[Editoriale n.6 - aprile 2018]
Si parla ormai da anni di crisi della Chiesa ma la sensazione è che ci sia ancora una grande confusione anche in chi ne denuncia l'esistenza o si impegni per contribuire a risolverla. Confusione perché persino tanti sacerdoti (persino vescovi/cardinali) e laici (persino intellettuali) dibattono degli effetti e non delle cause generante la crisi. Spesso si confondono le une con le altre, ed allora tutto si fa più contorto, confusionario, perditempo.
In questi anni in cui la Fede è eclissata nei cuori di tanti chierici e fedeli, si punta il dito contro un papa e le sue continue esternazioni che rasentano l'eresia (a volte) o la realizzano in pieno (spesso) ma si dimentica che prima del suo avvento al soglio di Pietro la chiesa già da tempo stava gemendo sotto i colpi di una crisi spaventosa. Solo chi possiede un intelletto volontariamente accecato non era e non è in grado di vedere la realtà per quanto nuda e cruda si presenti in tutta la sua evidenza.
Fior di scrittori, saggisti e affermati studiosi che si prefigurano di difendere la Chiesa dalla crisi in atto condannano solo il gran disastro provocato da un elefante argentino che si muove in un negozio di cristalli. Senza accorgersi che da molto tempo prima in quella cristalleria sono venuti a mancare gli oggetti più preziosi, sottratti con destrezza sotto il naso di questi “scrupolosi” difensori della Fede.
Senza tanti giri di parole, il Bergoglio di turno non ci scandalizza nemmeno più di tanto: fa il suo lavoro, chiaramente e coerentemente, che è quello di realizzare e completare il programma avviato con il Concilio Vaticano II. Ma anche i suoi predecessori hanno fatto la medesima cosa differenziandosi semmai nelle sue modalità attuative: hanno operato in punta di piedi, con destrezza appunto, riuscendo nel difficile compito di sottrarre ai fedeli la liturgia (e minando in più punti la dottrina) cattolica e al tempo stesso riuscendo a farsi ricoprire di elogi proprio da coloro che oggi attaccano con veemenza Papa Francesco, il pontefice spietato dai modi rozzi (ma altrettanto efficaci).
Guai a scomodare i suoi predecessori, nonostante le novità conciliari siano state veicolate dai loro pontificati, guai a menzionare soprattutto Papa Giovanni Paolo II e il suo dimissionario successore: gli intoccabili! Gli infervorati alla “Socci” vi sbraneranno... E così pure faranno quei pochi vescovi che pur ammettendo lo sfacelo che appare oggi nella chiesa mai ammetteranno di che si tratta e lo chiameranno col suo nome.
Questi sopravvalutati difensori della Tradizione, oltre a non accorgersi che ancora oggi contribuiscono a picconarla invece di difenderla, stupiscono per la loro contraddittorietà o ingenuità.
Non si capisce se non vogliono o se non riescono a denunciare il cuore del problema, vale a dire ciò che genera la crisi in atto: la sostituzione della vera Messa istituita da Nostro Signore e tramandata fino a noi dal Magistero della Chiesa, con quella fabbricata da mani umane e da menti corrotte appartenenti alla neo chiesa nata dal Vaticano II e sempre più materializzatasi nel postconcilio. La crisi è qui riassunta: solo cambiando la Sacra Liturgia si può cambiare la religione cattolica. E così è stato fatto.
Se la S.Messa è il vangelo vivente, è la sola fonte di grazia indispensabile per la vita di ciascun essere umano, è l'unica cosa, più importante anche del sole, di cui il mondo non può rimanerne privo - come disse Padre Pio-, allora per chi vuole la distruzione del cattolicesimo e la perdizione delle anime non vi è che una sola via certa ed estremamente efficace: la distruzione di quella S.Messa.
Il Concilio Vaticano II è stato necessario per poter mettere mano alla Sacra Liturgia col risultato che la nuova messa – come sosteneva Mons.Lefebvre – impregnata com'è di spirito protestante, porta in sé un veleno pregiudizievole alla Fede. Ma è solo per mezzo della Fede che si salva l'anima e si accede al Paradiso eterno. Senza di Essa l'uomo è spacciato, avvelenato dal peccato.
Lo stesso veleno è il filo conduttore di tutte le riforme attuate in nome del Vaticano II nella neo chiesa conciliare. “Quanti fedeli, quanti giovani preti, quanti vescovi hanno perduto la fede a partire dall'adozione delle riforme! Non si contrariano la natura e la fede senza che esse si vendichino” appuntava ancora Mons.Lefebvre.
Ecco l'ammissione (già nel 1967 ossia prima della Nuova Messa che fu imposta nel 1969) di uno dei principali ispiratori del Concilio Vaticano II, Henri De Lubac: «Vediamo che oggi la Chiesa si trova di fronte ad una grave crisi. Col nome di nuova chiesa, di chiesa postconciliare, è una chiesa diversa da quella di Gesù Cristo che talvolta si cerca di instaurare: una società antropocentrica minacciata di apostasia immanente e che si lascia trascinare in un moto di capitolazione generale, col pretesto di ringiovanimento, dell’ecumenismo e dell’adattamento».
Ma questa realtà è disconosciuta dagli accusatori di papa Francesco. Non può dunque che rammaricare il fatto che nel mondo cosiddetto conservatore o etichettato da stampa e tv come "tradizionale", si annoverano non pochi presunti difensori della fede cattolica che se ne guardano bene dall'affrontare il problema centrale. Essi parlano di crisi della chiesa, certamente, di nuova pastorale, senza dubbio, di nuova dottrina anche, ma mai di nuova messa.
Ignorando i fedeli che resistono al cambiamento liturgico (e dottrinale) imposto dal Concilio Vaticano II, e che sono perseguitati a destra e a manca. Perseguitati perché intendono salvaguardare la vera Messa cattolica; possibilmente annientati come accaduto ai Francescani dell'Immacolata quando furono investiti da una veemente persecuzione non appena la loro spiritualità si orientò alla Tradizione riabbracciando e celebrando la Messa di sempre.
Questa è la questione: è la Messa il cuore del problema, il cuore della crisi della chiesa. È la Messa cattolica ciò che è più odiato al mondo dal demonio e, di conseguenza, dal suo clero.
Non comprendendo o non affrontando di petto il cancro da cui traggono origine tutti gli altri mali della chiesa, non si otterrà che l'inevitabile risultato: la crisi di fatto proseguirà, continuerà l'opera demoniaca di una nuova chiesa che perseguiterà quella vera riducendola sempre più al lumicino, come scritto sul Vangelo e predetto da molte profezie. Questo sta già accadendo sotto lo sguardo dei cosiddetti vescovi e intellettuali “conservatori”: conservatori di che?
Un'amara costatazione, che certo impone a tutti profonde riflessioni: una volta chiesero a Santa Bernardette, la veggente di Lourdes: "Di che cosa hai paura? Del futuro, della guerra, della Russia?". La santa, che aveva visto la santa Vergine 18 volte, rispose: "Io non temo nulla di tutto questo; io ho paura solo dei cattivi cattolici".
* Breve esame critico del «Novus Ordo Missæ» presentato al Pontefice Paolo VI dai Cardinali Ottaviani e Bacci: la nuova Messa è per molti versi “un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino, il quale, fissando definitivamente i «canoni» del rito, eresse una barriera invalicabile contro qualunque eresia che intaccasse l’integrità del magistero”.
La Redazione