«Disse loro anche una parabola: Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in una fossa? Non c'è discepolo da più del maestro; ma ognuno sarà perfetto, se sarà come il suo maestro» (Lc 6,39-40).
Il cieco raffigura il prelato o il sacerdote, indegni o corrotti, privi della luce della vita e della scienza. Dei prelati ciechi della chiesa, dice Isaia: «Voi tutte, bestie della campagna, venite a mangiare, e anche voi tutte, bestie della foresta. I suoi [di Israele, della chiesa] sorveglianti sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare, visionari, sonnolenti e amanti dei sogni; sono cani avidissimi, non conoscono sazietà. Gli stessi pastori sono incapaci di comprendere: tutti vanno per la loro strada, ciascuno ai propri interessi, dal più elevato al più basso. Venite, beviamo vino e ubriachiamoci: come è oggi, così sarà anche domani, e molto di più» (Is 56,9-12).
Nelle bestie della campagna sono indicati i demoni; in quelle della foresta gli istinti della carne, i quali divorano la chiesa e l'anima fedele.
E questo perché? Appunto perché i sorveglianti della chiesa sono tutti ciechi, privi della luce della vita e della scienza; cani muti, che hanno in bocca il «rospo» del diavolo, e perciò sono incapaci di latrare contro il lupo.
Sono visionari, perché predicano per denaro, e credono di richiamare le anime al pentimento dicendo quasi per burla: «Pace, pace, e pace non c'è» (Ger 6,14; Ez 13,10).
Dormono nei peccati, amano i sogni, cioè le cose temporali che poi deludono amaramente coloro che le amano. Sono cani avidissimi, sfrontati come una prostituta, e non vogliono arrossire (cf. Ger 3,3).
Non conoscono sazietà; dicono sempre: Porta, porta!, e mai: Basta! (cf. Pro 30,15).
I pastori stessi pascolano se stessi (cf. Gd 12), sono privi di quella intelligenza della quale dice il Profeta: «Agirò con intelligenza nella via dell'innocenza» (Sal 100,2).
Tutti camminano per la loro strada, non sulla strada di Gesù Cristo, ciascuno pensando ai propri interessi. È quella strada buia e scivolosa (cf. Sal 34,6) sulla quale tutti procedono, dal più elevato al più basso, dal padrone fino al porcellino più piccolo. Essi stessi si invitano: «Venite, beviamo vino», «il quale porta alla lussuria» (Ef 5,18), «e diamoci all'ubriachezza», la quale toglie cuore e cervello (cf. Os 4,11), «e tutto sarà come oggi».
Ma, credete a me: domani non sarà come oggi. Leggiamo infatti nel primo libro dei Maccabei: «La gloria del peccatore è sterco e vermi. Oggi è esaltato e domani non si trova più, perché è ritornato alla polvere e i suoi progetti sono falliti» (1Mac 2,62-63). «Domani risponderà per me la mia giustizia», dice Giacobbe nella Genesi (Gn 30,33). Oggi, cani sfrontati, siete pieni di ubriachezza, ma domani, vale a dire nel giorno del giudizio, vi troverete di fronte alla morte eterna. Dice l'Apocalisse: «Quanto si innalzò e si circondò di piaceri, tanto dategli di tormenti» (Ap 18,7).
Inoltre, questi ciechi ci danno la prova della loro malizia dicendo, sempre con le parole di Isaia: «Come ciechi abbiamo tastato la parete, e come privi di occhi vi ci attacchiamo; abbiamo inciampato a mezzogiorno come nelle tenebre; siamo come i morti nei luoghi oscuri: noi tutti ruggiamo come orsi» (Is 59,10-11)...come gli orsi non hanno alcuna forza nella testa, così questi indegni prelati della chiesa non hanno alcuna energia spirituale, non essendo capaci di resistere alle tentazioni del diavolo: ma tutta la forza l'hanno nelle braccia e nei fianchi, forza di rapina e di lussuria.
Tendono insidie agli alveari delle api, cioè alle case dei poveri; bramano in sommo grado i dolci favi della lode e della vanagloria, cioè i saluti nelle piazze, i primi posti nelle cene, i primi seggi nelle sinagoghe (cf. Mt 23,6-7), essi che, alla fine, saranno privati anche dei secondi.
Tali ciechi e zoppi non dovrebbero entrare nel tempio (cioè nella chiesa), quel tempio che oggi è dato loro in custodia, e dalla cui cieca custodia invece vengono accecati molti e sono con loro parimenti travolti nella fossa della dannazione.
Giustamente quindi è detto: Se un cieco guida un altro cieco, cadranno tutti e due nella fossa (cf. Lc 6,39).
Sant'Antonio di Padova