Quale posto per la dottrina?
Nel corso del suo magistero, Papa Francesco sta invitando i cattolici a non focalizzarsi sulle questioni dottrinali, ma piuttosto a vivere secondo il Vangelo. Se non è impossibile trovare nella Chiesa dei comportamenti che in maniera marginale danno senso ad un tale discorso, le dichiarazioni del Pontefice sollevano tuttavia delle grosse difficoltà.
Da una parte esse non sono in linea con i testi della Tradizione cattolica, dall’altra non sembrano appropriate alle attuali necessità della Chiesa.
Il punto di vista di Papa Francesco
Il Papa tende a minimizzare il ruolo della dottrina nella pastorale missionaria della Chiesa, nell’istruzione della gioventù e nel dialogo ecumenico.
Nella sua prima Esortazione, Evangelii gaudium (24 novembre 2013), Papa Francesco afferma che «una pastorale in chiave missionaria» non dev’essere «ossessionata dalla trasmissione disarticolata di una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere» (n. 35). In seguito, chiamando la Chiesa alla santità, il Papa denuncia i cristiani che manifestano «l’ostentazione nella cura … della dottrina» (Esortazione Gaudete et exsultate, 19 marzo 2018, n. 57)
Rivolgendosi a tutti i giovani del mondo, nell’Esortazione Christus vivit (25 marzo 2019), papa Francesco mette in guardia contro una sorta di indottrinamento. Evocando la crescita della fede, il Papa raccomanda una seria formazione dottrinale e morale. Tuttavia, egli fustiga gli «incontri di ‘formazione’ nei quali si affrontano solo questioni dottrinali e morali: sui mali del mondo di oggi, sulla Chiesa, sulla dottrina sociale, sulla castità, sul matrimonio, sul controllo delle nascite e su altri temi». Per Francesco, queste pratiche allontanano i giovani dalla Chiesa, e conclude dicendo: «Plachiamo l’ansia di trasmettere una gran quantità di contenuti dottrinali» (n. 212).
La visione ecumenica del Papa è presentata dal Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, il cardinale Kurt Koch, in un articolo de L’OsservatoreRomano (21 gennaio 2016). Secondo il prelato, mentre il Papa cammina sui passi dei suoi predecessori, egli privilegia un «ecumenismo della carità, della fraternità, dell’amicizia», cioè un «ecumenismo dell’incontro. L’ecumenismo pratico deve precedere il dialogo teologico».
La voce della Tradizione cattolica
E’ difficile trovare nella Tradizione cattolica dei testi che appoggiano le dichiarazioni del Papa, tanto sono pressanti gli appelli a studiare e ad insegnare la dottrina.
Gesù esorta i suoi a predicare il Vangelo ad ogni creatura (Mc. 16, 15). San Pietro chiede ai cristiani di essere pronti a rendere «ragione della speranza che è in voi» (I Pt. 3, 15). San Paolo esorta Timoteo a istruire «in ogni occasione opportuna e non opportuna» (II Tim. 4, 2). La letteratura patristica approfondisce gli enunciati della professione di fede trinitaria e cristologica, mentre la teologia scolastica produce delle sintesi di grande precisione. Le eresie spingono la Chiesa ad offrire delle risposte dottrinali più sviluppate.
Mentre dopo il Concilio di Trento, San Pio V elabora un Catechismo ad uso dei parroci, i Papi del XX secolo mostrano l’urgenza dell’istruzione religiosa. Per San Pio X, la conoscenza delle cose divine è necessaria all’intelligenza per guidare la volontà. Per questo egli scrive: «vogliate, con quanto impegno, con quanto zelo, con quanta assiduità vi è possibile, procurare ed ottenere che la scienza della cristiana dottrina penetri ed intimamente pervada gli animi di tutti» (Enciclica Acerbo nimis, 15 aprile 1905). Dal canto suo, in una allocuzione pronunciata a Roma il 24 marzo 1957, Pio XII invita i liceali a studiare l’apologetica e a «gustare le bellezze del dogma e le armonie della morale».
Il diritto canonico sancisce il diritto preminente della dottrina, quando afferma che l’unità della Chiesa è fondata sul triplice legame della professione di fede, dei sacramenti e del governo. Nessuno potrebbe appartenere ad una società di cui ignora i principii.
L’ora presente
Le dichiarazioni del Papa sulla dottrina sono tanto più sorprendenti per quanto appaiono lontani dalla realtà e dai bisogni della Chiesa. Oggi, la questione della verità è occultata. La fede cristiana è divenuta più una questione di cuore che di intelligenza. I credenti si adagiano «su una pietà analfabeta, senza argomenti, su una religione regolata dai fomiti emozionali, sentimentali, su una morale cieca, privata del fondamento di una solida dottrina» (Cardinale Robert Sarah, Le soir approche et déjà le jour baisse, Fayard, 2019).
Per contrastare una tale evoluzione è necessario riscoprire la relazione essenziale che unisce la dottrina, l’attività pastorale e l’evangelizzazione.
In più, la frequente inconsistenza della catechesi e la sparizione della cultura cristiana in seno della società, spiegano perché numerosi giovani ignorano i dogmi cattolici e l’insegnamento della Chiesa. Ecco allora che per colmare queste lacune è necessario sviluppare i programmi di formazione dottrinale.
Infine, nel corso degli anni, l’ecumenismo ha fatto grandi sforzi per promuovere scambi pacifici con i battezzati non cattolici; mentre i Papi hanno mostrato una benevolenza senza limiti nei confronti dei loro interlocutori, e questo non senza pericolo. Eppure, malgrado questo, la riconciliazione non è stata possibile. In realtà, una crisi di natura dottrinale può essere risolta solo sul terreno della dottrina. Per produrre dei frutti, l’ecumenismo deve centrarsi sulle questioni di fondo che dividono.
La determinazione del Papa nel denunciare una supposta ossessione dottrinale che opererebbe in seno al popolo cristiano, appare sorprendente in un tempo in cui la Chiesa ha bisogno di riscoprire il contenuto oggettivo della sua fede e di predicarlo a tutti.
Don Pierre-Marie Berthe, FSSPX (pubblicato sul n. 258 giugno 2019 de La Lettre de Saint Florent, bollettino del Priorato Saint Florent della Fraternità San Pio X, a Urmatt - Strasburgo)