La filosofia religiosa dei modernisti/1
La filosofia religiosa dei modernisti pone fondamento su quello che viene chiamato agnosticismo: questa dottrina porta la ragione umana a procedere entro i limiti dei fenomeni, cioè tutto ciò che appare e il modo in cui esso appare. La ragione non avrebbe il diritto né la facoltà di superare questo limite; perciò non è possibile giungere a Dio, né conoscere la sua esistenza sia pure attraverso le cose visibili. Da qui si conclude che Dio non può essere l’oggetto diretto della scienza, e non si può pensare che Dio sia il soggetto della storia.
Poste queste premesse, le scienze della teologia naturale, dei motivi di credibilità, della rivelazione esterna di Dio sono tolte di mezzo e confinate dai modernisti nell’intellettualismo, considerato da loro un sistema ridicolo e scadente.
Tale mostruosità di errori fu già apertamente condannato dalla Chiesa nel Concilio Vaticano. Nel XIX secolo, il Concilio così sanciva: “Se qualcuno dirà che l’unico vero Dio, nostro Creatore e Signore, non può essere conosciuto con certezza dal lume naturale della ragione umana attraverso le cose che da Lui sono state fatte, sia anatema”, come pure “Se qualcuno dirà che la rivelazione divina non può rendersi credibile per segni esterni, e che perciò gli uomini devono procedere verso la fede solo attraverso l’interiore esperienza o l’ispirazione privata di ciascuno, sia anatema”.
Cerchi di comprenderlo chi può con quale processo razionale i modernisti passano dall’agnosticismo, che è solo ignorare, all’ateismo scientifico e storico, basato tutto sulla negazione. Sta di fatto che per i modernisti è certo che la scienza debba essere atea, e così pure la storia; nel loro campo c’è posto unicamente per i fenomeni, escludendo completamente Dio e tutto ciò che è divino.
[Da questa dottrina totalmente assurda, vedremo che cosa si possa ancora conservare della Santissima Persona di Cristo, dei misteri della sua vita e della sua morte, della sua Risurrezione e Ascensione al Cielo...]
All’agnosticismo dei modernisti si aggiunge anche l’immanentismo.
Ecco come procedono da una parte all’altra. La religione, sia essa naturale sia soprannaturale, come qualsiasi altro fatto esige una spiegazione. Demolita la teologia naturale, escluso il ricorso alla Rivelazione, rigettati gli argomenti di credibilità, negata qualsiasi rivelazione esterna, la spiegazione si cerca inutilmente al di fuori dell’uomo. Essa dunque va cercata dentro l’uomo stesso; e poiché la religione è una certa forma di vita, essa va studiata soltanto nella vita dell’uomo. Con questo si asserisce il principio dell’immanenza della religione.
Il primo movimento o prima manifestazione della religione è da ascriversi ad un certo bisogno o impulso; quello che viene chiamato sentimento.
Per tale cosa, essendo Dio l’oggetto della religione, si deve concludere che la fede è l’inizio e il fondamento di ogni religione e deve essere riposta in un intimo sentimento che nasce dal bisogno della divinità; tale bisogno non appartiene all’ambito della coscienza, non essendo percepito dall’uomo se non in determinate circostanze. Per i modernisti, dunque, esso si nasconde nella subcoscienza (come dicono), dove la sua radice rimane occulta e incomprensibile.
Se si chiede come poi questo bisogno del divino sfoci nella religione, i modernisti rispondono: la scienza e la storia si racchiudono fra questi due termini: uno esterno, che si manifesta al mondo; l’altro interno, che è la coscienza. Quando esse hanno espresso l’uno o l’altro, non possono procedere oltre: oltre c’è l’inconoscibile. Dinanzi a questo inconoscibile, sia che si trovi fuori dall’uomo sia che si nasconda nella subcoscienza, il bisogno del divino in un’anima incline alla religione, senza alcun preavvertito giudizio della mente, secondo il fideismo, suscita un particolare sentimento. Questo, sia come oggetto, sia come intima causa interiore, ha implicato in sé la stessa divina realtà e congiunge in un certo modo l’uomo con Dio. E’ appunto da questo sentimento che i modernisti danno il nome di fede, che per loro è l’inizio della religione.
[Ci siete fin qui? Questa filosofia è davvero delirante! In poche parole: secondo i modernisti, quel sentimento che l’uomo sente come bisogno di Dio sarebbe la fede. E questa assurda fede è il fondamento della religione.]
Non è finita qui. Oltre alla fede, in questo sentimento i modernisti trovano anche la rivelazione.
La rivelazione sarebbe dunque data dal sentimento religioso che si manifesta nella coscienza. Essi aggiungono poi: essendo Dio sia l’oggetto sia la causa della fede, quella rivelazione parimenti vien da Dio ed è di Dio: da Dio come rivelante e rivelato.
[Da questa assurda affermazione, ogni religione dovrebbe essere chiamata egualmente naturale e soprannaturale!]
Secondo i modernisti la coscienza e la rivelazione assumono così lo stesso significato. Da qui, la legge per la quale la coscienza religiosa viene presentata come regola universale da mettere in tutto alla pari con la rivelazione, alla quale tutti devono sottostare, compresa la Chiesa!
Veronica Tribbia - dal Catechismo sul modernismo secondo l’enciclica “Pascendi” di papa S. Pio X - Editrice Ichthys