Le conseguenze della nuova messa promulgata dal Concilio Vaticano II/2

Home / Rubriche / Mons. Marcel Lefebvre / Le conseguenze della nuova messa promulgata dal Concilio Vaticano II/2

La Chiesa, a cui nostro Signore ha legato il suo sacerdozio ministeriale per compierlo fino alla fine dei tempi, ha realizzato con amore e devozione il Sacrificio della Messa. Ha disposto le preghiere, le cerimonie, i riti per significare e difendere la nostra fede. Il Concilio di Trento ci insegna: “Essendo la natura dell'uomo tale che non può facilmente e senza qualche aiuto esterno elevarsi alla meditazione delle cose divine, la Chiesa, come una buona madre, ha stabilito certi usi, come il pronunciare alla Messa delle parole a bassa voce, altre in tono più alto; ed essa ha introdotto seguendo la disciplina e la tradizione degli Apostoli, delle cerimonie come le benedizioni, i ceri, le incensazioni, i paramenti, e diverse altre cose simili, per rendere con esse più presentabile la maestà di un così grande sacrificio e per eccitare gli animi dei fedeli alla contemplazione, attraverso questi segni sensibili di pietà e religione”. La desacralizzazione ha avuto luogo innanzitutto:

1. con l'uso della lingua corrente. L'eliminazione della lingua sacra che era il latino ha in qualche modo reso profana la santa Messa, e ne ha fatto qualcosa di non più veramente sacra;

2. con il pronunciare le preghiere ad alta voce durante tutta la Messa. Non ci sono più momenti di silenzio, non ci sono più parole pronunciate a bassa voce dal sacerdote. Il Concilio di Trento fa riferimento alle diverse preghiere del Santo Sacrificio della Messa che sono dette segretamente e che invitano alla meditazione sul grande mistero che vi si realizza;

3. con l'introduzione della tavola al posto dell'altare. L'altare, per essere considerato tale, in principio doveva essere una pietra. Si offre il sacrificio su una pietra. Ora la pietra d'altare è stata soppressa, non è più obbligatoria, e oggi l'altare è sostituito da un semplice tavolo;

4. con la posizione del sacerdote. La messa verso il popolo non invita per nulla al raccoglimento in rapporto al mistero che accade. Il sacerdote stesso è distratto dalle persone che ha davanti. E le persone sono distratte dal sacerdote, soprattutto se quest'ultimo agisce in modo un po' vivace, in po' disordinato, o in un modo poco rispettoso. Almeno, quando il sacerdote voltava le spalle, non si notava. Vi è qui ancora una diminuzione del carattere sacro della messa;

5. con la distribuzione dell'Eucarestia sulla mano e da parte dei laici. La distribuzione dell'Eucarestia da parte dei laici e sulla mano non solo diminuisce il carattere sacro della santa Eucarestia, ma ha un carattere sacrilego. E' uno degli esempi che S. Tommaso fa sul sacrilegio. Si dirà che ora è la Chiesa che lo permette, ma la Chiesa non può permettere una tale manipolazione della santa Eucarestia;

6. con la semplificazione dell'abito del celebrante. Oggi, nella maggior parte dei casi, non ci sono praticamente più paramenti. […] Non si tratta ancora di desacralizzazione? La bellezza dei paramenti manifesta anch'essa il carattere importante e nobile della consacrazione.

La concelebrazione, lungi dal dare dignità alla Messa, la rende banale, comune. Il fatto che i sacerdoti stendano semplicemente la mano al momento della consacrazione non è degno e rispettoso nei confronti della santa Eucarestia e del santo Sacrificio. Infine, la molteplicità dei canoni autorizzati, toglie ugualmente quel carattere fisso, quel carattere di tradizione che aveva il Canone della Messa, per cui il Concilio di Trento ha detto che non vi è nulla di così santo, di così bello come il Canone latino. La molteplicità dei Canoni ha diminuito il carattere sacro del Canone. […] Fino ad ora, in tutte queste considerazioni sul Novus Ordo Missæ, ho menzionato solo le cose ufficiali. Non sono delle creazioni, delle invenzioni fatte da qualche sacerdote, ma si tratta di ciò che è ufficialmente autorizzato da Roma. Allora, evidentemente, non parlerò della creatività, creatività di cui Roma ha d'altronde parlato, soprattutto mons. Bugnini, come se la liturgia dovesse sempre essere in evoluzione, in movimento. Ma non parliamo di questo, perché allora bisognerebbe parlare per giorni e giorni. D'altra parte si può dire senza alcuna esagerazione che la maggioranza delle messe celebrate senza la pietra sacra, con suppellettili comuni, con pane fermentato, con interpolazione di discorsi profani nel corpo stesso del Canone, ecc, sono sacrileghe, e pervertono la fede, sminuendola. La desacralizzazione è tale che queste messe possono arrivare a perdere il loro carattere sovrannaturale, il “mistero della fede”, per non essere più che degli atti di religione naturale.

Questo spiega perché le messe attuali sono soventi così vuote, così piatte. I fedeli hanno l'impressione di assistere ad una scenetta, ad un teatro, a qualche cosa che a volte sembra bello e ben fatto, ma che non ha più quel sapore soprannaturale, quel senso del divino, del sacro che esisteva un tempo nel mistero del Santo Sacrificio, perché poco a poco se ne è fatto un pasto, si è eliminato il Sacrificio, la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. I cambiamenti che hanno avuto luogo nella Chiesa ci tolgono tutta questa teologia, tutta questa realtà divina, tutta questa presenza del Cielo tra noi e invece di salire nell'eternità – visto che Dio ha voluto venire in mezzo a noi per farci già partecipare all'eternità venendo nei nostri cuori – ci fanno rientrare, in qualche modo, nel tempo e in mezzo agli uomini. Queste messe somigliano più a delle riunioni umane che a manifestazioni di culto divino. Ed è questo, penso, il problema fondamentale che ci deve oggi preoccupare. Se non c'è più il Cielo sui nostri altari, se non c'è più il Cielo nei nostri cuori, allora ricadiamo nel tempo, tra gli uomini. Si avrà un bel parlare di “dignità umana”, di “uomini adulti nella fede”: tutto questo sarà vuoto, vuoto di senso, vuoto di realtà divina. Per questo la civiltà cristiana non può più svilupparsi ed è per questo che non ci sono più vocazioni sacerdotali, né vocazioni religiose, perché Dio non è più presente tra noi.

 


Mons.Marcel Lefebvre, La Messa di sempre, editrice Ichthys 


Documento stampato il 24/11/2024