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Dalle lacrime al sorriso

Una sola tomba v’è stata, nella storia del mondo, dinanzi alla quale sia stata rotolata una pietra e collocata a custodia una guardia di soldati per impedire che il morto che vi era stato deposto avesse a risorgere: la tomba di Cristo, la sera del Venerdì detto poi Santo. Poteva mai darsi uno spettacolo più ridicolo di quegli armati tutti intenti a sorvegliare un cadavere? Ma il fatto è che le sentinelle erano state disposte per il timore che il Morto camminasse, che il Silenzioso parlasse, che il Cuore trafitto si ridestasse al palpito della vita. Dicevano che Egli era morto, sapevano che era morto, affermavano che non sarebbe risuscitato, eppure vigilavano! Lo avevano apertamente definito un ingannatore; ma avrebbe ancora ingannato?... 

Nelle prime ore del mattino del sabato i principi dei Sacerdoti e i Farisei, violando il riposo settimanale, si erano recati da Pilato e gli avevano detto: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore da vivo ha detto: “Dopo tre giorni risusciterò”. Da’ ordini dunque che il suo sepolcro sia custodito fino al terzo giorno, affinché i suoi discepoli non vengano a rubare il corpo, e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Questo ultimo inganno sarebbe peggiore del primo» (Mt 23,63-64).
Questa richiesta di far custodire il sepolcro sino al terzo giorno era intimamente connessa con le parole pronunziate da Cristo circa la Sua Risurrezione piuttosto che col timore che gli Apostoli rubassero un cadavere e, sorreggendolo come cosa viva, simulassero una risurrezione. Ma Pilato non era disposto a sopportare la vista di quei personaggi, ché per causa loro aveva condannato il Sangue innocente. Si era di persona informato ufficialmente circa la morte di Cristo, e ora non intendeva sottoporsi all’assurdità d’impiegare gli eserciti di Cesare per far custodire un Giudeo morto. E aveva risposto: «Avete la guardia; andate, custodite come vi pare» (Mt 27,65).
La guardia serviva ad impedire la violenza; il sigillo, a impedire la frode. Occorreva un sigillo, e lo avrebbero posto i nemici; occorreva una guardia, e ai nemici toccava di disporla. Dai nemici stessi dovevano essere firmati i certificati della Morte e della Risurrezione. 
«Ed essi andarono ad assicurare il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia» (Mt 27,66). Il Re troneggiava circondato dalla Sua guardia. La cosa più stupefacente di questo spettacolo di vigilanza sul morto era che i nemici di Cristo si aspettavano la Risurrezione, e gli amici non se l’aspettavano. Scettici erano quelli che credevano; e creduli quelli che non credevano. Prima d’essere convinti, i seguaci pretesero prove. Nelle tre grandi scene del dramma della Risurrezione, troviamo una nota di tristezza e d’incredulità...

Nell’alba oscura della Domenica, parecchie donne furon viste avviarsi alla tomba; e il fatto stesso che recassero aromi sta a provare che non si aspettavano una Risurrezione... Quando la pietra era stata rotolata dinanzi alla porta del sepolcro, non soltanto Cristo era stato sepolto, ma anche tutte le loro speranze... Non v’è affermazione più antistorica di quella che le pie donne si aspettavano che Cristo risuscitasse dai morti: la Risurrezione era una cosa che non si erano mai aspettata. Ma quando si avvicinarono, si accorsero che la pietra era stata rimossa. Prima che esse giungessero c’era stato un gran terremoto, e un Angelo del Signore, disceso dal Cielo, aveva rimosso la pietra e vi si era seduto sopra. «Il suo aspetto era come di folgore e la sua veste come di neve. Per paura di lui, le guardie si spaventarono e rimasero mezze morte» (Mt 28,4).
Invece del Corpo del Maestro, videro un Angelo il cui aspetto era come di folgore: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù di Nazareth, che è stato crocifisso; egli è risorto; non è qui, ecco il luogo dove lo avevano deposto. Ma andate a dire ai suoi discepoli, e a Pietro, che egli vi precede in Galilea; lì lo vedrete, come vi ha detto» (Mc 16,6-7).
Per un Angelo, la Risurrezione non era un mistero, bensì lo era la Sua morte; per gli uomini, la Sua morte non fu un mistero, ma lo sarebbe stata la Sua Risurrezione. Ciò che all’Angelo era parso naturale divenne ora il soggetto dell’annunzio... Le parole dell’Angelo furono il primo Vangelo predicato dopo la Risurrezione, ed è il solo che rievochi la Passione, perché per designar Lui l’Angelo aveva detto: «Gesù di Nazareth, che è stato crocifisso». Queste parole recavano il nome della Sua natura umana, l’umiltà della Sua residenza, l’ignominia della Sua morte: in tutt’e tre, la modestia, l’ignominia e la vergogna vengono poste a confronto con la Sua Risurrezione dai morti. Betlemme, Nazareth e Gerusalemme diventano i segni d’identificazione della Sua Risurrezione.

Le parole dell’Angelo, «Ecco il luogo dove lo avevan deposto», confermavano la realtà della Sua morte e l’adempimento delle antiche profezie. Le pietre tombali recano l’iscrizione Hic jacet (Qui giace...), seguita dal nome e, qualche volta, da alcune parole di elogio del defunto. Ora invece l’Angelo non scrisse, ma espresse un ben diverso epitaffio: «Non è qui». L’Angelo invitò le donne a osservare il luogo ove Egli era stato deposto, benché il sepolcro vuoto bastasse di per sé a far palese la realtà della Risurrezione... 
Le donne che avevan visto il sepolcro vuoto ricevettero l’ordine di andare da Pietro, il quale tre volte lo aveva negato. Il peccato e la negazione non potevano soffocare l’amor di Dio... Per le pecorelle smarrite ansimanti nel deserto Egli era venuto; ai pubblicani e alle prostitute, ai vari Pietri negatori e ai vari Paoli persecutori furon mandate le più convincenti suppliche d’amore... 
La medesima significativa preminenza data a Pietro durante la vita pubblica venne continuata nella Risurrezione; ma sebbene ora Pietro fosse menzionato insieme con gli Apostoli dei quali era il capo, a Pietro il Signore apparve soltanto dopo essersi rivelato ai Discepoli nel villaggio di Emmaus; il che risulta dal fatto che più tardi i Discepoli avrebbero detto che Egli era apparso a Pietro. La lieta novella della Redenzione fu data quindi a una donna che aveva peccato e ad un Apostolo che aveva negato; ma entrambi si erano pentiti.

Maria Maddalena, che nell’oscurità aveva preceduto le compagne, osservò che la pietra era stata già rovesciata e che l’ingresso era spalancato. Un rapido sguardo le rivelò che il sepolcro era vuoto. Il suo primo pensiero, allora, fu per gli Apostoli Pietro e Giovanni, dai quali corse tutta eccitata... ma non portò loro la notizia della Risurrezione: non ci pensava neppure. Credeva che Egli fosse ancora sotto il potere della morte, perché a Pietro e a Giovanni disse: «Han levato dal sepolcro il Signore, e non sappiamo dove l’abbiano posto» (Gv 20,2).
Tutti eccitati, Pietro e Giovanni corsero al sepolcro, lasciandosi quindi dietro, a grande distanza, Maria. Dei due, Giovanni era il più veloce nella corsa e arrivò primo; e quando giunse Pietro, entrarono entrambi nel sepolcro, dove videro i lini deposti, com’anche il sudario che era stato messo sul capo di Gesù e che però non stava tra gli altri lini, ma piegato e da parte. Ciò che era avvenuto era stato fatto diligentemente, ordinatamente, e non da un ladro e neppure da un amico. Il Corpo era uscito dalla tomba: le bende che lo avevano avvolto giacevano arrotolate. Se fossero stati i Discepoli a rubare il Corpo, nella fretta non lo avrebbero sciolto, non avrebbero deposto i lini: Cristo se ne era liberato in virtù del Suo potere divino. Il fatto è che Pietro e Giovanni «ancora non sapevano la Scrittura, che egli doveva risuscitare dai morti» (Gv 20,9).
Dinanzi a loro stavano i fatti, l’evidenza della Risurrezione; della quale però essi non intendevano ancora il pieno significato. Ed ecco il Signore intraprendere la prima delle undici Apparizioni, di cui si abbia conoscenza, effettuate tra la Risurrezione e l’Ascensione. 

La prima apparizione fu a Maria Maddalena, la quale era ritornata al sepolcro dopo che Pietro e Giovanni se n’erano allontanati. Nella sua mente, a quanto pare, l’idea della Risurrezione non entrava neppure, quantunque proprio lei fosse risorta da una tomba sigillata dai sette demoni del peccato. Trovando il sepolcro vuoto, ella ruppe di nuovo in lacrime; e se ne stava con gli occhi bassi, mentre la luce del primo sole spazzava l’erba coperta di rugiada, quando udì vagamente qualcuno vicino a lei domandarle: «Donna, perché piangi?» (Gv 20,13). 
Piangeva per ciò che era perduto, ma la domanda di Lui cancellò la maledizione delle lacrime imponendo a lei di fermare le sue. Ed ella rispose: «Perché hanno preso il mio Signore, e non so dove l’abbiano posto» (Gv 20,13). Alla vista degli Angeli non si terrorizzò, ché il mondo in fiamme non avrebbe potuto commuoverla, a tal punto il dolore si era impossessato di quell’anima. Nel pronunziare quelle parole, si voltò e vide Gesù ritto in piedi, e non lo riconobbe. Credette fosse il giardiniere, il giardiniere di Giuseppe d’Arimatea. E supponendo che quell’uomo potesse sapere dove ritrovare Colui che ella aveva perduto, si inginocchiò, Maria Maddalena, e disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai messo, ed io lo prenderò» (Gv 20,15).
Povera Maddalena! Logorata dal Venerdì Santo, stremata dal Sabato Santo, con la vita ridotta ad un’ombra e le forze al lumicino, voleva “prenderLo”. Tre volte aveva parlato di Lui senza pronunziarne il nome: tanta era in lei la forza dell’amore da indurla a supporre che nessun altro potesse intendersi se non Lui. E Gesù le disse: «Maria!» (Gv 20,15). 

Quella voce la sorprese più che non l’avrebbe sorpresa lo scoppio improvviso d’un tuono. Una volta aveva udito Gesù affermare che le Sue pecore Egli le chiamava per nome; ed ora, voltatasi verso Colui che individuava tutto il peccato, tutto il dolore, tutte le lacrime del mondo, e distingueva ogni anima con un amore personale, particolare, differenziale, e vedendogli alle mani e ai piedi le cicatrici livide, ella non proferì che una parola: «Rabbonì» (Gv 20,16). Che in ebraico vuol dire “Maestro”. Cristo aveva esclamato: «Maria!», e tutto il Cielo era in quella parola. E una sola parola ella aveva pronunziato, e in essa era tutta la terra. Dopo la mezzanotte della mente, ecco quello splendore; dopo le ore della disperazione, quella speranza; dopo la ricerca, quella scoperta; dopo la perdita, quel ritrovamento. La Maddalena era preparata solo a versare lacrime riverenti sul sepolcro; ciò a cui non era preparata era di vederLo camminare sulle ali del mattino... Soltanto una peccatrice pentita, risorta ella stessa dal sepolcro del peccato alla vita nuova di Dio, poteva adeguatamente comprendere il trionfo sul peccato.
Maria stette sempre ai piedi di Lui: vi era stata quando Glieli avevano unti per la sepoltura; vi era stata quando s’era fermata presso la Croce; ed ecco adesso, nella gioia di vedere il Maestro, gettarsi ancora una volta ai piedi di Lui per abbracciarli. Ma trattenendola con un gesto Egli le disse: «Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre mio» (Gv 20,17).
Quelle tenere manifestazioni di affetto eran rivolte a Lui più come Figlio dell’Uomo che come Figlio di Dio. Ragion per cui Egli le ordinò di non toccarLo. E san Paolo avrebbe insegnato poi ai Corinti e ai Colossesi la stessa lezione: «...e se anche abbiamo conosciuto secondo la carne Cristo, ora non lo conosciamo più così» (2Cor 5,16); «...pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Poiché siete morti e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,2).
Ella doveva asciugar le sue lacrime, Egli intendeva dire, non perché Lo aveva rivisto, ma perché Egli era il Signore del Cielo. Quando Egli sarebbe asceso alla destra del Padre, il che significava il potere del Padre, e quando avrebbe mandato lo Spirito della Verità, che sarebbe stato il loro nuovo Consolatore e la sua Presenza intima, allora davvero ella Lo avrebbe avuto quale Lo desiderava: il Cristo risorto e glorificato. E fu la sua prima allusione, dopo la Risurrezione, al nuovo rapporto che Egli avrebbe stabilito con gli uomini.
Sebbene umiliata dal divieto del Nostro Salvatore, la Maddalena fu tuttavia designata a sentire l’esaltazione del compito a lei commesso di recar la notizia della Sua Risurrezione: ella avrebbe rotto il prezioso vaso di alabastro della Sua Risurrezione perché quel profumo potesse riempire il mondo. Egli infatti le disse: «Va’ dai miei fratelli e di’ loro che salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20,17). Era la prima volta che chiamava gli Apostoli «miei fratelli». Perché l’uomo potesse diventare figlio adottivo di Dio, occorreva che fosse redento dall’inimicizia verso Dio. Ed Egli si era sottoposto alla Crocifissione per moltiplicare la Sua condizione di Figlio in altri figli di Dio.

 

 Fulton J. Sheen