Dobbiamo santificare a dovere le domeniche e le feste di precetto, persuasi che con l’osservanza di questo comandamento facilmente saremo santificati noi medesimi, e perciò procuriamo di accostarci in questi giorni colle dovute disposizioni ai SS. Sacramenti.
Se non lo possiamo tutte le domeniche, almeno ogni quindici giorni od alla più lunga ogni mese e nelle solennità dell’anno non mancheremo di farlo.
Con la Confessione si mantiene l’anima purgata da ogni peccato, si indeboliscono i vizi cattivi, si acquista la forza necessaria a combattere e vincere le tentazioni.
San Filippo Neri coll’obbligare un tale a confessarsi ogni volta che cadesse in peccato, non solamente lo liberò da ogni cattiva abitudine, ma ne fece ancor un esemplare di cristiana perfezione.
Siamo sempre sinceri col nostro Confessore: e ubbidiamogli, specialmente se fossimo tribolati dagli scrupoli, pensando che la voce del Confessore deve dirsi la voce di Dio, e che l’unico rimedio per guarire dagli scrupoli è l’obbedienza. Diceva San Francesco di Sales, che la nostra segreta superbia produce la continuazione degli scrupoli, perché si vuol preferire la nostra voce a quella della nostra guida.
L’essere delicato di coscienza è necessario per farsi santo, ma invece l’essere scrupoloso è difetto e fa danno: perciò bisogna obbedire al nostro direttore spirituale, vincendo gli scrupoli, che altro non sono fuorché vane ed irragionevoli idee.
Ubbidite a chiunque conclude il Santo non facendo altro ragionamento che questo: Devo obbedire. E guarirete da tale malattia. Diciamo con San Giuseppe da Copertino: Scrupoli e malinconia lungi da casa mia.
Manuale di Filotea