Il rosario di San Michele

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Il Direttorio su pietà popolare e liturgia del 2002, riguardo alla devozione cattolica ai Santi Angeli di Dio afferma, al N°217, che la pietà popolare verso i Santi Angeli è legittima e salutare.

Precedentemente, al N° 216, il Direttorio scrive le testuali parole: “Lungo i secoli i fedeli hanno tradotto in espressioni di pietà i convincimenti della fede riguardo al ministero degli Angeli: li hanno assunti come patroni di città e protettori di corporazioni; in loro onore hanno innalzato celebri santuari come Mont-Saint-Michel in Normandia, San Michele della Chiusa in Piemonte e San Michele al Gargano in Puglia, e stabilito giorni festivi; hanno composto inni e pii esercizi. In particolare la pietà popolare ha sviluppato la devozione all’Angelo Custode.

Già San Basilio Magno (330-379) insegnava che “ogni fedele ha al proprio fianco un Angelo come protettore e pastore per condurlo alla vita”. Questa antica dottrina andò via via consolidandosi nei suoi fondamenti biblici e patristici, e diede origine a varie espressioni di pietà, fino a trovare in S. Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) un grande maestro e un apostolo insigne della devozione agli Angeli Custodi. Per lui essi sono dimostrazione “che il cielo non trascura nulla e che ci possa giovare” per cui ci mette “a fianco quelli spiriti celesti perché ci proteggano, ci istruiscano e ci guidino”. La devozione agli Angeli Custodi da luogo anche a uno stile di vita caratterizzato da :

-devota gratitudine a Dio, che ha posto al servizio degli uomini spiriti di così grande santità e dignità;

-atteggiamento di compostezza e pietà suscitato dalla consapevolezza di essere costantemente alla presenza dei Santi Angeli;

-serena fiducia nell’affrontare situazioni anche difficili, perché il Signore guida e assiste il fedele nella via della giustizia anche attraverso il ministero degli Angeli;

“Tra le preghiere all’Angelo Custode è particolarmente diffusa l’orazione Angele Dei, che presso molte famiglie fa parte delle preghiere del mattino e della sera e che, in molti luoghi, accompagna pure la recita dell’Angelus Domini”.

Da questo brano della Congregazione abbiamo capito una cosa importante: da San Bernardo in poi devozione cristiana agli Angeli significa per lo più devozione all’Angelo Custode e per il resto vi è devozione verso l’Arcangelo San Michele di cui, come ha ricordato il documento vaticano, sono testimonianza del suo culto alcuni importanti santuari.

Comunque nella Chiesa primitiva i primi Cristiani furono molto prudenti nel permettere il culto agli angeli, infatti la diffusa mentalità magico-pagana faceva correre facilmente il rischio di confondere gli Angeli che sono esseri intermedi tra Dio e il genere umano, come piccoli dei di un nuovo panteon cristiano.

Inoltre a causa anche dello gnosticismo, che moltiplicava gli esseri spirituali e vedeva dovunque delle emanazioni della divinità, sfociando così in un lavato politeismo, i Padri della Chiesa, per evitare deviazioni e fraintendimenti dottrinali, tollerarono più che incentivare il culto agli Angeli.

I primi cristiani temevano la cristoangelologia che era ben radicata presso la setta degli Ebioniti che concepivano il Cristo come un Angelo superiore creato dal Padre. Già ai tempi di San Paolo (4) infatti vi erano alcuni eretici presenti nella comunità cristiana di Colossi che consideravano gli Angeli come dei veri e propri mediatori tra Dio e gli uomini, mettendo così in penombra l’opera redentrice di Gesù.

Appena l’Apostolo delle genti venne a conoscenza di tale eresia, scrisse una Lettera ai Colossesi dove affermava decisamente la superiorità di Cristo sugli Angeli in quanto Gesù è il Figlio Unigenito del Padre, a differenza degli Angeli che sono stati creati “da Lui e per Lui”.

In questo contesto storico si comprende esattamente il vero significato della frase paolina di Colossesi 2, 18-19: “Nessuno vi impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio”.

Nel 2° secolo d. C., San Ireneo (130-208) scrive, nel suo famoso trattato “Adversus Haereses”: “La Chiesa non fa alcunché né con invocazioni angeliche né con incanti né con alcuna prava curiosità, ma dirige in maniera pura e manifesta le sue orazioni al Signore che ha fatto ogni cosa”. In questo testo, San Ireneo combatte la teurgia cioè la magia bianca che gli gnostici utilizzavano unita alle invocazioni angeliche per ottenere prodigi, mentre il nostro apologeta afferma che i cristiani si rivolgono solamente a Dio da cui provengono gli autentici miracoli.

In un altro passo San Giustino, volendo dimostrare che i cristiani non sono atei, afferma che essi pregano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo insieme alle armate degli Angeli.

Dopo l’Editto di Costantino (313) e con il diminuire dell’influenza del Paganesimo sulle masse, la posizione ufficiale della Chiesa, nei riguardi della venerazione degli Angeli, divenne meno rigida e , a testimonianza di ciò, furono eretti numerosi santuari e chiese dedicate all’Arcangelo Michele e ai Santi Angeli di Dio.

La figura dell’arcangelo Michele, festeggiato dalla liturgia il 29 settembre insieme con Gabriele e Raffaele, è strettamente legata al noto brano biblico dell’Apocalisse: “Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago”.

Michele è infatti il principe degli angeli e il suo nome deriva proprio dal grido – che in ebraico suona “Mi ka’el” (Chi è come Dio’) – da lui lanciato per guidare la battaglia contro gli altri angeli che, al seguito di Lucifero, si erano ribellati al Signore.

La tradizione invoca san Michele come protettore dei fedeli, specialmente nella malattia. Sin dai primi tempi del cristianesimo, un culto particolare è tributato a san Michele da chi si trova in procinto di morire, tanto che nell’apocrifo Storia araba di san Giuseppe il falegname , del III secolo, lo stesso Giuseppe prega così: “Se la mia vita, o Signore, è al termine , se per me è venuto il momento di lasciare questo mondo, mandami Michele, il principe dei tuoi santi angeli”.

Incuriosisce il fatto che la Chiesa invochi l’arcangelo Michele con l’appellativo di “santo”. In Italia la devozione a san Michele ha come luogo peculiare la grotta pugliese del Gargano che sarebbe stata consacrata dall’arcangelo stesso, apparso lì per tre volte: la prima intorno al 490, la seconda verso il 650 e la terza qualche decennio più tardi.

Una nota preghiera a san Michele è la “corona angelica”, che trae origine dall’apparizione dell’arcangelo , nel 1751, alla suora portoghese Antonia de Astonac.

San Michele le promise continua assistenza a chi lo avesse onorato recitando quotidianamente la sequenza che egli stesso rivelò.

Papa Pio IX dotò questa devozione di un’indulgenza che può essere anche applicata alle anime del purgatorio.

La “corona angelica” o rosario di san Michele è composta da nove strofe e al termine di ciascuna di esse si recitano un Padre nostro e tre Ave Maria e un gloria:

-Per intercessione del Coro celeste dei serafini, il Signore ci renda degni di ricevere nei nostri cuori la fiamma della perfetta carità.

-Per intercessione del Coro celeste dei cherubini, il Signore ci doni la grazia di abbandonare la via del peccato e di seguire quella della perfezione cristiana.

-Per intercessione del Coro celeste dei troni, il Signore infonda nei nostri cuori lo spirito di vera e sincera umiltà.

-Per intercessione del coro celeste delle Dominazioni, il Signore ci doni la grazia di dominare i nostri sensi.

-Per intercessione del Coro celeste delle Potestà, il Signore protegga le nostre anime dalle insidie del demonio.

-Per intercessione del Ciro celeste delle Virtù, il Signore non permetta la nostra caduta in tentazione, ma ci liberi dal male.

-Per intercessione del Coro celeste dei Principati, il Signore riempia i nostri cuori dello spirito di vera e sincera obbedienza.

-Per intercessione del Coro celeste degli Arcangeli, il Signore ci conceda il dono della perseveranza nella fede.

-Per intercessione di san Michele arcangelo e del Coro celeste di tutti gli angeli, il Signore ci conceda la loro protezione nella vita presente e, dopo la morte, l’introduzione nella gloria eterna del cielo. Alla fine si recitano 4 Pater in onore di san Michele, san Gabriele, san Raffaele e l’angelo custode e si dicono le litanie in onore di san Michele.

Don Marcello Stanzione


Documento stampato il 23/11/2024