Non è casuale che nella società contemporanea, caratterizzata da un avvilente torpore degli spiriti e dal dilagare delle più malsane opinioni, il “dialogo” riceva favore da chi, aggirando con argomenti di bassa lega sofistica l’obbligo di conformarsi alla divina verità del Verbo e della Sua Chiesa, propende ad alterare il Cattolicesimo in una versione ammodernata, appetibile ai gusti superficiali e alla mediocre curiosità di conversatori da salotto.
Le credenziali previste per l’ ammissione alle posizioni più remunerative della lodata società laica e pluralistica presuppongono il totale accantonamento della ragionevole discriminazione tra verità assoluta e opinione soggettiva, favorendo il relativismo abilmente diffuso dai poteri asserviti al “principe di questo mondo”.
Risultano così predeterminate le false regole cui devono uniformarsi i beneficiari delle convenzioni sociali codificate dall’ipocrisia democratica che, in nome di un irrazionale scetticismo camuffato dai pretesti di una tolleranza conciliatrice, proscrive i sacri diritti relativi alla Regalità spirituale e civile del divin Redentore.
La laicità, salutata dalla dialogante gerarchia postconciliare come la sola temperi culturalmente propizia alla “nuova evangelizzazione” conforme agli assunti neomodernistici della libertà religiosa o, meglio, di religione, e dell’ecumenismo, lungi dal proporre un efficace correttivo alle molteplici aberrazioni di un mondo sconsacrato, cova e alimenta i germi patogeni della virulenza ateistica.
Il progressismo clericale, rappresentato da un Papa che non disdegna di ambire i consensi dei più agguerriti nemici di Cristo e della Chiesa, circoscrive prudenzialmente la sua funzione alla denuncia inoffensiva delle alterazioni climatiche e delle sperequazioni sociali; tale scelta, rivelatrice di una interpretazione ideologizzata e perciò spaventosamente riduttiva del Vangelo, rende ragione dei condiscendenti silenzi di Francesco I sui ricorrenti attentati all’ordine naturale, vilipeso e stravolto in ossequio a quella laicità, che continua ad essere oggetto di sconsiderati elogi da parte di chi ritiene antiquata l’esigenza di una restaurazione cattolica della società.
Ad onta di gratuite asserzioni circa il supposto valore di una chimerica “laicità positiva”, chiunque può rilevare come il potere massonico, giovandosi della diseducazione diligentemente ammannita dalla scuola e dai media alle maggioranze “sovrane”, persegue il fine di cancellare persino il ricordo della civiltà che nella divina sapienza del Cristo colse la fondamentale sorgente ispiratrice delle sue mirabili realizzazioni.
Le predette “agenzie”, ligie alla più scrupolosa osservanza dei dettami della tanto a proposito osannata laicità, coronano la loro azione corrosiva di un retto approccio al sapere e all’essere impegnandosi a propagare le mistificazioni pseudo-scientifiche della torbida ideologia “gender”, diretta a demolire i fondamenti di una dignitosa vita personale, familiare e comunitaria.
Alla sovversione liberaldemocratica, che sta travolgendo il vecchio continente in una morbosa atmosfera, satura di corruzione morale e di pulsioni auto-distruttive, è urgente opporre la lucida chiaroveggenza che animò San Pio X a scegliere quale divisa e programma del suo pontificato il solenne monito paolino “omnia instaurare in Christo”; questo monito condanna la superbia antropocentrica dei neomodernisti che, rinnegando la dipendenza basilare della civiltà dal disegno redentivo del Dio Uno e Trino, agevolano il predominio del dispotismo democratico-massonico, risoluto a disintegrare i naturali aggregati umani nel grigiore uniforme e asfissiante dell’ apostasia.