Il volto del mondo era stato feroce: ora stava diventando schifoso. L’animale umano tornato alla sua tana allo stremo delle forze, apriva il suo ventre ed evacuava l’acqua insapora di un idealismo puritano. Chi tra voi non si sarebbe sentito spodestato? Chiunque aveva in mano una penna in quel momento, si è sentito in dovere di conquistare la propria lingua e di rimetterla nel crogiuolo. Le parole più sicure erano diventate dei trabocchetti, quelle più grandi si erano svuotate e scoppiavano tra le mani. Perfino la morte aveva perso il suo senso sacro.
Così scriveva Bernanos nel 1926 quando, a trentotto anni, pubblicava il suo primo romanzo: “Sotto il sole di Satana”. Queste osservazioni (contenute ne “Il volto del male” di Bernanos) le faccio mie, nel guardare e pesare questo mondo di oggi, così corrotto, così meschino, così violento, dove la Verità è attaccata con una ferocia tale da mettere i brividi… e perciò non viene lasciata che una sola decisione: o la resa (non sia mai!) o la ferma decisione di combattere. Combattere per la Verità, per Cristo!
Chiunque, oggi, abbia la mente non annebbiata da tesi da difendere a oltranza e il cuore che non tradisce, si accorge che questa vita umana soprattutto nelle sue forme più reclamistiche, suona di falso: tante e tante parole (da quanta verbosità siamo afflitti!) e parate e dichiarazioni collettive sembrano affermare il contrario di quello che annunciano. Quasi insensibilmente l’umanità si snoda lungo il tempo, ammantandosi di slogans, di ideologie e di pseudo-fedi, che in fondo non cambiano nulla o troppo poco nel modo di agire delle persone: e quello che ieri avveniva sotto un certo colore, oggi avviene sotto un altro, con quelle poche varianti imposte dal divenire stesso delle cose. E per di più, gli errori nefasti che singoli e popoli, nella vita privaya come nei rapporti pubblici, commettono, seminando il male a piene mani, sono tutti uguali e si richiamano spontaneamente.
Non ci vuole molto a capire che c’è qualcosa di sbagliato alla base di tutto questo: noi continuiamo a misurare con misure false; qualcuno per gioco crudele ha spostato le sfere di tutti gli orologi e noi ci ostiniamo a chiamare meriggio quello che può essere un malinconico tramonto. Ecco, qualcuno: un qualcuno che ha scelto di distruggere l’opera di Dio, di opporsi a Lui, e ha trovato nella libertà dell’uomo l’unica breccia possibile; e di là, è entrato nel Regno di Dio e vi semina distruzione. Siamo realmente sotto il sole di Satana. Bisogna denunciare a noi stessi e agli altri questa verità.
Bisogna rendersi conto che la nostra lotta non è solamente contro “la carne e il sangue, ma contro questi tenebrosi poteri” (come dice San Paolo), e non ci si può illudere di vincere da soli, con le sole forze della nostra lucidità intellettuale o delle scoperte psicologiche. Proprio in questa certezza realistica si riscopre il senso religioso, non come devozionalismo superstizioso, ma come una realtà nella quale si è immersi e che fa parte di noi; cioè un rapporto con Dio, già in atto da parte sua e offerto alla nostra libertà.
In altre parole, questa lotta col male non è un esercizio di volontà da lasciarsi ai patiti del superuomo: è una realtà che ci precede e nella quale siamo calati volenti o nolenti, per il fatto che siamo vivi e intelligenti e quindi coscienti.
Quello che non può sfuggire a una osservazione anche superficiale, quello che a poco a poco disillude e fa crollare nell’uomo quanto ha cercato di costruire nei suoi momenti più belli, è il senso di impostura di cui è pieno il mondo. Una impostura che rende via via ambigua ogni parola, così che dopo un po’ d’esperienza, l’uomo non sa più parlare perché non ha più un termine che gli sia rimasto vivo tra le mani.
L’impostura divora ogni momento dell’uomo: dall’amore al fatto religioso, dal senso sociale a quello artistico; e cerca di camuffare e travestire tutte le debolezze e gli errori: curiosità, lussuria, avarizia, orgoglio. Si vende tutto per buono, per trionfare un momento, lasciando al domani la sua inesorabile rivincita.
E si capisce: se non si vuole accettare una Verità che è prima di noi, una Realtà che è etrena, manca ogni punto di riferimento. Eppure questa Verità ha parlato e parla ancora: è l Parola fatta carne per abitare con noi. Ma non la si vuole sentire: in fondo, è più comoda, fin che dura, la piccola e gretta impostura che, una dopo l’altra, intesse le sue piccole trame e può dare l’illusione di avere in mano le fila di un grande tessuto.
C’è un altro male, figlio del precedente: c’è la solitudine eretta a sistema, cioè l’egoismo coma legge di vita, il salire sugli altri per farsi più grandi. Ancora una volta: là dove non si vuole lealmente ammettere Dio (e si è impostori, perché si mente a se stessi, facendosi dio!), non si potrà mai ammettere l’altro uguale a se stessi e in sintonia e in unione con sé. L’latro sarà sempre più o meno il nemico da battere, o qualcosa da utilizzare sia pure con pretesti umanitari: basta considerare la vita di una famiglia, di un piccolo borgo, o anche di un gruppo di amici e di compagni di scuola o di lavoro. E ci si avvede che o si tende a una comunione di santi, o si crea qualcosa di posticcio e di falso.
Non è questa, una disanima piacevole: c’è da stare male a scrivere queste righe, come del reso c’è da stare male a vivere in piena consapevolezza questi nostri giorni, e vedere la quotidiana porzione di ipostura che tuttavia non riesce a coprire il male che dilaga e straripa. Ma almeno, quando si è visto bene dove e come si è, c’è probabilità che si prenda la strada giusta…
…e la consapevolezza che solo attraverso la lotta, l’impegno, le avversità, si potrà giungere là dove aspira il cuore di ognuno! PER ASPERA AD ASTRA!
Stefano Arnoldi