Non prevalebunt

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Oggi sono proprio le fondamenta della verità cristiana e le esigenze imprescindibili che ne derivano ad essere non solo scosse, ma in via di demolizione.

Non sono soltanto questioni – di per sé già gravissime – come l’indissolubilità e la natura stessa del matrimonio ad essere in gioco, ma la distinzione basilare tra grazia e peccato, tra santità ed empietà, tra giustizia e iniquità.

Di fronte all’avanzare di questa barbarie intellettuale e alla conseguente barbarie morale, non è soltanto la civiltà cristiana ad essere in pericolo, ma la stessa civiltà umana che ne è il sostrato: Gratia non tollit naturam, sed perficit… Se, infatti, peccati tra i più gravi che esistano sono ammessi come opzioni del tutto lecite, perché altri non dovrebbero esserlo? Se la materia di un atto diventa indifferente per rilevarne l’intrinseca bontà o malizia e, nel secondo caso, riconoscerne la gravità, quale discernimento morale è più possibile?

Quanto sta succedendo – cosa purtroppo ormai più che evidente – è dovuto anche al fatto che una parte della gerarchia cattolica, anche ai più alti livelli, ha tradito Cristo per vendersi al mondo e a chi lo governa, cioè a Satana. In nome di una lotta puramente ideologica e apparente contro l’idolo del denaro, non si fa che incensare l’idolo dell’uomo e della sua riuscita temporale, trasmettendo un’idea di Dio come semplice funzione di essa. Questo, d’altronde, è il risultato diretto delle opinioni eterodosse di quella pseudo-teologia tedesca – che di propriamente teologico non ha più nulla nemmeno nel metodo – che, con il convincente sostegno del fiume di soldi estorti ai fedeli con l’iniqua tassa per il culto (Kirchensteuer) e dirottati verso l’America Latina sotto la voce «Aiuti allo sviluppo», è stata sdoganata in quelle regioni con l’intento di un’esecranda liberación… dalla fede cattolica e dalla sua dottrina morale.

Se ci è ormai insopportabile vivere in questa società regredita nella barbarie (ma in una barbarie tecnocratica ben peggiore di quella antica), è ancor più duro appartenere a questa Chiesa che si è in parte pervertita. È un vero e proprio martirio bianco, un interminabile martirio della coscienza. La Chiesa di Cristo, d’altronde, è una e non la si può abbandonare. Ma questa notte oscura, che pur dura già – nonostante schiarite passeggere – da ben mezzo secolo, sembra non avere fine… «Perché hai abbattuto la sua cinta, così che ogni viandante la vendemmia, la devasta il cinghiale del bosco e se ne pasce l’animale selvatico?» (Sal 80 [79], 13-14). Amando con tutto l’essere il Signore e la sua vigna diletta, possiamo rimanere indifferenti di fronte a tale catastrofica sorte?

In realtà, nonostante sembri dormire a poppa della barca (cf. Mc 4, 38), in questa notte Gesù è presente e all’opera. È Lui stesso che non solo l’ha permessa per distinguere chi Gli appartiene veramente, ma anche la rischiara suscitandovi focolai di speranza: sono tante persone che, singole o associate, resistono con la propria fedeltà, sostenuta dalla Sua grazia, allo sbandamento generale. È così che, grazie a Lui e anche per merito loro, per certi aspetti «la notte è chiara come il giorno» (Sal 139 [138], 12). È anche grazie a questa luce che possiamo continuare ad avanzare sulla linea retta del nostro cammino senza minimamente defletterne e a proclamare la verità senza mai venir meno, nonostante l’odio che essa suscita in chi ha preferito il mondo e le sue menzogne.

Come ci insegna sant’Antonio di Padova nei suoi Sermoni, «la verità genera odio; per questo alcuni, per non incorrere nell’odio degli ascoltatori, velano la bocca con il manto del silenzio. Se predicassero la verità, come la verità stessa esige e la divina Scrittura apertamente impone, essi incorrerebbero nell’odio delle persone mondane, che finirebbero per estrometterli dai loro ambienti. Ma siccome camminano secondo la mentalità dei mondani, temono di scandalizzarli, mentre non si deve mai venir meno alla verità, neppure a costo di scandalo». Noi facciamo semplicemente il nostro dovere di cristiani, fedeli figli della Chiesa cattolica. Abbiamo dunque tutte le ragioni per essere nella pace e nella gioia.

«Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore. Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome» (Sal 97 [96], 11-12).

G.G.


Documento stampato il 23/11/2024