La Chiesa, che ogni anno rinnova nella sua liturgia il ricordo degli avvenimenti della vita del Salvatore, ai quali ci invita a partecipare, celebra nella festa di Pasqua il trionfo di Gesù, vincitore della morte.
Questo, come tutti sanno, è l'avvenimento centrale di tutta la storia, è il punto verso il quale tutto converge nella vita di Cristo, ed è anche il punto culminante della vita della Chiesa e del suo Ciclo liturgico.
La Risurrezione del Salvatore è la prova più luminosa della sua divinità, perché bisogna essere Dio per poter, come diceva Gesù, “lasciare la propria vita e riprenderla di nuovo”.
La fede nella Risurrezione di Gesù è dunque la base stessa della fede cristiana. Infatti la Pasqua di Cristo, ossia il suo passaggio dalla morte alla vita e dalla terra al cielo, è la consacrazione definitiva della vittoria che l'uomo, l'umanità intera hanno riportato in Gesù sul demonio, sulla carne e sul mondo. Infatti, noi siamo morti e risuscitati con Lui.
Effettivamente la virtù di questi misteri opera nei fedeli durante tutta la loro vita, e più specialmente durante il Triduo pasquale allo scopo di farli passare dal peccato alla grazia e più tardi dalla grazia alla gloria.
Il martirologio romano dichiara che “la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne è la Solennità delle Solennità e la nostra Pasqua”. Questa formula è il degno riscontro di quella che a Natale annunziava la nascita del Messia, poiché il Ciclo di Natale, cronologicamente il primo, logicamente dipende da quello di Pasqua.
Dio si è fatto uomo (Natale) per far noi tutti partecipi della divinità (Pasqua). Nell'incarnazione era l'anima di Gesù che nasceva alla vita divina, godendo della visione beatifica; nella risurrez<ione era il suo corpo che, a sua volta, entrava nella gloria di Dio. E come Gesù, nascendo in modo miracoloso dal seno di Maria, inizia la sua vita mortale, così risorgendo miracolosamente dal sepolcro, inizia la sua vita gloriosa.
Perciò la settimana di Pasqua è la festa dei Battezzati e la Chiesa, concentrando tutte le sue cure di madre su questi che san Paolo chiama “i suoi neonati”, li fortifica, dando loro, insieme all'Eucarestia, per sette giorni consecutivi, alcune istruzioni riguardanti la Risurrezione, modello della nostra vita soprannaturale.
“Se siete risuscitati con Cristo – dice san Paolo – ricercate le cose celesti e non le cose di questa terra”.
“Mortificate le vostre membra, spogliatevi dell'uomo vecchio e rivestitevi del nuovo”.
Dunque conclude sant'Agostino: “quando deponete la veste bianca del Battesimo, custoditene sempre il candore nell'anima vostra”.
Il Tempo pasquale rappresenta dunque un'epoca di rinnovellamento. In corrispondenza col periodo di quaranta giorni, nel quale dopo la sua Risurrezione, Gesù stabilì la sua Chiesa, esso ci ricorda più specialmente la Chiesa nascente.
Al Ciclo dell'incarnazione, nel quale noi adoriamo il Figlio di Dio fatto Uomo, corrisponde il Ciclo della redenzione, in cui con la sua immolazione, Egli ci merita la grazia.
I tempi della Settuagesima, della Quaresima e della Passione, sono i tempi della lotta e della vittoria. Il Tempo pasquale glorifica la vita divina che penetra e trasfigura l'umanità di Gesù Cristo nella sua Risurrezione e nella sua Ascensione.
Il tempo della Pentecoste ci mostra lo Spirito Santo che alimenta le nostre anime con questa vita divina e ci prepara alla Risurrezione futura, allorchè questa vita si manifesterà nei nostri corpi. Infatti tutti ricevevano una volta i Sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucarestia nel giorno della Risurrezione del Redentore o nel giorno di Pentecoste, che ricordavano loro, ogni anno, il doppio anniversario del trionfo di Cristo e del suo Corpo mistico.
Il Ciclo di Pasqua rievoca ogni anno il ricordo del nostro Battesimo, della nostra prima Comunione e della nostra Cresima; esso deve farci penetrare sempre più nella divina nuova vita che avrà il suo pieno sviluppo all'ultima venuta di Gesù.
Il Tempo pasquale è una figura del cielo, un irradiamento della Pasqua eterna, fine ultimo della nostra esistenza. E la Chiesa, che piangeva al tempo della Passione su Gesù e sui peccatori, ha adesso un doppio motivo di gioia, poiché Gesù è risuscitato e gli sono nati numerosi figliuoli. Questa allegrezza ci fa pregustare quella della nostra risurrezione e del nostro ingresso nella Patria celeste, dove il Maestro è andato a prepararci un posto, verso il quale lo Spirito Santo, che Egli manda, ci condurrà.
(Dal messale Romano quotidiano, testo latino completo e traduzione italiana di S.Bertola e G. Destefani - commento di D.C.Lefebvre O.S.B. - edizione aggiornata 1962 - Edizioni S.Francesco di Sales)