L'ideologia di genere: anche lo sport si adegua ai nuovi precetti
Durante le semifinali della Confederations Cup i capitani delle nazionali sono stati chiamati a leggere un pronunciamento contro le discriminazioni. Mentre il nostro Buffon si è limitato ad auspicare la vittoria contro il razzismo, il capitano spagnolo Casillas si è speso in un attacco contro tutte le discriminazioni, in particolare contro quelle concernenti religioni e orientamenti sessuali. È un passo nuovo che porta a convincere il pubblico sportivo che omofilia e ideologia di genere (pratiche non discriminanti) siano cose buone. Ora, secondo l'ideologia di genere, la sessualità umana non è un datum della natura, bensì una opzione della persona, indipendente dal suo essere costitutivo e variabile a suo piacimento.
Si era iniziato imponendo il mantra “no al razzismo!” prima delle partite; in seguito l’Uefa ha adottato la parola d’ordine "respect", sfociata poi nel più esplicito "respect diversity". Con l’episodio su descritto anche la Fifa si è adeguata.
Ora l’ammaliante parola d’ordine "Uefa" e i virtuosi discorsetti del capitano spagnolo velano di apparenti buoni sentimenti cose che neutre non sono affatto. Contro la sessualità polimorfa si era espresso già nel 2004 l’allora cardinale Ratzinger nella Lettera ai Vescovi “Sulla collaborazione dell'uomo e della donna”.
Nel 2007 al Convegno della diocesi di Brescia il sacerdote e psicanalista francese, mons. Tony Anatrella, aveva avvertito: “Non abbiate paura di combattere l’ideologia del gender, che sarà il tormentone del secolo, anche se troverete opposizioni e ostilità”. L’ideologia di genere, frutto evolutivo del movimento femminista e della materialismo marxista, rappresenta infatti un grave pericolo che continua a penetrare nel corpo sociale e in quello ecclesiale.
Nel 2008 il cardinale Cañizares aveva definito la rivoluzione culturale e sociale che il fenomeno comporta "più insidiosa e distruttiva di quanto si possa pensare”, visto che per questa ideologia “non esiste natura, non esiste verità dell'uomo”.
Non è dunque azzardato affermare che lo sport viene utilizzato come veicolo di trasmissione di messaggi antitetici al cristianesimo. E non si tratta affatto di un caso.
È necessario sapere che associazioni paramassoniche, come il Collectif Laïque, guardano allo sport come al “fenomeno culturale incontestabilmente più diffuso dai media nel mondo” e ritengono che esso possegga tutti i requisiti per fungere da “portatore di valori e di modelli per la gioventù”.
In quest’ottica, il medesimo Collectif Laïque si preoccupa anche di espungere dalle manifestazioni sportive le espressioni pubbliche di quei convincimenti che (ad avviso del venerabile consesso) devono invece restare confinati nell’ambito privato, quali ad esempio i segni croce, le preghiere e i simboli “confessionali”.
Accertato che lo sport è un canale privilegiato per le oligarchie iniziatiche, vediamo come il messaggio che oggi viene veicolato provenga dalle medesime inquinate fonti.
Che il matrimoni omosessuale sia uno dei punti chiave della strategia sovversiva nell’attuale momento storico lo si constata dal fatto che a guidare questo ennesimo assalto alla civiltà (dopo divorzio, aborto, fecondazione assistita, eutanasia) troviamo ancora le massonerie.
In Francia a rallegrarsi per il riconoscimento del matrimonio omosessuale si è speso con ben due comunicati il Grande Oriente, che ha “lasciato liberi” i suoi aderenti di associarsi a tutte le manifestazioni a favore della legge, aggiungendo che ciascuno: poteva parteciparvi “in cordone di maestro o in collana di venerabile” e chiamando alla mobilitazione permanente durante l’iter parlamentare. L’importanza della nuova legge, secondo i fratelli francesi, deriva dal fatto che essa rende evidente il potere degli eletti di determinare i termini del “contratto matrimoniale” indipendentemente da pratiche e credenze religiose.
È questa la legge intrinseca della sovversione: prima, in nome della laicità, si espelle il Creatore dal consesso dei legislatori autorizzati, in seguito, spinti dall’ebbrezza di onnipotenza non si esita a ridefinire la struttura creata degli esseri e del mondo. Espunta la religione sovra-naturale, diventa agevole la promozione dei desideri fatti fermentare nella popolazione, siano essi ridicoli o criminosi. Una volta affermati, i nuovi dettami vengono sacralizzati (indietro non si torna) fino a comporre una religione civile, custodita da apposite vestali, da inculcare nelle genti.
Come si vede da questo piccolo esempio, la macchina da guerra approntata dalla sovversione è rodata ed efficiente. Vi è una ben precisa gerarchia, che, in base a principi ispiratori secolari, delibera delle mozioni d’ordine, che a loro volta vengono canalizzate verso i recettori occupanti posizioni di leadership nei diversi settori di attività. Compatto appare anche l’esercito sovversivo, visto che gli adepti sono legati alle delibere da vincoli di obbedienza giurata.
Questa pseudo-religione progettata a tavolino, nei piani dei nemici, deve insensibilmente ma definitivamente sostituire, unificandole in una superiore istanza, le vecchie credenze.
Per questo grande attenzione è da loro dedicata a evitare di suscitare eccessivi timori con possibili reazioni: non si trascurano infiltrazioni per trasbordare le coscienze dal vecchio al nuovo ordine o per frammentare, atomizzandoli, i gruppi tradizionisti più refrattari.
Abbiamo a che fare con gente seria, che combatte per l’eternità, decisa a vincere quella che a loro giudizio è la battaglia finale, senza che siano lasciati spiragli a future risorgenze del pensiero tradizionale.
Mentre i nemici stanno tranquillamente abbattendo i nostri bastioni, fa specie constatare l’inerzia e la dispersione del fronte cattolico.
Nel suo appello finale mons. Anatrella incitò “a sollevare il velo di silenzio e di ipocrisia che attanaglia il mondo delle diocesi e delle parrocchie sull’ideologia di genere, che ha preso il posto del marxismo come ideologia prevalente, senza che i pastori e gli uomini di cultura se ne rendano conto e predispongano un’adeguata reazione culturale”. Egli notò che sul tema “si continua a percepire molta ignoranza o molta paura e soprattutto timore anche all’interno della Chiesa”.
In questi anni molti politici e teologi ed alcuni movimenti e ordini religiosi sembrano aver varcato in massa il Rubicone. In quest’anno in cui Inghilterra, Francia e Stati Uniti, a breve seguiti da altre nazioni, hanno istituzionalizzato la fine della famiglia naturale, assistiamo increduli a monsignori che aprono e a prelati che, ritenendo improduttiva e superata la lotta, invitano a sussurrare le verità. Di fronte all’avanzata apocalittica del fronte del male, spicca anche il silenzio della maggioranza dei pastori. Desta preoccupazione anche lo smantellamento in atto delle mura leonine.
Ma se nessuno difende il popolo, il popolo inizierà a pensare che i rivoluzionari siano in realtà dei liberatori e che coloro che sono rimasti fedeli alla religione siano da compatire come retrogradi integralisti. Se il popolo perderà la sola fede che vivifica pienamente la persona e la società, la colpa ricadrà anche su coloro che si sono rifiutati di adempiere al loro dovere omettendo di esercitare il munus docendi loro assegnato dal Buon Pastore.
Per scongiurare tale iattura, pur consci che questo ultimo disperato assalto del male non riuscirà a prevalere, è dovere di tutti, semplici fedeli sacerdoti e pastori, difendere la fede nell’ora presente con le preghiere, le suppliche e tutte le iniziative che la Provvidenza non mancherà di suscitare.
Oreste Sartore