*Che cos'è la temperanza? La temperanza è la virtù che frena le passioni e i desideri, specialmente sensuali, e modera l'uso dei beni sensibili.
La temperanza tiene a freno e regola le passioni che provengono dall'appetito concupiscibile (amore,desiderio, gaudio, odio, fuga, tristezza), ci fa moderare le passioni e i desideri sensuali che spingono alla ricerca dei piaceri nella gola e nella carne.
Parti soggettive della temperanza sono:
a) l'astinenza, che modera il piacere nel mangiare;
b) la sobrietà, che modera ragionevolmente il piacere nell'uso di bevande inebrianti ed evita l'ebbrezza;
c) la castità, che modera i piaceri del tatto e vince la lussuria. Alla castità sono connesse la continenza (che resiste agli smodati piaceri del senso) e la verginità (che mantiene l'integrità del corpo astenendosi da qualsiasi forma di piacere sensuale).
Parti integranti della temperanza sono:
a) la verecondia, che fa temere il vituperio che proviene dagli atti disonesti;
b) l'onestà, che modera i diletti del tatto e del gusto;
c) l'umiltà, che si oppone alla superbia e ci induce a riconoscerci per ciò che siamo;
d) la modestia, che modera gli atti esteriori come il vestire, giocare, ridere, camminare ecc;
e) la mansuetudine, che contiene l'ira nei limiti della ragione;
f) la clemenza, che mantiene nei limiti della giustizia le pene e i castighi;
g) la sobrietà, che modera la curiosità.
RIFLETTO:
Chi non sa vincere la gola, difficilmente dominerà la sensualità.
*Che cosa sono le passioni? Le passioni sono commozioni o moti violenti dell'anima che, se non sono moderati dalla ragione, trascinano al vizio e, spesso, anche al delitto.
In noi vi sono due forze potenti che ci spingono verso il bene che ci può fare felici: l'appetito concupiscibile (o propensione verso il godimento del bene) e l'appetito irascibile (o propensione ad affrontare gli ostacoli che si oppongono al conseguimento del bene).
Dall'appetito concupiscibile nascono queste passioni: amore per il bene, desiderio del bene lontano, gaudio per il bene presente, odio per il male, fuga del male assente, tristezza del male presente. L'appetito irascibile dà origine a queste altre: ira per il male sensibile, audacia nell'affrontare il male presente, timore del male assente, speranza di vincere il male e conseguire il bene, disperazione di vincere il male e conseguire il bene.
Queste passioni sono forze potenti che hanno il compito di aiutare a rafforzare la volontà nella ricerca del bene e nella fuga del male. Dopo il peccato originale, l'intelligenza a volte scambia il male per il bene, la volontà debole può essere sopraffatta dalle passioni, e le passioni stesse inclinano più al male che al bene o più al bene apparente che a quello vero, e perciò sono diventate un incentivo al male e spesso sono causa di peccato.
Le passioni dunque devono essere regolate dalla ragione e dominate dalla volontà, la quale, con l'aiuto della grazia, riesce a contenerle e a dirigerle al bene e a servirsene come di un mezzo efficace e potente.
ESEMPIO:
Chi vuol vivere la vita cristiana e praticare le virtù deve prima di tutto combattere le passioni cattive. Però sarebbe sforzo vano e inconcludente attaccare tutte le passioni assieme. Occorre combatterle ad una ad una, cominciando da quella che predomina, animando e guidando tutte le altre. Ciascuno di noi ha una passione che è più forte delle altre. Per molti è la superbia, per altri la pigrizia, per altri la gola... nel combattere le passioni è indispensabile prenderle ad una ad una, abbatterle e domarle separatamente. Facciamo un esempio, che mostrerà come è più facile affrontare un nemico per volta (il nostro “nemico” sono le passioni sregolate) e com'è impossibile riuscire a sconfiggerne molti assieme. Narra la leggenda che per evitare una guerra imminente, i Romani e i loro nemici si accordarono di affidare le sorti della guerra a un combattimento singolo fra tre fratelli romani, detti Orazi, e tre fratelli avversari, detti Curiazi. Nella lotta erano caduti due degli Orazi e restavano tutti e tre i Curiazi. L'unico Orazio superstite ricorse allora all'astuzia e si diede alla fuga. I tre avversari lo rincorsero distaccandosi imprudentemente l'uno dall'altro. Il romano, quando s'avvide che erano sufficientemente distanziati, si volse indietro e, affrontando i fratelli Curiazi singolarmente, riuscì a prevalere e a sconfiggerli tutti uno alla volta.
Veronica Tribbia - Dal Catechismo di S. Pio X