Pubblichiamo stralci di un’intervista rilasciata da Mons. Athanasius Schneider alla rivista di Cracovia Polonia Cristiana lo scorso 5 novembre. Per leggerla interamente ⇒ EFFEDIEFFE.com
Qual è l'opinione di Vostra Eccellenza sul Sinodo? Qual è il messaggio che esso ha mandato alle famiglie?
Durante il Sinodo c'erano stati momenti di manipolazione manifesta da parte di alcuni chierici che detenevano posizioni chiave nella struttura editoriale e di Governo del Sinodo. La relazione intermedia (Relatio post disceptationem) era chiaramente un testo prefabbricato, senza alcun riferimento alle vere dichiarazioni dei padri sinodali. Nelle sezioni su omosessualità, sessualità e sui divorziati risposati con la loro ammissione ai sacramenti, il testo rappresenta un'ideologia neo-pagana radicale. Questa è la prima volta nella storia della Chiesa che un testo così eterodosso è stato effettivamente pubblicato come documento di una riunione ufficiale dei vescovi cattolici sotto la guida di un papa, anche se il testo aveva solo un carattere preliminare.
Rendiamo grazie a Dio ed alla preghiera dei fedeli di tutto il mondo per il fatto che un consistente numero di padri sinodali abbia risolutamente respinto tale ordine del giorno; questo ordine riflette la corrotta e pagana morale di massa del nostro tempo, che viene imposta a livello globale per mezzo di pressioni politiche come attraverso i quasi onnipotenti mass media ufficiali, che sono fedeli ai princìpi del partito dell'ideologia del gender mondiale.
Tale documento sinodale, anche se solo preliminare, è una vera vergogna e l'indicazione di quanto lo spirito del mondo anticristiano è già penetrato a livelli così importanti della vita della Chiesa. Questo documento rimarrà per le generazioni future e per gli storici un segno nero che ha macchiato l'onore della Sede Apostolica. [...]
Quei gruppi di persone che erano state in attesa di un cambiamento nella dottrina della Chiesa per quanto riguarda le questioni morali (ad esempio consentendo divorziati risposati di ricevere la Santa Comunione o la concessione di qualsiasi forma di riconoscimento per le unioni omosessuali) sono stati probabilmente delusi dal contenuto della finale Relatio. Non c'è, comunque, il pericolo che discutere le questioni che sono fondamentali per I insegnamento della Chiesa stessa possa aprire le porte a gravi abusi come ad analoghi tentativi di rivedere questo insegnamento in futuro?
In realtà è un comandamento divino, nel nostro caso il sesto comandamento, l'indissolubilità assoluta del matrimonio sacramentale, una regola divinamente stabilita, che intende che coloro che sono in stato di peccato grave non possono essere ammessi alla Santa Comunione. Questo è insegnato da San Paolo nella sua lettera ispirata dallo Spirito Santo in 1 Corinzi 11, 27-30, questo non può essere messo ai voti, così come la divinità di Cristo non sarebbe mai messa ai voti. Una persona che è ancora sotto l'indissolubile vincolo matrimoniale sacramentale e che nonostante questo vive in una convivenza stabile di un'unione con un'altra persona, per legge divina non può essere ammessa alla Santa Comunione. Farlo comporterebbe una dichiarazione pubblica da parte della Chiesa di legittimare efferatamente la negazione dell'indissolubilità del matrimonio cristiano e, allo stesso tempo, di abrogare il sesto comandamento di Dio: «Non commettere adulterio». Nessuna istituzione umana, neanche il Papa o un Concilio Ecumenico, ha l'autorità e la competenza per invalidare anche solo in maniera minima o indiretta uno dei dieci comandamenti divini o le divine parole di Cristo: «Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi (Mt 19, 6)». [...]
In realtà i vescovi che sostengono la Santa Comunione per i "divorziati risposati" sono i nuovi farisei e scribi, perché trascurano il comandamento di Dio contribuendo al fatto che i "divorziati risposati" continuino a «commettere adulterio» (Mt 15, 19); perché vogliono una soluzione «pulita» per l'esteriorità e vogliono apparire puliti anche agli occhi di coloro che hanno il potere mediatico (i social media, l'opinione pubblica). Ma quando, alla fine, appariranno innanzi al tribunale di Cristo, essi sicuramente sentiranno con loro sgomento queste parole di Cristo:«Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle .... degli adùlteri tifai compagno» (Sal 50 (49), 16-18).
La Relatio finale del Sinodo contiene anche, purtroppo, il paragrafo con il voto sulla questione della Santa Comunione per "divorziati risposati". Anche se non ha ottenuto i necessari due terzi dei voti, resta tuttavia il fatto preoccupante e sorprendente che la maggioranza assoluta dei presenti vescovi ha votato a favore della Santa Comunione per i "divorziati risposati", una triste riflessione sulla spirituale qualità dell'episcopato cattolico ai nostri giorni. È triste inoltre che il paragrafo - che non ha ottenuto l'approvazione richiesta della maggioranza qualitativa - resti tuttavia nel testo finale della Relatio e verrà inviato a tutte le diocesi per ulteriori discussioni. Aumenterà sicuramente la confusione dottrinale tra i sacerdoti e i fedeli, essendo ora nell'aria che i comandamenti divini e le divine parole di Cristo e quelle dell'apostolo Paolo sono messi a disposizione di gruppi decisionali umani.
Un cardinale che apertamente e con forza ha sostenuto la questione della Santa Comunione per i "divorziati risposati" - ed ha anche proferito dichiarazioni vergognose sulle «coppie» omosessuali nella Relatio preliminare - era insoddisfatto della Relatio finale, dichiarando sfacciatamente: «II bicchiere è mezzo pieno»; analogamente ha dichiarato che si deve lavorare affinchè sia pieno al Sinodo dell'anno prossimo. Dobbiamo credere fermamente che Dio dissiperà i piani di disonestà, infedeltà e tradimento. Cristo tiene infallibilmente il timone della barca della sua Chiesa in mezzo ad una simile grande tempesta. Noi crediamo e confidiamo nel vero sovrano della Chiesa, in Nostro Signore Gesù Cristo, che è la verità.
Durante il Sinodo, l'arcivescovo Gadecki da Poznah com alcuni altri prelati illustri hanno pubblicamente espresso il proprio disaccordo con il fatto che i risultati delle discussioni si stessero allontanando dall'insegnamento perenne della Chiesa. C'è una speranza che, in mezzo a questa confusione, ci sarà un risveglio di membri del clero e quei fedeli che non erano finora a conoscenza del fatto che, nel seno stesso della Chiesa, ci sono persone che minano l'insegnamento di Nostro Signore?
[…] Che nel seno stesso della Chiesa ci siano persone che minano l'insegnamento di Nostro Signore è diventato un fatto ovvio e visibile al mondo intero grazie ad internet come al lavoro di alcuni giornalisti cattolici che non erano indifferenti a ciò che stava accadendo alla fede cattolica, che essi ritengono essere il tesoro di Cristo. Mi ha fatto piacere vedere come alcuni giornalisti cattolici, anche su di internet, si siano comportati come buoni soldati di Cristo richiamando l'attenzione su questa agenda clericale atta a minare il perenne insegnamento di Nostro Signore. Cardinali, Vescovi, sacerdoti, famiglie cattoliche, i giovani cattolici devono dire a sé stessi: mi rifiuto di conformarmi allo spirito neo-pagano di questo mondo, anche quando questo spirito è diffuso da alcuni vescovi e cardinali; non accetterò il loro uso fallace e perverso della Santa misericordia divina e della «nuova Pentecoste»; mi rifiuto di bruciare grani di incenso davanti alla statua dell'idolo della ideologia del gender, davanti all'idolo delle seconde nozze, del concubinaggio; anche se il mio vescovo farebbe così, io non voglio farlo; con la grazia di Dio io scelgo di soffrire piuttosto che tradire l'intera verità di Cristo sulla sessualità umana e sul matrimonio.
[…] Nel bel mezzo della crisi della Chiesa e il cattivo esempio morale e dottrinale di alcuni vescovi del suo tempo, Sant'Agostino confortava i semplici fedeli con queste parole: «Qualsiasi cosa noi vescovi possiamo essere, siete al sicuro, perché avete Dio come vostro Padre e la Sua Chiesa come vostra madre» (Contra litteras Petiliani III, 9, 10).
(ARCSANMICHELE.it)