Le scelte scandalose di mons.Paglia
Le nomine dei nuovi membri della Pontificia Accademia per la Vita (PAV) hanno acceso un fuoco che da mesi e mesi era pronto a divampare. Monsignor Paglia già aveva fatto imbufalire i sostenitori della famiglia quando in una telefonata organizzata dalla trasmissione radiofonica La Zanzara aveva espresso lodi sperticate ad un falso Matteo Renzi proprio mentre il vero premier approvava le unioni gay: “Sei bravissimo … I miei complimenti per tutto … Davvero complimenti … Andate avanti … Tieni duro“, ebbe a dire.
Poi venne l’encomio a Pannella, elogiato per avere “speso la sua vita in particolare per gli ultimi”, ed avere lottato “per la difesa della dignità di tutti”. Tra gli ultimi vi sarebbero anche i quasi sei milioni di esseri umani soppressi prima di nascere con l’aborto legale pannelliano, ma ricordarli avrebbe probabilmente disturbato il ritratto eroico.
Con queste credenziali il 15 agosto 2016 monsignor Paglia era stato nominato da Papa Francesco presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II. Rilanciato dal vaticanista Marco Tosatti, i pro-vita italiani mercoledì hanno appreso che, accanto a nomi di indubbia fede pro-life, tra i nuovi membri della PAV appena nominati da Papa Francesco era incluso anche il professor Nigel Biggar, teologo morale ad Oxford. Il settimanale britannico Catholic Herald lo indicava come abortista.
Alcuni però hanno contestato che il teologo di Oxford possa essere incluso tra gli abortisti sulla base dei frammenti citati dal periodico inglese. Per capire chi ha ragione è possibile ascoltare dalla viva voce del professor Biggar la sua posizione in un’intervista rilasciata alla BBC. Interrogato su quale fosse la sua posizione sull’infanticidio, il professor Biggar rispondeva: “Non penso che l’infanticidio dovrebbe essere permesso, penso che l’aborto dovrebbe essere permesso fino ad un certo punto (della gravidanza n.d.r.), ma non l’infanticidio” e circa il limite temporale dell’aborto consentito, diceva: “Fino alla 18ª settimana dal concepimento. […] Semplicemente perché quello è il momento in cui l’attività elettrica cerebrale diventa evidente e dunque posso dedurre che inizi la coscienza“.
Qualcuno è in grado di negare che questa sia una tipica posizione abortista? Nei miei corsi di bioetica insegno agli studenti ad analizzare criticamente tale argomento. La mancanza di attività elettrica cerebrale in un corpo umano indica la morte cerebrale di questi, ma per la scomparsa della persona e la presenza di un cadavere la sola assenza di attività elettrica cerebrale non basta, serve anche che tale condizione sia irreversibile, ma questa è appunto una caratteristica del tutto assente nel concepito, che anzi ha grande probabilità di superare tale stato. Diremmo “non persona” o “cadavere” un essere umano che, pur incosciente e senza attività cerebrale, avesse la ragionevole certezza di riacquistare entrambe entro alcuni mesi? Il nuovo statuto appena approvato dalla PAV prevede che i nuovi membri si impegnino a “promuovere e difendere i principi circa il valore della vita e della dignità della persona umana, interpretati in modo conforme al Magistero della Chiesa” (5/b).
Sono scettico che quella del professor Biggar rappresenti una posizione conforme al Magistero della Chiesa. Solo tra il 1930 e l’aprile 1973 sono stati contati 108 documenti del magistero contro l’aborto; la costituzione conciliare Gaudium et spes usava per esso l’espressione “abominevole delitto”. Poi si sono aggiunti la “Dichiarazione sull’aborto procurato” nel 1974, le istruzioni “Donum vitae” e “Dignitas personae”, dove si afferma che “l’essere umano è da rispettare – come una persona – fin dal primo istante della sua esistenza”, e l’enciclica di Giovanni Paolo II “Evangelium vitae”, in cui il Papa santo domandava retoricamente: “Come un individuo umano non sarebbe una persona umana?”.
Ma una rinuncia eventuale di Biggar non sarebbe in grado di rimettere a posto il disastro. Tra le nomine dei nuovi accademici si ritrova anche la professoressa Katarina Le Blanc, immunologa ed esperta di cellule staminali presso il Karolinska Insitutet di Stoccolma. Nel gennaio 2013 la professoressa Le Blanc ha pubblicato sulla prestigiosa rivista PLOS ONE uno studio dove venivano utilizzate cellule stromali mesenchimali derivate dalle cellule staminali embrionali umane. hES-MP0002.5 era la sigla della linea cellulare dell’azienda svedese Cellartis usata nello studio. Nel 2004 sulla rivista Stem Cells Nico Heins, ricercatore alla Cellartis, spiega di avere ottenuto quelle cellule staminali da “embrioni umani sovranumerari derivanti da trattamenti clinici di fecondazione in vitro“.
Alla domanda se fosse stato “moralmente lecito utilizzare le ES (Staminali Embrionali, n.d.r.), e le cellule differenziate da quelle ottenute, eventualmente fornite da altri ricercatori o reperibili in commercio”, il 24 agosto 2000 la Pontificia Accademia per la Vita aveva risposto negativamente, ma oggi il cardinale Sgreccia e Juan de Dios VIAL CORREA, che allora erano il vicepresidente e presidente dell’Accademia, si troveranno ad avere come colleghi chi avevano giudicato compiere atti immorali, secondo criteri ribaditi da Dignitas personae dove al n. 32 si afferma chiaramente che l’utilizzo di staminali embrionali “eventualmente fornite da altri ricercatori, sopprimendo embrioni, o reperibili in commercio, pone seri problemi dal punto di vista della cooperazione al male e dello scandalo“.
È la professoressa Le Blanc rispettosa nelle proprie ricerche dei principi del Magistero della Chiesa come richiesto da statuto? Un ultimo accenno alla nomina del teologo moralista don Maurizio Chiodi. Interrogato nell’agosto 2015 su Avvenire da Luciano Moia, circa “procreazione responsabile e contraccezione artificiale“, don Chiodi ebbe a dire che le due scelte “possono non essere in contrasto nella misura in cui ambedue diventano una forma concreta per generare in modo responsabile, in “risposta” a Dio”. Non solo la contraccezione, ma anche la procreazione assistita sono da includere tra i comportamenti che “custodiscono un modo buono di vivere l’esperienza della generazione”, con tanti saluti non solo al magistero, ma anche alle decine di migliaia di embrioni che muoiono o vengono congelati nelle procedure di fecondazione in vitro non rispettandone la dignità umana.
Biggar, Le Blanc, Chiodi; diceva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova“.
Il professor Gigli ha parlato di “filtri” che non hanno funzionato. Già, ma chi avrebbe dovuto filtrare? E il filtro non dovrebbe comunque avvenire sotto la responsabilità di chi dirige l’Accademia? Com’è possibile non unire i puntini di tanti e tali “infortuni“? Qualche tempo fa la rivista The Economist affibbiò ad un Berlusconi impelagato a difendersi dalle accuse per i presunti scandali sessuali un appellativo: “Unfit“, inadatto.
Io non riesco a trovare alternativa più calzante per questo vescovo che da presidente della Pontificia Accademia della Famiglia fa il pubblico elogio dello spirito di Pannella, dell’abortista Pannella, dell’eutanasista Pannella, del divorzista Pannella, dell’omosessualista Pannella ed ora, da presidente della PAV affida lo studio, la formazione e l’informazione sulla vita umana a simili personaggi. “Unfit” è il minimo e più benevolo commento che riesco ad esprimere di fronte Paglia. Ancora il professor Gigli, presidente del Movimento per la Vita e già presidente della Federazione Mondiale dei Medici Cattolici, ha commentato sul proprio profilo Fb la notizia parlando anche di “Stato confusionale”, e aggiungendo che “Jêrome Lejeune e Giovanni Paolo II […] si staranno rivoltando nella tomba“. In queste ore da mezzo mondo mi stanno giungendo reazioni scandalizzate e indignate che allineano persone comuni e autorità accademiche del fronte pro-Life e pro-family. Essi sono concordi nel considerare ogni minuto di permanenza di monsignor Paglia al vertice della Pontificia Accademia per la Vita e dell’Istituto Giovanni Paolo II un insulto alla Chiesa e ai loro sacrifici di fedeltà ad una verità che non è più sopportabile si continui ad irridere in modo così plateale e tirannico.
Renzo Puccetti (La Verità,16 giugno 2017)