In questo periodo ho ricevuto parecchie lettere che mi chiedono di essere più presente su Riscossa Cristiana, “specialmente”, dicono alcuni lettori, “con le Trenta righe settimanali”. Non sto a raccontare ancora una volta i fatti miei, ma devo confessare che ho deciso di riprendere subito la rubrica quando don Maurizio D. ha concluso la sua affettuosa richiesta dicendo quello che proprio non vorrei mai sentirmi dire da un sacerdote. “Torni a scrivere con più frequenza, caro dottor Gnocchi, perché sarete voi laici a salvare la Chiesa”.
Faccio salvi l’affetto e la stima di don Maurizio probabilmente mal riposti nei miei confronti, la buona fede con cui durante un naufragio ci si aggrappa anche a un bastoncino di legno, il dolore per le condizioni di una chiesa i cui pastori macellano quotidianamente le anime, lo sconcerto davanti a un “Vicario” che rappresenta tutto tranne Nostro Signore Gesù Cristo… Faccio salvo tutto questo e anche di più, ma mi sono stufato di curati, parroci, vescovi e cardinali i quali vengono a spiegarci senza alcuna remora che la chiesa la dobbiamo salvare noi laici.
E loro, curati, parroci, vescovi, cardinali, consacrati di ogni ordine e grado, uomini, donne e generi diversi che cosa fanno? Continuano a demolirla come hanno fatto da molto prima del fatidico Conciliovaticanosecondo? Oppure, nel caso in cui non vogliano cooperare attivamente al macello delle anime, se ne stanno prudentemente in disparte aspettando che passi ‘a nuttata? Perché, naturalmente, loro, curati, parroci, eccetera eccetera, spiegano subito che, nella loro posizione, non possono fare niente, non sono abbastanza liberi. Tanto, saremo noi laici a salvare la chiesa.
Il curato non può fare niente per non mettere a repentaglio il poco di bene che fa di nascosto all’oratorio. Il parroco non può fare niente per non mettere a repentaglio il poco di bene che fa di nascosto in consiglio pastorale. Il vescovo non può fare niente per non mettere a repentaglio il poco di bene che fa di nascosto nell’ultima cappellina della diocesi. Il Principe della Chiesa, che veste di rosso per ricordare il sangue del martirio, non può rischiare di martirizzare la carriera per non mettere a repentaglio il poco di bene che fa di nascosto in Congregazione. Eccetera eccetera.
Con questo metodo del “bene minore”, più si sale e più diventa cogente la cooperazione con il male insediato al vertice della gerarchia, che tollera senza alcun problema qualsiasi “poco di bene” poiché la sua vera richiesta è che gli venga riconosciuta l’autorità, il dominio su corpi, anime e volontà.
La convivenza con il potere, più o meno gradito, è un mestiere antico, praticato da tempo dalla casta sacerdotale. Alla fine dei conti, anche questa pusillanime desistenza nei confronti dei laici messa in atto dal cosiddetto “clero buono” non è altro che clericalismo. È il verso più inquietante di quella malapianta sorta nel momento in cui i sacerdoti hanno assunto volentieri compiti spirituali e temporali dei laici assoggettandoli al proprio volere. Ora, in palese difficoltà davanti al clericale di apparato, il clericale logorato dal potere che non ha restituisce con gli interessi ciò che aveva sottratto al laico: non solo gli chiede di tornare ad assolvere i compiti che gli spettano per la salvezza dell’anima e del corpo, ma lo carica anche dei propri: perché, ha stabilito motu proprio, tocca al laico salvare la chiesa.
Non so come la pensino gli altri laici, ma io, francamente, mi sono stufato. Mi spiace, caro don Maurizio, che ci sia andato di mezzo lei. So benissimo che i sacerdoti dei piani bassi sono quelli meno responsabili di questo modo di fare e di pensare. Ma mi può dire che cosa vi lega a un potere palesemente iniquo e anticristico quando siete sacerdoti di Colui che è venuto a farci liberi? Smettetela, una buona volta, di ripararvi dietro al “poco di bene” che vi concede di operare il Nemico a patto che non ne mettiate in discussione l’effettivo potere. Perché, con questa chimera del “poco di bene” siete diventati schiavi della teoria del “bene minore” che si si avvia rapidamente e irrimediabilmente verso lo zero, proprio come è nei disegni del demonio. Il “poco di bene”, mi creda don Maurizio, spiritualmente è roba da “poco di buono”.
Alessandro Gnocchi (riscossacristiana.it)