Non è esatto sostenere, come è stato fatto di recente in una nota rivista cattolica, che il mondo cattolico sia diviso e confuso e prossimo al suicidio politico.
Se infatti parliamo degli esponenti della gerarchia, sono divisi ma niente affatto confusi. Si dividono in tre gruppi: 1) quelli che non rischiano nessun suicidio politico, in quanto è proprio per i loro interessi politici ed economici (e carrieristici) che si sono venduti al mondo e alla dissoluzione generale oggi in atto; 2) quelli ancora cattolici nell’animo, ma di cui solo uno sparuto numero di tanto in tanto osa farsi sentire; 3) un’élite di venduti scientemente al demonio. Tranne qualche singolo lodevole caso, nessuno di questi, come detto, rischia nulla e comunque tutti hanno le idee chiare.
Se parliamo invece dei cattolici “laici”, il loro suicidio politico risale a decenni or sono e ora seguono maggioritariamente il primo gruppo dei vescovi in buona parte per le medesime ragioni di interesse politico, economico e carrieristico. Una parte minoritaria invece antepone la Verità a tutto questo e la segue, magari in maniera confusa, sperando disperatamente nel sostegno dei secondo gruppo dei vescovi (che non arriva quasi mai).
È tutto qui il problema: vescovi non più cattolici seguiti da una marea di ignavi, traditori e furbacchioni e carrieristi d’accatto. Vescovi ancora cattolici ma sempre più tremebondi e impauriti, rinchiusi nelle loro curie a ricevere fedeli buoni di nascosto (tutti nicodemiti nella pratica) che sono scavalcati di gran lunga nel bene da un popolo di fedeli veri pronti a combattere per la Verità e in difesa del Bene e dei più deboli e che sistematicamente viene ingannato e tradito.
Nessuna di queste categorie, come detto, si sta suicidando.
Poi, anche fra i vescovi, vi è qualche eccezione… Per lo più non italiana ed europea, e oggi neanche più occidentale. La salvezza, a quanto sembra, verrà da coloro che non erano i primi invitati alle nozze, come già avvenne con gli ebrei e i gentili.
E ciò in qualche modo si riflette anche sui laici cattolici. V’è chi capisce e lo dice, chi capisce e non lo dice (e si arrabbia pure con quelli che lo dicono…) per interesse personale, per soggezione psicologica, per latrie di varia natura; e v’è chi ha tradito scientemente, che di solito ha ruoli di direzione.
È la guerra civile cattolica. Per ora ancora pacifica, ma già guerra. Tutto questo è l’antefatto di tragici eventi futuri, per chi non lo avesse ancora capito.
Siamo in guerra, cari cattolici, non solo con il mondo (anzi, con questo siamo molto pochi a essere in guerra), ma tra di noi. Siamo in guerra fra chi segue la Verità e il Bene e chi segue la marea di questa società e i suoi cambiamenti. E, spesso, costoro, specie se ecclesiastici, per un complesso di colpa non represso e per paura concreta di perdere qualcosa, se la prende proprio con quei cattolici che invece lottano e fanno quello che loro dovrebbero fare, sorridendo di contro ai dissolutori del bene e della verità.
Prendiamone atto senza continuare a fare finta di meravigliarci quando la CEI fa il doppio gioco, quando i vescovi si nascondono o quando i leaders dei grandi movimenti, delle testate o dei media un tempo cattolici, tradiscono. Lo abbiamo già visto decine di volte per decenni.
Non esiste un mondo più diviso e in guerra al suo interno di quello cattolico odierno ed è innegabile che negli ultimi anni tutto sia peggiorato e sembra andare alla catastrofe generale, anzitutto dottrinale.
Il mondo ci fa guerra, in maniera sempre più spietata, ma dinanzi a questa realtà evidentissima la risposta nostra è la guerra tra di noi, e così il mondo diventa sempre più forte e ci fa una guerra sempre più devastante.
La soluzione? La soluzione è solo una, talmente banale da essere di impossibile realizzazione (almeno a livello meramente umano): difendere tutti insieme la Verità della Rivelazione e tutto quanto insegnato dalla Tradizione e del Magistero universale della Chiesa Cattolica in questi duemila anni, rifiutando ogni altra contaminazione recente e odierna che contrasti palesemente con tutto ciò. Questa è l’unica via per l’unità dei cattolici, non ve ne sono altre. Ma questo è esattamente ciò che la gerarchia e gran parte del clero per primi non fanno, trascinando con sé quei “laici impegnati” con responsabilità di direzione di importanti movimenti di fedeli e di attività mediatica, provocando il disastro a cascata fra i laici ancora cattolici.
E allora, non rimane che pregare, sperare, lottare e testimoniare ogni giorno con il nostro apostolato. Chi vuol capire, ci seguirà. E, quando arriverà il giorno della resa dei conti, saremo trovati pronti. Per tutti gli altri, si può solo pregare e affidarli a Dio. L’importante, è che noi siamo coscienti del fatto che la Verità è più importante di qualsiasi uomo, di qualsiasi minaccia, di qualsivoglia esigenza mondana e quella solo, nella Carità, dobbiamo seguire.
Ognuno si faccia i propri conti. Un “piccolo resto di Israele”, del vero Israele, ovvero la Chiesa Cattolica, ci sarà sempre. È quello che non cede al mondo, anzitutto sulla coerenza dottrinale, il che non è fariseismo o mancanza di “misericordia”, ma è esattamente il contrario: «Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt., 7,21). Perché «Chi ama, rifiuta l’ingiustizia e la verità è la sua gioia» ammonisce san Paolo (1 Corinzi, 13, 6).
Massimo Viglione (civiltacristiana.com)