Cerchiamo di capire come si muovono i modernisti in campo teologico.
Innanzitutto, come abbiamo concluso nel precedente capitolo, i modernisti mettono fede e scienza in rapporto tale che la prima sia soggetta alla seconda. Il compito del modernista teologo è proprio quello di conciliare fede e scienza secondo questo rapporto, utilizzando gli stessi principi che usa il filosofo e adattandoli al credente: i principi, come abbiamo detto, dell'immanenza e del simbolismo.
Il procedimento è dunque questo: il filosofo afferma che il principio della fede è immanente; il credente aggiunge che tale principio è Dio; allora il teologo conclude che Dio è immanente nell'uomo. Da qui, l'immanenza teologica.
Ancora: il filosofo è sicuro che le rappresentazioni dell'oggetto della fede sono semplicemente simboliche; il credente è altrettanto certo che l'oggetto della fede è Dio in se stesso; il teologo perciò conclude che le rappresentazioni della realtà divina sono simboliche. Da qui, il simbolismo teologico.
[Questi errori madornali dell'immanenza e del simbolismo teologico che affermano i modernisti si scoprono ancora più gravi quando si esaminano le conseguenze che ne derivano...]
Parliamo prima del simbolismo teologico e delle sue conseguenze.
Se “i simboli sono tali rispetto all'oggetto, ma strumenti rispetto al credente” ne derivano due conseguenze.
La prima è che il modernista credente usa le formule a suo piacimento, “salvo il rispetto che, per motivi sociali, è dovuto a quelle formule che il pubblico magistero della Chiesa avrà indicato idonee ad esprimere la coscienza comune, e finché lo stesso magistero non abbia stabilito altrimenti”. Il modernista evita dunque di attaccarsi alla formula come formula, e la usa solo per aderire alla verità assoluta che tale formula svela e copre allo stesso tempo, e che si sforza di esprimere senza riuscirvi.
La seconda conseguenza, è che le formule sono usate dal modernista credente in quanto gli sono di aiuto, infatti “gli sono state date per comodità, non come impedimento”.
Per quanto riguarda l'immanenza teologica, è difficile spiegare quanto intendono i modernisti, perché sul medesimo argomento hanno opinioni differenti.
Infatti, vi sono coloro che pensano che Dio operante sia intimamente presente nell'uomo più che non sia l'uomo a se stesso: questo, se lo si intende con retta intenzione, non è da riprovare. Altri invece, pensano che l'azione di Dio sia una cosa sola con l'azione della natura: in realtà, ciò distrugge l'ordine soprannaturale delle cose, dove ad una prima causa sono subordinate le seconde. Altri ancora, spiegano in modo tale da alimentare il sospetto di un significato panteistico: ciò si accorderebbe molto con le loro altre dottrine.
Al principio d'immanenza, secondo i modernisti si aggiunge anche un altro, che possiamo chiamare principio della permanenza divina. I due principi differiscono tra loro nello stesso modo con cui l'esperienza privata differisce dall'esperienza trasmessa per tradizione.
[Per chiarire il concetto, utilizziamo un esempio facile, prendendo la Chiesa e i Sacramenti...]
Secondo i modernisti, non si può credere minimamente che la Chiesa e i suoi Sacramenti siano stati istituiti da Gesù Cristo. Lo vieta l'agnosticismo, per il quale Gesù Cristo sarebbe solo un uomo; lo vieta la legge dell'immanenza che come affermano respinge le applicazioni esterne; lo vieta la legge dell'evoluzione, che richiede molto tempo e una certa serie di circostanze perché dei germi si evolvano; lo vieta infine la storia che vuole dimostrare che tale realtà fu solo il corso degli eventi.
Però, i modernisti devono ritenere che Cristo ha istituito la Chiesa e i Sacramenti, ma mediamente: come possono dunque provarne l'origine divina? Essi affermano che tutte le coscienze dei cristiani, per una particolare virtù, sono state tutte come incluse nella coscienza di Cristo, come la pianta è inclusa nel suo seme. Poiché i germogli della pianta vivono la vita del seme, così dicono che tutti i cristiani vivono la vita di Cristo, ma se Cristo ha una vita divina, allora anche la vita dei cristiani deve essere altrettanto divina. Se dunque con il passare del tempo questa vita ha originato la Chiesa e i Sacramenti, a buon diritto si potrà dire che tale origine viene da Cristo ed è divina.
Lo stesso metodo viene applicato dai modernisti per spiegare l'origine divina della Sacra Scrittura e dei Dogmi.
La teologia dei modernisti può dirsi conclusa con questi pochi argomenti, che però risultano abbondanti per chi professa che la scienza è padrona di qualsiasi realtà. L'applicazione di queste teorie agli altri punti che esporremo, potrà essere valutata da ognuno dei lettori...
Veronica Tribbia - dal Catechismo sul modernismo secondo l’enciclica “Pascendi” di papa S. Pio X - Editrice Ichthys