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Il peccato mortale

Che cos'è il peccato mortale? Il peccato mortale è una disobbedienza alla legge di Dio in cosa grave, fatta con piena avvertenza e deliberato consenso.

Perché il peccato sia mortale occorrono tutte e tre queste cose: materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso.

1. Materia grave. La bestemmia, l'omicidio e il suicidio sono atti che per se stessi includono malizia e ripugnanza verso la legge di Dio, perciò sono sempre materia grave. Per conoscere se la materia del peccato è cosa grave o leggera, si deve guardare la gravità della pena che Dio ha stabilito come castigo nei libri rivelati, ma anche nel giudizio che ne dà la Chiesa e con essa i santi Teologi. Accade anche che in certe circostanze la materia che era leggera possa diventare grave: per esempio, rubare ad un povero è materia grave, perché viene privato delle poche sostanze che ha per vivere; mentire per fare sì che una persona non venga assunta e non possa lavorare è materia grave, perché privi la persona del guadagno necessario alla sua sopravvivenza; ecc.

2. Piena avvertenza. Se la persona che commette peccato è pienamente consapevole della malizia del suo atto, allora c'è piena avvertenza; al contrario, se una persona che compie un atto, anche grave, non è pienamente consapevole di ciò che fa, allora non commette peccato grave. Ad esempio, le bestemmie sono sempre materia grave, ma se vengono ripetute da un bambino che non capisce il male che fa, il bambino non ha piena avvertenza, perciò non compie peccato grave. Anche le passioni improvvise e violente, come l'ira, spesso tolgono parte dell'avvertenza, e anche in questo caso, se l'avvertenza è imperfetta o nulla, non viene commesso peccato grave.

3. Deliberato consenso. Se la volontà libera vuole commettere un atto malvagio, senza dunque che vi sia costretta da invincibili forze esterne o interne, allora si parla di deliberato consenso della volontà. Il consenso della volontà deve essere deliberato, cioè senza alcuna costrizione. Ad esempio, i martiri che venivano forzati a gettare incenso messo loro in mano a forza dai pagani davanti all'altare di Giove, commettevano un atto cattivo in se stesso, ne avvertivano la malizia, ma non erano liberi di scegliere se farlo o no, perché i pagani li costringevano per forza, senza che essi potessero sottrarsi. Diverso invece sarebbe stato se dei cristiani, dopo minaccia di morte, avessero preso loro l'incenso e lo avessero gettato volontariamente nella brace per salvarsi la vita: avrebbero rinnegato Dio! Vi sono alcune circostanze in cui il timore e lo spavento possono rendere il consenso della volontà imperfetto, togliendo parte della libertà di volere; in tal caso, se il consenso non è pienamente libero non c'è peccato mortale.

RIFLETTO:

E' importante tenere a mente i tre elementi che si richiedono per considerare un peccato mortale. Se manca uno dei tre, il peccato non è mai mortale. In questo modo, si eviteranno inutili scrupoli di coscienza. Ad esempio, molti hanno paura di commettere peccato mortale con pensieri cattivi: interrogatevi! Li avete voluti o no? Ve ne siete compiaciuti? Se la risposta è no, allora non c'è alcun peccato.

Perché il peccato grave si chiama mortale? Il peccato grave si chiama mortale perché priva l'anima della grazia divina che è la sua vita, le toglie i meriti e la capacità di farsene dei nuovi, e la rende degna di pena o morte eterna nell'Inferno.

Quando un'anima possiede la grazia di Dio, essa partecipa alla vita di Dio come figlio adottivo del Padre, partecipa dei meriti di Gesù Cristo ed è amato dallo Spirito Santo, ed erede del Paradiso.

Col peccato mortale, l'anima spezza la sua amicizia con Dio, e si priva della vita della grazia: privarsene significa morire, la morte soprannaturale.

Inoltre, l'anima in peccato mortale viene privata di tutti i suoi meriti, ossia i frutti delle opere buone compiute durante la vita, che danno diritto alla felicità e al premio eterno: come un ramo pieno di frutti si stacca dall'albero e cade nel fango, si rinsecchisce e i suoi frutti marciscono e svaniscono, così accade per l'anima caduta in disgrazia. Dio infatti non può riconoscere alcun merito alla persona che muore macchiata di peccato grave, perché degna di dannazione. Allo stesso modo, anche se la persona in stato di peccato mortale compisse grandi opere buone, non varrebbero a nulla, e alla fine della sua vita si dannerebbe comunque.

Il peccato mortale infine rende la persona degna dell'Inferno, che è chiamato morte eterna o seconda morte, perché laggiù si vive solo per soffrire eternamente, e l'esistenza nell'Inferno è peggiore della morte. I dannati sono privi per sempre della Vita, cioè di Dio.

RIFLETTO:

E' bene riflettere spesso e seriamente alle pene che merita il peccato mortale... per non commetterlo mai!

Se il peccato mortale rende l'uomo incapace di meritare, è dunque inutile che il peccatore faccia opere buone? Non è inutile che il peccatore faccia opere buone, anzi deve farne, sia per non divenire peggiore omettendole e cadendo in nuovi peccati, sia per disporsi con esse, in qualche modo, alla conversione e al riacquisto della grazia di Dio.

Anche se la persona in peccato mortale non può acquistare meriti con opere buone, tuttavia è necessario che continui a farle per due ragioni:

1. Se si rifiutasse di compiere opere buone, il peccatore continuerebbe a peccare e in lui si rafforzerebbero sempre di più i vizi, aumenterebbero le colpe e il debito di pena, diventando peggiore di come è;

2. Le opere buone dispongono il peccatore ad operare il bene, perciò al pentimento e al riacquisto della grazia di Dio, che Dio non nega a chi si dispone sinceramente alla conversione.

RIFLETTO:

Maria, Refugium peccatorum, ora pro nobis! Invochiamo spesso Maria Santissima, Rifugio dei peccatori, perché quanti ricorrono a Lei non rimangono mai delusi, anzi vengono disposti alla conversione e ottengono così la grazia del pentimento e del perdono.

Come si riacquista la grazia di Dio perduta per il peccato mortale? La grazia di Dio perduta per il peccato mortale si riacquista con una buona confessione sacramentale, o col dolore perfetto che libera dai peccati, sebbene resti l'obbligo di confessarli.

Gesù Cristo ha istituito il sacramento della Confessione per la remissione dei peccati attuali di tutti i battezzati che lo ricevono degnamente. Il peccato mortale, benché gravissimo, non è impossibile da rimediare: è necessario accostarsi al Santo Sacramento della Confessione! Se una persona, dopo aver peccato in modo grave, provasse un vivo dolore di ciò che ha commesso e un sincero pentimento, sarebbe subito perdonato da Dio, nostro Salvatore e Padre infinitamente buono; ma rimane comunque l'obbligo di confessare il peccato compiuto accostandosi al Sacramento.

RIFLETTO:

E' necessario che ai bambini venga insegnato a fare l'atto di dolore perfetto: nel caso cadessero in qualche colpa grave, saprebbero riconoscere sinceramente il male che hanno fatto e chiederne perdono a Dio con vivo dolore. Nel caso non fosse possibile confessarsi subito, è bene comunque implorare la misericordia di Dio, per non vivere nel peccato!

Insieme con la grazia, si riacquistano anche i meriti perduti per il peccato mortale? Insieme con la grazia, per somma misericordia di Dio, si riacquistano anche i meriti perduti per il peccato mortale.

Il peccatore che si converte e viene assolto dai peccati riacquista, unicamente per merito dell'infinita misericordia di Dio, tutti i meriti acquistati prima della caduta nella colpa grave e tutti quelli mortificati dal peccato. E' come se, tornando all'esempio di prima, il ramo secco e marcio che si era staccato dall'albero venisse miracolosamente riattaccato ad esso, e i frutti che erano marciti tornassero pieni di freschezza e vita.

RIFLETTO:

San Pietro rinnegò tre volte Gesù Cristo, ma si pentì amaramente e ottenne il perdono del suo Salvatore, che lo riconfermò, tramite la triplice riparazione, come Vicario di Cristo e pastore universale della Chiesa.

 


Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X