Carissimi fedeli,
Da sempre è stata abitudine della Chiesa, in tempi di calamità pubbliche e specialmente in tempo di epidemie, rivolgersi al Signore. Questa non è la prima e senza dubbio non sarà l’ultima della storia dell’umanità. Le epidemie hanno sempre qualcosa di inquietante perché, come i demoni, non vediamo chi ci attacca. E per questo la Chiesa volge lo sguardo al buon Dio, specialmente con questa messa molto antica, che celebriamo per chiedere a Dio di preservarci dal male.
Cosa la Chiesa chiede a Dio?
Cosa chiede la Chiesa durante queste preghiere? Chiede ovviamente a Dio di respingere queste malattie che ci attaccano; se ne siamo colpiti, che le vinciamo; se è l'ora della nostra morte, che ci incontri preparati. Ma non chiede solo questo; la Chiesa chiede anche la luce di Dio affinché, in occasione di questi avvenimenti, che sono sempre un po’ particolari e che sono spesso causa di disordine sociale, il cristiano manifesti la sua fede, la sua virtù, che è qualche volta messa alla prova: egoismo, mancanza di fiducia, di carità. Chiede anche l’aiuto di Dio per tutti coloro che, specialmente tra i cristiani, dovranno adempiere, in questi momenti difficili, al loro dovere di stato in maniera cristiana… penso soprattutto ai medici, agli infermieri, a tutti coloro che si prendono cura dei malati. È sempre stata una delle missioni della Chiesa infatti, chinarsi verso coloro che soffrono e verso i malati.
La Chiesa prega anche per le autorità pubbliche, perché questo tipo di prove, questo tipo di calamità, richiedono che siamo governati in modo giusto, con prudenza e con saggezza, anche se non condividiamo - lungi da questo - tutte le posizioni e le opinioni di chi ci governa. Ci sono momenti in cui dobbiamo chiedere al buon Dio, come diceva San Pietro, di illuminarli in modo che possiamo sottometterci a delle sante leggi.
Il significato di questi avvenimenti
La Chiesa inoltre prega affinché comprendiamo il significato di questi eventi. La nostra prima reazione deve essere quella di avere uno sguardo soprannaturale e qui la cosa più preoccupante, carissimi fedeli, non è tanto questa epidemia, non è tanto quello che sta accadendo, ma è vedere che la paura è entrata nella Chiesa, e con lei l’inquietudine e la mancanza di fede.
Non è questo il momento di svuotare le fonti d'acqua santa, non è questo il momento di chiudere le chiese, non è questo il momento di rifiutare la comunione ai fedeli o anche i sacramenti ai malati. Al contrario, è questo il momento per avvicinarsi a Dio, per capire il significato di queste calamità.
Da tempo immemorabile la Chiesa, in occasione di pestilenze ed epidemie, ha tenuto processioni pubbliche con manifestazioni di fede; questa è sempre stata l’occasione per la Chiesa di predicare la penitenza. Penitenza! Penitenza! Come nel bellissimo passaggio dell’Antico Testamento che abbiamo appena letto nell’epistola: il re Davide peccò di orgoglio, volendo censire il suo popolo per avere la soddisfazione di sapere che governava su una grande nazione. La conseguenza di questo peccato fu la punizione di Dio. Sì, perché Dio punisce, come un padre può punire i suoi figli. La punizione per questo orgoglio fu una terribile epidemia, ma non appena Dio vide che i cuori stavano ritornavano a Lui, Dio fermò la vendetta dell’angelo della malattia.
Il tempo della penitenza
È arrivata l’ora della penitenza. È questo il tempo di ritornare a Dio, tanto i giusti come i peccatori. Tutti dobbiamo fare penitenza. Dio non sempre castiga e gli eventi, le calamità, non sono sempre causati direttamente da Dio: questo può accadere in casi eccezionali. Sono le leggi della natura che causano queste cose: terremoti, epidemie. Queste sono le conseguenze del fatto che dopo il peccato originale l'uomo non è più padrone di tutto. Sì, l'uomo non è più padrone di tutto, miei cari fratelli.
Ma Dio, dalla venuta di Nostro Signore Gesù Cristo ha detto "Io vi proteggerò da queste calamità pubbliche, Io vi proteggerò se mi sarete fedeli". Il problema oggi, miei cari fratelli, non è che stiamo usando mezzi umani per cercare di respingere queste calamità, questo è del tutto normale, è nell'ordine delle cose. Il problema è che si dice a Dio: "Lasciaci in pace, lascia a noi il controllo". L'unico che ha la situazione "sotto controllo", come si dice oggi, è solo Dio. Quindi cosa fa Dio? Dio ci dice: "Voi non volete il mio aiuto? Bene, vedetevela voi!". È questa è la cosa peggiore.
Torniamo a rivolgere lo sguardo verso Dio
Come vi ho detto, questa non è la prima epidemia che sta vivendo il mondo e non è nemmeno la più grave. Pensate all'influenza spagnola alla fine della Prima Guerra Mondiale, che ha causato più di cinquanta milioni di morti! La Chiesa era in prima linea! Se siete un po' curiosi andate a vedere gli archivi fotografici dell'epoca. Vedrete le religiose che si prendevano cura dei malati e che indossavano già la famosa mascherina di cui tanto si parla oggi, niente di nuovo sotto il sole. I cristiani erano in prima linea per praticare la carità, a volte rischiando la vita.
Questa è l'opportunità per manifestare la propria fede. Durante questa terribile epidemia di influenza spagnola la Chiesa ha continuato a celebrare il culto, a utilizzare i sacramenti, i sacramentali, il ricorso all'intercessione dei santi, grande tradizione della Chiesa. Si deve fare lo stesso, miei cari fratelli. Non facciamo, ed ora è per noi sacerdoti che parlo, non facciamo come quei cattivi pastori che quando vedono il lupo - o il virus ... - apparire in lontananza, fuggono. Noi dobbiamo essere dei buoni pastori.
Vittime con Nostro Signore Gesù Cristo
Cari fratelli, ci chiediamo sempre quando ci sono delle catastrofi, perché anche i buoni sono colpiti. Non solo i peccatori, ma anche i buoni. Prima parlavo dell'influenza spagnola. Dobbiamo ricordare che fu durante questa terribile epidemia, che Giacinta e Francesco Marto, i due pastorelli di Fatima, morirono, in condizioni terribili, offrendo la loro vita per la conversione dei peccatori. Questa è una legge che durerà fino alla fine del mondo: il buon Dio ha bisogno di vittime, vittime che espiano in unione con Colui che è la Vittima per eccellenza: Nostro Signore Gesù Cristo.
Nel Vangelo gli apostoli interrogano Gesù su un massacro nel tempio di Gerusalemme. Dei Galilei erano andati lì per pregare ed offrire il sacrificio ed in questa occasione Ponzio Pilato li fece massacrare. Questo aveva “intrigato", come diciamo oggi, gli apostoli e i discepoli di Gesù. "Come degli uomini santi che offrono il sacrificio vengono massacrati? Che peccato commisero perché Dio li castighi in questo modo?” Allo stesso modo, gli apostoli interrogarono Gesù perché c'era stata una catastrofe a Gerusalemme, una torre era crollata, la torre di Siloe, facendo diciotto morti, e gli apostoli si erano posti la domanda "Cosa fecero per morire in quel modo, venendo in pellegrinaggio a Gerusalemme e venendo schiacciati così sotto una torre?” Qual è la risposta di Nostro Signore Gesù Cristo? Nostro Signore disse: “Pensate voi che quelli, sui quali cadde la torre e li uccise, fossero più colpevoli di tutti gli altri? ... No, vi dico; ma se non farete penitenza perirete tutti allo stesso modo". È questo ciò che dice Nostro Signore.
Le calamità sono la conseguenza dei peccati
Le calamità devono farci pensare che se non facciamo penitenza, moriremo tutti. Dio è buono, non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva. Le calamità pubbliche sono spesso la conseguenza dei peccati delle autorità pubbliche. Oggi abbiano ben ragione di preoccuparci, per tutte le leggi malvagie che si moltiplicano, tutte le violazioni della legge naturale, l'apostasia - anche nella Chiesa – a cui assistiamo oggi, non possono lasciare il buon Dio indifferente. Nell'Antico Testamento abbiamo persino visto gli ebrei che protestavano contro Dio quando non li puniva, perché dicevano: "Non ci ami più, Signore?". Non ci ami più ... loro preferivano la punizione di Dio al silenzio di Dio, e il silenzio di Dio è forse la cosa peggiore. Cari fratelli, per tutto il giorno in televisione ci vengono mostrate le curve di malati e di morti, ed è vero che è impressionante! Ma non dimentichiamo che, per esempio, recentemente, in un paese che non è così lontano da noi, in Belgio, in un anno tremila persone sono state sottoposte ad eutanasia, sono le cifre ufficiali, e tra loro pure dei bambini. Per non parlare del numero di aborti oggi. Tutti questi sono peccati che gridano al cielo. Miei cari fratelli, dobbiamo riflettere su questo, dobbiamo fare penitenza: Dio non vuole la morte del peccatore, ma vuole che si converta e viva.
Il modo tradizionale di affrontare le epidemie
Cari fratelli, tra voi ci sono forse persone che sono qui per la prima volta, ne ho incontrate alcune questa settimana. Sono persone a cui è stata negata la comunione nelle chiese perché chiedevano di riceverla in modo tradizionale in bocca, e vengono qui perché vogliono la comunione.
Vediamo qui la debolezza, per non dire altro, dei responsabili nella Chiesa. Non tutti, fortunatamente. Non c'è un maggior rischio di diffondere il virus con la comunione in bocca rispetto che in mano. Un vescovo negli Stati Uniti - fortunatamente lì ce ne sono ancora alcuni - ha ricordato in una lettera ai suoi fedeli: "Ho consultato un comitato di esperti, di medici, prima di scrivere questa lettera e loro dicono che la comunione in bocca non rappresenta un maggior rischio di contagio”.
La comunione non è fonte di morte. La comunione è la fonte di vita.
I fedeli hanno il diritto di ricevere la comunione in bocca, come è stato ricordato qualche anno fa dalla Santa Sede. Coloro che sono nella calamità non possono essere privati dei sacramenti. Quindi dico loro: qui sentitevi a casa, perché qui troverete sempre il solito modo tradizionale della Chiesa di affrontare le epidemie. Affidiamoci anche alla medaglia miracolosa, indossatela, fatela indossare. È un baluardo contro tutte le tentazioni del diavolo.
Fra poco, dopo la messa, avrete la possibilità di venire alla balaustra della comunione per ricevere la benedizione con le reliquie che abbiamo. Tra le altre, le reliquie di San Pio X, San Pio V, il nostro caro Santo Curato d'Ars, San Giovanni Eudes. C'è anche una reliquia di San Tommaso d'Aquino che celebriamo oggi. Non sono amuleti, ma è un modo per ricevere la protezione di questi santi, vivere in modo cristiano, sostenere la malattia ed esserne protetti, se questa è la volontà di Dio.
Tornare come dei bambini
Concludo dicendo che questa malattia ha una peculiarità, per come la vediamo oggi: sembrerebbe infatti che non colpisca, o almeno non seriamente, i bambini. C'è forse qui un segno di Dio, poiché nel Vangelo Gesù Cristo ci dice: "In verità vi dico: se non vi convertirete e non tornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli". Non entrare nel Regno dei Cieli significa essere dannati. Questo è il peggior pericolo! Questa è la peggiore delle calamità!
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia.
Padre Denis Puga
(traduzione di Elisa Carminati)
Omelia tenuta sabato 7 marzo 2020 nella chiesa di Saint-Nicolas-du-Chardonnet (Parigi) per la messa votiva "in tempo di epidemia"