*Che cos'è la carità? La carità è quella virtù soprannaturale per cui amiamo Dio per se stesso sopra ogni cosa, e il prossimo come noi medesimi per amore di Dio.
La carità è una virtù soprannaturale, perciò infusa in noi da Dio con la grazia santificante, e ci rende capaci di compiere atti buoni e graditi a Dio in modo superiore a tutte le capacità naturali.
La carità ha come oggetto primario Dio; l'amore di carità deve essere sommo e quindi deve farci amare Dio sopra tutte le cose. Attenzione, questo amore non deve per forza essere il più intenso possibile e più sentito dell'affetto verso qualsiasi altra creatura: la carità ci fa amare Dio sopra tutto non intensivamente, ma “apprezzativamente”, cioè ce lo fa apprezzare come il Bene sommo e infinito, il più degno di essere amato, anche a costo dei più grandi sacrifici della vita.
Dio è anche il motivo della carità. La carità ci fa amare Dio non perché ci premierà o per evitare i suoi castighi, ma perché Egli è il sommo Bene, degno di essere amato senza alcun riguardo all'utilità personale; se anche non ricevessimo nulla da Dio in compenso del nostro amore, la carità ce lo farebbe amare comunque.
L'oggetto secondario della carità è il nostro prossimo, perché è creato a immagine e somiglianza di Dio, perché tutti siamo figli dello stesso Padre e fratelli di Gesù Cristo, tutti siamo destinati alla stessa felicità, tutti siamo oggetto dell'amore infinito di Dio.
Il prossimo più vicino siamo noi stessi: dobbiamo amarci di vera carità, procurandoci il vero bene, Dio e la sua grazia, senza ingannarci nella ricerca di beni apparenti ed effimeri. Il prossimo distinto da noi stessi sono tutti gli altri, la carità inclina a volergli bene e a procurargli il bene nella misura possibile, e a non fargli del male. Il motivo per cui amiamo il prossimo è sempre l'amore di Dio. Amiamo il prossimo non per simpatia, non per il proprio tornaconto, ma perché il prossimo, come noi, è oggetto dell'amore infinito di Dio, delle sue grazie e benedizioni. Quando amiamo qualcuno, amiamo anche le persone a cui lui vuole bene: allo stesso modo, se amiamo Dio, amiamo anche le sue creature e i suoi figli.
*Perché dobbiamo amare Dio? Dobbiamo amare Dio per se stesso, come il Sommo Bene, fonte di ogni nostro bene; e perciò dobbiamo amarlo sopra ogni cosa, “con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente e con tutte le forze” (Mr 12,30).
Dobbiamo amare Dio non per i favori spirituali e materiali che riceviamo da Lui, ma perché Dio è il Sommo Bene, degno d'infinito amore. La nostra volontà ama e vuole il bene in se stesso, perciò deve amare e volere bene a Dio sopra tutto, in se stesso e per se stesso. Quanto più una persona è perfetta, tanto più attira l'amore. Ora Dio è il Sommo Bene, l'Essere perfettissimo, il Padre infinitamente amabile: quanto dobbiamo volergli bene!
Si deve amare Dio con tutto noi stessi, con tutti i pensieri (mente), i desideri (anima), gli affetti (cuore) e le forze (opere), e dobbiamo amare le creature in ordine a Lui e per amor suo. L'amore di Dio sopra tutte le cose si divide in tre gradi:
1. Il primo grado è quello degli incipienti nella vita spirituale: essi sono disposti a perdere tutto, a rinunciare a qualsiasi cosa pur di non offendere Dio col peccato mortale.
2. Il secondo grado è quello dei proficienti: essi sono disposti a rinunciare a e a perdere qualsiasi cosa, pur di non offendere Dio anche solo col peccato veniale.
3. Il terzo e ottimo grado è quello dei perfetti: sono coloro che sono disposti a qualsiasi sacrificio e rinuncia, piuttosto di trascurare, anche senza peccato, qualcosa che sia gradito a Dio.
Chi ama Dio con vero amore di carità, si compiace delle sue perfezioni e Lo adora, Lo loda e Lo esalta (amore di compiacenza); desidera che sia amato da tutti (amore di desiderio); si rattrista delle offese che gli sono fatte (amore di tristezza); non pensa e non agisce che per la sua gloria (amore effettivo); vorrebbe che tutti obbedissero alla sua legge e alla sua adorabile volontà (amore obbedienziale); si abbandona con fiducia assoluta nelle sue mani (amore di abbandono).
Non è possibile ottenere una carità così perfetta, se non con la preghiera e l'aiuto della grazia. Nel Battesimo ci viene infusa la carità, che con l'aiuto della grazia attuale cresce sempre di più: ogni atto di carità ci ottiene un aumento di grazia per compiere l'atto successivo; con la preghiera si ottiene il dono perfetto dell'amore dello Spirito Santo, che ci dà la facilità e la prontezza nel compiere gli atti d'amore, e ci rende docili alle sollecitazioni della grazia.
ESEMPIO: S.Francesco di Sales così fa parlare un'anima accesa d'amore di Dio: “Mi basta che Dio sia Dio, che la sua bontà sia infinita, che la sua perfezione sia immensa; poco m'importa vivere o morire, poiché il mio amato Bene vive eternamente d'una vita tutta trionfante. La stessa morte non può contristare il cuore che sa che il suo sovrano amore vive; all'anima amante basta che Colui che ama più di se stessa sia colmo di beni eterni”.
*Perché dobbiamo amare il prossimo? Dobbiamo amare il prossimo per amore di Dio che ce lo comanda, e perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio, come noi, ed è nostro fratello.
Dio comanda di amare il prossimo. Nell'Antico Testamento, Dio aveva comandato in vari luoghi della Sacra Scrittura l'amore del prossimo, e con il quinto comandamento imponeva il rispetto della vita dei fratelli. Gesù Cristo rese ancora più esplicito questo comandamento: Questo è il mio comando: che vi amiate l'un l'altro come Io ho amato voi (Gv 15,12). è quindi espressa volontà di Dio che noi amiamo il prossimo come noi stessi per amore di Dio; se amiamo Dio, amiamo anche coloro che Lui ama, ossia tutte le sue creature.
Ogni uomo è nostro fratello. Tutti gli uomini sono figli di Dio per creazione, tutti gli uomini sono stati redenti da Cristo e sono amati da Dio, tutti gli uomini hanno la possibilità di partecipare alla vita soprannaturale del Padre per la santificazione del Battesimo e dei Sacramenti; per questo, siamo tutti fratelli e come tali dobbiamo essere uniti nell'amore e nella carità.
Dobbiamo amare il prossimo con sincera carità. Ciò significa che il nostro amore deve essere universale, cioè senza esclusioni; sincero, deve procedere dal cuore; vero, si deve sforzare di procurare il vero bene al prossimo, e prima di tutto la liberazione dal peccato e dalla dannazione eterna, la salvezza e le grazie per meritarla; effettivo, non solo fatto di sentimenti e parole, ma soprattutto di opere. Spiega S.Giovanni: Figli miei, non amiamo a parole o con la lingua, ma con le opere e con verità. Se un fratello o una sorella sono nudi e mancano di cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: “Andate in pace, satollatevi” senza dar loro il necessario al corpo, che gioverà?
È tanto importante che il nostro amore verso il prossimo sia effettivo ed efficace, poiché Gesù Cristo nel giudizio universale premierà o castigherà secondo che si sarà praticata o no la carità effettiva.
RIFLETTO: Gli atti di carità meritano il premio di Dio quando sono compiuti in grazia di Dio e con retta intenzione.
*Siamo obbligati ad amare anche i nemici? Siamo obbligati ad amare anche i nemici, perdonando le offese, perché sono anch'essi nostro prossimo, e perché Gesù Cristo ce ne ha fatto espresso comando.
Che siamo obbligati ad amare anche i nemici, Gesù Cristo ce ne ha dato esempio innumerevoli volte durante la sua vita pubblica, e specialmente nel momento della Crocifissione, quando implorò dal Padre misericordia e Perdono per tutti quelli che lo avevano offeso, crocifisso e bestemmiato.
Per nemici si intende tutti quelli che ci hanno offesi ingiustamente e ci hanno fatto del male; anche loro sono nostro prossimo e nostri fratelli, perché anche loro sono creati da Dio e redenti da Cristo. Già nell'Antico Testamento si legge: “Non odierai il tuo fratello in cuor tuo” (Lv 19,17).
La legge dell'amore e del predono verso i nemici fu richiamata in tutta la sua purezza, resa più esplicita e perfetta da Gesù Cristo: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano” (Mt 5,44).
Amare i nemici significa ricambiare il male con il bene, non cercare la vendetta, non negare loro i segni comuni di amicizia come il saluto, pregare per loro, fare loro del bene, desiderare che siano partecipi di grazie e benedizioni, soccorrerli nel bisogno.
Perdonare i nemici non significa che non possiamo far valere i nostri diritti ingiustamente conculcati e chiedere la riparazione per i danni ingiusti subiti; l'importante è che quando dobbiamo ottenere giustizia, dobbiamo prima tentare la via amichevole, e solo se non ci riesce ricorrere alle vie legali. Ma mai lasciarsi guidare dallo spirito di vendetta!
RIFLETTO: Riuscirà a perdonare i nemici chi sin da fanciullo imparerà a dominare l'istinto di vendetta e del risentimento.
Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X