6 gennaio - Epifania
La ragione di questa solennità vi è stata resa chiara dalla lettura del Vangelo (Mt 2, 1-12). È una pagina di storia. A nessuno venga in mente di credere che ci sia qualche cosa di leggendario; no, è storia. Bisogna ricordare che un particolare – il fatto della stella – ha avuto un'eco in tutto l'Oriente: nella Mesopotamia, nella Persia, nell'India. Dappertutto nelle letterature e nei dati archeologici si ritrova il segno di questa stella. Ma non dobbiamo fermarci, per il momento, davanti alla nostra storia.
Debbo avvertirvi che tutto il Vangelo, compreso pertanto quello dei Re Magi, è anche profezia, perché tutto quello che fu nella storia di Cristo Capo, tutto avverrà, nelle proporzioni adeguate, nella storia del Corpo mistico di Cristo, quello che siamo noi con tutti i nostri fratelli di prima, di ora e di poi.
Nel racconto dei Magi noi vediamo che Dio stesso chiama costoro, li chiama mostrando, per le loro particolari attenzioni astronomiche, un lume nuovo in cielo e con quello li guida. Ma Dio interviene molto di più con una mozione interna: non è tanto la stella che li ha portati – non credo sarebbe stata sufficiente – ma è la mozione interna della Grazia di Dio che li ha portati a compiere un viaggio eroicamente lungo, penoso, faticoso, con tutte le difficoltà della mancanza di ogni agio, che i luoghi attraversati potevano offrire ai Magi.
Ora, tutto questo è anche profezia, perché nella storia vorrei dire sono più quelli che alla fede chiama Dio stesso con la mozione interna della Grazia, che quelli che bene o male raccapezzano i missionari. La misericordia di Dio è infinita, e l'Incarnazione del Verbo ha per scopo mediato, non ultimo, quello della redenzione degli uomini, quello di portarli a Dio. Ma molto più è quello che agisce e conclude nel sotterraneo del mondo della Chiesa e non quello che si vede. Per far questo nessuna meraviglia se, per annunziare il Suo Figlio nato, Dio ha posto un lume in cielo, che ha potuto condurre, adeguandosi alle distanze (e pertanto non è una delle stelle né tanto meno quella di Halley che stanno vagolando ora per il cielo), se Dio ha potuto muovere uno strumento in cielo dandogli caratteristiche e capacità di indicazioni fino a designare il posto, la casa, dove Gesù era. Dio fa cose che noi non conosciamo per salvare molti degli uomini.
C'è Erode di mezzo, il quale agisce in modo degno di lui e di tutta la sua storia. Vuol sapere dov'è il Bambino. Veramente quest'uomo diventa ridicolo. Perché? Era già avanzato negli anni e ha timore di un bambino che ha soltanto qualche mese tutt'al più. Non poteva sperare, ammalato come era Erode, di bloccare questo Bambino, perché non arrivasse a un regno che Egli non cercava. Perché Cristo ha costituito un Regno eterno, spirituale e non aveva niente da portar via agli uomini cinti di corona. Però questa nota di ridicolo serve ad indicare qualcosa, dico è profezia: ci sarà sempre qualche Erode in questo mondo, e oggi ce n'è più di uno. Però sono ridicoli, perché prendersela con il Cielo, prendersela con quell'ordine dove si stabilisce quando fa caldo e quando fa freddo, quando piove e quando deve venire la neve, è proprio essere senza senso, ed è quello che mostrano quanti oggi, in un modo o nell'altro, prendono come obiettivo delle proprie satire e delle proprie forze la Santa Chiesa di Dio. Sappiamo come finisce: finisce sempre così! Erode muore, Gesù vive, trionfa e se ne ritorna a Nazaret.
La storia continua; questo ne è lo schema. Per questo ho detto che non solo è una pagina di storia questa, ma è, come tutto il Vangelo, una profezia dei fatti che secondo i tempi si snoderanno e che noi chiamiamo storia e che spesso sono semplicemente una dipintura esterna dei fatti che nel loro sotterraneo hanno ben altra grandezza e raggiungono ben altre conclusioni.
Card. Giuseppe Siri, Omelie per l'anno liturgico