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Il femminismo

L’uomo moderno vive il tempo della grande distruzione dei sentimenti e della Fede.

La società scristianizzata rimane priva di collanti al di là del profitto e del consumo. Si sa che il fondamento della società cristiana, che si oppone alla realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale, è nella famiglia. Per scardinare la famiglia è stato necessario distruggere il ruolo della donna come moglie e madre e ridisegnarne il ruolo sociale, ridimensionando gli aspetti di genitrice e di moglie.

Alla gente comune, che crede di sapere come vanno le cose perché si informa guardando la televisione, viene fatto credere che i ruoli dell’uomo e della donna cambiano perché “cambiano i tempi”. Come scrisse Edward Bernays “gli uomini raramente sono consapevoli delle vere ragioni che stanno alla base delle loro azioni”.  La verità è che le ideologie che influenzano il pensiero ed il corso della storia sono le armi più efficienti.

Il femminismo venne concepito come una forma di indottrinamento di massa per il controllo sociale ampiamente sostenuta da tutti i media. La Rockefeller Foundation fu uno dei maggiori finanziatori del movimento femminista. Come scrisse Karen M. Paget nel suo libro “Patriotic Betrayal” ci furono anche cospicui finanziamenti della CIA. Gli scopi dei finanziamenti della Rockefeller Foundation furono: che le donne anziché lavorare tra le mura domestiche andassero a lavorare per il grande capitale privato, di poter tassare anche le donne che avrebbero acquisito il “diritto” di lavorare, e strappare loro i figli ad un’età ancor più precoce eliminando l’istruzione familiare, in modo da indottrinarli tramite la scuola e l’apparato statale come fu rivelato dallo stesso Nicolas Rockefeller durante un’intervista. Niente è casuale nei progetti di ingegneria sociale delle minoranze culturalmente più agguerrite al servizio della Massoneria e del Vitello d’Oro, il grande capitale finanziario.

Il femminismo ha inculcato nella donna la convinzione che la “realizzazione” personale si ottiene soprattutto imitando l’uomo nella sua vita professionale ed entrando in competizione con lui. La donna deve abbandonare il suo prezioso compito di custode della famiglia, di moglie e madre, e cercare nel lavoro il successo e la “gratificazione”. Le donne “liberate”, private della loro identità devono fare carriera e possedere il denaro per acquistare ciò che desiderano.

Tuttora il femminismo sostenuto dall’apparato legislativo, continua a ingannare la donna, imponendole di essere tutto salvo che donna: può fare il soldato, il poliziotto, lo spazzino, ma guai se fa la madre e la sposa; guai se lavora tra le “mura domestiche” invece di approfittare delle “grandi occasioni” che offre il mercato globalizzato del lavoro.

Le donne di oggi inserite nel meccanismo “virtuoso” della concorrenza sul lavoro, sono costrette a rispettare ritmi ed orari imposti per legge; spesso finiscono per essere risucchiate nel meccanismo e diventare frustrate come donne e come lavoratrici.

Col femminismo le donne hanno perso anche la loro naturale femminilità, ridotta spesso ad una banale esibizione delle forme del proprio corpo. Ma è un’illusione pensare che la femminilità aumenti accorciando la gonna. La “vera” femminilità è nella dolcezza e nelle premure che nascono dal senso materno, è nel pudore che rifugge gli sguardi e non si piega alle facili lusinghe perché deve custodire il dono prezioso che Dio ha scelto per la donna: “La donna genera ciò che Dio crea” (Pio XII). Quante donne preferiscono invece esibire il proprio corpo come se fosse merce.

Questa mercificazione è alimentata sia dalle mode, prodotte dall’ industria culturale del capitalismo globalizzato, sia dalle ideologie progressiste di matrice comunista. Il primato della “liberazione sessuale” della donna dalle “catene della famiglia” si deve infatti al Partito Comunista Bolscevico che sviluppò per primo una nuova politica sui rapporti sessuali lanciando la campagna «l'amore è come un bicchier d'acqua», nel senso che copulare equivaleva a dissetarsi. Il matrimonio era visto come lo strumento di “sfruttamento” della donna, e la famiglia una istituzione “borghese” da abbattere.

Anche la strategia delle sette segrete ha fatto leva sulla perdita del pudore femminile. Nel 1968 la rivista massonica L'Humanisme pubblicò le direttive per distruggere la Chiesa Cattolica. In un paragrafo si legge: "La prima conquista da fare è la conquista della donna. La donna deve esser liberata dalle catene della Chiesa e dalla legge […]. Per abbattere il cattolicesimo, bisogna cominciare col sopprimere la dignità della donna, la dobbiamo corrompere assieme alla Chiesa. Diffondiamo la pratica del nudo: prima le braccia, poi le gambe, poi tutto il resto. Alla fine, la gente andrà in giro nuda, o quasi, senza più batter ciglio. E, tolto il pudore, si spegnerà il senso del sacro, s'indebolirà la morale e morirà per asfissia la fede".

La situazione attuale è penosa. Oggi viene rivendicato anche con rabbia il diritto a “vestirsi” con parti intime scoperte o in bella vista attraverso abiti attillati. Questo è anche un modo per tenere soggiogati gli ormoni maschili, per scalare posti nella società ottenendo complimenti e successi in un mondo in piena bancarotta etica.

In realtà l’ammirazione che gli uomini mostrano per queste donne è sempre falsa: “L’ammirazione che fingono per loro è puramente sensuale perché non è rivolta alla loro persona, ma al loro corpo e le guardano come un oggetto di piacere” (Don Dolindo Ruotolo “La moda e il decoro cristiano”, 1939).

Vestirsi dignitosamente oggi è un vero atto di “ribellione” contro il degrado generalizzato di un mondo in cui a qualsiasi età le donne vestono minigonne e pantacollant, offrendo spesso la caricatura di se stesse. Le giovani che imitano nell’ abbigliamento e nel look le pop star della televisione, collezionano volgari esibizioni che sono i nuovi rituali pagani del culto dell’«apparire».  Anche quando si “accompagnano” (il matrimonio ormai è “fuori moda”) e diventano madri, il loro modo di vestire non cambia. Grazie ai loro compagni “moderni” e “tolleranti” le donne “emancipate” possono “mettere in piazza” quello che il buon decoro imporrebbe di coprire. Si sottopongono volontariamente a pratiche degradanti in una società in marcia verso il nudismo, spinta in alto dai vassalli del potere mondialista e sostenuta in basso dalla passiva accettazione della gente. Il nudismo e più in generale l’eliminazione di ogni decoro nell’ abbigliamento, equivale in campo morale all’instaurazione dell’anarchia: nessuna autorità, nessuna regola.

Il Grande Capitale attraverso la “moda” impone le linee guida nel campo dell’abbigliamento: la moda che “sveste” quasi del tutto la donna, la quale crede di essersi liberata di fastidiosi “tabù”. In realtà la donna ha semplicemente perduto il fascino più grande che aveva: quello del pudore.

La mamma “di una volta” che obbligava le figlie ad un contegno in pubblico e al decoro personale è ormai morta. Così come è morto da tempo il padre “di una volta” che si faceva obbedire dai figli e parlava di onestà, di mantenere la parola data.

Oggi c’è la mamma “hip hop”, senza “pregiudizi”, che considera le parti “intime” come “risorse” da esibire… come “talenti” da mostrare sul palcoscenico della vita quotidiana. Nella “patologia dell’esibizione” che affligge la donna moderna, c’è una “sessualizzazione perenne” che deve attirare gli sguardi e stimolare il “desiderio”. Tutto viene fatto con superficialità e leggerezza, come nelle pubblicità della televisione. Tutto è conforme ad una società in cui ormai arrossiscono solo i pesci rossi.

Infine c’è il papà amicone e simpatico, a volte un po’ scemo, che per non sentirsi diverso, si è adeguato alla trasgressione.

A normalizzare qualsiasi eccesso poi ci pensano le spiagge d’estate, dove chi ha un po’ di pudore viene considerato portatore di handicap. Ideologia femminista e rivoluzione dell’abbigliamento sono tutt’uno col “sesso fast food”, tanto consigliato dagli psicologi alla moda e dagli “esperti” che si occupano di “educazione sessuale” nelle scuole: il sesso “libero” e consumato “appena possibile”, come nei film, che lascia solo vuoto e amarezza, come le promesse della felicità “facile” che nascondono sempre l’inganno.

I genitori moderni “teledipendenti” e “telecondizionati” vi diranno che tutto questo è normale e che anche i figli “devono fare le loro esperienze”…. un modo come un altro per declinare ad altri il proprio ruolo di guida dei figli.

Secondo il femminismo il sesso deve essere slegato dall'amore e dal matrimonio. Questa ideologia ha sempre attaccato e deriso i valori derivanti dalla cultura cristiana, come la fedeltà coniugale. Siamo arrivati al punto che oggi l’adulterio è considerato quasi una “divagazione” dalla routine del matrimonio, reso ancora più accessibile dalle possibilità dei social network. In rete sono disponibili servizi e chat, a pagamento per gli uomini e gratis per le donne, che rendono l’adulterio “veloce e sicuro”.

Il cattolicesimo “moderno” senza “muri e barriere”, che non insegna più a commensurare la gravità del peccato con il gesto compiuto, ci rassicura che la tolleranza aggiusta tutto.  Il “Don Matteo” della fiction televisiva offre l’esempio del prete “al passo coi tempi”, che, invece di condannare l’abominazione dell’infedeltà coniugale, rimprovera aspramente ogni minimo risentimento di chi è stato tradito. Il disprezzo della retta ragione e del buon senso è ormai spinto fino al rifiuto del reale. La maggior parte delle persone non si è minimamente accorta del “lavorio” compiuto sulle coscienze dai mass media, le nuove armi di “seduzione di massa”.

Il liberismo ideologico del femminismo si comporta come il liberismo economico: entrambi favoriscono e promuovono il “precariato”. Il liberismo economico, in cui l’uomo diventa una variabile delle strategie di produzione e del consumo, favorisce e promuove il precariato lavorativo. Il liberismo ideologico del femminismo favorisce e promuove rapporti “precari”, dove il sesso slegato dai sentimenti, dalla famiglia e dalla procreazione si riduce a “miseria sessuale” di una sub-umanità vuota e senza Dio.

Ci viene dato il diritto alla “libertà sessuale” e ci viene tolto il diritto al lavoro. Niente è casuale.

Un tempo, quando non c’erano inutili distrazioni sociali, la frequentazione tra due giovani era più rara, ci si fidanzava, ci si sposava e si facevano figli. L’inizio della conoscenza dei due partner spesso era proprio il matrimonio. Questa era la realtà della generazione dei nostri nonni, dove si rimaneva insieme tutta la vita. La generazione di oggi invece è afflitta dai dubbi, non ci si fida più l’uno dell’altro, perché i valori di “onestà”, “fedeltà” e “pudore” su cui si reggevano le famiglie tradizionali sono decaduti.

Oggi siamo ben lontani dalla concezione cavalleresca in cui se un uomo aveva la fortuna di poter amare una donna e di essere amato da essa poteva affermare di aver ottenuto una "grazia divina". 

La tendenza oggi è ancora quella di spingere le ragazze a percorrere studi universitari per rincorrere l’illusorio traguardo della carriera nel Mercato Globale, dove il lavoratore viene ridotto a mera componente del ciclo produttivo del profitto.

La soluzione è chiaramente nel ritorno all’educazione dei figli secondo i valori cristiani tradizionali.

Bisogna tornare ad educare le ragazze a riacquistare “dignità” nel matrimonio e nella cura della famiglia, riacquistando antiche competenze come l’economia domestica e la cultura del risparmio. Bisogna tornare al ruolo onorato di mater familias, fondamento per il buon funzionamento della macchina sociale.

La Madonna del Buon Successo il 21 gennaio del 1610 così predisse: «Quanto al sacramento del matrimonio, che è simbolo dell'unione di Cristo con la sua Chiesa, sarà attaccato e profondamente profanato. La massoneria, con il suo potere, promulgherà delle inique leggi al fine di eliminare questo sacramento, facilitando la vita peccaminosa di ciascuno e incoraggiando la procreazione di bambini illegittimi, nati senza la benedizione della Chiesa. Lo spirito cattolico diminuirà rapidamente; la preziosa luce della fede si spegnerà progressivamente, fino a quando si giungerà ad una pressoché totale corruzione dei costumi [...]. In questi tempi sciagurati, ci sarà una lussuria ostentata che terrà le persone nel peccato e conquisterà innumerevoli anime frivole che si perderanno. Non si troverà quasi più l'innocenza nei bambini, né la modestia nelle donne. Nel supremo momento del bisogno della Chiesa, coloro che dovranno parlare resteranno in silenzio!».


Anonimo Pontino (dalla rivista sìsìnono)