.
⇒LA REGOLA
San Benedetto da Norcia
Documento stampato il 26/11/2024