Il cattolicesimo attraversa una grave crisi: tutti gli osservatori ne convengono. Che si trovino dentro o fuori, siano ottimisti o pessimisti, la gonfiano o tentino di strozzarla, la descrivano come una crisi di sviluppo o come un'autodemolizione, tutti sono concordi nel chiamarla progressismo.
Che cos'è dunque il progressismo? Per rispondere al quesito ci proponiamo di stabilire la validità del seguente sillogismo: “Il modernismo è senza dubbio l'eresia per eccellenza. Ora, il progressismo presenta gli stessi caratteri del modernismo, e li accentua. Quindi il progressismo, di cui è attualmente vittima la Chiesa, è l'eresia assoluta”.
Vale per il progressismo ciò che vale per il modernismo, del quale il primo è l'erede. Il nome modernismo venne usato a lungo senza un significato ben preciso. Oggi sappiamo in che cosa consista. […] Con geniale buon senso campagnolo e con un colpo d'occhio che la santità rendeva più sinottico e più acuto, San Pio X riduceva la moltitudine delle aberrazioni, eresie, esorbitanze e stravaganze, che si infiltravano nella Chiesa ed emergevano alla rinfusa, a due radici principali:
1. l'infatuazione per certi modi di filosofare sulle cose religiose;
2. il disprezzo della trazione cattolica.
[…] Le due caratteristiche essenziali del modernismo odierno: adozione, per parte della Chiesa, del vocabolario, dei modi di pensare, delle concezioni dell'uomo e del mondo propri del nostro tempo; rottura della Chiesa con le dottrine e le pratiche religiose o morali che furono sue prima del Concilio Vaticano II e di cui il meno che possa dirsi è che non rispondono più alle esigenze dell'uomo d'oggi. Si possono citare centinaia di testi progressisti, formulati da laici o da preti di basso od alto rango, i quali si riallacciano a codeste due proposizioni gemelle e correlative.
[…] Il seguito del testo del P.Adhèmar d'Alès relativo al modernismo sembra scritto oggi:
“Per quanto distinti, tali errori – condannati nel Decreto Lamentabili – erano nondimeno solidali per unità d'ispirazione; solidali anche per l'accanimento di una certa stampa nel promuoverli. Si tratti di filosofia, di esegesi, di storia dei dogmi, di apologetica, di orientamento politico o sociale, si ritrovano gli stessi organi premurosi di dare la stessa nota, di formulare le stesse rivendicazioni... Insensibilmente una frazione del cattolicesimo si orientava ogni giorno più verso ciò che il Decreto doveva chiamare benignamente, nella sua 65a ed ultima proposizione, - protestantesimo largo e liberale -, e l'Enciclica Pascendi mostrerà sfociante infine nel puro nichilismo religioso”.
Chi dunque dubiterà un solo istante, dopo avere osservato le aberrazioni del progressismo contemporaneo nei campi della filosofia, dell'esegesi, della storia dei dogmi, dell'apologetica, dell'orientamento politico o sociale, chi dubiterà della loro unità d'ispirazione, condivisa oggi da buona parte del clero, con l'approvazione di buona parte della Gerarchia?
Chi dubiterà dell'appoggio accanito che esse ricevono dai mezzi di comunicazione sociale, monopolizzati quasi tutti dagli adepti del progressismo?
Non siamo forse giunti ad un momento della storia della Chiesa cattolica in cui il modernismo, che poco mancò l'uccidesse, appare, in paragone col progressismo attuale, per riprendere la celebre espressione del Maritain, “un modesto e banale raffreddore” di fronte ad una crisi galoppante?
Non vediamo, in molti preti, prelati, vescovi o cardinali, il cattolicesimo trasformarsi in una religione in cui il nome dell'uomo subentra a quello di Dio, e il culto dell'umanità di Gesù Cristo a quello della sua divinità, secondo le vedute dei protestanti più lontani dall'ortodossia? Non stiamo arrivando a ciò che taluni osano chiamare “l'ateismo cristiano”? […]
Se a ciò aggiungiamo che il modernismo è la prima fra le eresie che si sia incrostata ostinatamente nella Chiesa anziché staccarsene, e che fu opera degli uomini della Chiesa i quali pretesero di restare in essa per trasformarla dall'interno, il progressismo, che incita alla autodemolizione della Chiesa coloro stessi che ne hanno la custodia, non è forse il prolungamento diretto e, per così dire, la proliferazione elevata alla più alta potenza?
[…] Se è vero che il progressismo è una recidiva esasperata del modernismo, dobbiamo ritrovarvi, in una forma estrema, la caratteristica eminente che l'Enciclica Pascendi ha individuato del secolo XX. Tale focolaio d'irradiazione, essa lo chiama con un nome oggi invecchiato, tanto inveterata è la malattia che esso qualifica: l'agnosticismo, ossia la dottrina che considera futile ogni metafisica e vieta all'intelletto di arrivare a tutto ciò che oltrepassa l'uomo.
Marcel de Corte (La Grande Eresia - Effedieffe)