Sul possibile accordo tra la Fraternità Sacerdotale San Pio X e le autorità vaticane
Il 4 gennaio 2017, Mons. Athanasius Schneider, a proposito della regolarizzazione canonica della Fraternità Sacerdotale San Pio X, ha concesso un’intervista esclusiva al sito spagnolo adelantelafe.com.
Stando alle voci di corridoio infatti, sembrerebbe molto vicino l'accordo tra la Fraternità Sacerdotale San Pio X e le autorità vaticane. Resta la domanda: quali conseguenze avrà tale accordo, non solo sul futuro della Fraternità stessa ma anche e soprattutto per i fedeli che non hanno tradito l'insegnamento di Gesù Cristo? E' proprio questo il momento propizio per un accordo? Quale scenario verrà a prospettarsi nella Chiesa?
Sono interrogativi ai quali non sappiamo dare una risposta perché ce ne guardiamo bene dal giudicare l'operato della Provvidenza.
Ciò che rileviamo sono comunque i molti dubbi e le profonde perplessità nascoste in tale possibile accordo.
Come è stato fatto notare da più parti, accettare un accordo con Roma, con questa Roma, cioè con le autorità vaticane postconciliari, potrebbe rivelarsi un tragico errore: “come è accaduto con quanti lasciarono la Fraternità dopo le famose Consacrazioni [di Mons.Lefebvre, ndr], le promesse della Santa Sede nei confronti dei transfughi sono forse state mantenute? Qual è stato il contributo della Fraternità San Pietro e dell'Istituto Buon Pastore nell'opporsi alle deviazioni dottrinali? Abbiamo mai sentito il Superiore della FSSP o del IBP prendere posizione contro le dichiarazioni più controverse da parte della Gerarchia, ad esempio in occasione della promulgazione di Amoris Laetitia o della visita a Lund per il quinto centenario della cosiddetta Riforma luterana? O quando Francesco ha detto che lo Stato laico è migliore dello stato confessionale?” (Cesare Baronio su opportuneimportune.blogspot.it).
Lo abbiamo già detto sulle colonne di questo sito e lo ripetiamo: il problema che sta alla base della grave crisi della Chiesa e che continuerà a ripresentarsi, se non si farà chiarezza una volta per tutte, ha un nome ben preciso: Concilio Vaticano II.
Tale Concilio non è stato per nulla ispirato dallo Spirito Santo ma ha di fatto reso possibile la corruzione della maggior parte del clero arrivando a minare fin alle fondamenta le due colonne portanti della Chiesa: la Liturgia e la Dottrina.
Sotto l'influsso del Vaticano II la barca di Pietro è entrata nelle acque tempestose di una crisi spaventosa, e la Chiesa tutta ha incautamente mangiato i frutti marci dell'albero conciliare con il risultato che alla verità si è sostituita l'eresia, al bene il peccato, alla bontà lo scandalo, alla santità sacerdotale il crollo delle vocazioni.
E ancora: ai fedeli sono state modificate le coscienze; è stato malvagiamente sabotato il tesoro più prezioso al mondo che è la Santa Messa (quella vera); è stata maliziosamente sottratta la chiarezza della Dottrina che conduce ad una vita orientata alla salvezza eterna dell'anima...
In altre parole, con il Vaticano II è nata una nuova religione, non più cattolica: la religione dell'uomo, che strozza la vita alla santità e qualsiasi forma di sana spiritualità... tutto ciò è demoniaco, il colpo da maestro di satana, come disse in estrema sintesi quell'acuto e zelante pastore di anime che fu Mons.Lefebvre.
E francamente, cadono le braccia, ascoltando prelati che, pur meritoriamente osando puntare il dito su ciò che non va nella chiesa di oggi, non perdono occasione per elogiare lo spirito del Concilio Vaticano II. Evidenziati i sintomi, sbagliata la diagnosi... Significa non aver compreso nulla, proprio nulla. O non voler capire, il che è persino peggio.
Questo, crediamo fortemente, non è servire la Verità, ma continuare, ingenuamente o meno, a corromperLa portando acqua ai tanti Giuda che stanno infestando la Casa del Signore essendovi entrati in pompa magna in quel funesto 1962, data d'apertura del Vaticano II.
Sappiamo bene che Ubi Petrus ibi Ecclesia; ma se il Papa e i Vescovi tradiscono il loro mandato (di essere rispettivamente successore di Pietro e successori degli Apostoli) non conservando e trasmettendo la Fede integralmente, non possiamo che pregare affinché non cedano alle lusinghe del mondo e del Nemico.
Nel frattempo, per non perdere la retta via, dobbiamo rimanere ancorati alla Tradizione, cioè a ciò che la Chiesa ha sempre detto e fatto, fedeli al Signore, nonostante le persecuzioni e le pressioni che già oggi vengono inflitte (soprattutto dal clero di Giuda) ai cattolici autentici che non intendono tradirLo.
Chiuso questo breve inciso, ritorniamo alle parole di Mons. Athanasius Schneider nell'intervista ad adelantelafe.com. Il sito spagnolo riporta insieme, per esteso, i punti salienti delle risposte del Monsignore. Li riprendiamo, riproponendo stralci di due commenti che riteniamo utili per riflettere sulla questione.
La Redazione
I punti salienti delle risposte di Mons. Athanasius Schneider:
«Ci sono molti posti in cui i sacerdoti agiscono più come pastori protestanti che come sacerdoti cattolici»
«Ci sono famiglie che devono fare più di 100 km per trovare una Messa dignitosa e ascoltare una sana dottrina»
«I fedeli devono chiedere ai sacerdoti degli inginocchiatoi, per potersi inginocchiare»
«Noi abbiamo una crisi cardiaca eucaristica, fintanto che non la cureremo il resto del corpo sarà malato e non produrrà frutto»
«Nel clima attuale, è un miracolo che abbiamo delle vocazioni»
«La teoria del genere è una depravazione, una forma terminale del marxismo»
«Se è possibile, i genitori dovrebbero ritirare i propri figli dalle scuole in cui si insegna la teoria del genere»
«C’è una mentalità di relativismo radicale all’interno della Chiesa»
«Dovremmo parlare in modo che il Magistero possa parlare chiaramente»
«Con il relativismo morale, in particolare per quanto riguarda la Comunione ai divorziati risposati, noi vogliamo che Dio faccia la nostra volontà, invece di voler fare la Sua»
«Un diaconato femminile tradizionale contraddice la natura della Chiesa»
«Dobbiamo amare il papa in maniera soprannaturale, pregando per lui, e non praticare una forma di papolatria»
«Sono convinto che nelle attuali circostanze, Mons. Lefebvre avrebbe accettato senza esitare la proposta canonica di una prelatura personale»
«Mons. Lefebvre è un uomo che aveva un senso profondo della Chiesa»
«Le ordinazioni episcopali furono fatte nel 1988 perché egli pensava, in buona coscienza, di doverle fare, come atto estremo, e allo stesso tempo diceva che la situazione non doveva perdurare»
«Se si rimane canonicamente autonomi per troppo tempo, si corre il rischio di perdere una caratteristica della Chiesa cattolica, cioè l’essere sottomessi al Papa»
«Non si può far dipendere la sottomissione al Vicario di Cristo in funzione della persona; non è questa la fede. Non si può dire “io non credo in questo Papa, non mi sottometto, aspetterò che ne venga uno che mi piace.” Questo non è cattolico né soprannaturale, è umano. Si tratta di una mancanza di soprannaturalità e fiducia nella Divina Provvidenza, nel fatto che è Dio che guida la Chiesa. Questo è il pericolo per la Fraternità San Pio X»
«Ho chiesto a Mons. Fellay di non ritardare più a lungo a dare il suo consenso, e ho fiducia nella Provvidenza, anche se non si può mai essere sicuri al 100%»
«Il mio grande desiderio è che la Fraternità San Pio X possa essere riconosciuta e stabilita all’interno della struttura regolare della Chiesa nel più breve tempo possibile, e questo sarà un beneficio per tutti: per loro e per noi stessi. In realtà sarà una nuova forza nella grande battaglia per la purezza della fede»
«Ho detto a Mons. Fellay: “Monsignore, noi abbiamo bisogno della vostra presenza, per aggiungervi alle forze positive nella Chiesa e realizzare questa unione”»
«Il movimento di ripristino della Messa tradizionale è opera dello Spirito Santo, e niente lo fermerà»
«Se i Padri del Vaticano II avessero assistito ad una Messa come la conosciamo oggi, e ad una Messa tradizionale, la maggioranza avrebbe detto di volere la Messa tradizionale e non l’altra»
«La liturgia tradizionale è quella del Vaticano II, con forse delle piccole modifiche»
Commento tratto da unavox.it
[...] Quando Mons. Schneider dice che Mons. Lefebvre avrebbe accettato la prelatura personale proposta oggi a Mons. Fellay, perché aveva un forte senso della Chiesa e riteneva che la situazione venutasi a creare dopo le consacrazioni del 1988 non doveva durare, sembra di leggere le dichiarazioni corrispondenti espresse a più riprese da Mons. Fellay.
Ora, nulla osta che Mons. Schneider abbia legittimamente la sua opinione personale, ma quando tale opinione poggia su presupposti non corretti, nasce il sospetto che non di opinioni si tratti, ma di suggerimenti interessati.
In realtà, se Mons. Lefebvre non avesse avuto un forte senso della Chiesa, non solo non avrebbe fondato la Fraternità San Pio X, ma non si sarebbe opposto al suo scioglimento da parte di Roma, né avrebbe ritirato la firma apposta sul protocollo proposto da Ratzinger nel 1988 e quindi proceduto alla consacrazione di quattro nuovi vescovi.
Tutto questo Mons. Lefebvre lo fece sulla base del suo forte senso della Chiesa. Gli stava tanto a cuore il destino della Chiesa che preferì la scomunica all’accomodamento improprio con le autorità romane dell’epoca.
A differenza di Mons. Schneider e di Mons. Fellay, noi non sappiamo cosa farebbe oggi Mons. Lefebvre, tenuto anche conto del precipitare ulteriore dello stato della dottrina e della pastorale per mano dell’attuale dirigenza vaticana, ma non possiamo evitare di considerare che se la sua Fraternità è cresciuta in questi 40 anni, questo è avvenuto, non solo per l’aiuto di Dio, ma anche per il fatto che essa si è tenuta distante da Roma e dalle inevitabili commistioni che comporta una qualsiasi vicinanza con un Vaticano sempre più ridotto a provvisoria succursale romana del protestantesimo.
Quando Mons. Schneider dice che la regolarizzazione della Fraternità sarebbe un bene per tutti, al punto che essa sarebbe una forza in più per la battaglia per la purezza della fede, sembra sfondare una porta aperta.
Questa questione, supposta sottile e ponderata, della Fraternità che dall’interno potrebbe cambiare in meglio le condizioni della Chiesa attuale, è vecchia almeno di 16 anni. Già il Card. Castrillon Hoyos provò a farla passare per un’idea brillante. [...]
Se in questi anni i vescovi e i cardinali non sono riusciti neanche a raddrizzare di qualche grado il timone della barca di Pietro, e anzi hanno concorso, volontariamente o no, a far deragliare la barca ancor di più, come si può pensare che la regolarizzazione canonica della Fraternità possa operare il miracolo di capovolgere il naufragio in sicuro approdo?
Con l’aiuto di Dio, dice Mons. Schneider, ma Dio non interviene se non prima gli uomini si dispongono sulla strada giusta in attesa del Suo aiuto, e questo i vescovi e i cardinali non l’hanno fatto: vuoi perché non hanno saputo, vuoi perché non hanno voluto.
Sarebbe la Fraternità la molla che trasformerebbe gli accomodanti in reagenti?
Noi abbiamo la strana sensazione, affatto campata in aria, che, una volta regolarizzata, la Fraternità finisca col subire la stessa sorte di tanti vescovi che aspettano la Fraternità stessa per raddrizzare le sorti nella Chiesa.
Quando Mons. Schneider dice che il ripristino della Messa tradizionale è un movimento inarrestabile, perché voluto dallo Spirito Santo, esprime una sua personalissima e irreale opinione, poiché in verità non c’è mai stato alcun ripristino, neanche allo stato iniziale, e questo non può essere volere dello Spirito Santo.
Quello che invece c’è stato, e c’è stato per manifesto volere degli uomini di Chiesa, è stata la squalificazione liturgica e teologica della Messa tradizionale, ridotta a formula accessoria e occasionale, con prospettiva ad esaurimento, che tutti i vescovi e i cardinali conservatori, non solo hanno accettato, ma hanno addirittura osannato; come se definire la Messa di sempre, la Messa degli Apostoli, con il ridicolo aggettivo di “extraordinaria”, rispetto poi alla Messa di Paolo VI, fosse la cosa migliore che potesse capitare alla millenaria liturgia della Chiesa.
D’altronde, che le cose stiano proprio così, e non si tratta di alcunché di inarrestabile né di dipendente dal volere dello Spirito Santo, lo conferma lo stesso Mons. Schneider quando sostiene che la liturgia tradizionale è quella del Vaticano II.
Nel dire questo, Mons. Schneider conferma che la Messa di Paolo VI, quella che Mons. Lefebvre, che aveva un forte senso della Chiesa, chiamava la Messa di Lutero, secondo lui sarebbe tanto buona, con solo qualche piccola modifica, da equivalere alla Messa tradizionale… ma perché allora ha parlato prima di “ripristino”?
In realtà, senza nulla togliere a certi elementi di ortodossia che possono ancora sussistere in questa Messa di Paolo VI, nonostante i vescovi e i cardinali e nonostante il Vaticano II e Paolo VI stesso, l’unica modifica che bisognerebbe apportare è la sua abolizione, perché, come logica impone, se occorre modificare la Messa di Paolo VI per renderla accettabile, basta sostituirla con la Messa che c’è già: la Messa tradizionale; questa sì con le poche secondarie modifiche già praticate da tutti i sacerdoti che la celebrano, non per farla assomigliare alla Messa di Paolo VI, ma per venire incontro, con sano realismo, alle esigenze pastorali dei fedeli.
Per ultimo, facciamo notare che se, come suggerisce Mons. Schneider, i Padri conciliari non si resero conto da subito che la Messa di Paolo VI sarebbe diventata una scimmiottatura della Messa della Chiesa, evidentemente non avevano alcuna nozione di liturgia, non solo, ma quando usarono essi stessi il nuovo Ordo e lasciarono che giorno dopo giorno diventasse sempre più uno strumento per demolire l’intera liturgia cattolica, manifestarono in questo modo la loro intrinseca volontà di cambiare la Messa degli Apostoli nella Messa di Lutero.
Commento tratto da opportuneimportune.blogspot.it
[...] Il nostro timore è che si giunga ad ammettere, in seno alla medesima Chiesa, tesi opposte e inconciliabili, cercando di annullare le occasioni di scontro: si darà spazio ai tradizionalisti e ai modernisti, si arriverà forse ad avere degli Atenei cattolici a fianco ad Università eretiche, a dar la Comunione in ginocchio e a tollerare che vi sia chi la profana amministrandola in mano.
Una Chiesa in cui si veda il Papa pontificare in rito antico un giorno, presiedere un incontro di preghiera con gli idolatri il giorno dopo, abbracciare gli Ebrei come padri nella fede quello dopo ancora. Un grande, enorme supermercato della Religione, in cui ognuno può sceglier ciò che più gli aggrada, a patto che non bestemmi l'idolo conciliare: tutto questo ti darò, se prostrato mi adorerai.
Gli uni citeranno la Gaudium et Spes, gli altri la Sacrosanctum Concilium, ciascuno nei passi che ritiene accettabili per il proprio modo di credere. Alcuni chierici useranno la talare e il cappello romano, altri gireranno in borghese; i conservatori citeranno le omelie del Card. Ranjit o Canizares, i moderati quelle del Card. Cafarra, i progressisti quelle del Card. Ravasi e di mons. Muller. Si potrà scegliere se sentire la Messa antica in una Basilica barocca, la Messa riformata in una chiesa di cemento armato o la Messa neocatecumenale in uno stadio.
L'Anglicano e il Luterano che si sentiranno uniti a Roma ancorché eretici potranno contare su un Ordinariato né più né meno che la Fraternità San Pio X, e a ciascuno sarà riconosciuto il diritto di conservare i propri riti, le proprie idee. Tutti contenti, tutti sotto il grande manto della nuova chiesa conciliare, che sarà unita e divisa ad un tempo, santa e dannata, cattolica ed eretica, apostolica ed ecumenica.
Una terrificante visione orizzontale che ricorda la torre di Babele più che la Gerusalemme celeste di cui è figura la Santa Chiesa. [...]