«Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo». Questa presunta profezia, inclusa nel Segreto di Melania, la veggente di La Salette, è spesso invocata per confermare lo stato presente di crisi nella Chiesa. Le apparizioni della Santissima Vergine a La Salette sono state riconosciute dalla Chiesa. Cosa significa questo fatto? Quale credito se ne può ricavare a beneficio della suddetta profezia?
1. Il termine “apparizioni” designa dei fenomeni che, malgrado la loro diversità, hanno in comune l’essere portatori di un senso intellegibile, talvolta perfino di un messaggio determinato. Essi fanno conoscere qualche cosa che era fino a quel momento sconosciuta: si può parlare a questo riguardo di “rivelazione”. Più precisamente, si parla delle “apparizioni” dicendo che sono delle “rivelazioni private” e si intende con questo distinguere le rivelazioni in questione dalla Rivelazione propriamente detta: la divina Rivelazione chiamata “pubblica”, conclusasi alla morte dell’ultimo degli apostoli, e racchiusa nelle sue fonti, nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, che è conservata e spiegata dal Magistero della Chiesa e che si rivolge, come mezzo necessario della salvezza, a tutti gli uomini di tutti i tempi di tutti i luoghi. Per meglio afferrare il senso di questa distinzione, pensiamo che la rivelazione generalmente intesa come un insegnamento che Dio rivolge all’uomo si definisce, innanzitutto, tramite il suo scopoe questo scopo è duplice: dare la conoscenza delle verità di fede necessarie a tutti per la salvezza e dirigere in pratica le azioni degli uni o degli altri in vista della loro migliore santificazione. Il primo scopo definisce come tale la Rivelazione pubblica; il secondo scopo definisce come tali le rivelazioni private. È possibile che, anche dopo la morte dell’ultimo degli apostoli, Dio continui a rivelare agli uomini i suoi disegni provvidenziali. Non si tratta più allora di dare la conoscenza di verità di fede, necessarie a tutti e in tutti i tempi; si tratta di manifestare un certo dettaglio del piano divino secondo che esso decida della condotta particolare di qualcuno, in una epoca o in un luogo determinati. Notiamo che l’aggettivo “private” non vuole necessariamente dire che queste rivelazioni sono destinate di per sé al bene proprio di una sola persona fisica: esse possono riguardare più individui, degli interi gruppi e perfino tutta la Chiesa di una data epoca: ci sarà tuttavia in tutti questi casi una sola entità morale. E il messaggio riguarderà sempre, a titolo di consiglio, certo privilegiato, ma non a titolo di precetto, una parte solamente della Chiesa e non tutta la Chiesa come tale, vale a dire come istituzione. Il Concilio di Trento, nel decreto sulla giustificazioneadotta l’espressione “speciali revelatione”, terminologia forse meno classica, ma migliore.
2. Il valore delle rivelazioni private è indicato dall’insegnamento del Magistero ordinario e rappresenta la dottrina cattolica comune: la rivelazione privata deve essere regolata dalla Rivelazione pubblica. In effetti, il bene della parte è in vista del bene del tutto; ora, la Rivelazione pubblica è il bene comune della Chiesa, mentre le rivelazioni private sono nella Chiesa un bene particolare; dunque, le rivelazioni private sono per la Rivelazione in senso stretto: esse non devono contraddirla, né diminuirne la portata. La Chiesa soltanto sarà giudice della loro opportunità. È qui che riappare la nostra domanda iniziale, posta a proposito delle apparizioni di La Salette. Cosa significa un “riconoscimento” da parte della Chiesa?
3. Riguardo ad una rivelazione sulla quale la Chiesa non si è ancora pronunciata, i teologi stimano tutti comunemente che questa rivelazione è semplicemente offerta alla nostra prudenza, al nostro senso critico e alla libertà che abbiamo di dare o rifiutare la nostra adesione. Di fatto, nell’assenza di una qualsiasi valutazione autorizzata proveniente dalla gerarchia ecclesiastica, si avrà sempre ragione a mostrarsi cauti di fronte a questo genere di manifestazioni, e ciò quanto più la credulità popolare si dimostri portata all’eccesso in questo terreno avventuroso.
4. Il giudizio della Chiesa cambierà la natura di questo assenso? I teologi sono qui divisi e sono possibili due spiegazioni. Ma è la prima che si impone ai cattolici, in quanto essa equivale all’insegnamento del Magistero costante, ripreso dai teologi, e che non fu contestato fino alla prima metà del XX secolo: l’approvazione data dalla Chiesa non potrebbe avere se non una portata negativa, quella di un nihil obstat. Essa rappresenta dunque, né più né meno, un permesso di pubblicare delle rivelazioni nelle quali non si è trovato nulla di reprensibile o d’inopportuno. Tale è la regola che Benedetto XIV e San Pio X hanno voluto imporre all’attenzione dei fedeli. Benedetto XIV dice: “Bisogna sapere bene che questa approvazione non è niente altro che un permesso, per mezzo del quale queste rivelazioni possono essere pubblicate per l’istruzione e l’utilità dei fedeli, dopo un serio esame. A delle rivelazioni così approvate, non è dovuto un assenso di fede cattolica e non si può dare un tale assenso; ciò nonostante, è dovuto un assenso di fede umana, secondo quanto comandano le regole della prudenza, conformemente alle quali delle tali rivelazioni sono probabili e degne di una pia credenza”.[…] “Ne segue, dunque, che si può, restando salva ed integra la fede cattolica, non dare il proprio assenso a queste rivelazioni e voltar loro le spalle, a patto che ciò si faccia con la riservatezza dovuta, non senza qualche ragione ed evitando di testimoniare del disprezzo”. San Pio X dice di più: “In ciò che riguarda il giudizio da portare sulle pie tradizioni, ecco ciò che bisogna avere sotto gli occhi: la Chiesa usa una tale prudenza in questa materia che essa non permette affatto che si racconti di queste tradizioni negli scritti pubblici, a meno che non lo si faccia con delle grandi precauzioni e dopo aver inserito la dichiarazione imposta da Urbano VIII; ancora, essa non si fa garante, anche in questo caso, della verità del fatto; semplicemente essa non impedisce di credere delle cose alle quali i motivi di fede umana non fanno difetto. Per questo la Sacra Congregazione dei Riti ha decretato, trent’anni fa, (decreto del 2 maggio 1877): “Queste apparizioni o rivelazioni non sono state approvate, né condannate dalla Santa Sede, che ha semplicemente permesso che le si credesse di fede puramente umana, sulle tradizioni che le raccontano, corroborate da testimonianze e da monumenti degni di fede”. Il decreto citato da San Pio X riguarda, d’altronde, il riconoscimento delle apparizioni di La Salette. Nel 1956, Pio XII esprimerà la stessa dottrina in Haurietis aquas. Il culto del Sacro Cuore si fonda sul dato dogmatico della Tradizione; la rivelazione privata di Paray-le- Monial non interviene che per confermare la Tradizione, a posteriori e in maniera accidentale: non per stabilire la verità di fede, ma per facilitare la devozione a riguardo del mistero che questa verità esprime. “Non si deve dunque dire che questo culto tragga la sua origine da una rivelazione privata fatta da Dio, né che esso sia apparso improvvisamente nella Chiesa, ma che esso è fiorito spontaneamente dalla fede viva e dalla pietà fervente, che anime elette nutrivano verso l’adorabile Redentore e verso quelle sue gloriose ferite, che sono la testimonianza più eloquente del suo immenso amore. Pertanto, come si vede, ciò che è stato rivelato a Santa Margherita Maria non ha portato nulla di nuovo alla dottrina cattolica”.
5. Dando la sua approvazione, la Chiesa ci certifica primariamente che nulla va contro la fede e i costumi nella rivelazione privata di cui essa permette la divulgazione, e che si è sicuri di non mettere in pericolo la propria fede teologale credendo per mezzo di una fede umana a queste rivelazioni. La sua dichiarazione ci dà su questo punto la certezza categorica di un insegnamento magisteriale infallibile. Secondariamente, la Chiesa suppone (senza farsene garante) la realtà storica dei fatti e la loro origine probabilmente divina, così come essa è attestata dalle testimonianze serie e dai motivi di credibilità che possono fondare una credenza umana. La sua dichiarazione ci dà su questo punto la certezza morale della prudenza umana. In terzo luogo, la Chiesa incoraggia e consiglia la devozione che può derivare da questa rivelazione privata. La sua dichiarazione ci dà su questo punto il consiglio di una competenza autorizzata. Ogni consiglio, per quanto autorizzato, lascia la decisione libera. In pratica, non c’è mai alcuna ragione seriamente fondata per rifiutare di riconoscere pubblicamente la validità delle devozioni incoraggiate da una rivelazione privata riconosciuta dalla Chiesa. Ma ciascuno resta libero di scegliere (in tutta prudenza personale) le sue devozioni, nei limiti che la Chiesa gli lascia.
6. Come spiega il Padre Calmel, essendo la Chiesa una società di ordine soprannaturale, resta possibile che, eccezionalmente, il governo sociale sia assistito da un consiglio miracoloso, di ordine mistico. Questo consiglio miracoloso e di origine divina apparirà come tale alla ragione per mezzo di motivi di credibilità. Spetta alla ragione pratica della gerarchia ecclesiastica, dei vescovi diocesani o eventualmente del Papa di decidere se bisogna seguire questo consiglio e in quale misura. “Non c’è”, concludeva l’eminente teologo, “un altro Magistero diverso da quello della gerarchia, un magistero ispirato che gli sarebbe superiore e davanti al quale dovrebbe abbassarsi; ma ci sono altri messaggeri oltre a quelli della gerarchia, dei messaggeri ispirati, miracolosi che i dignitari ecclesiastici devono accettare di ascoltare, nonostante spetti alla gerarchia di stabilire e di decidere”. In breve, “la nozione cattolica della Chiesa non esclude certo i carismi, ma essa li sottomette alla gerarchia. Essa non esclude le rivelazioni private, ma richiede solamente che non si tratti di illusioni private e poi che queste rivelazioni siano in accordo con la Rivelazione”. E anche in questo caso, la Chiesa non impone questi consigli allo stesso titolo delle verità di fede, poiché: “La Chiesa pone al di sopra e senza confronti la vita teologale e la santità”.
7. Sottolineiamo infine che, nella sua prudenza, Mons. Lefebvre si è sempre regolato su questi insegnamenti del Magistero e ha sempre esortato i membri della Fraternità a non allontanarsi dallo spirito della Chiesa. Si troverà un buon esempio di questa prudenza nella Conferenza data in occasione del ritiro di ordinazione del mese di giugno del 1989. “Le apparizioni sono degli aiuti aggiuntivi che il Buon Dio vuole darci, spesso tramite la mediazione della Santissima Vergine, ma non è questo che costituisce il fondamento della nostra spiritualità, non è questo che costituisce il fondamento della nostra fede. Se non c’è l’apparizione, la fede resterà la stessa e le fondamenta della nostra fede resteranno le stesse. Dunque, è pericoloso dare l’impressione che senza le apparizioni non si potrebbe resistere davanti alle difficoltà attuali. È un vero peccato, è pericoloso. […] Io sono sempre stato, mi sono veramente sforzato, - ve l’assicuro -, in seminario di dare sempre questi principi fondamentali della fede e di evitare di inserire in modo troppo insistente i contenuti delle diverse apparizioni, vero? […] Allora guardiamoci bene nelle nostre predicazioni dal gettarci
in questo argomento e dal distogliere un po’ le persone dallo sforzo che devono fare, appoggiati sui principi tradizionali della Chiesa. Bisogna mettere nello spirito delle persone questa convinzione, ossia che tutto il rinnovamento della società, degli individui, delle famiglie non verrà se non per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo; è veramente il principio di San Pio X ed è per questo che il patrocinio di San Pio X ci è così utile. Instaurare omnia in Christo. È inutile andare a cercare altrove, bisogna restaurare tutto nel Cristo e se si predica il Cristo, tutto verrà da sé, tutto, tutto fino alle ultime conseguenze, fino alla cristianizzazione della società intera, questo verrà per mezzo di Nostro Signore Gesù Cristo”.
8. Ritorniamo allora a La Salette14. Il 19 settembre 1846, la Santissima Vergine Maria appariva a Melania Calvat e a Massimino Giraud, piccoli pastori rispettivamente di 15 e 10 anni, a La Salette al di sopra del villaggio di Corps, nel dipartimento dell’Isère. Ella affida ad entrambi un messaggio da far conoscere immediatamente a tutto il suo popolo, e a ciascuno di loro due un segreto, che essi potranno rendere pubblico più tardi. Melania potrà rendere pubblico il suo a partire dal 1858. Il messaggio indirizzato a tutto il popolo cristiano proferisce in dialetto locale, come castigo delle colpe contro la religione, delle minacce di calamità per l’agricoltura, molto adatte a smuovere delle popolazioni campagnole: le patate si guasteranno, le uve marciranno, le noci saranno ammuffite. I due segreti indirizzati in francese, uno a Melania e l’altro a Massimino, se ne differenziano nettamente. È importante notare la differenza tra: il fatto stesso dell’apparizione, il Segreto di Melania; il giudizio della Chiesa, prima di tutto su questo Segreto e, in seguito, sulle interpretazioni che ne sono state date.
9. Il fatto dell’apparizione è stato riconosciuto dal vescovo ordinario del luogo, riconoscimento che deve intendersi nel senso che abbiamo richiamato sopra. Dopo inchiesta canonica, il vescovo di Grenoble, Mons. de Bruillard, pubblica nel mese di novembre 1851 un decreto che dichiara solennemente che i fedeli sono autorizzati a credere l’apparizione “vera e certa”. In un secondo decreto del 4 novembre 1854, il successore di Mons. de Bruillard, Mons. Ginouilhac, conferma questo riconoscimento. Fin dal 1852, la Sacra Congregazione dei Riti e la Sacra Congregazione delle Indulgenze avevano approvato la devozione, così come il culto liturgico, alla Vergine di La Salette e nel 1879 un Breve di Leone XIII aveva eretto la chiesa di La Salette a Basilica Minore.
10. I due segreti furono messi per scritto il 5 luglio 1851 e consegnati al Papa Pio IX il 18 luglio seguente. A questo punto si impone una precisazione importante. Del Segreto affidato a Melania esistono parecchie altre versioni, distinte dalla redazione originale consegnata al Papa: una versione, inedita, datata 14 agosto 1853; diverse altre versioni successive, pubblicate a cura di don Bliard, dal 1870 al 1873, l’ultima con l’Imprimatur dell’arcivescovo di Napoli, Sisto Riario Sforza; infine, una terza versione che Melania fece stampare ella stessa nel 1879, con l’Imprimatur del vescovo di Lecce, Luigi Zola. Questa ultima versione (non identificata con le precedenti) è comunemente considerata come il Segreto di La Salette e nella quale compare l’inciso “Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo”. Questa versione è stata ristampata tale e quale dall’editore cattolico della Società Sant’Agostino (future edizioni Desclée) nel 1922, col titolo L’Apparizione della Santissima Vergine sulla santa montagna di La Salette il sabato 19 settembre 1846, con l’Imprimatur del Padre Lepidi, maestro del Sacro Palazzo. La constatazione che si impone davanti a questa pluralità di redazioni ci sembra molto ben riassunta in una lettera che, nel giugno 1935, il Cardinale de Cabrières scrisse al suo metropolitano, Mons. Latty, arcivescovo di Avignone. Quest’ultimo ha appreso che a Montpellier, città episcopale del cardinale, un comandante maggiore d’artiglieria, Henry Grémillon – più conosciuto sotto lo pseudonimo di Dottore Mariavé – ha appena stampato e diffuso due volumi, nei quali egli commenta il Segreto di La Salette. L’arcivescovo interroga il vescovo della diocesi suffraganea su questo argomento. Costui risponde dettagliatamente: “Non sembra che quello sia il Segreto consegnato a Sua Santità il Papa Pio IX nel 1858, per mezzo degli incaricati del Vescovo di Grenoble. Esso è stato, nella sua forma attuale, edito da Melania Calvat, ma a più riprese e per mezzo di frammenti consecutivi, e questo sembra essere piuttosto il risultato di una composizione personale, invece che la ripetizione esatta del testo primitivo consegnato a Pio IX. […] È certo che le prime redazioni del Segreto furono molto meno sviluppate rispetto alle ultime. È dunque probabile che, sotto l’influsso dell’ambiente nel quale ella ha terminato la sua vita, Melania abbia amplificato la forma primitiva dello scritto che ella aveva fatto consegnare al Papa; certamente non abbiamo in questo caso una copia ufficiale del Segreto consegnato a Pio IX. Solo la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio potrebbe, con il benestare del Sovrano Pontefice, ricercare l’originale e determinarne, col contenuto primitivo, la vera autorevolezza. La natura di questo Segreto, così come lo leggiamo oggi, è molto strana: esso è disposto in maniera così confusa, contiene delle allusioni così singolari alla politica e sembra infine favorire, in una maniera precisa, gli errori dei vecchi Millenaristi, annunciando un rinnovamento che si compirebbe nel tempo e sulla terra, a differenza di ciò che insegna la vera religione sulla risurrezione finale alla fine del mondo e sulla felicità degli eletti, a tal punto che esitiamo necessariamente ad attribuirgli un’origine celeste”.
11. la Chiesa si è pronunciata sulla divulgazione del Segreto. Il 14 agosto 1880, l’anno seguente alla pubblicazione dell’ultima versione del Segreto, quella che è oggi comunemente accolta, il Cardinale Caterni, perfetto della Sacra Congregazione dell’Inquisizione, scrisse al vescovo di Troyes, Mons. Cortet, che “questa pubblicazione non è piaciuta affatto alla Santa Sede, pertanto la sua volontà è quella che gli esemplari di detto opuscolo – ovunque essi siano stati messi in circolazione – siano ritirati dalle mani dei fedeli”. Siccome il testo continuava a circolare ugualmente, la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio promulgò il 21 dicembre 1915 il Decreto Ad supremae, per mezzo del quale la Santa Sede “ordina a tutti i fedeli, a qualunque paese appartengano, di astenersi dal trattare e dal discutere sull’argomento di cui si tratta, con qualunque pretesto o in qualunque forma, come libri, opuscoli o articoli firmati o anonimi, o in qualunque altra maniera”. I trasgressori saranno privati dei sacramenti, se essi sono dei semplici laici, o perfino sospesi, se essi sono sacerdoti. Il 7 febbraio 1916, il Cardinale Merry del Val precisava a nome del Sant’Uffizio che l’apparizione di La Salette non beneficiava di un riconoscimento romano e restava semplicemente approvata dall’autorità diocesana, competente in materia. La riedizione del 1922, con l’Imprimatur del Padre Lepidi, fu messa all’Indice (cioè “proscritta e condannata”) da un decreto del medesimo Sant’Uffizio del 9 maggio 1923. Un ultimo intervento del Sant’Uffizio, l8 gennaio 1957, con una lettera del Cardinale Pizzardo al Padre Francesco Molinari, procuratore generale della Congregazione dei Missionari di La Salette, precisa che è proprio il testo del Segreto redatto da Melania nel 1879, e ripubblicato nel 1922, che è oggetto di condanna. Da tutto ciò ne deriva che: 1) il testo del Segreto non è stato approvato dalla Chiesa come lo è stata l’apparizione del 1846; 2) il Sant’Uffizio ne ha vietata la diffusione sotto pena di pesanti sanzioni nel 1915; 3) ne è stato vietato anche il possesso e la lettura nel 1923; 4) il Sant’Uffizio ha precisato che intendeva condannarne il contenuto nel 1957.
12. Parecchi libri riguardanti il Segreto sono stati messi all’Indice: due di don Combe, parroco di Diou, rispettivamente il 7 giugno 1901 e il 12 aprile 1907; un libro del dottore Mariavé (pseudonimo del dottor Grémillon) il 12 aprile 1916. Un gran numero di preti divulgatori del Segreto furono colpiti da sanzioni canoniche: il Padre Parent sospeso dal vescovo di Nantes nel 1903; don Sicard, censurato dal Sant’Uffizio nel 1910; don Rigaud, sospeso dal vescovo di Limoges nel 1911; don Althoffer, interdetto nel 1960. Il più celebre promotore del Segreto di Melania fu lo scrittore Léon Bloy in Celle qui pleure (Colei che piange) del 1908 e la Vie de Melanie (Vita di Melania) del 1912. Egli fu seguito in questo dal suo figlioccio e discepolo Jacques Maritain … Mons. Léon Cristiani ha fatto giustizia degli errori gravissimi di Léon Bloy nel suo bel libro, Presenza di Satana nel mondo moderno, pubblicato nel 1959.
13. Il decreto del Sant’Uffizio del 21 dicembre 1915, per mezzo del quale la Santa Sede proscrive la diffusione e la lettura del Segreto redatto nel 1879, precisa che le misure prese non sono contrarie alla devozione della Santissima Vergine invocata e conosciuta col titolo di Riconciliatrice di La Salette. L’apparizione di La Salette, con tutto il culto che essa implica, fa parte del patrimonio della devozione cattolica. Le cose stanno diversamente per il Segreto di Melania. Nel suo trattato classico di teologia mistica, il Padre Poulain ne dà la valutazione seguente: “Il Segreto di Melania di La Salette è considerato da certe persone come alterato dall’immaginazione della veggente. Una delle ragioni sulle quali si appoggia è il fatto che il testo racchiude delle accuse molto dure e senza alcuna correzione dei costumi del clero e delle comunità dal 1846 al 1865. La storia parla diversamente e indica un periodo di fervore e di zelo apostolico. Era l’epoca di Pio IX, di don Bosco, del Santo Curato D’Ars e dell’espansione dell’insegnamento cristiano in Francia”. Quanto al punto preciso di cui ci occupiamo: “Roma perderà la fede e diverrà la sede dell’Anticristo”, non è molto difficile da comprendere la reazione della Santa Sede, poiché la Sede di Roma è santa e sacra: essa rappresenta un’istituzione divina, indefettibile come tale. Presa a rigore di termini, l’espressione di La Salette non può evitare di sembrare almeno temeraria e ingiuriosa, se non addirittura favorevole all’eresia, in quanto essa suggerirebbe la negazione del dogma dell’indefettibilità della Chiesa. Anche se gli avvenimenti che viviamo sono quelli che sono, ciò non toglie che gli avvertimenti del Cielo devono restare indenni da equivoci e da fraintendimenti, per poter presentarsi con tutte le garanzie di autenticità. Nel sermone delle Ordinazioni del 30 giugno 1988, Mons. Lefebvre cita questa profezia di La Salette, ma egli evita di menzionare l’espressione che Melania attribuisce alla Santa Vergine. Egli si accontenta di dire: “La Santa Vergine ha annunciato una sorta di eclissi a Roma, un’eclissi nella fede”. Questo riserbo, venuto da parte di un pastore di cui il passare del tempo non fa che accreditarne la saggezza, dovrebbe darci materia di grande riflessione.
14. Prendiamo anche in considerazione l’osservazione aggiunta da San Tommaso alla riflessione di San Girolamo. Quest’ultimo diceva, giustamente, che “parlando sconsideratamente, si cade nell’eresia” e il Dottore Angelico aggiunge: “Pertanto le nostre espressioni non devono avere niente in comune con quelle degli eretici, per non sembrare di favorire i loro errori”. Se si pensa che Lutero fu il primo a parlare della Sede di Roma come della Sede dell’Anticristo, l’espressione ripresa nel Segreto di Melania diventa inaccettabile. E si comprende perché il Sant’Uffizio abbia voluto riprovarla. Essa non potrebbe servire, in ogni caso, come argomento per fondare una qualsiasi tesi sedevacantista.
Redazione del segreto da parte di Melania (Fonte: Découverte du secret de La Salette, di René Laurentin e Michel Courteville, Fayard 2002)
Melania redige una prima volta il segreto, il 3 luglio, a Corenc, presso le Suore della Provvidenza. Ella lo sigillò alle ore 10 e lo portò al Vescovado. Il giorno dopo, ella dichiarò di essersi espressa male riguardo alle sciagure che dovrebbero abbattersi su due città (Parigi e Marsiglia): esse apparivano come simultanee, mentre invece sarebbero state consecutive. Il Canonico Rousselot le fece riscrivere il suo segreto, il 6 luglio, dopo l’ingegnere D. la condusse al Vescovado, dove Mons. de Brouillard lesse il documento prima di sigillarlo.
Segreto che mi ha dato la Santa Vergine sulla montagna di La Salette il 19 settembre 1846.
Melania, sto per dirti qualcosa che non dirai a nessuno:
“Il tempo della collera di Dio è arrivato! Se, quando dirai al popolo ciò che ti ho detto adesso, e ciò che vi dirò di dire ancora, se dopo questo essi non si convertiranno, se non si farà penitenza, se non si cesserà di lavorare la domenica, e se si continua a bestemmiare il Santo Nome di Dio, in un attimo, se la faccia della terra non cambia, Dio si vendicherà contro il popolo ingrato e schiavo del demonio. Mio Figlio sta per manifestare la sua potenza! Parigi, questa città corrotta da ogni sorta di crimine perirà infallibilmente. Marsiglia sarà distrutta in poco tempo. Quando queste cose arriveranno, il disordine sarà completo sulla terra. Il mondo si abbandonerà alle sue passioni empie. Il papa sarà perseguitato da ogni parte, lo si colpirà, si vorrà metterlo a morte, ma non si potrà fargli niente, il Vicario di Dio trionferà ancora questa volta. I preti e i religiosi e i veri servitori di mio Figlio saranno perseguitati e molti moriranno per la fede in Gesù Cristo. Una carestia regnerà
nello stesso momento. Dopo che tutte queste cose saranno accadute, molte persone riconosceranno la mano di Dio su di loro, si convertiranno e faranno penitenza dei loro peccati. Un grande re salirà sul trono e regnerà per alcuni anni. La religione rifiorirà e si estenderà per tutta la terra e la fertilità sarà grande, il mondo contento di non mancare di nulla ricomincerà i suoi disordini, abbandonerà Dio e si consegnerà alle proprie passioni criminali. Tra i ministri di Dio e le spose di Gesù Cristo ci saranno coloro che si consegneranno al disordine (morale) più terribile. Infine, un inferno regnerà sulla terra. Sarà allora che l’Anticristo nascerà da una religiosa, ma guai a lei! Molte persone crederanno a lui, perché egli si dirà venuto dal cielo, guai a quelli che gli crederanno! Il tempo non è lontano, non passeranno due volte 50 anni. Figlia mia, tu non dirai ciò che ti ho appena detto. (Tu non lo dirai a nessuno, non dirai se dovrai dirlo un giorno, non dirai ciò che lo riguarda), infine non dirai niente finché non ti dirò di dirlo”.
Prego il Nostro Santo Padre il Papa di darmi la sua santa benedizione.
Melania Mathieu, Pastorella di La Salette.
Grenoble, 6 luglio 1851.
Fonte: rivista LA TRADIZIONE CATTOLICA n.1 (120) - 2022