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La storia non è la loro rivoluzione

Non a caso “Il Capitale” di Karl Marx fu dedicato a Charles Darwin: ogni rivoluzione si presenta come tappa ineludibile di un processo, come inevitabile passaggio, più o meno violento,  verso uno sviluppo storico nell'avvenire, verso, e qui sta il grande inganno, verso un mitico progresso da cui nessuno potrebbe tornare indietro.

Tutto questo è falso, come è falso Darwin e il darwinismo. 

È l'ideologia della rivoluzione, il più grande inganno della storia: ti fanno credere che i tempi richiedano determinati cambiamenti un po' su tutto, che essere contrari ai cambiamenti equivale ad essere fuori della storia, ad essere contro il progresso.

Fanno coincidere la Storia con le loro rivoluzioni.

Non a caso a Fatima la Madonna parla degli errori che la Russia, se non convertita, diffonderà nel mondo.

L'errore per eccellenza è quest'illusione diabolica del progresso rivoluzionario che il Comunismo ha cavalcato, ma che è stato poi condiviso da tutti, destra e sinistra. 

È così radicata questa falsità che nessuno osa contrastarla, anche se non la condivide per niente. 

Questa ideologia è entrata a grandi passi dentro il Tempio di Dio, dentro la Chiesa; è entrata e ha distrutto, semplicemente distrutto, non ha costruito nulla.

È cosi forte però questa illusione, che nemmeno i dati spaventosi della crisi in casa cattolica fanno ravvedere qualcuno.

La Rivoluzione si presenta come intoccabile.

All'opinione pubblica mondiale si è presentato il Concilio Vaticano II come la rivoluzione rinnovatrice della Chiesa, che finalmente approdava dentro la modernità, dopo averla osteggiata per più di due secoli.

Anche chi è stato perplesso di una simile presentazione del Concilio, quasi fosse un nuovo inizio della Chiesa, non ha combattuto con coraggio l'inganno rivoluzionario.

Si è medicato tutto timidamente, troppo timidamente, cercando disperatamente di sottolineare che il Vaticano II doveva essere letto in continuità con i precedenti concili e con tutto il magistero perenne della Chiesa.

Nemmeno di fronte al non apparire dei frutti del Concilio, questi benedetti frutti che non si vedono mai!, si ha il coraggio di dire che bisogna tornare indietro.

Si prende per inevitabile la Rivoluzione!

Si prende per inevitabile questo terribile falso progresso.

Si accetta tutta questa spaventosa decadenza come inesorabile: è l'ideologia della Rivoluzione progressiva che vince in tutti gli animi, anche in quelli anti-rivoluzionari.

È proprio quello che vogliono i fautori di ogni rivoluzione: far coincidere la Storia con la Rivoluzione.

Questa supina accettazione dello schema rivoluzionario fa cercare, a quelli che sono contro, a quelli che vogliono restare cattolici non rassegnandosi al disastro della Chiesa Romana, fa cercare un “facile” rifugio nel millenarismo: “Sono gli ultimi tempi”, si dice da più parti, “è la grande apostasia”, “non resta più molto...”. 

Così dicendo non si fa più nulla per la Chiesa, non si giudica fino in fondo con intelligenza cattolica la situazione e non si agisce: che tristezza!

Sembra di rivedere la situazione descritta da San Paolo:"Chi non vuol lavorare neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione.

A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace." (2 Ts 3,10-12).

Applichiamo con coraggio non soltanto alla vita personale, ma anche alla nostra responsabilità nella Chiesa queste parole dell'Apostolo e ravvediamoci per agire secondo il bene.

La Rivoluzione, anche dentro la Chiesa, non è inesorabile. Le cose possono cambiare, il Cristianesimo può rinascere nelle nostre terre, perché la storia la fa Dio e non la Rivoluzione.

Ma occorre uscire da questo mondo di fantasmi che si chiama modernità!

No, la Rivoluzione non è inesorabile: si può tornare indietro e riprendere la strada giusta, per edificare la Chiesa come Dio comanda.

No, il Millenarismo non è la soluzione, ma la solita fuga: nessuno sa quando il Signore verrà, nel mentre abbiamo il compito di fare il cristianesimo, di fare la Chiesa, ripartendo dalla Messa giusta, la Messa di sempre, e dalla stabilità della nostra vita attorno all'altare, pieni di obbediente fervore: così il cristianesimo produrrà opere di bene.

Gli “agitati, gli inquieti “disordinati” della Tradizione sono troppo simili agli inquieti della rivoluzione, distruggono e non costruiscono.

Lavoriamo dunque in pace per la nostra santificazione, allora molte anime troveranno casa con noi, e la Rivoluzione scomparirà come neve al sole; forse sta già scomparendo.

Buon anno a tutti.


Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XIII n° 1 - Gennaio 2020