“Nella sua infinita giustizia e misericordia, Dio elargisce Santi alle varie epoche oppure decide di non concederli in modo che, se è lecito così esprimersi, è necessario consultare il termometro della santità per saggiare la condizione di normalità di un'epoca o di una società. I Santi non sono solamente destinati a figurare nel calendario, essi svolgono un'azione a volte latente, quando consiste solo nell'intercessione e nell'ispirazione, ma più spesso palese e di efficacia duratura. […] È Dio stesso che si esprime nei Santi; è per questa ragione che non si può resistere a loro. [...](Lo storico cristiano) mostri che è con l'influenza della santità che la fede si sostiene e la morale si conserva; in una parola, che dia ai santi largo spazio nella storia se vuole che sotto la sua penna la storia sia come Dio la vede e la giudica”. Queste parole di Dom Guéranger, tratte da una sua opera dal titolo “Il senso cristiano della storia”, mi permettono di introdurre l'argomento di questo articolo. Dio non abbandonerà mai la sua Chiesa: “Sarò con voi fino alla fine del tempo” e per salvarla da tutti i suoi nemici elargisce i santi, per rinvigorirla di nuove forze o per conservare tutti i tesori che le ha affidato. Per fare qualche esempio tra i tanti, pensiamo a un San Francesco d'Assisi che, come dicono alcuni storici, avrebbe ritardato la rivoluzione protestante di tre secoli. Pensiamo a San Pio X, che salvò la Chiesa dal modernismo già infiltrato negli ambienti ecclesiastici.
Parlando della storia della Chiesa più recente, le figure che più positivamente emergono per la loro importanza spirituale e storica sono Mons. Lefebvre e Padre Pio, evidentemente suscitati da Dio proprio in vista dei nostri tempi in cui la sua Santa Chiesa avrebbe sofferto la più spaventosa crisi interna mai prodottasi prima. La loro figura appare più importante soprattutto nella seconda metà del secolo scorso caratterizzata dalla fine del gran pontificato di Pio XII e dall'inizio della svolta decisiva, per la Chiesa, con il pontificato di Giovanni XXIII e con il Concilio.
Come diceva Dom Guéranger, la storia bisogna scriverla come la vede e la giudica Dio. Pertanto a nessuno sembri indebito l'accostamento di Padre Pio e Mons. Lefebvre poiché, come vedremo, sia pure in maniera diversa, la loro vita e i loro insegnamenti andarono nello stesso senso e sono sostanzialmente gli stessi. Anzi, si può dire che la vita mistica di Padre Pio è una conferma, se ce ne fosse bisogno, dell'opera e degli insegnamenti di Mons. Lefebvre soprattutto nel dopo Concilio. In altre parole vedremo come la Provvidenza ha suscitato questi due uomini di Chiesa per contrastare l'autodemolizione messa in atto con il Concilio, con la nuova liturgia, con la nuova teologia e con il compromesso con alcuni falsi princìpi del mondo moderno.
Evidentemente tra queste due figure ci sono differenze importanti dovute alla loro diversa funzione ecclesiastica: Padre Pio fu un sacerdote cappuccino, mentre Mons. Lefebvre fu vescovo e per di più missionario. Un'altra differenza è di carattere spirituale: Padre Pio fu dall'inizio fino alla morte un grandissimo mistico, mentre Mons. Lefebvre seguì le vie ordinarie della spiritualità, la via dell'ascetica ordinaria, caratterizzata da una grande semplicità che, comunque, ci ricorda la semplicità francescana (Monsignore fu terziario francescano fino all'entrata nella Congregazione missionaria dello Spirito Santo). Amava dire che la sua spiritualità era quella che lui chiamava la spiritualità della Chiesa. Tenendo in considerazione queste differenze, possiamo tuttavia constatare che la mano che plasmava e dirigeva il grande mistico era la stessa che suscitava il vescovo che doveva condurre l'eroica resistenza in difesa della Fede cattolica, e tutti e due erano ordinati al compimento storico di un unico disegno della Divina Provvidenza.
LA VIA REGALE DELLA CROCE
Iniziamo considerando il primo aspetto che accomuna Padre Pio e Mons. Lefebvre: tutti e due, seguendo la dottrina tradizionale della Chiesa, riaffermano che il centro della nostra Redenzione è la passione e morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo. Questo è un punto importante che oggi è necessario sottolineare perché nella nuova teologia e, per conseguenza, nella nuova liturgia, al centro non c'è più Gesù crocifisso, ma il “mistero pasquale” ovvero Gesù risorto. La constatazione può sembrare una questione per teologi; in verità interessa tutti e le conseguenze sono più concrete di quanto non sembri in apparenza. Se il centro della nostra spiritualità è il “mistero pasquale”, e non più Gesù crocifisso, si perderà il senso della vera spiritualità cattolica, l'unica che ci può santificare, e si scivolerà verso false concezioni della vita spirituale che invece di avvicinarci a Dio ce ne allontaneranno sempre di più. Togliere Gesù crocifisso e sostituirlo con il solo Gesù risorto vuol dire introdurre un grave errore: significa far credere che la resurrezione sia alla pari (se non di più) con la passione, che è la causa principale della nostra redenzione, mentre il Nuovo Testamento a chiare lettere dice esattamente tutto il contrario: lo spargimento del Sangue di nostro Signore con la sua morte in croce costituisce la causa meritoria della nostra salvezza eterna. È dalla Croce, e per la Croce, che ci viene ogni beneficio spirituale, ogni grazia e l'efficacia dei Sacramenti. Per questa ragione la Chiesa di sempre ha voluto esaltare il Crocifisso, offrendolo continuamente alla contemplazione dei suoi fedeli. Essa non è che l'eco fedele della predicazione di San Paolo: “In mezzo a voi preferii di non sapere altro che Gesù Cristo, anzi Gesù Cristo Crocifisso”.
Dunque, tutta la spiritualità cattolica sarà basata sulla Croce. E nel corso dei secoli tutte le differenti spiritualità, che nasceranno in seno alla Chiesa, avranno come modello Gesù e Gesù crocifisso. Sostituirlo con il “mistero pasquale” vuol dire mettere da parte ciò che Dio ha voluto che si tenesse al centro. È significativo che nelle nuove chiese postconciliari il crocifisso è in un angolo della tavola che ha preso il posto dell'altare.
Gesù Cristo crocifisso non è solo la causa meritoria della nostra Redenzione, egli è anche la causa esemplare della nostra vita. Egli sarà obbligatoriamente modello per ogni anima che vuol salvarsi e santificarsi. Perciò togliere dai nostri occhi il Crocifisso significa perdere il senso della vita, significa perdere il senso del dolore. Oramai non c'è più senso della realtà se non nella Croce di nostro Signore. I nostri dolori, le nostre sofferenze hanno spiegazione e hanno valore solo se unite alle sofferenze di Gesù in croce.
Oggi invece si è passati a ben altre considerazioni, ossia si è passati dal realismo della Croce all'illusione di una nuova spiritualità che vorrebbe nascondere le parti “negative” del Cristianesimo dando centralità solo a ciò che muove alla gioia. Oggi la spiritualità è diventata una festa, in una continua gioia, che abbraccia il mondo prendendo la sua “parte migliore”. Non è forse questo il clima che regna nelle celebrazioni liturgiche? Si sono trasformate ormai in una sorta di spettacolo liturgico, dove i vari personaggi si muovono in mezzo al chiasso della “partecipazione attiva” dei fedeli. Dov'è il senso del sacrificio, dov'è la contemplazione di Gesù in croce che s'immola sull'altare?
Ma, in tutta questa degenerazione del dopo Concilio, emerge la figura di Padre Pio che invece di seguire le vie conciliari continua al contrario a manifestare il mistero della Croce portando anche nel suo corpo i segni del Crocifisso.
Domandiamoci a questo punto che senso abbia Padre Pio nel contesto della “chiesa conciliare” che ha messo da parte il crocifisso sostituendolo con il mistero pasquale. Per noi è molto chiaro che Dio suscita i suoi strumenti per manifestare e realizzare i suoi disegni. Padre Pio è una manifestazione mistica di Gesù crocifisso e, con il suo esempio, ricorda a tutta l'umanità che chi vuole essere discepolo di nostro Signore lo deve seguire con la croce. Il frate stimmatizzato dimostra inequivocabilmente con la sua vita che la via regale della Croce è l'unica via possibile per essere discepoli veri e fedeli di Gesù Cristo. La Provvidenza ha dato alla Chiesa un esempio vivente e luminoso affinché, nella crisi in cui si sarebbe caduti, Padre Pio fosse uno straordinario richiamo alla verità.
Aggiungiamo che Padre Pio è l'unico sacerdote stimmatizzato della storia della Chiesa. Questo è un fatto importantissimo se lo inseriamo nell'attuale crisi del sacerdozio. Il sacerdote oggi ha perso la sua identità. Quasi tutte le verità su cui si fonda il sacerdozio sono state travolte dalla protestantizzazione post-conciliare. Su queste rovine, il celibato, per ora, si tiene ancora benché traballante. Padre Pio, sacerdote stimmatizzato, l'uomo dei dolori e del sacrificio, è un dono di Dio per ricordarci una verità fondamentale: il sacerdote è prima di ogni cosa l'uomo del Santo Sacrificio, il continuatore sull'altare del unico sacrificio del Calvario. Se questo è Padre Pio nei disegni di Dio, nello stesso senso, ma non nello stesso modo, si inserisce la figura di Mons. Lefebvre con la sua opera sacerdotale. Egli, in qualità di vescovo, non fa altro che ciò che la Chiesa ha sempre voluto fare: veri sacerdoti che predichino con l'esempio e con la parola “Gesù e Gesù crocifisso”. Fondando il seminario di Ecône, Mons. Lefebvre ebbe come unico scopo quello di salvare il sacerdozio cattolico e assicurare la continuazione del Santo Sacrificio, fonte di ogni grazia. Egli ha voluto che il mondo continuasse ad avere chi gli ricordi di non temere la Croce: un richiamo a percorrere con fede ed amore la vita regale della Croce, l'unica che conduce al Cielo senza pericolo di cadere nelle illusioni del mondo; un monito a vedere in tutte le sofferenze il Crocifisso, per non sprofondare nella disperazione.
In questa ottica appare evidente che Padre Pio e Mons. Lefebvre appartengono ad un unico disegno della Divina Provvidenza. Essi non solo non si escludono, ma si completano nel piano che Dio vuole realizzare per salvare la sua Chiesa dalla terribile crisi in cui si dibatte.
LA SANTA MESSA
Da ciò che si è detto appare un altro elemento che accomuna queste due figure provvidenziali per il bene della Chiesa: la Santa Messa. Attualmente in quasi tutte le biografie di Padre Pio si parla della sua Messa, ma sottolineando i fatti mistici che in essa si verificavano, oppure la sua lunghezza, o ancora gli effetti salutari che si producevano in chi vi assisteva.
Ma, visti i tempi che corrono, è di estrema importanza soffermarsi sulla Messa di Padre Pio per comprendere il posto che occupava nella sua vita e il valore che egli con la sua testimonianza le diede.
Il frate di Pietralcina celebrò fino alla sua morte con il messale tradizionale, quello della sua ordinazione comunemente detto di San Pio V. Questa messa fu il centro di tutta la sua vita sacerdotale e religiosa: nella santa Messa egli realizzava tutte le sue aspirazioni sacerdotali. È dalla messa quotidiana che nasceva e partiva tutto il suo apostolato. Ma la famosa messa di Padre Pio è la stessa che ha generato tutti i santi e ha prodotto e sostenuto tutte le opere apostoliche e di carità. Dunque egli celebrò con quel rito venerabile fino al 22 settembre 1968, vigilia del suo trapasso . Egli amò questa Messa per mezzo della quale ogni giorno partecipava alla passione di nostro Signore, come egli stesso affermava dicendo che era “Tutto il Calvario”.
Ebbene, tutti oggi esaltano Padre Pio che sale agli onori degli altari, ma in definitiva, a parte un ristretto numero di persone, nessuno capisce perché Dio abbia voluto che egli vivesse così lungamente celebrando la Messa fino a poco tempo prima dell'introduzione ufficiale del Novus Ordo Missae. Nessuno si chiede con quali mezzi la sua santità straordinaria si sia realizzata. Si tace sul vero significato teologico e liturgico della sua Messa oggi “abolita”. Padre Pio è tale in virtù di quella e solo per quella Santa Messa. Si noti inoltre che fatti mistici non sono mai fine a se stessi, ma sono dati per il bene di tutta la Chiesa e per il bene delle anime; per essi siamo aiutati a penetrare meglio le verità della nostra fede.
La Santa Messa celebrata da Padre Pio, con tutte le sue cerimonie, sparì dalla circolazione poco dopo la sua morte, e sarebbe sparita definitivamente se Dio non fosse intervenuto a custodirla. “Riformandola” sotto la spinta del principio ecumenista, i novatori idearono un nuovo rito di sapore protestante che sarebbe stato una bomba con effetti devastanti per tutta la Chiesa.
Ma, due anni dopo la scomparsa di Padre Pio, nel 1970 un vescovo fondava un seminario dove avrebbe formato dei veri sacerdoti che avrebbero celebrato con lo stesso rito che santificò Padre Pio e le anime che Dio gli affidò. Grazie a Dio la Santa Messa di sempre non finì al museo, ma continuò a circolare per le vie della Chiesa. A questo vescovo Dio affidò la straordinaria missione di salvare il sacerdozio e il Santo Sacrificio.
Come per Padre Pio così anche per Mons. Lefebvre la Santa Messa fu il centro della sua vita sacerdotale. Per lui la Messa non era un momento della vita della Chiesa, ma era la vita stessa della Chiesa. Ecco come egli stesso parla dell'importanza della Santa Messa nell'Itinerario Spirituale: “Il Sacrificio del Calvario appare allora come luce che splende nelle tenebre, come l'unica fonte di vita nel deserto; [...] il Sacrificio del Calvario diventa sui nostri altari il sacrificio della Messa che, nello stesso tempo in cui si realizza il Sacrificio della Croce, realizza anche il sacramento dell'Eucaristia, che ci rende partecipi della Vittima divina, Gesù Crocifisso. È dunque attorno al Sacrificio della Messa che si organizzerà la Chiesa, Corpo Mistico di nostro Signore, che vivrà il sacerdozio per edificare il Corpo Mistico con la predicazione. [...] Questo programma meraviglioso, elaborato dalla Sapienza eterna di Dio, non potrebbe realizzarsi senza il Sacerdozio, la cui grazia particolare è di perpetuare l'unico sacrificio del Calvario, sorgente di vita, di Redenzione, di Santificazione e di Glorificazione. L'irradiamento della grazia sacerdotale è l'irradiamento della Croce. Il sacerdote è perciò al centro del rinnovamento meritato da nostro Signore”. Si può dire che Padre Pio ha realizzato visibilmente i princìpi teologici espressi da Monsignore, gli stessi che hanno ispirato tutta la sua opera sacerdotale che è la Fraternità San Pio X. Così Mons. Lefebvre si esprimeva a proposito dei giovani sacerdoti che uscivano dal seminario di Ecône da lui fondato: “I nostri giovani sacerdoti l'hanno compreso, siatene certi. Essi hanno amato la Santa Messa per tutto il periodo passato in seminario. Ne hanno penetrato il mistero: non lo penetreranno mai in modo perfetto, anche se Dio dovesse concedere loro una lunga vita terrena. Ma amano la loro Messa e penso che hanno compreso e comprenderanno sempre meglio che la Messa è il sole della vita, la ragione d'essere della loro vita sacerdotale per dare nostro Signore alle anime”. Quest'ultima frase non è forse una perfetta descrizione di Padre Pio? La messa in effetti fu per lui la ragion d'essere della sua vita e il mezzo per dare la vita divina alle anime. Ancora una significativa citazione di Mons. Lefebvre tratta da una conferenza che tenne nel 1971 e in cui, senza volerlo, viene data una descrizione del cappuccino scomparso appena 3 anni prima: “Così all'evocazione del sacerdote si erge la Croce, ove è conflitto il Sacerdote per eccellenza e la Vittima per eccellenza, ragion d'essere del Verbo incarnato, ragion d'essere del Redentore. Tota vita [Christi] crux et martyrium! […] Il sacerdote non ha a sua volta ragion d'essere, non ha senso se non nel Sacrificio della Messa. Unito così strettamente ai misteri divini, il sacerdote non può non avere fame e sete di giustizia, di santità; dovendo offrirsi e immolarsi egli stesso insieme con Cristo, non potrà non sentire il bisogno di adeguare la sua vita alla sua dignità e di orientare tutta la sua condotta verso il sacrificio. Sicché non si limiterà a celebrare la santa Messa, la vivrà intimamente. [...] Il sacerdote si sforzerà dunque di riprodurre nella sua propria anima ciò che si produce sull'altare del Sacrificio”.
Questi insegnamenti di Mons. Lefebvre si realizzarono in maniera mistica in Padre Pio, e dunque non è a caso che Dio li volle contemporanei dal momento che bisognava salvare la Santa Messa e il Sacerdozio cattolico, pilastri della Chiesa e di tutta la Cristianità. Ma questo pochi lo hanno capito e lo capiscono. Anche fra i devoti di Padre Pio pochi sono coloro che capiscono il nesso stretto che c'era tra la sua santità e la Santa Messa che ha sempre celebrato. Così pure pochi sono coloro che capiscono la necessità dell'opera di Mons. Lefebvre dal Concilio in poi. Come abbiamo visto, Dom Guéranger diceva che è Dio stesso che si esprime nei Santi, per cui Padre Pio e l'opera di Mons. Lefebvre sono una provvidenziale risposta alla distruzione post-conciliare. Ma è spaventosa la cecità, in generale, del clero, che prima di tutto non sa leggere i segni di Dio, e in secondo luogo elimina il problema della Messa con estrema superficialità. È contraddittorio poi che Giovanni Paolo II, il papa della Nuova Messa, canonizzi quel frate, certamente ben lontano dal suo sfrenato ecumenismo e che disse sempre la vera Messa. Ma sappiamo che i modernisti, alla base del loro pensiero e della loro teologia, non hanno la logica scolastica, ma quella hegeliana: i contrari non si escludono, si sintetizzano. E così giorno dopo giorno si demolisce la cristianità nei suoi seminari, nei suoi conventi e nelle sue parrocchie. Dopo 40 anni di distruzione, nel constatare le rovine intorno a noi, possiamo capire che l'opera di Mons. Lefebvre è certamente più importante perché va al di là della sua persona, estendendosi a beneficio di tutta la Chiesa nel tempo come nello spazio.
Quanto poco ringraziamo la Divina Provvidenza di aver suscitato un umile frate e un semplice vescovo per darci, da una parte un esempio mistico delle grandezze della Santa Messa e del sacerdozio, e dall'altra un'opera che conservasse fedelmente tali tesori per trasmetterli alle generazioni future.
Mons. Lefebvre terminava la citata conferenza riportando alcuni versi di un poeta, Jacques Doubaut, che fa parlare il demonio sul valore di una Messa. Tra l'altro, sappiamo quanto il demonio vessò Padre Pio e questi versi, oltre ad essere poesia, esprimono una realtà ben presente nella sua vita.
"L'eterno sacrificio che mi stritolò il capo e malgrado i miei sforzi / ogni giorno mi strappa vivi e morti. / Nel destino celato ma vero delle nazioni, / le Messe sono altrettante rivoluzioni, / quelle che non si scorgono ma che, sole profonde, / rovesciano dall'intimo i mondi. / La Messa, traboccando oltre il prete e il messale, / resta l'accadimento universale. / E quando a qualche ostacolo, impotente, io mi urto, / è perché in una chiesa, un granaio, un tugurio, / un uomo infermo e povero ha levato tra le sue mani / il Pane formidabile e il terribile Vino."
“HANNO PERSEGUITATO ME PERSEGUITERANNO ANCHE VOI”
Nostro Signore a più riprese volle avvertire i suoi che il seguirlo avrebbe comportato la persecuzione. Già all'inizio l'aveva espresso chiaramente nelle Beatitudini: “Beati voi quando vi oltraggeranno e, mentendo, diranno di voi ogni male per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. In un altro passo del Vangelo, precisamente nel discorso dell'ultima Cena, nostro Signore precisa alcuni aspetti della persecuzione: “Se hanno perseguitato Me perseguiteranno anche voi. [...] Ho detto a voi queste cose perché non vi scandalizziate. Vi scacceranno dalle sinagoghe, anzi viene l'ora in cui chi vi ucciderà, penserà di rendere omaggio a Dio. E vi tratteranno così perché non hanno conosciuto né il Padre né Me”. E di fatto fu così dall'inizio fino ai nostri giorni. Gli Apostoli, rinchiusi nel Cenacolo per paura dei giudei, aspettavano il Paraclito. Ed ecco che il giorno della Pentecoste tutti furono ripieni di Spirito Santo ed iniziarono a testimoniare il nome di Gesù. Con la predicazione iniziarono anche le persecuzioni che da quel momento accompagneranno la Chiesa sino alla fine della storia.
A questo punto si potrebbe dire che sia stato normale che un frate cappuccino ed un vescovo cattolico fossero perseguitati. Ma il problema nasce quando, guardando la storia della Chiesa, si nota che spesso i santi subirono le persecuzioni non solo dai nemici dichiarati della Chiesa, ma, cosa più sconcertante, le ricevettero dagli uomini di Chiesa. Da ciò capiamo perché nostro Signore avvertì i suoi discepoli di non scandalizzarsi. Dunque che nessuno si scandalizzi per tutte le persecuzioni che Padre Pio dovette subire da parte dei confratelli, superiori, sacerdoti, vescovi, cardinali e almeno da un papà che è chiamato il “Papa buono” per antonomasia.
Padre Pio iniziò il calvario delle persecuzioni nel 1924. I primi provvedimenti isolarono il frate di Pietralcina dai suoi figli spirituali e da tutte le anime devote che cercavano di incontrarlo o di scrivergli. Non si può immaginare le sue sofferenze di fronte a questi provvedimenti che ferirono il suo cuore sacerdotale, vedendo quanto danno le anime nei ricevevano. Queste restrizioni furono il frutto di menzogne e calunnie nei suoi confronti. Il secondo periodo di persecuzioni scoppiò proprio durante il pontificato del “Papa buono”. Questa volta esse furono più feroci e più odiose. Si arrivò fino a mettere dei registratori nel confessionale. Le accuse furono pesantissime: giunsero fino ad accusarlo di immoralità, all'età di 73 anni e dopo una vita spesa per il bene delle anime, tra sofferenze di ogni genere. Questa persecuzione fu terribile tanto più che gli veniva dalle più alte autorità della Chiesa. Il visitatore apostolico, che rappresentava il papa stesso (Giovanni XXIII), venne San Giovanni Rotondo già con in tasca la conclusione dell'inchiesta. È indiscutibile che sia la procedura, sia le restrizioni del Sant'Uffizio che seguirono furono una vera e propria ingiustizia che getta non poche ombre sul “Papa buono”.
“Mentendo diranno di voi ogni male”. Spesso è la menzogna l'arma con cui i Santi di Dio sono più perseguitati da parte degli stessi uomini di Chiesa. La storia si ripete. Si veda per esempio sant'Atanasio, santa Giovanna d'Arco, san Gaspare del Bufalo. D'altronde la cattiveria e la malafede non possono usare che la menzogna e la calunnia per opprimere i veri Servi di Dio. Se fu così per Padre Pio, la stessa cosa si ripeterà più tardi per Mons. Lefebvre. Anche la sua vita fu coronata, negli ultimi 21 anni, da una persecuzione in grande stile promossa dalle massime autorità della Chiesa. Si conta per lui tutta una serie di tradimenti e cattiverie varie che ricevette anche da coloro che considerava suoi amici o da sacerdoti formati nel suo seminario.
Ma, come insegna la storia, i peggiori tradimenti e le peggiori cattiverie a volte provengono proprio da quelli che ci sono più vicini. Padre Pio e Mons. Lefebvre furono perseguitati da coloro che per primi avrebbero dovuto aiutarli e sostenerli. Benché i motivi fossero diversi, l'ispiratore fu lo stesso: il diavolo, padre della menzogna. Per Mons. Lefebvre poi si arrivò anche a realizzare l'altra previsione di nostro Signore: “Vi cacceranno dalle sinagoghe (si legga: chiese), anzi viene l'ora in cui chi vi ucciderà (si legga: scomunicherà)penserà di rendere omaggio a Dio”. I motivi li conosciamo tutti: Mons. Lefebvre si rifiutò di accettare gli errori del Concilio e le riforme che ne sono seguite. È per difendere la Fede che egli resistette a coloro che provocano l'autodemolizione della Chiesa.
DUE DIVERSI COMPORTAMENTI
A questo punto può sorgere un'obiezione che nasce dalla constatazione della diversa attitudine di Padre Pio e di Mons. Lefebvre: il frate cappuccino si sottomise eroicamente ubbidendo per amore della Chiesa; altrettanto avrebbe dovuto fare il vescovo, sia pure ingiustamente condannato. La risposta fu già data proprio su La Tradizione Cattolica in un editoriale dal nostro Superiore del Distretto (cfr. n°40, anno 1999). Riassumiamo gli argomenti. Il ruolo di un vescovo e di un prete cappuccino sono diversi. Il semplice sacerdote ha solo la responsabilità delle anime che vengono a lui o gli sono affidate, mentre il vescovo, in quanto successore degli Apostoli, è il difensore per eccellenza della fede cattolica contro tutti gli errori che la minacciano. Mentre Padre Pio poteva tacere per le ingiurie che personalmente riceveva, Mons. Lefebvre aveva invece il dovere, proprio perché vescovo e successore degli Apostoli, di difendere la Chiesa dai suoi demolitori. Si può aggiungere un altro argomento. San Tommaso d'Aquino insegna che noi abbiamo il dovere di disobbedire al prelato solo quando ci comanda qualcosa contro la fede o la morale. Padre Pio volle obbedire perché di fatto nulla avrebbe dovuto fare che andasse contro la fede; per Mons. Lefebvre, invece, si trattava proprio di questioni gravi che mettevano in pericolo la fede; perciò moralmente non poteva sottomettersi a delle autorità che sviavano tutta la Chiesa dalla via stabilita da Gesù Cristo. Dunque, se Padre Pio fu eroicamente virtuoso nell'obbedire, Mons. Lefebvre doveva eroicamente “non ubbidire” per obbedire a tutta la Tradizione della Chiesa.
Aggiungiamo un'altra considerazione: le parole di nostro Signore nella frase sopra citata: “E vi tratteranno così perché non hanno conosciuto né il Padre né Me”, danno la spiegazione ultima di tutte le persecuzioni dentro e fuori della Chiesa. I persecutori sono tali perché non hanno la vera fede cattolica. Se per Padre Pio ci potrebbero essere delle attenuanti d'ignoranza per qualcuno (“non sanno quello che fanno”), per Mons. Lefebvre l'ignoranza non scusa nessuno. Le persecuzioni contro di lui, e che continuano contro la sua opera sacerdotale, hanno un'unica origine: “perché non hanno conosciuto né il Padre né Me”. Potrà sembrare esagerato credere che pochi nella Chiesa abbiano la fede, ma sant'Agostino, nel V secolo, scriveva che: “È una grande cosa avere, all'interno stesso della Chiesa cattolica, la fede nella sua integrità”. Allora di che cosa dovremmo stupirci se i cosiddetti “tradizionalisti” sono perseguitati? Coloro che ci cacciano dalle chiese hanno perduto la fede integra, e senza la fede non si conosce né il Padre né il Figlio e tanto meno la vera Chiesa. Senza la fede non ascolteranno neppure coloro che Dio ha suscitato per mantenerla nella sua interezza: “Colui che è da Dio ascolta la parola di Dio. Per questo non l'ascoltate: perché non siete da Dio” (Gv 8, 47).
PRETIOSA IN COSPECTU DOMINI MORS SANCTORUM EIUS
Padre Pio morì il 23 settembre 1968, Mons. Lefebvre il 25 marzo 1991.
Entrambi morirono con le condanne ancora vigenti. Le restrizioni vergognose del Sant'Uffizio, infatti, non furono revocate. Paolo VI almeno in due occasioni esortò verbalmente a lasciare Padre Pio libero nel suo apostolato, ma le restrizioni rimasero ufficialmente in vigore. Entrambi morirono ufficialmente condannati. Se per Padre Pio la riabilitazione non fu mai necessaria perché fu subito beatificato e canonizzato da Gesù Cristo stesso nel cuore di milioni di cattolici in tutto il mondo, per Mons. Lefebvre bisognerà aspettare che le autorità ritornino alla vera fede cattolica. Verrà il giorno in cui egli sarà dichiarato il vescovo che più beneficò la Chiesa nella seconda metà del secolo scorso. Allora si riconoscerà che questo semplice vescovo fu un gigante nella difesa della Fede. Aspettiamo fiduciosi: la storia della Chiesa non è ancora finita, e Dio, che è eterno, riscatterà un giorno l'onore del suo fedele ministro.
Durante la loro esistenza, Padre Pio e Mons. Lefebvre s'incontrarono brevemente, come documentano le foto pubblicate in queste pagine (Su questo incontro e le relative dicerie di una presunta profezia del frate, si veda l'articolo di A. Tornielli, Il giallo dell'incontro con Lefebvre, ne “Il Giornale”, 14/6/2002). Mons. Lefebvre ebbe sempre devozione per Padre Pio; riconoscendo in lui uno straordinario strumento di Dio e celebrò anche una Messa pontificale a Venezia, nel 1980, per ottenere la sua Beatificazione.
Adesso in Cielo vedono che non è per caso se sono vissuti contemporaneamente in un determinato periodo della storia della Chiesa. E se la loro vita si è svolta attraverso vie diverse, tutti e due facevano parte di uno stesso piano della divina Provvidenza. Ecco perché dobbiamo essere devoti a Padre Pio: è un nostro santo, un santo di tutti i cattolici rimasti fedeli alla Tradizione. Anche lui fu “tradizionalista”, fedele alla santa Messa di sempre, modello eroico nella via regale della Croce. Il suo esempio non fa altro che incoraggiarci a seguire colui grazie al quale possiamo avere ancora oggi il Santo Sacrificio, il Sacerdozio e la vera Fede. Quando Padre Pio morì, ci lasciò un esempio eroico di vita sacerdotale e di grande amore per Gesù Cristo Crocifisso. Quando Mons. Lefebvre morì, ci lasciò il sole della Santa Messa di sempre che, grazie a lui, non si sarebbe eclissato del tutto dietro le tenebre delle riforme conciliari. Ci lasciò il vero sacerdozio, i veri sacramenti, la vera dottrina cattolica che il neomodernismo voleva affondare nelle torbide acque delle sue eresie conciliari. Insomma quando egli morì ci diede tutto quello che aveva ricevuto: “Tradidi quod et accepi”.
CONCLUSIONE
Ho iniziato con una citazione vorrei concludere con un'altra, tratta dalla Sacra Scrittura, che si trova riportata nello stesso messale che fu comune a tutti e due, quel messale che usarono fino alla loro morte. Si trova nelle messe dei martiri durante il tempo pasquale. È vero che Padre Pio e Monsignore non morirono martiri, ma San Giovanni Crisostomo insegna che una lunga vita di pazienza è un martirio. Di certo a qualcuno questa accomodazione non piacerà perché riferita anche a Mons. Lefebvre. Pazienza! Anche costoro quando saranno nell'aldilà saranno obbligati a riconoscere che “le anime dei giusti sono in mano di Dio, e nessuna pena li tocca; parvero morire agli occhi degli stolti: e il loro transito fu stimato sciagura; la loro separazione da noi uno sfacelo: ma essi sono nella pace. E se agli occhi degli uomini furono tormentati, la loro speranza è piena di immortalità. Per poche afflizioni saranno messi a parte di molti beni: perché Dio li ha provati come l'oro nella fornace, e li ha ricevuti come un'ostia d'olocausto, ed a suo tempo saranno consolati. I giusti splenderanno e scorreranno come scintille nella stoppa; giudicheranno le nazioni e domineranno i popoli, e il loro Signore regnerà in perpetuo. [...] Ecco quello che una volta erano l'oggetto delle nostre derisioni, l'esempio dell'ignominia. Noi insensati, stimavamo la loro vita una pazzia e la loro fine disonorata: ed ecco che sono contati tra i figli di Dio, e la loro sorte è tra i santi” (Sapienza 3, 1-8; 5, 3-5).
Don Fausto Buzzi (Fonte: dalla rivista LA TRADIZIONE CATTOLICA)