Crisi del sacerdozio: come si è arrivati a questo punto?
Come siamo arrivati a questo punto? Ebbene, credo che si debba prendere le cose alla lontana. Evidentemente, si potrebbe risalire al peccato originale. Si può risalire anche al diavolo. Lui c’è, certamente, non c’è dubbio. Perché per compiere una azione simile nella Chiesa, per arrivare a questa autodemolizione della Chiesa, il diavolo deve essere presente. Penso che sia necessario ritornare su tutti quegli errori che sono stati condannati dai Papi da due secoli.
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1.Il liberalismo ed il modernismo
Per venti secoli, la Chiesa ha sempre affermato la stessa cosa, fedele al suo messaggio, fedele alla Tradizione. Da tre o quattro secoli, il liberalismo poco a poco ha conquistato la società, poi è penetrato nella Chiesa.
Il sogno dei liberali da un secolo e mezzo consiste nel coniugare Chiesa e Rivoluzione. Per un secolo e mezzo, inoltre, i sommi pontefici hanno condannato il cattolicesimo liberale; tra i documenti più importanti, citiamo: la bolla Auctorem fidei di Pio VI, contro il concilio di Pistoia, l’enciclica Mirari vos di Gregorio XVI, contro Lamennais, l’enciclica Quanta cura ed il Syllabus di Pio IX, l’enciclica Immortale Dei di Leone XIII, contro il nuovo diritto, gli Atti di san Pio X contro il Sillon ed il modernismo, e specialmente il decreto Lamentabili, l’enciclica Divini Redemptoris di Pio XI, contro il comunismo, l’enciclica Humani generis di Papa Pio XII. Tutti i papi hanno rifiutato il connubio della Chiesa con la Rivoluzione, che è un’unione adultera.
San Pio X, nella sua enciclica Pascendi dell’8 settembre 1907 sugli errori modernisti, denuncia con chiaroveggenza l’infiltrazione già iniziata nella Chiesa della setta modernista, che fu l’alleata della setta liberale per demolire la Chiesa cattolica. Ecco a riguardo i passi più salienti di questo documento:
“Quello che soprattutto esige che parliamo senza indugi, è il fatto che oggi non dobbiamo cercarle gli artefici di errori fra i nemici dichiarati. Essi si nascondono, ed è un motivo di apprensione e di angoscia vivissimi, nel seno stesso e nel cuore della Chiesa, nemici tanto più temibili in quanto lo sono meno apertamente. Noi, venerabili fratelli, parliamo di un gran numero di cattolici laici, e, cosa ancora più deplorevole, di sacerdoti che, col pretesto dell’amore per la Chiesa, assolutamente sprovvisti di filosofia e di teologia serie, imbevuti al contrario fino al midollo di un veleno di errore attinto dagli avversari della fede cattolica, si ergono, contro ogni modestia, a rinnovatori della Chiesa; e che, in falangi serrate, assaltano audacemente tutto ciò che c’è di più sacro nell’opera di Gesù Cristo, senza rispettare la Sua stessa persona, che abbassano, con sacrilega temerarietà, fino alla pura e semplice umanità.
“(…) Nemici della Chiesa, lo sono certamente, e dicendo che essa non ne ha di peggiori non ci si allontana dalla verità. Infatti non è dall’esterno, come abbiamo già notato, ma dall’interno che tramano la sua rovina; il pericolo risiede oggi quasi nelle vene stesse e nelle viscere della Chiesa; i loro colpi sono tanto più sicuri in quanto conoscono più intimamente la Chiesa. Aggiungete che essi non hanno posto la scure ai rami o ai germogli, ma alla radice stessa, cioè alla fede ed alle sue fibre più profonde. Poi, una volta tagliata questa radice di vita immortale, s’incaricano di far circolare il virus per tutto l’albero, in modo tale che nessuna parte della fede cattolica sia al riparo dalla loro mano, e che non ci sia nulla che non si sforzino di corrompere con cura.”
Restare nella Chiesa per farla evolvere: questa è la parola d’ordine dei modernisti: “Vanno per la loro strada; ammoniti e condannati, dissimulano sempre sotto una falsa apparenza di sottomissione un’audacia senza limiti. Chinano ipocritamente la testa, mentre perseguono più audacemente che mai, con tutte le proprie facoltà mentali, con tutte le proprie forze, il piano preordinato (…)”.
La Pascendi fermò per un po’ l’audacia dei modernisti, ma ben presto l’occupazione metodica e progressiva della Chiesa e della gerarchia da parte della setta modernista e liberale riprese con più vigore. L’intellighenzia teologica liberale avrebbe dominato presto le riviste specializzate, i congressi, le grandi case editrici, i centri di pastorale liturgica, pervertendo la gerarchia cattolica di ogni grado, disprezzando le ultime condanne di Papa Pio XII in Humani generis.
Quelli che erano stati condannati da san Pio X, e anche da Papa Pio XII, hanno tentato d’invadere la Chiesa, di occuparla. Hanno voluto rompere con la Tradizione lanciandosi nelle novità. Hanno auspicato che la Chiesa si mettesse in ricerca, dimenticando la fede di sempre, la Messa di sempre, i sacramenti di sempre, con la speranza che quest’ecumenismo portasse alla Chiesa una vita nuova. Ahimè! Dobbiamo constatare che è successo proprio il contrario.
Il modernismo è proprio ciò che mina la Chiesa dall’interno, oggi come ieri. Prendiamo nell’enciclica Pascendi alcuni passi che corrispondono a ciò che stiamo vivendo ora. “Dal momento che il suo fine è del tutto spirituale, l’autorità religiosa deve spogliarsi di tutto quell’apparato esteriore, di tutti quegli ornamenti pomposi con cui essa si mette in mostra come dando spettacolo. In questo essi dimenticano che la religione, se propriamente parlando appartiene all’anima, tuttavia non vi è confinata. E che l’onore reso all’autorità si riflette su Gesù Cristo che l’ha isitutita.”
E’ dietro pressione di questi “predicatori di novità”, che Paolo VI ha abbandonato la tiara, i vescovi si sono spogliati della talare viola e perfino della nera, così come dei loro anelli, ed i sacerdoti si presentano in abiti civili e la maggior parte del tempo in un abbigliamento volutamente trasandato.
2. La tiepidezza e lo spirito del mondo
Il liberalismo ed il modernismo hanno influenzato molti sacerdoti a causa della loro mancanza di spirito soprannaturale e della loro tiepidezza spirituale.
Fin da prima del concilio, la Chiesa ha subito una crisi, come indica la mancanza di fede nei mezzi soprannaturali. Allora, com’era prevedibile, evidentemente i sacerdoti si sono rivolti ai mezzi naturali. Hanno cercato di organizzare delle cose, ma come potrebbero fare dei protestanti o una setta qualunque, cioè senza che questo poggi sulla preghiera, sullo spirito di Dio, sullo spirito soprannaturale.
Quello che ha rovinato il sacerdozio, è questa tiepidezza. Si vuole essere sacerdoti e al tempo stesso si vuole essere del mondo. Si vuole godere di ciò di cui godono quelli che sono rimasti nel mondo, che non sono del clero o che non hanno fatto professione religiosa. I sacerdoti vogliono essere sacerdoti e al contempo uomini del mondo, ma questo non è possibile. E’ contrario all’essenza del sacerdote. Il sacerdote è un uomo distaccato. Il sacerdote è un uomo povero, un uomo casto, un uomo obbediente.
Ciò che ha rovinato i sacerdoti, non sono azioni spettacolari. E’ l’abbandono progressivo delle virtù sacerdotali. E’ inutile entrare nei dettagli. Accontentiamoci di ricordare che sfortunatamente la vita vissuta dai sacerdoti, nell’insieme, prima del concilio, li predisponeva ai fallimenti ed alla cadute che sono venute dopo.
3. Delle idee sovversive nei seminari
La penetrazione delle nuove idee nel clero ha avuto come causa non solo la mancanza di spirito di fede dei sacerdoti ed il loro affievolimento spirituale, ma anche l’infiltrazione d’idee sovversive nei seminari.
E’ difficile seguire esattamente l’evoluzione dell’idea del sacerdozio e delle sue conseguenze. Bisognerebbe forse risalire a trent’anni fa e ricordare l’infiltrazione nei seminari delle idee sovversive concernenti la funzione del sacerdote e le sue relazioni con il mondo. Ma limitiamoci agli ultimi dieci anni, quelli del concilio e del post-concilio.
Come per tutti i cambiamenti occorsi in quel periodo, ci si è basati sull’evoluzione del mondo per far credere al sacerdote che anche lui doveva cambiare il suo modo di essere. Era facile suscitare in lui dei complessi d’isolamento, di frustrazione nei riguardi della società. Gli occorreva riallacciare con il mondo, aprirsi a lui. Hanno accusato la sua cattiva formazione, il suo modo antiquato di vestirsi, di vivere.
Lo slogan che ha aiutato il sacerdote ad allinearsi con il mondo era perfetto: “Il sacerdote è un uomo come gli altri.” Così, doveva vestirsi come gli altri, esercitare come loro una professione, avere la libertà delle proprie opinioni sindacali e politiche, infine essere libero di sposarsi. I seminari non avevano più che da adattarsi a questo nuovo “tipo di sacerdote”.
Sfortunatamente, questo linguaggio non era solo sulla bocca dei nemici tradizionali della Chiesa, ma sulla bocca di sacerdoti e vescovi.
Lo spirito del Sillon è penetrato nei seminari ed ha mandato in cancrena numerosi seminaristi poi diventati sacerdoti, alcuni dei quali vescovi e perfino cardinali. E quando si è giunti al concilio, c’erano dei vescovi del tutto imbevuti dello spirito del Sillon: la falsa dignità umana, il cameratismo.
Il liberalismo cattolico, o sedicente cattolico, ha agito al modo del cavallo di Troia per fare penetrare questi falsi principi all’interno della Chiesa.
I cattolici liberali hanno voluto sposare la Chiesa e la Rivoluzione. Gli sforzi hanno avuto successo e, aiutati dalle società segrete e dai governi laici e democratici, i più eminenti membri della Chiesa sono stati contaminati: teologi, vescovi, cardinali, seminari, università, sono stati, poco a poco, attirati da simili idee universaliste, opposte fondamentalmente alla fede cattolica.
Mons. Marcel Lefebvre