La Tradizione è più pastorale del Concilio
Si è così insistito sul Concilio pastorale in questi cinquant'anni, che a molti, nati dopo il Concilio, sarà venuto il dubbio che prima, nel passato, la Chiesa non abbia fatto veramente pastorale. In verità, la dizione “Concilio pastorale” nasconde un cambiamento così profondo che si potrebbe esprimere meglio con la frase “un Concilio per cambiare la pastorale”. Invece di dire “Concilio pastorale”, dovremmo forse dire che dopo il Concilio è cambiata la pastorale della Chiesa così tanto da non riconoscerla quasi più.
Ma certo che si faceva pastorale prima del Concilio Vaticano II, e con che risultati splendidi!: il nostro mondo era diventato tutto cristiano! E nelle terre di missione quante conversioni e che opere! E quante vocazioni! E che famiglie cristiane!
E si parlava con chiarezza e si agiva di conseguenza!
Dopo il Concilio, il Modernismo pratico ha complicato tutto e falsificato tutto: ci si è persi in logorroici discorsi fumosi, con interminabili analisi sulla società moderna, degni dei congressi dei partiti politici, ma non della Sposa di Cristo. E questo deriva dalla reiterpretazione delle verità di fede operata dal modernismo e dal neo-modernismo: si salvano apparentemente le verità del credo, ma le si svuota di contenuto dall'interno, così che non vogliono dire più nulla.
Anni fa sentimmo dire, alla festa dell'Assunta, che la Madonna non era “salita in Cielo” come si intendeva con semplicità una volta, ma era “entrata nella realtà più vera”, “aveva preso coscienza fino in fondo della realtà più vera e che quindi compito dei cristiani era “coscientizzare il mondo sul valore della vita”. Qualche fedele alla fine della messa domandò con semplicità : “...ma per voi c'è ancora il Cielo?” Qualcun altro brontolò: “Speriamo che il prossimo anno si faccia davvero la festa dell'Assunta!”.
E' proprio così: questa terribile predicazione che vuole rendere interessanti i dogmi alla modernità, ha prodotto lo scandalo, la perdita della fede e in ultimo una noia mortale.
Il cristianesimo, quello vero, che accoglie con intelligente ubbidienza la verità rivelata da Dio e trasmessa dalla Santa Chiesa, quello che non vuole rendere alla moda i dogmi, ha prodotto invece una predicazione e una cura d'anime sommamente efficace, che non ha bisogno di adattarsi ai tempi, perché converte i tempi. È tutto un apostolato che parla di verità eterne, di quelle verità che l'uomo di tutti i tempi cerca assetato. È un apostolato che non invecchia perché nasce dalla fede e si nutre della grazia soprannaturale. È un apostolato in cui si permette a Dio di agire nelle anime.
Ci siamo imbattuti in un bella predica di un santo vescovo, mons. Aurelio Bacciarini di Lugano. Una delle tante prediche fatte da questo instancabile Pastore, in visita pastorale in una delle tante parrocchie della sua diocesi.
La predicazione di questo santo vescovo era eminentemente pratica: “Più volte, predicando, come adesso predico, all'ingresso della Visita, mi è capitato di vedere alla porta della chiesa gruppi di uomini che si affacciavano a sentire; poi appena io accennavo alla confessione ed alla comunione, li vedevo ritirarsi uno dopo l'altro e sparire. Certamente quegli uomini ragionavano così: “Ma come? Noi pensavamo di venire a sentire un discorso speciale e solenne, un discorso da Vescovo, ed ecco che viene a dirci la più vecchia e più comune cosa: viene a dirci di andare a confessarci ed a comunicarci! Se è così, tant'è che ritorniamo a casa nostra perfettamente delusi!”
“Miei cari: se io non dovessi morire, e se anche voi non doveste morire, e se né io né voi non avessimo un'anima da salvare, e se non esistesse né un paradiso da conquistare, né un inferno da evitare; allora, sì, invece di esortarvi alla Confessione e alla Comunione vi terrei ben altro discorso, che meglio accarezzi l'orecchio, e meglio soddisfi la umana curiosità. Anzi, allora, sapete che farei? Me ne starei tranquillamente nella residenza vescovile e non mi darei neppure la pena di pellegrinare di parrocchia in parrocchia, e lascerei che ognuno viva a proprio talento.
Ma invece, miei cari: ho il dovere di salvare l'anima mia non solo, ma anche le anime vostre. Guai a me, se al tribunale di Dio non potrò dire di aver fatto tutto per condurre a salvezza le anime di tutti voi! Per conseguenza io devo, anzitutto, indicare al mio popolo le vie della salvezza che sono i Sacramenti di Dio: la Confessione, la S. Comunione.”
Forse che questa non era pastorale? Anzi, questa è la sola vera, perché parte dalla questione della salvezza delle anime.
Non lasciamoci ingannare: chi pensa che la Chiesa abbia iniziato a fare pastorale con il Concilio, ha voluto in verità cambiare la pastorale cattolica, perché fosse adatta alle nuove ereticali idee che hanno invaso la Chiesa. Non hanno più ricordato le verità eterne agli uomini... e non hanno più insegnato la via della grazia e dei sacramenti.
Hanno iniziato la rivoluzione dicendo che la pastorale non era fatta per salvare le anime, perché quelle le salva Dio, anzi sono già salvate! Hanno detto e fatto l'esatto contrario di quello che la Chiesa ha detto e fatto per diciannove secoli... ma... con quale autorità?
E il mondo e la Chiesa si sono intristiti, perché invasi dalle sciocchezze degli uomini.
(radicatinellafede.blogspot.it)