Non rubare

Home / Dottrina Cattolica / Catechismo di S.Pio X / Non rubare

Che ci proibisce il settimo Comandamento? Il settimo Comandamento ci proibisce di danneggiare il prossimo nella roba: perciò proibisce i furti, i guasti, le usure, le frodi nei contratti e nei servizi, e il prestar mano a questi danni.

Per “roba” si intende qualsiasi bene materiale, beni immobili (come le case, i terreni) e mobili (denaro, vesti, animali, strumenti, ecc.). Si può recare danno al prossimo nella roba sia direttamente (con frodi, furti, guasti, usure) sia indirettamente (cooperando con altri per recar danno).

Vediamo più nello specifico i modi principali di danneggiare il prossimo nella roba:

1. Furti. Il furto consiste nel togliere di nascosto la roba al legittimo padrone, contro la sua volontà. E' furto prendere la roba altrui di nascosto contro la ragionevole volontà del padrone. In alcuni casi particolari, invece, non vi è furto, e sono: quando il padrone non potrebbe ragionevolmente opporsi, non vi è furto (per es., se per non morire di fame si prende qualcosa da mangiare dalla dispensa di un altro che invece è ben fornito, non vi è furto, anzi il padrone in questo caso, se ne ha la possibilità, dovrebbe aiutarti); se un tuo debitore, pur potendo, si rifiuta di pagare quanto ti deve, e non hai le prove per ricorrere ai tribunali, non è furto riappropriarsi di ciò che ti è dovuto per compensare il tuo diritto.

La gravità del furto dipende dal valore della cosa rubata. Si ritiene peccato grave quando si ruba qualcosa il cui valore in denaro sarebbe sufficiente per dare da vivere per un giorno al danneggiato e alla sua famiglia.

In certi casi è peccato grave anche rubare cose di un valore minimo per il danno che arreca il furto. Ad esempio, se si ruba un portafoglio e in questo non vi è che un biglietto per il treno, di valore irrisorio ma utilissimo alla persona danneggiata per poter andare al lavoro, il furto ha impedito all'operaio di potersi recare al lavoro e così di guadagnare la giornata, perciò il furto ha materia grave.

Quando si rubano cose sacre (calici, pissidi, ostensori, ecc.), al peccato di furto contro la giustizia si somma il peccato di sacrilegio, contro la religione.

Il furto diventa rapina quando il ladro si impossessa della roba altrui con la violenza. In questo caso, la rapina è peccato più grave del furto, perché oltre alla giustizia, offende anche la carità in modo grave.

2. Guasti. Pecca contro il settimo Comandamento chi, per qualunque motivo (vendetta, ignoranza colpevole, scherzo, capriccio, ecc.), guasta la roba altrui. Peccano in questo modo gli operai, i medici, gli avvocati, gli impiegati, i notai, ecc. che trascurano gli interessi dei loro padroni o clienti; tutti quelli che danneggiano per malizia o per trascuratezza colpevole le cose e gli strumenti di lavoro dei loro padroni; i custodi che trascurano di sorvegliare; i dazieri, i doganieri, le guardie di finanza che favoriscono o non impediscono le evasioni fiscali; coloro che danneggiano la proprietà dove lavorano; tutti quelli che sperperano il denaro e le cose delle pubbliche amministrazioni, ecc.

3. Usure. L'usura consiste nell'esigere un interesse esagerato per denaro o cose imprestate ad altri. Si può onestamente esigere un interesse per compensare il guadagno che non si fa e si potrebbe fare impegnando il denaro in altro modo, e anche per il pericolo cui si espone il denaro prestato.

Peccato simile all'usura commettono quei commercianti che approfittano del bisogno del prossimo per trarne sproporzionati guadagni. Vi sono potenti organizzazioni nazionali e internazionali che aumentano e diminuiscono i prezzi a capriccio, senza che nessuno possa reagire, perché tutti i generi di una data specie sono nelle mani di questi imperatori del commercio. Dio ha maledetto ogni specie d'incettatori: Colui che nasconde il grano (per renderlo più raro sui mercati e aumentarne il prezzo) sarà maledetto dai popoli, e la benedizione passerà sul capo di quelli che lo vendono (Pro 11, 26).

4. Frodi nei contratti e nei servizi. La frode consiste nell'ingannare gli altri con raggiri per il proprio vantaggio. Peccano di frode tutti quelli che ingannano nei pesi e nelle misure, che fabbricano o spacciano monete false, che pagano le merci a meno di ciò che valgono e le vendono ad un prezzo esagerato. Nella compravendita c'è un prezzo massimo e uno minimo delle merci: comprare pagando meno del prezzo minimo e vendere sopra il prezzo massimo è peccato di frode.

Sono fraudolenti anche quelli che nascondono i difetti della loro merce, coloro che spacciano una falsa merce per una vera, quelli che falsificano i documenti (come testamenti, cambiali, assegni bancari) o corrompono i testimoni in giudizio.

Vi sono anche le frodi nei servizi, come quelle dei manovali, impiegati, che approfittano della fiducia del padrone per trascurare il lavoro o la sorveglianza sulle cose loro affidate, appropriandosi di una paga non guadagnata.

5. ...e prestar mano a questi danni. Così come sono proibiti i danni diretti alla roba (sopraelencati) è proibito anche danneggiare la roba indirettamente, per mezzo della cooperazione prestata a chi danneggia direttamente. S. Tommaso enumera diverse specie di danno: lodare chi danneggia in modo da spingere a farlo, rimproverare affinché altri si decida a far danno, acconsentire al danno da parte di chi ha il compito d'impedirlo, tenere presso di sé la roba rubata, dare i mezzi necessari per danneggiare o rubare, non manifestare chi sia il ladro o il danneggiatore quando c'è la possibilità e il dovere di dirlo.

RIFLETTO:

E' bene sin da subito infondere nei fanciulli un profondo senso della giustizia e un odio contro il peccato che la offende: che si abituino subito a non commettere neanche il più piccolo furto, nemmeno nei giochi con altri bambini.

Che ci ordina il settimo Comandamento? Il settimo Comandamento ci ordina di restituire la roba degli altri, di riparare i danni colpevolmente arrecati, di pagare i debiti e la giusta mercede agli operai.

Nel sacramento della Confessione, non è possibile perdonare il peccato di furto se colui che si confessa, potendo, non restituisce la roba rubata, perciò non è sinceramente pentito del male fatto.

Si deve restituire la cosa rubata. Se il ladro non l'ha più, allora deve dare il compenso corrispondente al valore dell'oggetto rubato e ai danni arrecati.

Si devono restituire al legittimo proprietario anche gli oggetti trovati. Ad esempio, se per strada trovi un portafogli non sei obbligato a raccoglierlo, ma se lo fai devi cercare il padrone, perché altrimenti trattieni ingiustamente la roba degli altri. Se poi non trovi il padrone, allora puoi tenere l'oggetto trovato, ma è meglio non appropriarsene: piuttosto, dallo ai poveri o sfruttalo per qualche opera buona.

Anche chi colpevolmente arreca danno diventa un ingiusto danneggiatore e deve riparare. Una guardia che non sorveglia la proprietà affidatagli, deve riparare ai danni che i ladri hanno arrecato. Se più persone hanno collaborato ad arrecare danno, tutte quante devono ricorrere alla riparazione, e ciascuna è tenuta a riparare interamente il danno, se gli altri trascurano la loro parte.

Quando non sia possibile ritrovare la persona danneggiata, la riparazione dev'essere fatta in favore degli eredi, e in mancanza di questi ai poveri.

Chi ha avuto un prestito in denaro o in altre cose, deve restituire nel tempo stabilito con gli interessi pattuiti; l'oggetto preso dev'essere restituito in buono stato, e se durante l'uso si è deteriorato, si devono riparare i danni; se si è perduto l'oggetto, si deve pagare il valore corrispondente.

Infine, è obbligatorio pagare la giusta mercede agli operai quand'essi hanno compiuto diligentemente il loro lavoro. La paga dev'essere giusta e deve compensare veramente il lavoro svolto. Chi defrauda la mercede giusta agli operai, costringendoli ad accettare paghe insufficienti, commette uno dei peccati più gravi, che grida vendetta al cospetto di Dio. Una delle cause principali della perenne lotta tra lavoratori e datori di lavoro è il peccato di quelli che defraudano i lavoratori della giusta mercede. Ma anche il lavoratore che trascura l'obbligo di giustizia di prestare l'opera pattuita e nel modo stabilito pecca gravemente! Quanti pretendono di avere lo stipendio senza fare ciò per cui vengono pagati!

RIFLETTO:

Sia chiaro! Non c'è perdono senza restituzione e, quando non è possibile, senza riparazione!

ESEMPIO:

Sant'Eligidio, prima di diventare vescovo di Noyon in Francia, era un orefice di grande valore. Un giorno, il re Clotario gli commissionò una sedia regale preziosissima e gli diede molto oro e gemme per farla. Eligidio fece un capolavoro, e avanzò tanto oro e gemme da poter realizzare una seconda sedia uguale alla prima. Quando presentò il primo seggio, il re ne fu tanto meravigliato che non voleva credere ai suoi occhi, ma il suo stupore non ebbe più limiti quando Eligidio presentò anche il secondo seggio. Se il santo avesse voluto approfittare dell'oro e delle gemme avanzate, chi mai lo avrebbe scoperto? Quando ebbe in dono dal re Dagoberto I un terreno, Eligidio volle erigervi un convento, e siccome gli abbisognava anche una piazzetta attigua, la ottenne in dono dal re. Ma quando nel mezzo della costruzione si accorse che la piazzetta comprendeva un palmo di terreno in più di quello chiesto, fece sospendere i lavori e si recò dal sovrano per chiedere in dono anche quel palmo di terreno. Dagoberto ammirò molto quella delicatezza di coscienza e indicò l'esempio del santo a tutti i suoi ufficiali e cortigiani.

Chi potendo, non restituisce o non ripara, otterrà perdono? Chi potendo, non restituisce o non ripara, non otterrà perdono, anche se a parole si dichiari pentito.

San Gregorio VII scrive: “Chi vuole pentirsi deve davvero avere la volontà risoluta di osservare la legge divina; e chi, potendo, non restituisce, non è pentito dei suoi falli, né osserva il settimo comandamento del Signore”. Sant'Agostino aggiunge: “Se si può restituire la roba rubata e non si restituisce, la confessione sacramentale non giova a nulla”.

Quando non è possibile restituire o riparare il danno arrecato per impotenza fisica (sei caduto in miseria) o per impotenza morale (il restituire ti costerebbe la vita o la reputazione) si può differire la restituzione o la riparazione finché non sia possibile.


Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X


Documento stampato il 30/10/2024