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Maria Madre di Misericordia

In una delle preghiere mariane più care al popolo cristiano, la "Salve regina", noi chiamiamo Maria "Madre di misericordia". In questo titolo "c’è un profondo significato teologico, poiché esso esprime la particolare preparazione della sua anima, di tutta la sua personalità, nel saper vedere, attraverso i complessi avvenimenti di Israele prima, e di ogni uomo e dell’umanità intera poi, quella misericordia di cui "di generazione in generazione" si diviene partecipi secondo l’eterno disegno della Ss. Trinità" [Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Dives in misericordia 9,3; EE 8,161].

Dobbiamo dunque iniziare questa nostra catechesi proprio dalla riflessione su quella "misericordia" che sta al centro della Rivelazione che Dio ha voluto fare di Se stesso, e che – come ha detto Maria – "si stende di generazione in generazione".

1. La parola "misericordia" è la composizione di due parole: "miseria" e "cuore". Poiché, come ben sappiamo, col termine "cuore" noi indichiamo la capacità di amare di una persona, "misericordia" allora ha questo significato fondamentale: amore che guarda alla miseria della persona umana. Guarda, ho detto: cioè ha compassione, si prende cura della miseria della persona umana per liberarla. Se, come vedremo subito, la Rivelazione attribuisce al Signore Iddio la misericordia; anzi, se essa afferma che Dio è "ricco di misericordia" [cfr. Ef 2,4], ciò significa che Egli prova per l’uomo, per ciascuno di noi, un amore che sente compassione delle nostre miserie, che se ne prende cura, che intende liberarcene. L’amore di Dio per l’uomo non è un amore qualsiasi: è un amore misericordioso. Un amore che "sente" la nostra miseria come fosse la Sua propria miseria ed opera per toglierla.

Che le cose stiano così, che cioè nel cuore di Dio dimori un amore misericordioso, che Egli abbia "viscere di misericordia" [cfr. Lc 1,78] noi lo sappiamo dalla vita, morte e risurrezione di Gesù: è Gesù la perfetta rivelazione della misericordia del Padre. "In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per Lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" [1Gv 4,9-10].

La prima manifestazione è stato l’invio del Figlio nel mondo: è stata l’incarnazione del Verbo. Egli ha assunto la nostra natura umana, non nella condizione di perfezione ma con tutto il carico di miseria della nostra esistenza. "Il Verbo si è fatto carne", partecipe di tutta la nostra fragilità. Che cosa lo ha spinto a questa condiscendenza? la volontà di rendersi conto, per esperienza diretta, della nostra condizione umana, al fine di venir in aiuto a noi che subiamo ogni prova, essendo stato anch’egli messo alla prova ed aver sofferto personalmente. Carissimi fratelli e sorelle, quale abisso di misericordia è l’incarnazione del Verbo! Ascoltate attentamente quanto scrive l’autore della Lettera agli Ebrei: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe … perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso… infatti proprio per essere stato messo alla prova ed aver sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova" [2,14.17.18]].

Ma la perfetta rivelazione che Dio è "ricco di misericordia" è stata la morte e la risurrezione di Gesù. La morte sulla croce è la più profonda condivisione di ciò che l’uomo – specialmente nei momenti più difficili della vita – chiama il suo "destino infelice": "la Croce è come un tocco dell’eterno amore sulle ferite più dolorose dell’esistenza dell’uomo" [Giovanni Paolo II, ibid. 8,2; EE 8,153]. E nello stesso tempo essa di questa ferite rivela la più profonda radice: il peccato inteso come scelta di fare da solo, senza il Padre. Il fatto che Cristo "è risuscitato il terzo giorno" [1Cor 15,4] corona l’intera rivelazione della misericordia. Nella risurrezione infatti l’umanità di Cristo viene definitivamente riportata nello splendore e nella vita cui ogni uomo, ognuno di noi è pre-destinato. Nella risurrezione la misericordia ha vinto definitivamente la nostra miseria: in Cristo questa vittoria è già accaduta e noi possiamo prendervi parte mediante la fede e i sacramenti. "Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli come" [Ap 3,20]. "Sto alla porta e busso": bussa al cuore di ogni uomo, senza coartarne la libertà, ma cercando di trarre da questa stessa libertà la risposta dell’amore.

2. Maria è "Madre di misericordia" perché ha avuto la comprensione più profonda di quell’abisso di misericordia che è il cuore di Dio, avendone avuto e vissuto un’esperienza unica ed irripetibile. Madre di misericordia perché nessuno al pari di Lei ha accolto nella sua mente e nel suo cuore il mistero della misericordia di Dio verso la sua miseria e verso la miseria di ogni uomo: "ha guardato all’umiltà della sua serva".

L’incarnazione del Verbo, prima manifestazione dell’amore misericordioso, è accaduta nel suo grembo: è da Lei che il Verbo ha preso la nostra natura umana. E non senza il suo consenso. A Lei per prima fu fatta dall’angelo la rivelazione che Dio aveva ormai deciso di ricostituire il suo Regno: regno in cui i poveri e i miseri sono restituiti alla loro dignità.

Ma soprattutto Maria ha vissuto in sé il mistero della morte e risurrezione di Cristo, e quindi è stata penetrata fino alla radice del suo essere dalla rivelazione della misericordia del Padre. Soffrendo profondamente col suo unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata, ella ha capito fino a quale limite si spingeva la misericordia del Padre nel donare il suo Figlio. Nel suo dolore comprendeva la "serietà" di quella condivisione dell’umana miseria a cui il Figlio di Dio era stato spinto dalla sua compassione per l’uomo: ella ha generato l’uomo alla sua dignità. E tutto il "peso"infinito della misericordia divina, ella l’ha sperimentata in sé perché, in forza della risurrezione del suo Figlio, al termine della sua vita terrena non ha conosciuto la corruzione del sepolcro. Nella sua assunzione al cielo, Maria ha capito interamente che cosa significava quello sguardo che l’Onnipotente aveva posato sulla sua miseria: è stata completamente preservata da ogni peccato e dalla corruzione della morte.

Madre di misericordia, perché della misericordia di Dio ella ha fatto un’esperienza unica.

3. Maria, avendo sperimentato la misericordia in modo eccezionale, diventa "madre di misericordia" perché sa compatire come nessuna persona umana la nostra miseria: Madre di misericordia, perché piena di misericordia verso ogni miseria umana. "La tua benignità – dice il poeta – non pur soccorre/ a chi domanda, ma molte fiate/ liberamente al domandar precorre./ In te misericordia, in te pietate " [Paradiso XXXIII, 16-19]. E’ la sua intercessione che ci ottiene quella grazia che ci salva. Un’intercessione particolarmente perseverante, "perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare tatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l’amore misericordioso da parte di una Madre. Questo è uno dei grandi e vivificanti misteri del cristianesimo, tanto strettamente connesso con il mistero dell’incarnazione" [Giovanni Paolo II, Cost. dogm. Lumen gentium].

Ed il "titolo" che abbiamo per essere da lei accolti è uno solo: il nostro bisogno.

Carissimi fratelli e sorelle, ogni persona umana viene al mondo concepita da una donna ed alla rigenerazione redentiva, opera di Cristo, ha cooperato una donna, Maria. E’ proprio a motivo del mistero della redenzione che ogni persona umana è affidata alla sollecitudine della "Madre di Misericordia": ogni persona umana nella sua unica ed irrepetibile realtà.

Ciascuno di noi prosegua la propria vita sentendosi affidato per sempre ed interamente a Maria: alla sua sollecitudine materna piena di misericordia. 

 

Card. Carlo Caffarra (caffarra.it)