Partecipando alla Marcia per la Vita, ho potuto constatare ciò che sta accadendo da qualche domenica a questa parte in Piazza San Pietro. Una folla immensa la invade e tutti ad attendere la papamobile con su il Papa a salutare e a benedire. Una calca immensa che attende, che si sacrifica per ore ed ore sotto al sole o sotto la pioggia per vedere il Papa, per mettersi quanto più vicino per poi sperare che il Papa stesso (questo Papa così informale) possa avvicinarsi, dire qualche parola, baciare a lui la mano. Tutte cose – per carità – di per sé buone, nulla da dire. Meglio questo che andare ad osannare qualche rockstar debosciata simbolo di vita viziosa e di pessimi insegnamenti. Il Papa è il Papa.
Amore per il papa e papolatria
Ma proprio questo è il punto: il Papa è il Papa. E io mi chiedo se questo sia davvero presente nelle convinzioni di coloro che vanno a Piazza San Pietro, per ore ed ore, in attesa di vederlo.
Prima di tutto mi domando: quanti di costoro amano veramente il Papa? Domanda sciocca, direbbe qualcuno. Se stanno lì per ore ed ore, se stanno lì al gelo e al caldo, se stanno lì sotto al sole o sotto la pioggia… lo amano eccome. E invece la domanda è più che opportuna e la rifaccio: quanti di costoro amano veramente il Papa?
L’amore per il Papa è una cosa, la papolatria è un’altra cosa. L’amore per il Papa è prima di tutto amore per ogni papa. Indipendentemente se si chiama Francesco, Vittorio o Vercingetorige. Indipendentemente se è alto, basso, asciutto, in carne… se è telegenico o imbranato nella comunicazione, se “buca lo schermo” o meno. L’amore per il Papa è l’amore per il Successore di Pietro a cui il Signore ha affidato la Chiesa, la Dottrina e le Chiavi. L’amore per il Papa si deve principalmente esprimere con la volontà di seguire i suoi insegnamenti, con l’accettare il deposito dottrinale di cui Egli è custode. Poi tutto il resto è contorno.
Io mi chiedo: ma quanti tra coloro che stanno lì per osannare il Papa vanno a Messa la domenica? Quanti cercano di condividere, d’incarnare nella propria vita gli insegnamenti del Papa vivente… e di tutti i papi? Un caso eclatante a riguardo lo si ebbe con la morte di Giovanni Paolo II: file immense per andare a rendere omaggio alla sua salma. Gente che partiva anche da molto lontano per poi arrivare a fare molte ore di fila (anche nottate intere) per entrare in Basilica e sostare qualche attimo dinanzi al suo corpo. Giovanni Paolo II, il papa dell’Evangelium Vitae, il papa dell’aborto come abominevole delitto, il papa della contraccezione mai, il papa … insomma il Papa! Ebbene, quanti di coloro che andarono in quei giorni a venerare il suo corpo condividevano davvero il suo magistero? Quanti di essi si sforzavano di vivere secondo quell’insegnamento? Ho difficoltà a dirlo per una serie di ragioni sociologiche che dimostrano quanto sia forte nella società attuale, malgrado la secolarizzazione, la domanda religiose di affidarsi a qualcuno… dicevo: ho difficoltà a dirlo, ma verrebbe da dare ragione ai radicali che in quei giorni (ma anche in questi giorni) dicono che la maggioranza dei cattolici è molto più avanti del Cattolicesimo. Lasciando stare il “molto più avanti”, che ovviamente si spiega dalla prospettiva del progressismo radicale, l’espressione fotografa una situazione che non si può negare, e cioè che molti (troppi) cattolici sono oltre il Cattolicesimo perché non lo condividono più.
Gli effetti della psicologia di massa
A questa situazione in parte risponde la cosiddetta “psicologia di massa”. Basterebbe pensare a cosa succede quando muore – per esempio – un personaggio dello spettacolo. Uno qualsiasi. Inizia il martellamento televisivo. I servizi spesso già preparati da giorni (roba che a Napoli sarebbero appellati in modo molto pittoresco) e via con la sindrome che io definisco del ci-devo-essere-anch’io. Camere ardenti affollatissime, serpentoni di file, gente che qualche giorno prima non pensava affatto di avere una vita difficile per la mancanza di quel cantante o di quell’attore a ritrovarsi commossi (quasi inconsolabili) dinanzi alle telecamere. Appunto la sindrome ci-devo-essere-anch’io. Tutti ne parlano, ne parla tanto anche la televisione… e allora ci devo essere anch’io. È ciò che succede anche alle tornate elettorali. Se stravince il partito pinco pallino e dovessero essere fatte delle elezioni amministrative dopo appena un mese, è automatico che questo partito cresca ancora. È un fatto scientifico. Questo perché – sempre per la sindrome del ci-devo-essere-anch’io – aumenta il numero di coloro che vogliono saltare sul carro del vincitore. È un fenomeno di psicologia di massa.
Il papa del Terzo segreto di Fatima
Su questo però il discorso c’interessa relativamente. In buona parte sono gli effetti della dittatura mass-mediatica. Quello che invece cattolicamente deve interessarci (e preoccuparci) è altro. Vedendo le folle osannanti il Papa, l’aumento vertiginoso del numero dei pellegrini a Piazza San Pietro, il Papa che tra due ali di folla osannanti passa con la papamobile, viene da pensare a ciò che la Vergine fece vedere ai pastorelli di Fatima. Viene da pensare a un altro procedere del Papa. Non tra due ali di folla osannanti né tantomeno un procedere tranquillo con la papamobile, bensì un procedere faticoso e tremante. La moltitudine non a fargli corona, ma a seguirlo in una straziante salita. Il seguire richiama la “sequela”, ovvero il condividere e il mettersi in linea con ciò che chi conduce afferma di fare. Questo Papa che videro i pastorelli finirà col soccombere, ucciso da armi da fuoco (la persecuzione fisica) e da frecce (la persecuzione morale, la disobbedienza). Ucciso.
Sembra però strano che ciò che videro i pastorelli possa avvenire se il numero di pellegrini che vanno a San Pietro aumenta, se la cultura dominante tutto sommato ha ben accolto questo papa, se addirittura si vedono striscioni da stadio. Domenica ne ho visto uno con su scritto: “Tutti pazzi per Francesco”. Roba da Curva Sud dell’Olimpico.
Dunque, sembra proprio che la Vergine di Fatima non ci abbia preso. E invece… e invece il Papa sembra proprio che sia stato ucciso. Vengo di nuovo alla solita domanda: per quanti di coloro che si dicono cattolici il Papa è ancora vivo come Papa e non solo come personaggio mediatico? È uno dei tanti paradossi del nostro tempo: ci si ubriaca di libertà e poi ci si rende schiavi della dittatura del relativismo, ci si pavoneggia con il non-conformismo e poi si fa la corsa a chi è più “politicamente corretto”… s’inneggia al Papa e poi si disobbedisce al Papa.
Il Papa è stato ucciso. Ovviamente questo non vuol dire che è morto. Lungi da me qualsiasi ingenuo sedevacantismo. Dire che è stato ucciso paradossalmente non vuol dire che è morto. Il Papa è sempre lì e qui: da Cesarea di Filippo ai nostri giorni. È nella storia della Chiesa e della sua misteriosa (ma verissima) indefettibilità.
Corrado Gnerre
(Fonte: ILGIUDIZIOCATTOLICO.com)