San Michele, l'angelo di Cristo
San Michele era stato in cielo il campione dell’incarnazione del Verbo. Sulla terra egli ne è diventato l’apostolo. E’ lui che ha fatto intravedere questo grande mistero ad Adamo ed Eva, e l’ha rivelato ai patriarchi ed ai profeti. Egli ha, coi suoi messaggi, preparato la terra a ricevere il suo Liberatore. Un testo cristiano antico afferma: “ A Michele, è stata donata in lotta la cura di quelli che prima di tutti gli altri hanno ricevuto il culto e la scienza di Dio. I principi di ciascuna nazione sono chiamati angeli, ma il Dio dei principi è Cristo, il giudice di tutti”. (Le Pseudo-clementine,Letteratura cristiana del IV secolo, Recognitiones XI, pa. 42). Ma i tempi sono compiuti: il Verbo si è fatto carne. Per ricompensare san Michele, Egli lo legherà alla sua persona.
La Tradizione designa san Michele ovunque il Vangelo menziona un angelo senza designare il suo nome. Se, secondo alcuni autori, fu l’angelo dell’Annunciazione, Gabriele, che rivelò a san Giuseppe la maternità divina, e portò alla terra il nome del Salvatore: “Tu lo chiamerai Gesù”, altri credono che questi fosse san Michele.
San Michele essendo angelo di Cristo è distinto da lui e lungo i secoli diverse sette eretiche hanno affermato che Gesù non fosse la seconda persona della Trinità Divina ma l’angelo Michele che aveva preso le sembianze di Gesù.
Erroneamente ancor oggi i Testimoni di Geova credono che Gesù sia in realtà Michele, e citano la Prima Epistola ai Tessalonicesi 4, 16 a sostegno della loro tesi: “Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’Arcangelo e a l suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo”.
Dato che Michele è l’unico angelo definito specificamente Arcangelo nella Bibbia (Gd 9), presumono che si trattasse di lui. Tuttavia, il passo afferma che la voce di un arcangelo accompagnerà Cristo nella sua seconda venuta, di conseguenza non significa necessariamente che Gesù sia l’arcangelo, o che questo arcangelo particolare sia Michele. Altre prove possono essere trovate nella Lettera agli Ebrei (1, 6) dove si dice: “Lo (Gesù) adorino tutti gli angeli di Dio”.
Ciò significa che Michele adora Gesù, e questo non sarebbe possibile se fossero la stessa persona. Un noto Biblista cattolico ha scritto: “Il trionfo di Michele è stato possibile mediante il sangue di Cristo. La sconfitta di satana diventa così il simbolo anticipato della vittoria dell’Agnello. La battaglia di Michele diventa la proiezione all’indietro e in alto di quella di Gesù”. (Bruno MAGGIONI, Michele e gli Angeli nelle Scritture, in Antonio SALVATORI, Il faro di San Michele tra angeli e pellegrini, Edizioni Rosminiane, Stresa 1999, p. 27).
Nella notte di Natale, gli angeli vengono ad annunciare ai pastori la notizia che sta per dare lorouna grande gioia. San Giovanni Crisostomo dice che furono degli angeli dell’ordine più elevato. Non abbiamo difficoltà nel crederlo, visto l’importante evento, né a credere che, alla loro testa, si trovasse san Michele, loro capo. Quando Erode ordina il massacro dei bambini a Betlemme, egli appare a san Giuseppe e gli ordina di fuggire in Egitto. Quando il pericolo è cessato, egli fa segno alla sacra famiglia di ritornare a Nazareth. A Nazareth, e più tardi quando il Salvatore ha iniziato la sua vita pubblica, egli vigila sulla sua persona e difende la sua santa umanità contro le potenze delle tenebre. Ecco perché alcune pitture e sculture dei misteri della vita di Gesù pongono in scena san Michele che atterra il drago.
Nella Passione san Michele interpreta un ruolo speciale. Nostro Signore agonizza nell’orto degli Ulivi. Il Vangelo dice che un angelo gli apparve per consolarlo. Secondo molti autori, quest’angelo fu san Michele. Angelo della Natività, Angelo della Passione, san Michele non può essere guardato come l’angelo della Resurrezione? Come, in quest’angelo che discende dal cielo, si accosta al sepolcro, rotola la pietra che ne chiude l’entrata, si siede sopra, non vedere il primo dei servitori di Gesù, il capo degli angeli. Rimane il grande fatto dell’Ascensione. E’ verosimile, dice un autore, che gli angeli dell’ordine più elevato vennero incontro a Gesù per fargli corteo, riconoscere ed onorare la sua sublime dignità. Qui ancora alla loro testa – non è questo il suo posto – marciava san Michele, che doveva diventare l’introduttore delle anime nella santa luce.
Ciò nonostante sulla terra i discepoli, che hanno contemplato Gesù Cristo nella sua ascensione, guardano ancora. Ecco che due giovani appaiono avvolti in bianche vesti. “Uomini di Galilea, essi dicono, perché restate così con gli occhi legati al cielo? Questo Gesù ritornerà un giorno come l’avete visto salire in cielo”.
Quelli che parlavano in tal modo erano, secondo una rivelazione fatta a santa Francesca Romana, san Michele e san Gabriele, il primo in qualità di protettore della nascente Chiesa, il secondo come angelo custode della Santa Vergine, presente all’ascensione del suo divin Figlio. Quale gloria per san Michele essere stato ammesso a custodire e a servire il Figlio di Dio fatto uomo e di esser stato il testimone della sua vita! Chiediamogli la grazia di camminare sulle orme del nostro Signore Gesù. L’”Agnello” è Cristo. Al suo primo apparire Giovanni Battista lo presenta così ai discepoli (Gv 1, 34), e se il possente Michele trionferà sul diavolo, ciò avverrà non grazie alla sua forza, ma alla potenza dell’Agnello. Non possiamo quindi ritenere Michele autonomo sino al punto da potere ottenere da solo la vittoria in cielo e sulla terra. Michele è il rappresentante dell’Agnello e quindi – come tutti i Santi e Maria stessa -, solo il riflesso di Colui che solo è l’Altissimo. Meriteremo così di essere da lui introdotti alla presenza del nostro Dio.
Don Marcello Stanzione