S. Bartolomeo Apostolo
Aforisma
"Vengo a farvi conoscere il solo vero Dio creatore del cielo e della terra, che solo è degno delle nostre adorazioni, e del nostro amore"
La vita
Il santo apostolo Bartolomeo, che è il sesto nell'ordine tenuto dall'evangelista Matteo, nacque in Galilea, ed era un pescatore. Non si sa precisamente il momento in cui Gesù Cristo lo chiamò a seguirlo; è certo però che fu nel numero dei dodici Apostoli, e che seguì il Redentore durante la sua predicazione, e fu testimone della maggior parte dei miracoli operati da Cristo negli ultimi anni della sua vita.
Nonostante il Divin Maestro andasse di città in città, di villaggio in villaggio, predicando nelle sinagoghe, e annunciando a quei popoli il regno di Dio, perché la messe era assai copiosa e gli operai molto pochi, manifestò ai suoi Apostoli che essi erano quelli da Lui eletti per far quella mietitura, quindi per contribuire e autorizzare la loro missione diede loro podestà assoluta tanto sopra i demoni quanto sopra le più incurabili infermità, per scacciare dai corpi gli uni, e risanare gli infermi dalle altre. Li spedì a due a due, affinché a vicenda si aiutassero nell'ardua impresa.
San Bartolomeo fu mandato insieme a San Filippo, e si fece vedere pieno di zelo per la salvezza dei suoi fratelli. Predicava in ogni luogo le massime apprese dal Divino Maestro, ed esortava ognuno alla penitenza, confermando la sua parola con la purezza dei suoi costumi, con la guarigione degli infermi e la liberazione degli ossessi; e così ritornarono gloriosi gli Apostoli da questa loro prima missione, che fu come un modello di quella che poi dovevano fare per il mondo intero.
Morto Gesù Cristo, poi risorto e asceso trionfante al cielo, ricevettero infine gli Apostoli lo Spirito Santo, dalle cui sante e vive fiamme furono tutti accesi nel cuore e illuminati nella mente, ebbero da quel momento il dono necessario delle lingue, e le grazie necessarie al gran ministero al quale erano destinati. In quella mirabile diffusione dei doni, ne fu fatto partecipe in abbondanza anche S.Bartolomeo, e fatta la divisione delle provincie del mondo, toccò al nostro Santo la Licaonia, l'Albania, le Indie orientali e l'Armenia.
Preso con sé il Vangelo di S.Matteo, l'Apostolo partì senza nient'altro per la sua missione. Ovunque passava il Santo, si spargevano i lumi della fede, e al suono della sua voce e al rimbombo dei suoi miracoli si vedevano prodigiose conversioni. Così repentino era il cambiamento dei costumi in quei barbari idolatri, che loro stessi erano stupiti nel vedersi dolcemente costretti ad abbandonare l'antico errore, e a credere al Vangelo così contrario alle passioni più violente dell'uomo. Era una sorprendente meraviglia vedere quei lupi cambiare in agnellini, quelle serpi maligne in balsami preziosi di virtù, perché in tutte le provincie coltivate dal santo Apostolo, risplendevano la purità, la temperanza, l'amore, la religione, la fede.
Percorse a grandi passi quelle vaste regioni, e una volta munite di ottimi pastori e saggi operai per la coltura delle medesime, passò finalmente nell'Armenia, che doveva essere il campo del suo trionfo.
S.Bartolomeo entrò nella capitale, e si diresse al tempio dove si adorava con grande superstizione un idolo nominato Astaroth. Qui il demonio teneva imprigionati quei cittadini in un grosso inganno, facendo loro credere che l'idolo operava guarigioni sui malati. L'astuto nemico, poiché Dio lo permetteva a causa dei peccati di quella gente, talvolta metteva qualche impedimento nel corpo di quei pagani, cosicchè loro credevano di essere diventati sordi, ciechi, zoppi, muti, oppressi ora da una ora dall'altra malattia; poi li faceva condurre al tempio, e dopo varie suppliche e sacrifici toglieva loro l'impedimento, e sembravano guariti. Se talvolta capitavano coloro che erano veramente infermi, invece, si cercava di sanarli con qualche medicina segreta o con rimedi naturali, ma se il male era superiore alla forza del rimedio, il demonio faceva credere che non guarivano per mancanza di fede o per loro colpa. Dava inoltre il demonio risposte e predizioni circa gli eventi futuri, e se talvolta falliva l'evento, non gli mancavano pretesti e menzogne per coprire le sue mentite profezie. Per tutte queste cose, era assai famoso quell'idolo in quel popolo, e la credenza verso di lui era così radicata che a smentire il bugiardo era proprio necessario l'intervento di un Apostolo.
Appena dunque il Santo mise piede sulla soglia del tempio, l'idolo divenne muto, né poté dire una parola nonostante le numerose interrogazioni che gli erano fatte, né poté risanare un infermo nonostante le numerose suppliche che gli furono poste. I sacerdoti del tempio, storditi per ciò che succedeva, aspettavano di giorno in giorno qualche risposta, ma vedendo che persisteva a rimanere muto e che il proprio interesse andava di male in peggio, corsero ad un altro idolo chiamato Berith, che stava in una città vicina, per sapere la causa del silenzio di Astaroth. Il demonio rispose che la causa era un certo Bartolomeo Apostolo del vero Dio, alla cui presenza l'idolo non poteva più parlare, e che lo stesso sarebbe avvenuto quando l'Apostolo fosse entrato nel tempio di Berith. I sacerdoti chiesero allora all'idolo un qualche indizio per poter riconoscere l'Apostolo, ed egli rispose: “Ha capelli neri e crespi, il volto bianco, gli occhi grandi, la barba lunga e alquanto canuta, di mezza statura. Le sue vesti sono bianche, fa orazione cento volte al giorno e altrettanto di notte, ha una voce sonora, ed è sempre accompagnato da angeli del cielo. Il suo aspetto è lieto, parla tutte le lingue, vede e conosce sempre le cose occulte e lontane, sicché sa egli al presente ciò che io vi dico, e se volesse nascondersi da voi, non lo potrete trovare perché egli si renderà invisibile.”
Attoniti, i sacerdoti partirono dal tempio ma, inferociti contro il Santo, lo cercarono inutilmente per tre giorni consecutivi; quando un indemoniato, stando alla presenza del Santo, gridò ad alta voce: “Bartolomeo, tu mi bruci!”; l'Apostolo lo minacciò e gli comandò che stesse zitto, ed uscisse da quel corpo; il demonio ubbidì, ma da quel fatto cominciò a conoscersi chi fosse Bartolomeo.
La notizia si sparse presto tra tutti i cittadini, fino alla corte del re, che lo mandò subito a chiamare perché gli liberasse una figlia: questa era da tanto tempo posseduta dal demonio, e a volte diventava così rabbiosa che mordeva come un cane, spezzava ogni cosa che aveva tra le mani, e perciò la si teneva incatenata. Appena vide il Santo, che le fece sciogliere le catene, rimase subito liberata dal demonio.
Il re, pieno di gratitudine, voleva ricompensare Bartolomeo con doni preziosi, ma l'Apostolo gli fece capire che non era venuto a cercare né oro né gemme, ma la salvezza della sua anima e la conversione dei suoi sudditi. “Vengo – disse – a farvi conoscere il solo vero Dio creatore del cielo e della terra, che solo è degno delle nostre adorazioni, e del nostro amore. I vostri idoli sono statue di marmo, di legno, di argento, di oro, e sono strumenti ed organi del demonio, e adorando voi quelli, venite a commettere l'atto più esecrabile del mondo prestando culto al diavolo stesso. A persuadervi, o re, di questa verità, voglio che il più famoso ed accreditato dei vostri pretesi dèi sia costretto a palesarvi egli stesso quanto io vi dico.” La condizione fu accettata, e il re con tutta la corte si diresse assieme a S.Bartolomeo al tempio. Appena vi entrò il Santo, il demonio gridò di non essere Dio, né di meritare sacrifici e onori; gridò ancora che vi era un solo Dio, adorato da Bartolomeo qui presente, meritevole di ogni servitù, amore ed omaggio. Allora il Santo gli comandò che pubblicamente scoprisse gli inganni usati sino a quel momento con i poveri infermi che ricorrevano a lui, e il demonio prontamente obbedì, facendo conoscere le sue astuzie ingannevoli, poi lo pregò di lasciarlo andare e di non tormentarlo più. Bartolomeo gli diede la licenza col patto però che prima di uscire rompesse in mille pezzi tutti gli idoli che c'erano nella città; il demonio lo fece immediatamente, e in un attimo, urlando di rabbia, si dileguò con grande strepito e si disperse come fumo al vento.
Dopo ciò che udirono e che videro, dopo l'impressione ricevuta dalla vista degli idoli ridotti in polvere, il re e i cittadini vollero essere istruiti nella vera Fede e ricevettero dopo pochi giorni il Battesimo. Dodici delle principali città del regno seguirono l'esempio della capitale, e si sottomisero al dolce giogo di Gesù Cristo.
Intanto che S.Bartolomeo andava coltivando quella nuova vigna del Signore con la sua predicazione, e con private istruzioni consacrava degni ministri degli altari, l'inferno tutto congiurò la rovina del Santo, e mosse i sacerdoti degli idoli, divenuti l'obbrobrio della nazione per la loro ostinatezza, a cercare vendetta. L'animo del re Polemone, appena convertito, era troppo saldo nella fede, confermata da tanti prodigi, perciò rivolsero i loro lamenti ad Astiage, fratello del re, che regnava in una parte dell'Armenia. Questo principe, superstizioso all'eccesso e accanito osservatore delle tradizioni pagane, ascoltò le lamentele e giurò di vendicare l'atroce ingiuria commessa contro gli dèi. Con astuzia, nascose il feroce attentato con il pretesto di voler anch'egli abbracciare la nuova fede, e mandò ad invitare Bartolomeo perché venisse a predicare nei suoi stati la fede di Cristo.
Il Santo Apostolo sapeva, col lume superiore, l'inganno del principe, ciononostante, desideroso di sacrificare la propria vita per amore di Gesù Cristo, si preparò al martirio, e andò dal principe come se si portasse al trionfo.
Giunto alla città, appena comparve alla presenza del tiranno smascherò la sua falsa pietà, cosicché il principe, inferocito, lo fece prendere dai suoi giustizieri affinché lo torturassero scorticandolo vivo.
Nonostante il terribile pensiero della crudele condanna, il Santo per nulla intimorito sopportò con invitta pazienza la tortura, e intanto predicava ai circostanti la divinità di Gesù Cristo e la verità del Vangelo. Tali parole, odiose alle orecchie dell'iniquo principe, che vedeva il Santo non soccombere mai al crudele tormento, comandò allora per impazienza che gli fosse tagliata la testa. Finì così la gloriosa vita del Santo Apostolo. La morte però di S.Bartolomeo fu ben presto vendicata dalla divina giustizia: il principe e i sacerdoti iniqui furono presi dal demonio, e furono tormentati per trenta giorni consecutivi, e infine furono da essi strangolati.
Il benedetto corpo del Santo fu nascosto ai cristiani, e sotterrato in una cassa di piombo, la quale, dopo molto tempo ritrovata dai pagani, fu da loro gettata in mare, e questa miracolosamente nuotando si diresse per divino volere all'isola di Lipari; ma verso la metà del nono secolo, impadronitisi i saraceni dell'isola, furono trasportate le reliquie a Benevento, e sotto l'imperatore Ottone II, trasferite a Roma in una chiesa dedicata in suo onore.
Riflessioni
Da quanto abbiamo raccontato, si possono notare due fatti.
Il primo, che il demonio alla presenza di un Apostolo diviene muto, e se parla confessa Gesù Cristo, la verità del suo Vangelo e delle sue massime. Quando impareremo anche noi a starcene in silenzio, con riverenza nella casa di Dio alla presenza di Gesù Sacramentato? Quando apprenderemo il modo di parlare riguardo i dogmi del Vangelo, i misteri della nostra fede, e a credere con sottomissione d'intelletto tutto ciò che la nostra fede ci propone a credere e ci obbliga ad operare?
Il secondo, che l'arditezza introdotta ai giorni nostri dagli uomini libertini e dalle donne femministe di fare nelle loro conversazioni oggetto di critica le tradizioni sante, i riti santi e rispettabili, e con aria altera e sprezzante di fare il processo alla morale e ai dogmi del Vangelo, merita un grave rimedio e una grande riparazione, altrimenti, continuando questo libertinaggio, ci tireremo addosso i più pesanti flagelli ed uno, che sarà il maggiore, sarà il castigo infine di perdere la fede.
Veronica Tribbia