È ormai prossima la scadenza annuale per la compilazione della dichiarazione dei redditi e della connessa scelta in merito alla destinazione dell’otto per mille. Per un cattolico si pone la questione se abbia ancora senso operare una scelta a favore della chiesa cattolica o effettuare le cosiddette offerte deducibili. A mio avviso, la risposta non può che essere negativa e mi piacerebbe che sulla questione si aprisse una discussione sui media e social che potremmo definire “di area”
Personalmente, da anni ormai ho smesso di fare la tradizionale offerta per il sostentamento del clero e questo è il secondo anno in cui non firmo più per attribuire l’otto per mille alla Chiesa Cattolica. Troverei infatti imperdonabile sovvenzionare un organismo che nella maggioranza dei suoi massimi rappresentanti ha assunto posizioni chiaramente incompatibili con gli insegnamenti che da sempre la Tradizione cattolica tramanda. Gli esempi sono infiniti.
Da tempo la neochiesa ha adottato in molte comunicazioni ufficiali la logica dello “sviluppo sostenibile” e della “salute riproduttiva”, termini che da sempre fungono da cavallo di Troia delle ideologie antiumane promosse dall’Onu e dalle altre organizzazioni internazionali.
Da tempo la neochiesa, tra annuncio della verità e accomodamento rispetto alle esigenze del mondo, ha scelto il secondo (insuperata rimane la perla del signor Galantino: “Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l’interruzione della gravidanza” – Il Giorno del 12 maggio 2014).
Solo per restare al 2017-2018 ecco altri esempi.
il nuovo generale dei Gesuiti che non sa bene cosa abbia detto Gesù e quindi ha bisogno di grandi dosi di discernimento per estrarre dai miti del passato quelle affermazioni che l’uomo di oggi possa capire (“Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù… a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole”)
Il signor Paglia, nel 2016 messo a capo della Pontificia Accademia per la vita, che lavora alacremente per cambiarne finalità e principi (è quello che parlando di Pannella ha detto: “uomo di grande spiritualità”, “ha speso la vita per gli ultimi”, “ispiratore di una vita più bella non solo per l’Italia, ma per questo nostro mondo, che ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui”).
Tale don Giordano Goccini che, spalleggiato dal suo vescovo, si dissocia da quei fedeli che ritengono di organizzare una processione in riparazione del gay pride di Reggio Emilia (“non è nello stile della Chiesa rispondere a una provocazione con una provocazione. Quelli che si oppongono anziché andare in piazza potrebbero pregare in una chiesa, benché il pregare in riparazione dei peccati altrui sia un atto di presunzione»).
Il gesuita signor James Martin che giustamente si angustia per le difficoltà sopportate dai trans per accedere ad una toilette.
Vari Vescovi (tra cui quello di Bologna) che organizzano cene in cattedrale (Matteo Zuppi: “Quello che è successo non significa desacralizzare, anzi ci aiuta a capire ancora meglio e a sentire ancora più umana l’Eucarestia”);
Un parroco (tale Fredo Olivero) che dichiara pubblicamente “Io al Credo non ci credo”, ovviamente senza che il suo vescovo abbia nulla in contrario;
Un altro vescovo (Sanchez Sorondo) che ci spiega come la Cina sia all’avanguardia nella difesa della dignità della persona.
Mi rendo conto di aver mischiato esempi relativi alla chiesa italiana ad altri riferiti a pastori di altre nazionalità e, soprattutto, di aver trascurato l’episodio più clamoroso e toccante di quest’anno (l’omicidio di Alfie Evans, da cui l’immagine della neochiesa esce a pezzi).
La questione è comunque chiara: la neochiesa ha un credo diverso da quello che ha avuto la Chiesa Cattolica per duemila anni.
A me delle sorti della neochiesa non interessa nulla e anzi se sparisse domani sarei solo contento.
Pertanto mi guardo bene dal correre il rischio di darle un qualche sostegno economico. Tanto se qualcuno ha a cuore il vero bene dell’uomo, basta guardarsi un po’ in giro, cercare qualche prete Cattolico e fare un’offerta per sostenere la sua opera. Se poi non è deducibile, pazienza, vorrà dire che avremo contribuito anche al contenimento del debito pubblico.
Paolo Cii (riscossacristiana.it)