Prima di esaminare il pericolo costituito da alcune delle leggi approvate o in corso di approvazione in questo 2013, è utile prendere atto delle sorprendenti dichiarazioni di un ministro francese, perché sono una conferma, proveniente da una fonte non sospettabile di conservatorismo, delle idee guida della politica laicista.
Dopo la legge che a febbraio ha esteso il matrimonio e la facoltà di adozione alle coppie omosessuali, provocando le proteste di un’estesa parte della popolazione e la brutale repressione della polizia, è al vaglio del parlamento francese il progetto di legge "Rifondazione della scuola della Repubblica", di cui è autore il ministro dell’Istruzione Vincent Peillon. La proposta, comporta una nuova materia obbligatoria, la "morale laica".
Nel presentare il suo libro: “La Rivoluzione francese non è ancora terminata”, il politico alsaziano ha tracciato quella che è la strada per portarla finalmente a compimento.
Due sono le premesse del suo ragionamento. La prima è che la Chiesa Cattolica rappresenta un ostacolo alla costruzione di un paese autenticamente libero, in quanto entità conservatrice e reazionaria, per di più portatrice di una religione di potere e di oppressione. In particolare la Chiesa di Roma, a differenza di quelle protestanti, non conosce il libero esame, elemento chiave del patrimonio religioso delle nazioni avanzate.
La seconda premessa è che la Rivoluzione ha fallito (la prima Repubblica è stata spazzata via nel 1793, la seconda nel 1852) in quanto si è limitata al lato materiale, trascurando e lasciando alla Chiesa Cattolica la gestione di ciò che attiene allo spirituale, sia come educazione che come ritualità (battesimo, sepoltura). Questa è una sciagura perché, come si legge nel libro, “la Rivoluzione francese è l’irruzione nel tempo di qualcosa che non appartiene al tempo, è un inizio assoluto, è la presenza e l’incarnazione di un senso, di una rigenerazione del popolo francese. Il 1789, l'anno senza eguali, è quello della generazione per un improvviso salto nella storia di un uomo nuovo. La Rivoluzione è un evento meta-storico, vale a dire un evento religioso”.
Peillon constata amaramente come il protestantesimo in Francia non abbia mai attecchito e si profonde in encomi per l’alleanza tra le componenti liberali e a-dogmatiche delle varie confessioni, sorta a fine ottocento allo scopo di formare una religione universale. Speranze deluse e palliativi utopici. Il ministro, nipote di un rabbino, cresciuto in una famiglia comunista, passa a delineare il suo piano per la vittoria definitiva della Rivoluzione: preso atto che la spiritualità è un fattore che la Repubblica non può ignorare, pone a caposaldo del suo progetto l’esproprio da parte dello Stato della sua gestione. Si metterà in atto in tal modo quella parte della Rivoluzione che era rimasta incompiuta, sostituendo la Chiesa Cattolica nel dominio della spiritualità e della morale.
Come procedere? Occorre “inventare una religione repubblicana. Questa nuova religione che deve accompagnare la rivoluzione materiale, ma che è la rivoluzione spirituale, è la laicità”. “Nata nelle logge, essa ha nutrito tutta la nostra storia”. Sarà del tutto democratica, senza intercessori (sacerdoti) e aliena da concetti quali Grazia, elezione, peccato originale.
Essa si porrà contro tutte le ortodossie e contro tutti i dogmi, collocandosi nel mare magnum che sta tra le religioni confessionali e l’irreligione. Dalla Cabala e dall’Illuminismo prenderà la concezione secondo cui l’uomo ha la responsabilità di perfezionare e portare a termine la creazione divina (si presenterà come una teologia della libertà). La nuova religione in ogni caso sarà molto distante dal cattolicesimo.
La de-divinizzazione di Gesù Cristo nulla toglierà a quest’uomo, ma anzi gli darà una statura morale degna di Socrate; in verità il messaggio evangelico è portato a compimento non dalle Chiese ma dal pensiero socialista, radicale e repubblicano: ogni uomo può diventare un Cristo repubblicano.
Una volta fatta la religione, resta il problema di come instillarla nelle menti. Il lungimirante politico-scrittore nel suo libro prevedeva che questo compito fosse demandato proprio alla scuola (che oggi è sotto il suo controllo). In prima istanza la scuola deve cancellare dalle menti degli alunni tutto il mondo preesistente: “la rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che la precede. La scuola… deve spogliare il bambino di tutti i suoi legami pre repubblicani per innalzarlo fino a farlo diventare un cittadino. È come una nuova nascita, una transustantiazione , che opera nella scuola, la nuova chiesa con il suo nuovo clero, la sua nuova liturgia, le sue nuove tavole della legge”.
Gli istitutori dovrebbero sostituirsi ai genitori e soprattutto ai sacerdoti per trasmettere solo i valori etici e spirituali stabiliti dalla Repubblica. Non è dato sapere come il ministro possa pensare di attuare senza colpo ferire questo esproprio, vincendo le resistenze delle famiglie legate ad una religione tradizionale, teoricamente la maggioranza della popolazione.
Dato che molti hanno puntualmente evidenziato l’aggressiva impudenza delle posizioni su esposte, mi limito a segnalarne alcune ascendenze e consonanze relative a queste linee di pensiero.
Traluce innanzitutto come la Rivoluzione venga considerata un evento ancora in fieri, da portare a compimento. Il rivoluzionario, rigettata a priori la Rivelazione, si autoassegna un compito di portata cosmica: si tratta non solo di progettare le regole e le strutture di un mondo totalmente altro dall’esistente, ma soprattutto quello di produrre l’uomo nuovo, emancipato da tutti i condizionamenti. La spinta mobilitante tali prometeiche fatiche sorge da una visione negativa della creazione materiale. Si tratta della concezione (empia) propria della gnosi e della Cabala: la negatività nel mondo non dipende da una caduta originale dell’uomo, al contrario è insita nell’essenza stessa della divinità.
Emerge senza reticenza alcuna che il nemico primario della Rivoluzione è la religione divinamente rivelata che per 2000 anni è stata fedelmente custodita dalla Chiesa Cattolica, con tutto ciò che questo comporta per preservare i fedeli nella Grazia: dogmi, S. Messa come rinnovo incruento del sacrificio di Cristo, devozione agli intercessori celesti, specie alla Beatissima Vergine Maria, obbedienza ai pastori che rimangono nella fede.
Secondo nemico della sovversione è la famiglia. I politici rivoluzionari non possono rassegnarsi al fatto che le famiglie abbiano da sé o apprendano da enti diversi dallo Stato i valori fondanti e possano liberamente trasmetterli ai figli. Una riprova? La legge Peillon specifica che obiettivo del governo è quello di strappare l'allievo da tutti i determinismi familiari, etnici, sociali, intellettuali... affinché ognuno di loro possa emanciparsi... in quanto lo scopo della scuola repubblicana è stato sempre quello di produrre un individuo libero». Egli del resto si è limitato ad echeggiare l’agguerrita Madame Christiane Taubira, ministro della Giustizia, firmataria e paladina della legge sul “matrimonio per tutti”, che a febbraio aveva dichiarato: “l'Educazione mira a strappare il bambino dai suoi determinismi naturali per farne dei cittadini liberi”.
Infine è implicita in quanto detto che allo Stato sono demandati compiti che erano della famiglia, della società e del clero.
In generale lo Stato, non contenuto da contropoteri sociali o religiosi, fornisce ai rivoluzionari al potere la facoltà di legiferare anche in contrasto col diritto naturale.
Il violento attacco cui oggi è sottoposta l’istituzione familiare non è che l’esito finale di una lunga storia, iniziata contestualmente con le Rivoluzioni moderne, come attestato dalle varie componenti del ribaltamento civile.
Gli Illuminati di Baviera imputavano alla famiglia la fine della vita nomade, il crollo della libertà, l’invenzione della proprietà e la sparizione dell'eguaglianza. Il massone Fichte esortava ad insinuare in qualche animo “il disgusto della famiglia e della religione”, sicuro che ciò avrebbe fomentato “il desiderio di essere affiliati alla loggia più vicina”.
Per i marxisti la famiglia è una sovrastruttura borghese, premessa e fondamento per lo sfruttamento capitalistico e per l’alienazione. In Engels troviamo aperture a libertinismo ed a omo/bi/trans-sessualità.
Pierre-Felix Simon, a due riprese Gran Maestro della Gran Loggia di Francia, ha scritto: “il matrimonio diventerà un'opzione… La sessualità sarà dissociata dalla procreazione e la procreazione dalla paternità. È tutto il concetto di famiglia che sta vacillando: il padre non è più il genitore, ma colui che alleva il bambino". Con questa aggiunta sibillina: "Al genitore succederà l'amante".
La chiave interpretativa della strategia laicista ce la fornisce ancora un ministro francese. La Taubira, nel presentare la sua legge, dopo aver esaltato come “una vera e propria conquista fondatrice della Repubblica” e "gloria nascosta" della Rivoluzione l’introduzione del matrimonio civile disgiunto dal sacramento (1791) e quella contestuale del divorzio (abolito nel 1816 ma ripristinato nel 1884), ha ricordato le tappe successive della laicizzazione: l’eliminazione del riferimento al capo della famiglia, l’eliminazione di ogni differenza tra i figli legittimi e i figli naturali (a partire dal 1972), la riscrittura delle norme sull'affiliazione, fino alla scomparsa dal codice civile delle nozioni di figlio legittimo e di figlio naturale (2009) ed infine l’istituzione del matrimonio omosessuale con possibilità di adozione. Dopodiché la famiglia naturale diventa un concetto arcaico. Si va verso una definizione giuridica di famiglia applicabile a qualunque tipo di convivenza, con uno svuotamento di fatto del matrimonio. I testi delle scuole americane definiscono la famiglia come “la gente con cui vivete”, “un gruppo di persone che si identifica come famiglia”, un nulla insomma.
In Italia si è partiti in modo morbido con l’abolizione di fatto del “capofamiglia” e della patria potestà; è seguita una prima parificazione tra figli legittimi e illegittimi. Con i media e il mondo dello spettacolo che nel frattempo rappresentavano l’istituto familiare come luogo di repressione della donna e del bambino, si è arrivati alla legge sul divorzio e a quella che depenalizza l’aborto.
Oggi, unitamente ad altre nazioni, siamo sollecitati da UE e da altri istituzioni ad adeguare le nostre normative alle esigenze della società multiculturale. È in atto un’accelerazione per far recuperare ai paesi più refrattari i ritardi accumulati, in modo da far approdare l’umanità intera ai medesimi lidi.
Governi di diverso orientamento mostrano una sospetta uniformità nei temi politici in agenda. Tutti i paesi, dopo aver abolito la figura del capofamiglia ed introdotto matrimonio civile e divorzio, sono sollecitati a dotarsi di una legislazione anti-natalista rendendo l’aborto una pratica legittima, tutelata e finanche finanziata dallo Stato. Facendo leva su casi particolari aumentano le pressioni per rendere lecito il suicidio assistito e l’eutanasia.
Alle nazioni che già riconoscevano il matrimonio omosessuale si aggiunge dal 17 luglio l’Inghilterra, dove già le unioni omosessuali venivano benedette da alcuni vescovi anglicani. Negli USA è destinato a diffondersi oltre i 13 Stati che oggi lo prevedono, dopo che la Suprema Corte lo ha del tutto equiparato al matrimonio naturale.
In generale le nuove coppie (in futuro le nuove aggregazioni di conviventi) oltre a poter adottare bambini potranno ordinarli su misura ai laboratori medici addetti alla loro produzione (con garanzia e diritto di recesso).
In Italia sono state depositate due proposte di legge sul riconoscimento delle coppie omosessuali.
Tra pochi giorni giungerà al vaglio del Parlamento una proposta contro omofobia e transfobia, che, oltre ad introdurre l’ identità di genere, punisce ogni critica alla deriva omosessualista in atto con pene di stampo maoista (è prevista la rieducazione culturale del reo tramite il lavoro coatto a favore di associazioni omofile). Si tratta di un attentato gravissimo alla libertà di opinione.
È di pochi giorni fa il decreto in materia di filiazione. La disposizione governativa, oltre ad abolire la distinzione tra figli legittimi e naturali, cancella la potestà genitoriale, sostituendola con la responsabilità dei genitori verso i figli. Il diritto di educare i figli viene così sottratto ai genitori e avocato a sé dallo Stato (chi altri se non lo Stato potrebbe verificare l’adempimento delle responsabilità genitoriali?). I “diritti dei bambini” potranno essere usati per stanare non solo i genitori indegni, ma anche quelli semplicemente refrattari all’omofilia. Già nel 1989 l’ONU aveva riconosciuto al bambino una serie di diritti, ignorando del tutto la figura dei genitori.
La demagogia è però un belva insaziabile: nuovi e più avanzati diritti premono per il loro riconoscimento. La tracotanza legislativa che ha reso possibile la promulgazione di norme immorali e persino tanatofile non disdegna di passare dal matrimonio per tutti all’eutanasia per tutti (aperta anche ai bambini, Olanda).
Pedofilia ed incesto cominciano ad essere promossi da alcune lobby e partiti politici.
In questa fase di rivolgimento epocale dei paradigmi è severamente vietato contestare i “diritti” man mano sanciti dallo Stato.
Sta crescendo la legislazione che punisce le opinioni, del resto il reato ideologico è il compagno fedele di tutte le Rivoluzioni.
Il reato di omofobia è già entrato nei codici penali di varie nazioni.
L’uccisione dei nascituri fatta passare come un diritto delle donne, sta diventando un dovere per chi vuol continuare la professione medica.
A colpi di legislazione, in molti paesi sta diventando un reato la professione pubblica di alcuni precetti della fede cristiano-cattolica. A poco a poco nessun insegnamento cristiano, neppure quello impartito nell’intimità da un genitore ai figli potrà sfuggire all'accusa di hate speech. Citare le condanne della sodomia presenti nell’Antico e nel Nuovo Testamento comporterà l’incriminazione per omofobia: impedita nel suo diritto di educare i figli, la famiglia è esposta a subire, anche per motivi inconsistenti, l’intromissione indebita di funzionari statali e magistrati.
Encicliche e Catechismo non passerebbero indenni il vaglio dei nuovi censori (eredi di coloro che hanno combattuta una pluridecennale battaglia contro le censure televisive e cinematografiche!).
La repressione di eventuali sacche di resistenza è prevista da tempo nelle centrali della sovversione. Nel 1994 la Gran Loggia di Francia, per contrastare i refrattari ai cambiamenti, invitava “la coalizione delle individualità positive” a: “colpire con un ostracismo morale le masse conservatrici, isolarle e togliere ad esse ogni credito [...] Il rimedio a lungo termine consiste evidentemente nel massimo riassorbimento delle masse conservatrici. Naturalmente occorre rendersi conto che un resto vi sarà. Un certo numero rimarrà ciò che è. Occorre tuttavia guidarlo. Come? Agendo in modo deciso per privarlo dei propri mezzi di immunità e di nocività”.
Per la legge dei vasi comunicanti il male liberato viene compensato, oltre che con l’invenzione di nuovi crimini, con la concentrazione della riprovazione su ben selezionati comportamenti. Evasione fiscale e corruzione sono assurti al rango di mali metafisici, oscurando l’idolatria, l’empietà e i vizi capitali.
È una deriva che trascina inesorabilmente verso un assolutismo di nuovo conio. La forza dello Stato dal doppio potere, civile e religioso, è stata messa al servizio di un programma dissolutivo. Il laicismo repubblicano si muta, in modo ai più inavvertito, in un totalitarismo democratico.
C'è un enorme divario tra l'entità della minaccia e la debolezza o mancanza di reazione di chi dovrebbe opporsi al dilagare di modi di pensare e di vivere estranei ed antitetici alla nostra civiltà cristiana.
Nella Chiesa sembra siano cadute le difese immunitarie: si prendono per buone tutte le accuse alla sua storia, si accolgono nel cortile dei gentili le filosofie che mirano ad abbattere alla radice l’albero cristiano, è stata abbandonata la lotta alle trame della Massoneria. Ci deve essere una spiegazione a questa desistenza: il modernismo, nella sua forma più subdola - la Nouvelle théologie – sembra condizionare il pensiero e l’azione di molti pastori.
Oreste Sartore