Modo di alzarci a Dio dalle cose terrene
Tutte le cose di quaggiù ci possono essere di scala per sollevarci col pensiero e coll’affetto a Dio; e ci danno anche frequente occasione di rivolgere la mente agli interessi dell’anima nostra, ed all’eternità della vita futura, che ci aspetta. Considerando ora un buon numero di queste cose terrene, ecco come alla loro vista ci deve tornar facile il concepire un salutare pensiero, una dolce aspirazione a Dio, un buon proposito di virtù.
Al mirare la lancetta dell’orologio, che scorre. Così ancora scorre la nostra vita, e ci avviciniamo alla morte, che ci congiungerà con Dio.
Vedendo una candela che, finendo la cera, si smorza. Così ancora un giorno ha da finire la nostra vita, e ritorneremo a Chi ci creò.
Alla vista di sepolture e cadaveri. Avremo da diventare anche noi cadaveri ed esser chiusi nella tomba.
Quando i grandi di questa terra si rallegrano delle loro dignità o ricchezze. Compatisco la vostra pazzia; a me basta Dio. Costoro si gloriano di tali vanità; io non voglio gloriarmi che della grazia del Signore e della fortuna di poterlo amare.
Guardando esequie solenni o sepolcri magnifici di ricchi defunti. Se questi ricchi son dannati, che giovano loro tali pompe? è meglio esser poveri ma con la grazia di Dio!
Vedendo il mare tranquillo o in tempesta. Quanta differenza c’è tra un’anima in grazia ed un’altra in disgrazia di Dio!
Scorgendo un albero secco. Così è un’anima senza la grazia di Dio; non serve ad altro che ad essere gettata nel fuoco.
Vedendo un colpevole di qualche delitto tremante di vergogna e di spavento dinnanzi al giudice. Oh! quale sarà lo spavento di un peccatore davanti a Gesù Cristo Giudice!
Quando si sente un tuono, e si prova timore. Oh! come tremano nell’inferno i miseri dannati, sentendo continuamente i tuoni dell’ira divina!
Sentendo un condannato a morte che dice: “Dunque non vi sarà più rimedio alla mia sorte?”. Quale sarà la disperazione di un’anima, allorché sarà condannata all’inferno, e dovrà dire: “Dunque non vi è più rimedio alla mia rovina eterna?”
Guardando campagne, fiori, frutti che ci rallegrano con la loro vista e col loro profumo. Ecco quante belle creature ha Dio create per me in questa terra affinché io Lo ami! E quali altre delizie mi tiene preparate per il Paradiso! Sant’Agostino esclamava: “Il cielo, e la terra e tutto mi dice che io vi ami, o mio Dio”. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, quando teneva in mano un bel fiore o un bel frutto, si sentiva da quello animata ad amare il Signore, e fra sé diceva: “Ecco, il mio Dio ha pensato da tutta l’eternità a creare questo frutto, questo fiore, per darmi un segno del suo amore”.
Alla vista di fiumi o ruscelli. Come queste acque corrono al mare e non si fermano, così noi corriamo sempre a Dio, che è il nostro unico bene.
Guardando gli animali che servono alla vita dell’uomo. Ecco come questi animali innocenti si affaticano a servirmi: ed io come mi affatico per servire e compiacere il mio Dio?
Al vedere un cane, che per un misero tozzo di pane è fedele al suo padrone. Quanto più noi dovremmo usare fedeltà a Dio, che ci ha creati e ci conserva, e ci concede tanti benefizi!
All’udire gli uccelli che cantano. Anima mia, senti come questi uccelli lodano il loro Creatore, e tu che cosa fai? Sia tuo impegno di lodare Dio, e far atti d’amore esclamando: “Signore, fate che io vi ami sempre più in questa vita, onde possa amarvi più perfettamente nell’altra”.
Vedendo ampie valli. Come queste valli sono ricche di frutti, perché sono basse e ricevono le acque dei monti; così dal cielo discendono le grazie nelle anime degli umili, non in quelle dei superbi.
Alla vista di una bella Chiesa addobbata. Oh! quanta è la bellezza di un’anima in grazia, poiché essa è un vero tempio di Dio!
Quando guardiamo il vasto mare. Chi può misurare l’immensità e la grandezza di Dio?
Se si vede il fuoco o una candela accesa. Da quanti anni dovrei io ardere nell’inferno? Ma poiché voi, o Signore, non mi ci avete mandato, fate che questo mio cuore arda ora di amore verso di voi, come il fuoco arde questa legna (o candela).
All’aspetto del cielo stellato. Diciamo come sant’Andrea Avellino: “O piedi miei, voi avrete un giorno a calpestare queste stelle”. Lassù è la nostra patria, non qui. Oh quanto bella deve essere al di dentro, se fuori appare così splendente e magnifica!
Sentendo un suono o un canto che ci piace. Se la musica della terra è così soave, che bella fortuna che avremo noi, allorché udiremo quella del cielo!
Se vedi uccelli volare. Potessi anch’io sollevarmi da questa misera terra, per andare in Paradiso! Quando sarà, o mio Dio, che potrò venire ad amarvi in cielo con tutta l’anima mia ed unirmi a Voi senza paura di perdervi più?
Manuale di Filotea