Confronto tra la Messa ante e post Concilio Vaticano II: quale quella cattolica?
“Per la gloria della Santissima Trinità, per l'amore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la devozione alla Santissima Vergine Maria, per l'amore della Chiesa, per l'amore del Papa, per l'amore dei vescovi, dei sacerdoti, di tutti i fedeli, per la salvezza del mondo, per la salvezza delle anime, custodite questo Testamento di Nostro Signore Gesù Cristo! Custodite il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo! Custodite la Messa di sempre!” Mons.Marcel Lefebvre
Elenco schematico delle differenze tra l’Antico e il Nuovo Rito della Messa… e saprai delle cose che forse non ha mai saputo
L’ALTARE
Antico Rito
Nell’antico Rito l’altare è rialzato rispetto al piano dei fedeli per rappresentare il Calvario. E inoltre è rivolto verso il Tabernacolo.
Nuovo Rito
L’altare è una mensa per sottolineare la dimensione conviviale e per far capire quanto questo aspetto debba essere prevalente su quello sacrificale. Esso è rivolto verso il popolo. Il sacerdote non è più verso Dio per offrirgli il divino Sacrificio a favore dei fedeli, bensì verso il popolo. Il tutto confonde e fa pensare ad una semplice riunione di preghiera. Nemmeno nell’antichità l’altare fu mai rivolto verso il popolo, piuttosto verso Oriente, simbolo di Cristo. L’altare, anzi la mensa verso il popolo è invece un’invenzione di Lutero e di altri pseudo-riformatori del XVI secolo.
L’ARCHITETTURA
Antico Rito
Le balaustre servono per delimitare il luogo sacro e il presbiterio. La funzione pedagogica è chiara: far capire lo spazio in cui si realizza il Mistero e distinguerlo dalla spazio circostante in cui si contempla ma non si realizza il Mistero.
Nuovo Rito
Non ci sono più le balaustre e pertanto il presbiterio diviene luogo per tutti, perché tutti devono divenire “protagonisti”. Questo ovviamente può causare una confusione di ruoli, oggi ampiamente presente, dove il clero tende a laicizzarsi e il laicato a clericalizzarsi. Insomma, una confusione che inizia sin dal Rito della Messa.
IL SACERDOTE
Antico Rito
Il sacerdote è rivolto verso Dio con le spalle al popolo, perché agisce come “alter Christus” e “in persona Christi” offrendo per il popolo il Sacrificio all’Eterno Padre. Il sacerdote pertanto fa da “pontifex”.
Il sacerdote, pur non trovando possibilità di inutile protagonismo, compare per quello che è: ministro di Dio avente una qualità ontologica che i semplici fedeli non hanno. Per esempio, il confiteor iniziale è detto prima dal prete e poi dall’accolito in nome del popolo. Tale distinzione esprime la differenza ontologica tra il celebrante e i fedeli.
Nuovo Rito
Il sacerdote è rivolto verso i fedeli per sottolineare il protagonismo degli stessi. Il sacerdote non è più “celebrante”, non è più “pontifex”, bensì “presidente”
I FEDELI
Antico Rito
I fedeli sono più in basso e fuori l’azione sacrificale, in quanto, in un certo senso, devono rappresentare Maria e Giovanni ai piedi della Croce.
Nuovo Rito
I fedeli sono sullo stesso livello (in alcune chiese moderne addirittura sono più in alto) e dentro l’azione celebrativa. Ciò per accentuare la loro azione sacrificale.
IL SENSO DELLA CELEBRAZIONE
Antico Rito
La celebrazione si svolge in maniera verticale.
Nuovo Rito
La celebrazione si svolge in maniera orizzontale.
LE PREGHIERE INIZIALI
Antico Rito
Ci sono le preghiere iniziali ai piedi dell’altare al termine delle quali il sacerdote si riconosce indegno di entrare nel Santo dei Santi per offrire il Sacrificio divino e invoca l’intercessione dei Santi per essere purificato dai peccati.
Nuovo Rito
Vengono abolite le preghiere ai piedi dell’altare e così il sacerdote spesso riempie questo “vuoto” con una sorta di “antipasto di predica”, che può fare da preludio per una successiva “creatività liturgica”.
IL CONFITEOR
Antico Rito
Vi è il doppio Confiteor, recitato prima dal celebrante e poi dai fedeli per far capire (come abbiamo già detto) la differenza ontologica tra il sacerdote “alter Christus” e i fedeli stessi.
Ci si rivolge al sacerdote come “padre”.
Nuovo Rito
Il Confiteor è recitato una sola volta tutti insieme.
Ci si rivolge solo ai “fratelli”.
LA LITURGIA DELLA PAROLA
Antico Rito
La Liturgia della Parola non dura di più rispetto a quella Eucaristica, centro e apice della Messa.
Le letture possono essere proclamate solo dal clero a partire dal Lettorato.
Nuovo Rito
La Liturgia della Parola spesso dura di più rispetto a quella Eucaristica. Ciò esprime un messaggio ambiguo, quasi come se la Scrittura potesse avere un valore uguale o perfino superiore alla ri-attualizzazione del Mistero.
Le letture precedenti il Vangelo possono essere proclamate anche dai laici, uomini e donne. Ciò avviene contro la proibizione presente già nella Chiesa primitiva che riservava questo compito solo ai membri del clero a partire dal Lettorato, uno degli ordini minori con i quali si diventava chierici. Con la riforma di Paolo VI sono stati aboliti gli ordini clericali minori e sono stati istituiti “ministeri” come il lettorato e l’accolitato.
L’OFFERTORIO
Antico Rito
Il sacerdote offre Cristo come vittima al Padre in espiazione dei peccati: “Accogli, o Padre Santo… questa vittima immacolata…” Questo aspetto espiatorio della Messa non è stata mai sopportata da Lutero, tant’è che le prime cose che egli tolse della Messa Cattolica furono le preghiere offertoriali.
Nuovo Rito
Il sacerdote-presidente offre solo il pane e il vino affinché diventino “cibo di vita eterna” e “bevanda di salvezza”. Insomma, l’idea stessa di Sacrificio espiatorio sembra essere “nascosta” in queste definizioni “cibo di vita eterna” e “bevanda di salvezza” che sembrano un po’ vaghe.
LA CONSACRAZIONE
Antico Rito
Il testo della consacrazione sottolinea l’ “attualità” dell’azione sacrificale.
Il carattere tipografico (tramite il grassetto) e la punteggiatura (tramite il punto fermo) fanno capire come la narrazione è distinta dalla consacrazione.
La posizione (chinato sopra) e il tono della voce (segretamente) del sacerdote sottolineano il passaggio fondamentale: adesso ci sono le mosse di Gesù. E’ il mistero della riattualizzazione e la realizzazione della transustanziazione.
La frase “ogni qual volta che fate ciò, lo farete in memoria di me” è più chiara rispetto alla espressione del Nuovo Rito “fate questo in memoria di me”, che più facilmente può essere intesa come semplice ricordo.
L’espressione “questo calice” rispetto al semplice “il calice” del Nuovo Rito sta a significare che il calice non è un calice qualsiasi, ma è misticamente lo stesso calice utilizza da Cristo.
La genuflessione immediatamente dopo la consacrazione di ciascuna specie, esprime la fede nell’avvenuta transustanziazione. Nel Nuovo Rito il sacerdote s’inginocchia una sola volta e non immediatamente dopo la Consacrazione. L’Antico Rito fa capire come l’Eucaristia non è tale solo se (come dicono i Protestanti) vi è la partecipazione dei fedeli, ma è già unicamente nel potere ministeriale del sacerdote.
Nuovo Rito
Il tono della voce uniforme si presta di più all’equivoco secondo cui si sta ricordando piuttosto che riattualizzando.
Il Canone Romano è stato mantenuto, ma in una forma mutilata. Gli sono state affiancate tre nuove preghiere eucaristiche (II, III e IV) più aggiornate, ma –e questo fa pensare- frutto della collaborazione di sei esperti protestanti.
Facciamo un esempio. Il “presidente dell’assemblea” ringrazia Dio “per averci ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale” (Preghiera II), in tal mondo unendo il ruolo del celebrante con quello dei fedeli, come vuole il “sacerdozio comune” luterano.
Un altro esempio ancora: il sacerdote si rivolge a Dio perché Egli continua “a radunare un popolo, che (nell’edizione latina è detto ut, cioè “affinché”) da un confine all’altro della terra offra…il sacrificio perfetto” (Preghiera III). Quindi il popolo –e non più il solo sacerdote- sembra diventare l’elemento determinante affinché avvenga la consacrazione.
Sono state poi inserite altre quattro preghiere eucaristiche (meglio: la Preghiera V in quattro varianti: A,B,C,D) che vanno oltre.Vi si afferma, infatti, che Cristo “ci raduna per la santa cena” (concetto e terminologia del tutto protestanti), mentre il “presbitero-presidente” non chiede più che il pane e il vino “diventino” il Corpo e il Sangue di Cristo (come ancora faceva nelle Preghiere II, III, e IV), ma solo che “Cristo sia presente in mezzo a noi con il suo corpo e il suo sangue”. Dunque una semplice e vaga “presenza” di Cristo in mezzo all’assemblea.
Come abbiamo detto prima, nel Nuovo Rito in tutte le preghiere eucaristiche (compresa la prima) è stato fatto sparire il punto tipografico precedente le parole della consacrazione. Nell’antico Messale Romano questo punto fermo obbligava il sacerdote ad interrompere la semplice “memoria” degli eventi dell’Ultima Cena, per iniziare invece a realizzare, ossia a rinnovare incruentemente ma realmente, il divino Sacrificio. Il presbitero-presidente si trova invece in presenza di due punti tipografici, che finiranno per spingerlo –psicologicamente e logicamente- a continuare solo a far memoria, e a pronunziare dunque le formule di Consacrazione con intenzione solo commemorativa (esattamente come nella cosiddetta “cena” protestante).
Il “presidente dell’assemblea” s’inginocchia una sola volta e non immediatamente dopo la consacrazione, bensì solo dopo aver elevato ciascuna delle due Specie per mostrarle ai fedeli presenti; ciò risulta pienamente accettabile per i protestanti, per i quali Cristo diviene presente (senza alcuna transustanziazione) sulla “mensa” della “santa cena” esclusivamente grazie alla fede dell’assemblea.
DOPO LA CONSACRAZIONE
Nuovo Rito
L’acclamazione dei fedeli al termine della Consacrazione, pur presa dal Nuovo Testamento, appare fuorviante. Introduce infatti un ennesimo elemento di ambiguità presentando un popolo “in attesa della Tua (di Cristo) venuta”, proprio mentre Egli, è realmente presente sull’altare come Vittima del Sacrificio espiatorio appena rinnovato.
PRIMA DELLA COMUNIONE
Antico Rito
I fedeli, inginocchiati, ripetono le parole del Centurione: “O Signore, non sono degno che Tu entri nella mia casa, ma dì solo una parola e l’anima mia sarà guarita”, espressione di esplicita fede nella presenza reale del Signore sotto le sacre Specie.
Nuovo Rito
I fedeli si limitano a dire di non esser degni di “partecipare” alla “tua mensa”, espressione del tutto indeterminata, perfettamente accettabile anche in ambiente protestante.
LA COMUNIONE
Antico Rito
La comunione si riceve in ginocchio e direttamente in bocca.
Si usa ogni precauzione per evitare la caduta di frammenti (con l’uso del piattino).
Tutto questo per evidenziare l’incommensurabile grandezza dell’Eucaristia.
Nuovo Rito
La Comunione si riceve in piedi e con la possibilità di riceverla sulle mani. Ciò facilita la convinzione falsa che l’Eucaristia possa essere un semplice simbolo.
La distribuzione della Comunione non è più riservata al Sacerdote o al Diacono come stabilito fin dall’epoca apostolica. Con dovuto permesso, possono distribuire l’Eucaristia anche suore o semplici laici: i famosi “auto-occupati in attività ecclesiali”, come ebbe a dire ironicamente l’allora cardinale Ratzinger.
IL RINGRAZIAMENTO
Antico Rito
La Messa non termina immediatamente dopo la Comunione.
Ciò fa capire che il ringraziamento non è la discrezione del fedele, ma un atto doveroso per rendere fruttuosa la Comunione stessa.
Nuovo Rito
La Messa di fatto termina con la Comunione.
Il ringraziamento è lasciato a discrezione del fedele. E quando il sacerdote decide di fare silenzio per invitare i fedeli a fare il ringraziamento, questi si siede. Gesto ambiguo perché spinge anche i fedeli a sedersi.
(itresentieri.it)