La Pontificia Accademia per la Vita (PAV) adotta il linguaggio “gender” nel proprio statuto scrivendo come sia suo compito studiare “il rispetto reciproco fra generi e generazioni”. Tale sorprendente ed incomprensibile rivoluzione linguistica, difficilmente imputabile ad una svista, è stata resa nota lo scorso 4 novembre, in occasione della pubblicazione del nuovo regolamento del più importante organismo pro-life vaticano, istituito nel 1994 da Giovanni Paolo II.
“GENDER MAINSTREAM”
L’adozione delle categorie “genderiste” all’interno dello statuto vaticano è un fatto clamoroso ed emblematico di quanto il “gender mainistream” sia riuscito a penetrare ovunque, finanche all’interno delle stesse strutture ecclesiastiche.
La revisione dello statuto in “salsa gender”, messa in atto dal suo neopresidente, monsignor Vincenzo Paglia, fresco di nomina di Papa Francesco, ha per oggetto il paragrafo § 3 completamente revisionato, dell’articolo 1, all’interno del “Titolo I – Natura e finalità”, dove si legge:
“L’Accademia ha un compito di natura prevalentemente scientifica, per la promozione e difesa della vita umana (cfr Vitae mysterium, 4). In particolare studia i vari aspetti che riguardano la cura della dignità della persona umana nelle diverse età dell’esistenza, il rispetto reciproco fra generi e generazioni, la difesa della dignità di ogni singolo essere umano, la promozione di una qualità della vita umana che integri il valore materiale e spirituale, nella prospettiva di un’autentica “ecologia umana”, che aiuti a ritrovare l’equilibrio originario della Creazione tra la persona umana e l’intero universo (cfr Chirografo, 15 agosto 2016)”.
ADOZIONE DELLE CATEGORIE GENDER
L’adozione del termine “genere” all’interno dello statuto della PAV, firmato lo scorso 18 ottobre dallo stesso pontefice argentino, rappresenta un’incredibile assunzione delle categorie degli ideologi del genderall’interno della Chiesa cattolica. E’ noto quanto la rivoluzione gender faccia uso della forza persuasiva del linguaggio per portare avanti subdolamente il proprio programma sovversivo e, in tale prospettiva, parlare la neolingua del gender significa fare il gioco degli avversari sottomettendosi in maniera suicida alle sue inaccettabili regole.
LE ALTRE NOVITA’
L’introduzione del vocabolo gender, sebbene sia la più eclatante, non è l’unica novità del nuovo statuto che entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2017.
Il nuovo articolo1 al § 4 abolisce infatti la Congregazione per la Dottrina della Fede come organismo vaticano di cooperazione con l’Accademia.
Nell’articolo 3 al § 3 viene inoltre stabilito l’ingresso nel consiglio direttivo dell’Accademia del preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia a suo tempo nominato dallo stesso Mons. Paglia.
Spazio ai giovani, con le loro idee “adulte” e a casa i più anziani, magari tutt’oggi ancorati alla tradizione. Sembrano queste le intenzioni dell’articolo 5 che al § 4 introduce le nuove figure dei “Membri giovani ricercatori”, provenienti “da discipline che interessano le aree proprie di ricerca dell’Accademia, con l’età massima di 35 anni, scelti e nominati dal Consiglio Direttivo per la durata di un quinquennio, rinnovabile per un altro mandato”.
Sempre all’articolo 5, al § 1 vengono invece “pensionati” gli accademici ordinari, che in precedenza restavano in carica a vita, divenendo membri “onorari” compiuti gli 80 anni. D’ora in avanti essi saranno nominati per un quinquennio dal Santo Padre e saranno rinnovabili unicamente per espressa volontà del Papa fino al compimento degli 80 anni di età. Saranno invece nominati membri onorari solamente alcuni accademici, “legati in maniera particolare alla vita e all’attività dell’Accademia”.
In tale contesto, è facile prevedere un prossimo repulisti di tutti gli accademici non allineati. Come ha scritto in proposito Sandro Magister:
“Tra gli accademici di chiara fama che rischiano la cacciata vi sono ad esempio l’austriaco Josef Maria Seifert e l’inglese Luke Gormally, colpevoli entrambi di aver pubblicato critiche radicali dell’esortazione postsinodale “Amoris laetitia””.
E non è finita qui. Un’altra derubricazione eccellente si è avuta al comma 5 dell’articolo 5 dove al “punto b” è stata depennata la sottoscrizione della vincolate “Attestazione dei Servitori della Vita” fino a ieri obbligatoria per tutti i nuovi membri che d’ora in avanti dovranno genericamente impegnarsi a promuovere “i principi circa il valore della vita e della dignità della persona umana, interpretati in modo conforme al magistero della Chiesa”. Un passo evidentemente ambiguo, in direzione contraria al rafforzamento della difesa della vita senza alcun compromesso.
SVOLTA IN ARRIVO?
Alla luce di queste importanti novità appena introdotte all’interno del nuovo statuto della “Pontificia Accademia per la Vita”, sembra chiaro come l’intenzione dei “vertici” sia quella di imprimere una brusca e decisa svolta alla linea operativa di questo importante istituto ecclesiastico. Ahinoi, viste le premesse, la direzione imboccata sembra essere purtroppo quella contraria, fianco a fianco con gli acerrimi nemici della chiesa cattolica: gli ideologi del gender.
Rodolfo de Mattei (osservatoriogender.it)