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Katharina Hasslinger Tangari, l’eroina che soccorse la «Chiesa del silenzio»

È stata pubblicata la traduzione in italiano della biografia scritta dallo storico Yves Chiron sulla figura di Katharina Hasslinger Tangari (1906-1989), donna dell’Europa Cristiana, dai natali viennesi, che ha attraversato il martoriato XX secolo, compresa la persecuzione del clero e dei religiosi nell’est d’Europa, soggiogato dall’Unione sovietica, un macabro tempo in cui la Chiesa di Roma abbandonò spesso i suoi ministri per agire secondo la legge dell’«Ostpolitik». Il libro Katharina Tangari, uscito dalle Edizioni Piane (pp. 351, 25,00 €), racconta una storia colma di coraggio, di determinazione, di fede: è la testimonianza che l’impossibile è possibile a chi agisce secondo la volontà di Dio e rimane saldo nella Verità rivelata.

Katharina Hasslinger nacque a Vienna il 10 marzo 1906 da una famiglia che serviva militarmente la patria da più generazioni. Nel 1936 si trasferì a Napoli dove conobbe il futuro consorte, il medico chirurgo Corrado Tangari, che sposerà ventiquattro giorni prima dell’Armistizio, il 16 agosto 1943.

Durante la celebrazione nuziale ella si offrì come vittima per la santificazione del sacramento del matrimonio e si immolò realmente: il marito l’abbandonò per un’altra donna e lei rimase fedele, fino all’ultimo dei suoi giorni, al giuramento fatto davanti a Dio e agli uomini. Katharina, seppur separata e non per sua volontà, rimase comunque legata al marito e continuò ad informare il consorte sui suoi giorni, i suoi spostamenti, le sue attività. Gli scriveva con grande frequenza e quelle lettere, piene di spiritualità, di sensibilità e di bene immortale, sono rimaste a dimostrazione che il sacramento del matrimonio non è un’idea, ma una realtà concreta.

L’esistenza di Katharina è stata traboccante, ricca di avventure drammatiche, tuttavia la sua serenità e pace interiore rimasero illese perché votò se stessa, terziaria domenicana, al Regno di Dio. Soltanto tre mesi dopo le nozze, il 5 novembre 1943, Katharina viene arrestata dagli Alleati come spia. È condotta davanti a un tribunale militare, che il 9 marzo 1944 la condanna a morte. Ma ella si affida totalmente a Dio. Molto intelligente e colta, conosce bene sette lingue e in inglese si difende per nove ore davanti al tribunale militare, composto da tredici ufficiali; grazie alle sue idonee risposte, la pena capitale viene commutata nella carcerazione: dieci mesi nel campo di prigionia di Padula, undici mesi a Terni e poi Riccione, fino al 12 ottobre 1946.

Fu Katharina Tangari a curare la traduzione tedesca della Storia della letteratura italiana di Giovanni Papini per la casa editrice austriaca Pustet di Salisburgo. Ma studiò anche medicina e fu di fondamentale sostegno proprio al marito, per il quale redasse quaranta studi scientifici, in seguito pubblicati con il nome di Corrado Tangari. Lei, con la vocazione per il matrimonio e sempre innamorata come il primo giorno delle nozze, continuò a credere nell’anello che portava al dito, a dispetto di ogni condizione: da carcerata come da persona libera.

Nel 1951 si reca a Vienna, in visita ai suoi familiari e coglie l’occasione per recarsi in pellegrinaggio al Santuario mariano di Mariazell (nell’immagine sopra, a destra), nel cuore della Mitteleuropa, a 870 metri di altezza, situato in una verde conca della Stiria, alle estreme propaggini delle Alpi Orientali, una delle più frequentate mete devozionali dell’Europa Centrale. È lì per pregare la Vergine Santissima, protettrice dell’Austria, occupata dalle truppe straniere. Katharina viene arrestata ad un posto di controllo russo, ma, miracolosamente, viene liberata e per tale grazia ella promette di compiere, nel primo sabato di ogni novembre, un pellegrinaggio proprio alla Madonna di Mariazell, un voto che adempirà fino 1988 e che farà sempre a piedi nudi, per sette chilometri: dal luogo della liberazione miracolosa fino al Santuario di Mariazell.

Negli anni Cinquanta fa un incontro folgorante che segnerà ancor più la sua vita cattolica: conosce il frate cappuccino san Pio da Pietrelcina. Lei stessa lascia testimonianza di quella personale conoscenza: «Nella Quaresima del 1949 sentii per la prima volta parlare di Padre Pio. Fu durante un mio viaggio di ritorno dall’Austria, nel treno Vienna-Roma. A Venezia, alcuni ufficiali di Marina presero posto nel mio scompartimento. Uno di loro mi domandò: “Signora, Lei è straniera?”. E, senza attendere la mia risposta, proseguì: “Vi sono molte cose belle all’estero, però ciò che abbiamo noi, gli stranieri non l’hanno!”. Dato che non riuscii ad indovinare a che cosa alludesse l’ufficiale, lo pregai di dirmelo, ed egli, quasi solennemente, affermò: “Noi abbiamo Padre Pio!”.

Padre Pio? Non avevo mai prima sentito questo nome. L’ufficiale mi raccontò alcuni fatti così meravigliosi della vita di Padre Pio, che, incuriosita, gli domandai chi fosse.

“È un Padre Cappuccino – mi rispose – che da anni porta le stimmate di Gesù!”».

A Bologna gli ufficiali scesero dal treno. Non ci fu più il tempo per chiedere l’indirizzo di Padre Pio e colui che le aveva fatto la rivelazione ebbe soltanto modo di dirle: «Lei troverà Padre Pio! Lo troverà certamente!» (K. Tangari, Il Messaggio di Padre Pio, Editore Amis de saint François de Sales, p. 7).

Infatti lo trovò e andò a fargli visita 70 volte… da lui prese la forza anche per il suo eroico apostolato oltre la cortina di ferro. Ella conobbe il sistema comunista fin dai primi anni del dopoguerra grazie alla lettura di libri, fu così che non rimase insensibile a ciò che scriveva Alexander Solgenitsin, scoprendo la perversa natura del «diamat», ossia del «materialismo dialettico», che stabilì un vero e proprio sistema di «terrore di massa». Dal punto di vista religioso i regimi comunisti cercarono di controllare la Chiesa laddove era impossibile sradicare del tutto la fede nella gente e contemporaneamente perseguitarono tutti coloro che nella gerarchia ecclesiastica e fra i fedeli tentavano di opporsi alla tirannia atea. Gli effetti furono devastanti: incarcerazioni, torture, esecuzioni, scioglimento degli Ordini religiosi, confisca dei beni ecclesiastici. In questo contesto Katharina opera temerariamente, a cominciare già a metà secolo del Novecento, per alleviare le sofferenze di quella che è passata nella storia come la «Chiesa del silenzio». Al congresso internazionale del Terz’Ordine domenicano del 1958 fu particolarmente attenta all’intenzione di preghiera chiesta ai partecipanti per i «fratelli e le sorelle delle Province d’Ungheria, Polonia, Bosnia e Dalmazia che non hanno potuto partecipare al congresso» (Y. Chiron, Katharina Tangari, Edizioni Piane, Casale Monferrato 2021, p. 191).

L’apostolato per e nella Chiesa del silenzio viene suggerito a Katharina dallo stesso padre Pio e, piena di slancio per questa missione indicata dal Cielo attraverso il santo mistico stigmatizzato, prende avvio concreto nel 1964. Oltrepassa più di cento volte le frontiere dei Paesi comunisti con sette-otto-dieci valige colme di rosari, immaginette sacre, cose necessarie alla celebrazione delle Sante Messe e tutto ciò che poteva aiutare i sacerdoti vessati, incarcerati e privi di tutto e di qualsiasi conforto. Solcava la frontiera in treno o in corriera e, quando era possibile, pregava in ginocchio per ottenere dal Signore che la polizia e i doganieri la lasciassero passare. Affidò il suo apostolato nei diversi Paesi dell’Est al Bambino Gesù di Praga. «Tutti i mesi», lascia scritto, «dal 16 al 24, con la Grazia di Dio, recito una novena in onore del Bambino Gesù […] e gli consacro ogni 25 del mese. L’albero di Natale secca, ma il Bambino Gesù rimane, germoglia e ci accompagna fino al prossimo Natale. Con la novena, c’insegna a rimanere semplici come bambini, umili. Non è un caso se la più grande santa dei tempi moderni si chiama Teresa del Bambino Gesù e ci indica “la piccola via” che conduce a Dio. È il Bambino Gesù che l’ha voluto. Perciò vi saluto, o Bambino Gesù! Datemi la grazia necessaria per essere fedele alle mie novene, per glorificarvi nella vostra infanzia e per sottomettere umilmente a Voi le nostre preoccupazioni, perché Voi ascoltate volentieri gli umili […]» (ivi, pp. 193-194).

Tre mesi esatti dopo queste parole e preghiere incontra a casa della sua amica Emma Aliberti, anch’ella terziaria domenicana, un professore italiano, di ritorno da un viaggio in Cecoslovacchia, il quale diede ad entrambe un’immaginetta del Bambino Gesù di Parga e in quella circostanza illustrò loro le condizioni della Chiesa in quella nazione. Di quei racconti resta traccia nel Diario delle devozioni di Katharina:

«Questo professore che, a suo tempo, fu un comunista militante, ci ha parlato della grande miseria che regnava a Praga. Non ha visto che desolazione in questa città che un tempo era tanto bella. Le chiese sono chiuse e si può entrare in esse solo da una porta laterale. Non ha incontrato sacerdoti. Tutto deve essere fatto segretamente. Il Bambino Gesù di Praga, però, è sempre là. Quelli che osano entrare in chiesa, pregano con molto fervore. Oh, dice il Professore, come prega quella gente! E noi, che qui stiamo così bene, non sappiamo neanche apprezzarlo. […] Ha trovato [il Bambino Gesù di Praga, ndr] il modo di essere portato da Praga a Napoli per me, proprio nel momento in cui le chiese sono chiuse. […] A casa ho quindi messo immediatamente l’immagine sull’altare domestico, accanto alla Vergine di Mariazell e ho acceso una candela di benvenuto. Sull’altare ho posto dei rami di pesco in fiore. È un quadro magnifico!» (pp. 194-195).

Gesù Bambino di Praga era andato a lei, ora è lei che parte verso di Lui all’inizio degli anni Sessanta, quando, durante una delle sue visite a Padre Pio, quando gli parlò della sua grande devozione per il Bambino Gesù che si manifestò in Cecoslovacchia, egli disse lapidariamente: «Vai a vedere come sta» e lei prese quell’esortazione sul serio: partì per portare aiuto al clero e ai fedeli poveri e perseguitati. Fra il 1964 e il 1971 realizzerà decine di viaggi oltre la Cortina di ferro. Prima tappa fu proprio il Santuario del Bambino Gesù, successivamente il Santuario mariano di  Czestochowa. Proseguirà così, fra pellegrinaggi e visite alla Chiesa del silenzio, fornendo a molti sacerdoti, ad alcuni vescovi e comunità religiose libri di teologia e di spiritualità e riviste che non potevano procurarsi nei loro Paesi. L’aver esportato «letteratura straniera» senza autorizzazione sarà uno dei capi d’accusa mossi contro di lei nel 1971 dalle autorità comuniste. Al 50° anniversario delle apparizioni di Fatima, Katharina non poteva mancare, arrivò il 13 settembre del 1967 e il 15 incontrò il cardinale Josef Beran (1888-1969), perseguitato prima dal regima nazista cecoslovacco e poi da quello successivo comunista, venuto in pellegrinaggio con 25 sacerdoti dell’Est “in esilio” per celebrare la Santa Messa con una specifica intenzione rivolta alla «Chiesa del silenzio».

Katharina Hasslinger Tangari venne arrestata il 15 aprile 1971 alla frontiera della Cecoslovacchia. Dopo 66 interrogatori, fu condannata a quindici mesi di prigione. Yves Chiron spiega che Katharina, dopo il durissimo carcere, si accostò alla lettura di opere concernenti l’esperienza carceraria, in particolare Le mie prigioni di Silvio Pellico; Una giornata di Ivan Denissovitch di Alexandre Soljenitsyne e in seguito, dello stesso autore, Arcipelago Gulag.

La sua indomabile attività apostolica viene arrestata: le vengono interdetti i Paesi dell’Est per dieci anni. Ma lei non si rassegna e se non può più essere di aiuto e sostegno alla Chiesa dell’Est, lo può essere per i sacerdoti umiliati nell’Ovest dell’Europa:  sono i figli di Monsignor Marcel Lefebvre, che continuano a celebrare la Santa Messa apostolica in Vetus Ordo, professando e insegnando la Fede di sempre con la dottrina e il catechismo di sempre. Essi, ostinatamente, sperando contro ogni speranza, continuano a coltivare uno spirito soprannaturale della religione cattolica, nonostante i rivoluzionari tempi culturali ed ecclesiastici imbevuti di secolarismo e relativismo dopo il Concilio Vaticano II. Nel 1974 inizia a frequentare Ecône, il primo Seminario della Fraternità Sacerdotale San Pio X e da qui prende avvio un’attività instancabile di aiuto e sostegno ai sacerdoti della Fraternità stessa. In 15 anni realizzerà un lavoro liturgico immenso, fornendo a un elevato numero di cappelle tradizionali tutto il necessario per le funzioni (calici, pissidi, ostensori, paramenti, candelabri…), procurando poi ad ogni novello sacerdote il camice, la pianeta, l’astuccio per la comunione ai malati, la valigia-cappella.

In cambio degli aiuti economici, che giungono soprattutto dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Austria, ella offre Sante Messe, Rosari, sofferenze, digiuni, pellegrinaggi in diversi Santuari europei. Lei prega, instancabilmente, per gli amici e per i nemici.

Ha lasciato un’innumerevole quantità di scritti, diari, lettere, appunti, quaderni di devozione… una miniera di Fede e di pietà, attimo per attimo. Nell’anno in cui cadde il Muro di Berlino, il 1989, il Signore chiuse il 1° dicembre i giorni terreni della fedele Katharina, che oggi anche gli italiani potranno finalmente conoscere attraverso le pagine di una rigorosa e bella biografia, ottimamente documentata. 


(FONTE: Cristina Siccardi - europacristiana.com) - Katharina Tangari, Yves Chiron, Edizioni Piane