Non ammazzare
Che ci proibisce il quinto Comandamento? Il quinto Comandamento ci proibisce di recar danno alla vita sia naturale che spirituale del prossimo e nostra; perciò ci proibisce l'omicidio, il suicidio, il duello, i ferimenti, le percosse, le ingiurie, le imprecazioni e lo scandalo.
Dio solo è padrone della vita, quindi è proibito uccidere, eccetto in tre casi:
1. In guerra. Quando la guerra è giusta (difensiva ma anche offensiva) il soldato può uccidere il nemico senza peccato. Chi viene mobilitato non è tenuto a sapere se la guerra è giusta o ingiusta; è invece obbligato chi si arruola volontariamente.
2. Per legittima difesa. Quando non c'è altro mezzo per salvare la propria vita o quella dei nostri cari, anche per difendere i beni di grandissimo valore (virtù, beni necessari alla vita), è permesso uccidere l'aggressore purché si faccia al solo scopo di difendersi, e non per vendetta o altro motivo. Se basta fuggire, chiamare aiuto o immobilizzare, ferire l'assalitore, non è permesso uccidere.
3. Dall'autorità competente. La pena di morte è permessa! per punire i malfattori che sono di grave danno e pericolo alla società: in questo modo si elimina il pericolo, si punisce il colpevole e si ammonisce la società ad evitare simili delitti.
Fuori di questi tre casi, chi uccide si rende colpevole del gravissimo peccato di omicidio, anche se la vittima ha appena incominciato a vivere nel grembo materno, o se è un vecchio invalido, o un infermo in agonia! Non è lecito, per nessun motivo, abbreviare la vita neppure di un secondo! L'omicidio volontario è sempre peccato tanto grave che grida vendetta al cospetto di Dio.
Anche i ferimenti, le percosse, le ingiurie e le imprecazioni sono come un inizio di omicidio. Le ingiurie e le imprecazioni sono atti d'ira che ci possono eccitare sempre più e condurre alle percosse, ai ferimenti, persino all'omicidio. I ferimenti e le percosse sono peccati più o meno gravi secondo il danno arrecato o anche solo tentato. Anche le ingiurie e le imprecazioni possono essere peccati mortali, quando augurano gravi mali e sono mossi dall'odio. Gesù Cristo, che venne a perfezionare la legge, oltre che proibire l'omicidio vietò anche l'ira come causa di tutti questi mali.
ESEMPIO:
Dio spesso fa terribile vendetta contro gli omicidi. Dove ora sorge il celebre santuario di Maria SS. di Einsiedeln, in Svizzera, nel secolo IX non vi era che una celletta con un'immagine della Vergine e una lampada d'argento. Nella cella abitava un povero eremita, Mainrado, dei conti di Hohenzollern, che trascorreva la giornata a pregare la Vergine e aiutare i viandanti. Un giorno, dopo aver sfamato due malandrini, questi lo aggredirono e lo uccisero mentre pregava, e rubarono la lampada d'argento. Non vi era nessuno presente al fatto, e pareva che il mistero dovesse coprire per sempre gli assassini del povero eremita. Ma Dio mandò due corvi, che l'eremita sfamava ogni giorno, e inseguire gli assassini, a percuoterli e ferirli col becco e gli artigli. I due malcapitati cercarono di liberarsene coi bastoni, ma i corvi continuavano con tanta insistenza ad assalirli che accorse la gente a vedere cosa stesse accadendo. Coloro che erano accorsi scoprirono il furto della lampada e compresero che erano gli assassini dell'eremita, così condannarono alla morte i due disgraziati.
Perché è peccato il suicidio? Il suicidio è peccato, come l'omicidio, perché Dio solo è padrone della nostra vita, come di quella del prossimo: inoltre è peccato di disperazione che, di più, toglie con la vita la possibilità di pentirsi e di salvarsi.
Chi commette suicidio togliendosi la vita usurpa un diritto che spetta solo a Dio, l'unico padrone della vita e della morte. Per questo è proibito non solo il suicidio totale (attentato alla propria vita seguito dalla morte) ma anche il suicidio parziale (come la mutilazione di se stessi, ferimenti gravi, ecc.).
Ciò che rese irreparabile la rovina di Giuda Iscariota non fu il tradimento, bensì la disperazione che lo costrinse a impiccarsi. Chi si toglie la vita dispera della bontà e della misericordia di Dio. Morendo senza aver il tempo o la possibilità di pentirsi, si toglie ogni possibilità di salvezza.
Anche il suicidio indiretto è proibito, come danneggiare senza necessità la propria salute procurandosi gravi disturbi fisici e morali, abbreviarsi la vita, darsi agli stravizi, bere in quantità tale da danneggiare la propria salute fisica e psichica, l'esaurirsi lavorando eccessivamente senza grave bisogno, facendo troppe e pesanti veglie prolungate, ecc.
Non è mai lecito darsi direttamente la morte. E' lecito invece esporsi al pericolo di morte per un bene superiore (ad es. la sentinella di guardia). Ci si può esporre al pericolo di morte per un motivo di carità (ad es. il missionario in mezzo ai lebbrosi) o per salvare un bene supremo, la nostra vita o altrui.
Non è mai lecito desiderare la morte per non soffrire più. E' lecito desiderarla per un motivo di carità soprannaturale, come per ottenere da Dio la salvezza dei peccatori, per andare più presto a glorificare Lui in cielo.
La cosiddetta “eutanasia” è proibita dal quinto comandamento perché accelera la propria o altrui morte per abbreviare le sofferenze della malattia; anche la cremazione dei cadaveri è proibita dal quinto comandamento, perché è come un prolungamento del suicidio o dell'omicidio.
RIFLETTO:
Oggigiorno il quinto comandamento è gravemente disobbedito, non solo “privatamente”, ma addirittura “pubblicamente” con l'approvazione di leggi gravissime favorevoli all'eutanasia, all'aborto, ecc. Mentre si commettono innumerevoli di questi delitti, mentre è permessa la cremazione dei cadaveri, mentre ci si assicura di finire la propria vita nel caso si dovesse cadere in coma o in grave malattia, mentre vi sono addirittura applicazioni che minano la salute mentale della persona portandola a commettere suicidio, ecc. si parla tanto della pena di morte come cosa deplorevole che nuoce alla dignità del colpevole, si colpevolizza chi difende la propria vita da un aggressore, si strappano le pagine di storia che parlano delle Crociate come se fossero le guerre più vergognose della storia dell'umanità, ecc. Tutto il contrario di tutto, ma ricordiamo! L'omicidio è uno dei peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio!
La Chiesa ha stabilito pene contro il suicida? La Chiesa ha stabilito la privazione della sepoltura ecclesiastica contro il suicida responsabile dell'atto compiuto.
Il suicida ha disprezzato la legge divina ed ecclesiastica e si è privato della possibilità di salvarsi. Perciò, si rende indegno della sepoltura ecclesiastica e di tutte quelle forme di pubblico suffragio che la Chiesa compie a favore dei defunti.
La Chiesa proibisce la sepoltura ecclesiastica, la celebrazione pubblica di Messa e funzioni in suffragio di chi volontariamente si è dato alla morte e prima di spirare non ha dato segni di pentimento. Non sono proibite Messe o preghiere private per il suicida, che potrebbe essersi pentito all'ultimo momento, essersi salvato e aver bisogno di suffragi. Non sono proibiti i suffragi per coloro che sono suicidi materialmente ma non formalmente, cioè che si sono uccisi senza l'intenzione di farlo, come chi muore per aver ingerito il veleno credendolo una bevanda dissetante.
RIFLETTO:
E' così sciocco pensare che per suicidarsi ci vuole coraggio. Un solo colpo di coltello al cuore, e tutte le pene sulla terra finiscono... per dar luogo alle pene eterne dell'Inferno, infinitamente più terribili di quelle di cui ci si pensava di liberare! Il vero coraggio invece consiste nello sfidare tutte le prove della vita con rassegnazione e religione.
Perché è peccato il duello? Il duello è peccato perché è sempre un attentato di omicidio, e anche, quasi, di suicidio, fatto per vendetta privata, in disprezzo della legge e della giustizia pubblica; inoltre perché con esso stoltamente si rimette la decisione del diritto e del torto alla forza, alla destrezza e al caso.
Il duello è un combattimento tra due o più persone che si sono precedentemente accordate sul tempo, il luogo, le armi, atte a provocare la morte, con pericolo di uccisione, di mutilazione o di ferimenti. Quando manca l'accordo precedente, si ha una rissa, non un duello.
Il duello è lecito se stabilito dalla pubblica autorità (per es. Davide e Golia, gli Orazi contro i Curiazi) o per una giusta causa (per es. per risparmiare una guerra, affidandone le sorti al combattimento tra pochi).
Invece è sempre gravemente illecito il duello privato, perché è un attentato di omicidio completo (se è convenuto di combattere fino alla morte) o parziale (quando i duellanti si fermano alla prima ferita). Inoltre è un attentato di suicidio, poiché i duellanti si espongono volontariamente e senza necessità al pericolo di essere uccisi e di dannarsi eternamente.
La Chiesa ha stabilito pene contro i duellanti? La Chiesa ha stabilito la scomunica contro i duellanti e contro chiunque volontariamente assiste al duello.
La Chiesa ha stabilito contro i duellanti ma anche contro coloro che assistono attivamente al duello la scomunica riservata al Sommo Pontefice. Di conseguenza, il duellante che muore senza aver dato segno di pentimento, dev'essere privato della sepoltura ecclesiastica e dei suffragi pubblici.
Che cos'è lo scandalo? Scandalo è dare al prossimo, con qualunque atto cattivo, occasione di peccare.
Il quinto Comandamento riguarda anche la vita spirituale propria e altrui. Far perdere al prossimo la grazia e la vita soprannaturale è il massimo male che gli si possa fare. Gesù Cristo ebbe parole assai più forti per chi dà scandalo che per i suicidi: disse che è meno male gettarsi in mare con una macina legata al collo piuttosto che dare scandalo ai piccoli (Mt 18, 6ss).
Lo scandalo è indiretto quando si pone il fatto che può indurre gli altri a fare il male, senza averne l'intenzione. Ad esempio, coloro che con bestemmie, azioni e parole cattive insegnano e incitano gli altri al male senza averne l'intenzione. La vita di chi trascura i doveri religiosi e quelli del proprio stato è un continuo scandalo.
Dà scandalo diretto chi intenzionalmente fa il male per indurre gli altri a fare altrettanto. Lo scandalo diretto è semplice quando si vuole indurre il prossimo a peccare per proprio tornaconto; se invece si vuole indurlo al peccato per procurargli la rovina spirituale, lo scandalo diretto è diabolico.
Si ha lo scandalo dei pusilli quando s'interpreta in male un'azione buona o indifferente. La carità insegna ad evitare quelle azioni che possono essere fraintese o far pensare male agli altri.
Si ha lo scandalo farisaico quando scientemente ci si scandalizza del bene. I farisei infatti trovavano nelle azioni più sante di Gesù motivo per scandalizzarsi e mormorare.
ESEMPIO:
Sant'Antonio, vedendo una donna vestita immodestamente, le domandò dove andasse. “Vado in chiesa” rispose. “Si direbbe che siate diretta al ballo o al teatro. Via da qui, donna scandalosa! Andate a piangere le vostre colpe in segreto e non venite nella casa del Signore a portare i vostri scandali e trascinare le anime all'Inferno!” rispose il santo.
Lo scandalo è peccato grave? Lo scandalo è peccato gravissimo e Dio domanderà conto del male che si fa commettere ad altri con perfidi eccitamenti e con cattivi esempi: “Guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo” (Mt 18,7).
Lo scandaloso è colpevole non solo del suo peccato personale, ma anche del peccato che fa commettere agli altri. L'omicida toglie la vita fisica del prossimo; lo scandaloso invece gli toglie la vita della grazia, infinitamente più preziosa, e diventa causa di dannazione eterna. Se lo scandalizzato non si danna, non è certo merito di chi gli ha dato scandalo.
Per comprendere la gravità dello scandalo, si pensi alle conseguenze che produce. Se una sola persona scandalizza altre dieci, e se ognuna di queste ne induce altre dieci, in venti anni saranno stati commessi più di un milione di peccati gravi!
Lo scandalo è peccato leggero quando induce a commettere colpe veniali (ad esempio, se un giovane dovesse fare un discorso scorretto); è tanto più grave quanto più grande è il male che causa, quanto maggiore è il numero delle persone scandalizzate e quanto maggiore è l'autorità di chi dà scandalo (ad esempio, se un sacerdote dovesse fare un discorso scorretto).
Infine, lo scandalo diretto è più grave di quello indiretto.
RIFLETTO:
Troppo poco si pensa alla nostra responsabilità; si dimentica troppo facilmente che ogni nostro atto ha un influsso buono o cattivo su quelli che ci osservano, specialmente sui piccoli.
Che ci ordina il quinto Comandamento? Il quinto Comandamento ci ordina di voler bene a tutti, anche ai nemici, e di riparare il male corporale e spirituale fatto al prossimo.
Il quinto Comandamento indirettamente ordina:
1. di amare tutti. Tutti gli uomini sono stati creati da Dio, nostro Padre Celeste, e tutti sono stati creati per raggiungere la stessa felicità eterna. Perciò il sentimento di amore che dobbiamo avere nei loro confronti deve indurci a volere e a fare del bene, nella misura possibile, senza distinzione di razze e differenze di persone.
2. di amare anche i nemici. Anche coloro che ci odiano, ci calunniano, ci fanno del male sono stati creati da Dio, sono figli suoi e nostri fratelli in Cristo. Gesù morì in croce per i peccatori e per i crocifissori, che lo odiavano e che erano suoi nemici dichiarati e implacabili. Dopo averci dato l'esempio, Cristo ci ha comandato di pregare per chi ci perseguita e di fare del bene a chi ci rende il male.
3. di riparare il male corporale e spirituale fatto al prossimo. Chi ha danneggiato il prossimo togliendogli la vita fisica o inducendolo al peccato, non potrà mai riparare adeguatamente, ma ha l'obbligo di rimediare nella misura possibile. Chi ad esempio avesse ucciso un padre di famiglia, ha l'obbligo di prendersi cura della famiglia rimasta senza nessun sostegno per vivere. Chi avesse danneggiato il prossimo con ferite, percosse, ingiurie, ecc. deve riparare il danno materiale pagandone le spese per le cure, o i danni cagionati al lavoro. Il male arrecato con lo scandalo è più difficile da riparare. Lo scandaloso deve cercare di arrestare il male iniziato dal suo scandalo. La Maddalena aveva scandalizzato l'intera città con la sua vita dissoluta; diede riparazione piangendo pubblicamente ai piedi di Gesù e conducendo da quel giorno una vita esemplare di pietà e di penitenza. La riparazione fu così bella che persino meritò l'elogio del suo Salvatore.
Chi ha dato scandalo in pubblico deve riparare pubblicamente, prima di tutto mutando la sua condotta e cercando di ricondurre sulla retta via coloro che ha scandalizzato; se ha consigliato il male deve dissuadere; se ha incitato abusando della sua autorità deve adoperare il suo prestigio per ritrarre gli altri dal male; se ha sparso errori con pubblicazioni e scritti, deve ritirarli dalla circolazione, se gli è possibile scrivendo libri contrari a ciò che ha scritto antecedentemente, o consigliando la lettura di libri e opere buone, ecc.
RIFLETTO:
San Filippo Neri a una donna maldicente impose di spennare una gallina e spargerne le piume per la strada. Quando la donna tornò da lui domandando che cos'altro dovesse fare, il Santo le comandò di andare a raccogliere le piume sparse. “Impossibile! A quest'ora il vento chissà dove le ha portate!” obbiettò lei, ma S. Filippo rispose: “E' forse più facile raccogliere le vostre maldicenze, che andate spargendo ogni giorno ai quattro venti?”
Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X