Dalla legalizzazione dei “diritti omosessuali”…
La recente approvazione della nuova legge francese sul “matrimonio” omosessuale (con tanto di adozione dei minori) è un passo grave della rivoluzione sessuale. Ma esso ci facilita il compito di svelare il vero significato e la reale portata di questa manovra mondiale, sponsorizzata dalle lobby omosessualiste e favorita dall’Unione Europea con le sue reiterate esortazioni ai Governi nazionali. «Si pretende che la società civile si costruisca non sulla promozione della virtù ma sulla immunità del vizio» come denunciò a suo tempo sant’Agostino d’Ippona (Epistola n. 137, § 20). Si tratta quindi di far sì che il desiderio vizioso di pochissimi venga non solo legalmente riconosciuto come “diritto civile”, ma anche elevato al livello di norma sociale.
Di solito, la questione viene impostata come se tutto si riducesse a sancire i “diritti civili” di quelle che vengono pomposamente definite “persone omosessuali”: persone che avrebbero diritto non solo a convivere, ma anche a sposarsi, a farsi una famiglia, ad adottare bimbi. Questa parificazione della coppia omosessuale alla famiglia naturale sarebbe imposta dalla libertà sessuale, dal riconoscimento delle “differenze” affettive, dall’eguaglianza delle scelte di vita.
In realtà, la questione va ben oltre questa prospettiva minimale. Gli omosessuali realmente esistenti hanno una mentalità edonistica che rifiuta di assumersi impegni stabili e responsabilità per il futuro; rifiutando il coniugio, la famiglia e la procreazione, essi quindi non pretendono di “sposarsi” fra loro, né di formarsi una “famiglia”, né di avere figli. Lo dimostra un fatto notorio: sono state pochissime le coppie omosessuali che si sono inscritte nei “registri di convivenza” da anni istituiti in molti comuni (anche italiani), e ancor meno quelle che si sono “sposate” in comune – a parte poche note personalità del mondo della politica e dello spettacolo, che l’hanno fatto con intento propagandistico.
Tuttavia, la manovra in corso non è promossa dai concreti omosessuali, ma dalle lobby omosessualiste, il cui scopo vero e ultimo è ben diverso e più grave di quello apparente e immediato. Con lucidità e determinazione degne di maggior causa, queste lobby tentano di fare un salto di qualità alla rivoluzione sessuale, promuovendo una nuova concezione della sessualità, del matrimonio e della famiglia: una concezione “pluralistica” che includa, legittimi e parifichi tutte le possibili varietà di “tendenza sessuale”, di “legame affettivo” e di convivenza.
…alla dissoluzione della sessualità in sé
Sebbene lo scopo immediato di questa parificazione egualitaria consista certamente nel favorire una sessualità disordinata, lo scopo finale consiste però nel sopprimere l’istinto sessuale stesso. La cosa non deve meravigliare. Bisogna ricordarsi che, per dissolvere una realtà naturale, qual è la sessualità, la rivoluzione può percorrere due vie, apparentemente opposte, che però producono lo stesso risultato finale. La prima via consiste nell’impedire l’esercizio di quella realtà; ma è cosa assai difficile e rischiosa, perché può provocare forti reazioni contrarie. La seconda via consiste nel far sì che quella realtà si sviluppi in modo “autonomo”, ossia fuori della propria natura, legge e finalità, in modo disordinato e anarchico, alla maniera delle cellule cancerogene che, proliferando in modo caotico, alla fine muoiono assieme al corpo che corrodono; questa seconda via è più graduale ma meno rischiosa.
L’ideologia e la pratica rivoluzionarie pretendono di sopprimere la sessualità reale sostituendola con una nuova, “libera e autonoma”, ossia senza natura, legge e scopo, dunque arbitraria, volubile e violenta. In questa prospettiva, la maniera migliore per dissolvere la sessualità reale consiste innanzitutto nell’isolarla, separandola non solo dalla procreazione, ma anche dal corpo; infatti l’identità sessuale corporea, maschile o femminile, essendo predeterminata dalla natura (ossia da Dio suo creatore), impedisce la libera scelta soggettiva della “tendenza sessuale” e la libera pratica della vita affettiva. Successivamente, la sessualità così isolata va “pluralizzata”, ossia bisogna sostituire la differenza sessuale (maschile/femminile) con il neutro gender perverso/polimorfo, che ovviamente include anche quella pretesa sessualità infantile che giustifica la pedofilia. In fondo, anche questo è un esempio di “pluralismo democratico” e di “laicità inclusiva” secondo la quale “nessuno deve sentirsi escluso”!
In questo modo, la reale vita sessuale viene sostituita da un’irreale attività sensuale che non ha più nulla a che fare, non solo con la procreazione, ma nemmeno con l’unione affettiva dei sessi. E così, dopo aver sostituito il matrimonio cristiano con quello civile, questo viene sostituito dalla mera convivenza sessuale, e infine anche questa viene sostituita dalla “libera affettività” asessuale. Alla fine di questo processo, non esisterà più nessuna più differenza (anche legale) tra la convivenza tra un maschio e una femmina, e quella tra un essere umano e un cane o un melone o una bambola di gomma, come pretendono recenti saggi sull’erotismo umano per il mondo animale o vegetale o minerale o sintetico.
Tutto questo fu ammesso, fin dal 1976, da Angelo Pezzana, fondatore del primo movimento omosessualista italiano (il F.U.O.R.I.). Egli infatti dichiarò esplicitamente che la rivoluzione sessuale ha per scopo il «far scomparire al più presto le differenze tra “uomo” e “donna”» per far spazio al “trasformismo sessuale”, ossia a una sessualità amorfa, precaria e volubile [cfr. E. Cevro Vukotic, Vivere a sinistra: una inchiesta,Arcana, Roma 1976, pp. 155-160]. Se dunque la prima tappa di questo processo consiste nel promuovere l’omosessualità, la seconda mira ad annullare anche l’identità omosessuale nel caos neutrale del gender “perverso/polimorfo”. L’omosessualismo militante opera non tanto per proporre una “diversa” sessualità, quanto per dissolvere la sessualità in sé. Detto nei vecchi termini socialisti: “il fine è nulla, il movimento è tutto” (Eduard Bernstein).
Il che ci conferma l’ispirazione gnostica di questa manovra. Se la gnosi odia tutto ciò che è realtà creata e quindi tenta di sopprimerla disordinandola e sovvertendola, la rivoluzione sessuale tenta di sopprimere la reale sessualità umana sostituendola con una fittizia sensualità asessuata.
Le conseguenze della manovra francese
A proposito del dibattito finora avvenuto in Francia, il prof. Jean Laffitte, noto studioso cattolico della famiglia, ha notato che ormai «alcuni pensano che il dibattito sia chiuso, semplicemente perché c’è una legge»; pertanto «la legge influenzerà probabilmente i costumi» [Avvenire,25-4-2013]. E’ appunto ciò che spera la lobby omosessualista. Il riconoscimento giuridico della “famiglia” omosessuale mira ad avviare una mutazione dapprima della mentalità e poi anche dei costumi delle prossime generazioni, in modo che queste subiscano una graduale e quindi inavvertita rivoluzione antropologica. Cambiando la concezione del matrimonio, della procreazione e della famiglia, infatti, è la concezione stessa dell’uomo che cambia nella sua radice non solo psicologica ma anche biologica; in tal modo, le abitudini perverse socialmente giustificate e favorite impongono all’uomo una “seconda natura” artificiale che tende a corrompere quella reale.
La manovra omosessualista mira anche a far sì che la legalizzazione delle varie forme di convivenza non si limiti a liberalizzarle ma giunga a vietare ogni forma di dissidenza e di opposizione alle conseguenze culturali e sociali della manovra stessa. In un primo momento, chi non accetta la “famiglia” omosessuale potrà forse avvalersi del diritto alla obiezione di coscienza; ma poi questa posizione di difesa in retroguardia verrà incalzata e sconfitta dalla spinta propulsiva pansessualistica implicita nel nuovo diritto di famiglia. Questo infatti, prima o poi, imporrà a tutti – magistrati, sindaci, parroci, insegnanti, giornalisti, genitori – di rispettare non solo le leggi approvate, ma anche l’ideologia rivoluzionaria ad esse sottintese, con divieto di criticarla e di opporvisi; del resto, il dogma “vietato vietare” esige come paradossale corollario il dogma “nessuna tolleranza per gl’intolleranti”.
E così, alla fine, la stessa concezione naturale della famiglia verrà gradualmente estinta nelle coscienze del popolo ingannato e sedotto dalla propaganda della “famiglia per tutti”. La marxistica e freudiana utopia del soddisfacimento di tutti i bisogni e desideri si sarà rovesciata nell’estinzione dell’istinto sessuale e della convivenza sessuata.
Impareranno gl’Italiani dalla lezione francese?
In conclusione, mi permetto una osservazione amara. Nei mesi passati, ho letto con piacere le dichiarazioni fatte da autorevoli esponenti dell’episcopato e della Destra francese contro la legge omosessualista discussa nel Parlamento; ho visto con sollievo le belle manifestazioni popolari francesi di protesta tese a dimostrare che “pas tout le monde a marché”, come si dice da quelle parti; ho appreso dalle ultime indagini statistiche che la maggioranza dei francesi è contraria alla “famiglia” omosessuale, almeno nella sua pretesa di adottare bimbi.
Tuttavia non posso fare a meno di pormi le seguenti domande. Pochi anni fa, quando i Governi e i Parlamenti francesi stavano per approvare i ben noti PACS, ponendo così le premesse per l’attuale legge omosessualista, dov’erano quelle personalità indignate e quelle folle contestatrici? E pochi mesi fa, quando le votazioni elettorali minacciavano di assicurare una maggioranza parlamentare, un Governo e un Presidente della Repubblica “progressisti”, permettendo così l’attuale approvazione della suddetta legge, cosa facevano quelle personalità e quelle folle? Risulta infatti che, pur essendo contrari alla rivoluzione sessuale programmata ufficialmente dalla sinistra, molti francesi si sono astenuti dal voto, permettendo così alla sinistra di vincere le elezioni e conquistare il potere; risulta anzi che perfino molti politici ed elettori benpensanti, pur di danneggiare l’odiato candidato centrista o destrorso, hanno preferito dividersi e combattersi, facendo così vincere la coalizione di sinistra. Ma allora mi domando: non sarebbe stato forse molto più facile ed efficace impedire prima la vittoria di quelle leggi o di quelle autorità omosessualiste, piuttosto che dover poi scendere in piazza per protestare contro le loro conseguenze?
Spero che quanto accaduto in Francia serva di lezione per noi Italiani. Ben presto, infatti, le lobby omosessualiste e “l’Europa che ci guarda” tenteranno di costituire nel nostro Parlamento un fronte trasversale che ripeta la riuscita manovra francese. Allora bisognerà stare ben attenti alle manovre compromissorie e smobilitatrici! Alcuni s’illudono che l’approvazione preventiva di una legge “moderata”, ossia che estenda alle convivenze (anche omosessuali) alcuni diritti civili spettanti solo alla famiglia, possa evitare la temuta approvazione di una legge “estremista”, ossia che parifichi alla famiglia la convivenza omosessuale (con diritto ad adottare). In realtà, così facendo si porrebbero le premesse della finale sconfitta della famiglia. Innanzitutto, quella eventuale norma “moderata” non sarebbe una “legge imperfetta”, come oggi pretendono perfino autorevoli teologi moralisti, ma sarebbe una legge ingiusta, moralmente illecita, contraria sia al diritto naturale che a quello cristiano. Inoltre, essa avvierebbe una nuova fase della graduale e indolore sovversione del diritto di famiglia, spingendo i politici a varare prima o poi proprio quella legge “estremista” che ci s’illudeva di evitare – appunto com’è già accaduto in Francia.
Ripeto: spero che la lezione francese serva agl’Italiani e confido nel loro atavico buon senso. Ma se considero che personalità culturali, politiche e perfino ecclesiastiche, hanno recentemente rilasciato dichiarazioni possibiliste in favore di un “moderato” riconoscimento dei “diritti civili omosessuali”, allora tendo a confidare piuttosto nella misericordia divina verso la nostra misera Patria.
Guido Vignelli
(Fonte: RISCOSSACRISTIANA.it)