III - Il cristiano deve fuggire il male

Home / Rubriche / Istruzioni per il buon cristiano / III - Il cristiano deve fuggire il male

Il vero ed unico male è il peccato.

Il peccato è originale, oppure attuale. L'originale è quello commesso da Adamo ed Eva nostri primi padri, e che si è trasmesso anche a noi tutti, come per eredità. Maria SS. fu preservata per un privilegio specialissimo da questo peccato. Il peccato attuale poi è quello che il peccatore stesso commette di propria volontà con offendere la legge di Dio. Se l'offesa è grave, il peccato è mortale, e perciò priva l'anima della divina grazia, la fa nemica di Dio e meritevole dell'Inferno. Se l'offesa è leggera, il peccato è veniale; e questo, se non ruba all'anima la vita spirituale, la ferisce però, raffredda in noi la carità ed insieme offende Dio.

Il peccato attuale può commettersi in pensieri, parole, opere e omissioni di quanto si è in dovere di fare. Perché un peccato sia mortale, devono esservi tre cose: Gravità di materia, ossia far cosa notabilmente contraria alla legge di Dio o della Chiesa, o veramente creduta tale; Piena avvertenza, cioè conoscere perfettamente di fare un gran male; Pieno consenso, cioè deliberatamente volere commettere il peccato.

Non dobbiamo infine aver paura solamente del peccato mortale e far poco conto del veniale, mentre è da sapersi che il peccato veniale non solo è offesa a Dio (si dice veniale ossia peccato leggero, perché non contiene tanta malizia come il peccato mortale) ma può ancora diventar mortale: 1° quando si pecca per normale disprezzo della legge o del legislatore; 2° quando chi lo commette, lo crede ignorantemente mortale, oppure è disposto in cuor suo a commetterlo, benché fosse mortale; 3° quando chi pecca si propone un fine mortalmente cattivo; 4° quando dal peccato veniale si prevede, o si può prevedere una qualche grave conseguenza cattiva o grave scandalo; 5° quando il peccato veniale cagiona prossimo pericolo di peccato mortale o altro grave danno.

I peccati ossia vizi capitali sono sette: Superbia, cui si oppone l'umiltà; Avarizia, cui si oppone la generosità; Lussuria, cui si oppone la castità; Ira, cui si oppone la pazienza; Invidia, cui si oppone la fraterna carità; Gola, cui si oppone la sobrietà; Accidia, cui si oppone la diligenza e il fervore nel servizio di Dio.

I peccati contro lo Spirito Santo sono sei: Disperazione della salvezza; Presunzione di salvarsi senza merito; Impugnare la verità conosciuta; Invidia della grazia altrui; Ostinazione nei peccati; Impenitenza finale.

I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono quattro: Omicidio volontario; Peccato carnale contro natura; Oppressione dei poveri; Defraudare la mercede agli operai.

Noi ci rendiamo colpevoli del peccato altrui in dieci modi: 1° col consigliare il peccato; 2° coll'istigare al peccato; 3° col comandare agli altri di peccare; 4° col consentire all'altrui peccato; 5° col permettere il peccato, potendo impedirlo; 6° col non castigare il peccato, avendone il dovere; 7° col lodare l'altrui peccato; 8° col difendere il peccato; 9° col partecipare al peccato; 10° col tacere il peccato, quando vi è l'obbligo di manifestarlo.

Le cose necessarie per ben confessarsi (premessa l'orazione, al fine di ottenere la grazia di ben conoscere e detestare i peccati con vero dolore) sono cinque: Esame, che è una diligente ricerca dei peccati commessi dopo l'ultima Confessione ben fatta; Dolore, che è un vivo dispiacere di aver offeso Dio, e deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale; Proponimento, che è una volontà risoluta di non offendere più Dio, e deve essere fermo, universale, efficace; Confessione, che è un'accusa dei propri peccati, fatta ad un Sacerdote approvato, per ottenere l'assoluzione, e deve essere breve, intera, umile, sincera, prudente; Soddisfazione, o anche detta penitenza, e deve essere intera, devota, e pronta cioè fatta nel tempo fissato dal Confessore, o se non fu fissato tempo alcuno, il più presto possibile.

Gli effetti della Confessione ben fatta sono tre: 1° ci libera dalla colpa, dalla schiavitù del demonio e dalla pena eterna; 2° ci restituisce l'amicizia con Dio, la pace dell'anima, i meriti mortificati, cioè quelli che abbiamo guadagnati, essendo in stato di grazia; 3° ci fortifica, per estirpare le abitudini cattive, per superare le tentazioni, per praticare le virtù.

Le opere con cui possiamo soddisfare alla divina giustizia per i peccati commessi sono tre: 1° l'Orazione, che comprende tutti gli esercizi di religione e di pietà, come la orazione vocale e mentale, il sacrificio della santa Messa, la devota partecipazione ai Sacramenti, la lettura spirituale, l'attenzione alla divina parola, l'assistenza ai divini uffici, ed altre tali pratiche; 2° il Digiuno, che comprende le mortificazioni, i travagli e patimenti del corpo e dell'anima per amore di Dio; 3° le Elemosine, che comprendono tutte le opere di misericordia corporali e spirituali ed ogni aiuto e servizio che rendiamo al prossimo per amore di Dio.

Le disposizioni necessarie per comunicarsi bene sono tre: Essere in grazia di Dio; Essere digiuno il tempo minimo di un'ora prima di ricevere la Comunione; Sapere quello che si va a ricevere, che è il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo, ed accostarsi dunque con fede e devozione.

I Novissimi sono quattro: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso.


Manuale di Filotea


Documento stampato il 30/10/2024