“Siamo di fronte a un clamoroso processo di protestantizzazione". Queste le parole del cardinale Muller in merito alla crisi attuale della Chiesa. In realtà, che il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede se ne sia accorto solo ora, questo sì, è clamoroso.
Infatti già nell'ottobre del 1962 il cardinale Ottaviani tuonava: “Si vuol fare tabula rasa di tutta la teologia della Messa. In sostanza ci si avvicina alla teologia protestante che ha distrutto il sacrificio della Messa”.
Parole rivelatesi profetiche e puntualmente ignorate. Il risultato è stato l'ingigandirsi a dismisura e la propagazione in ogni dove nel mondo cattolico di una crisi che oggi si manifesta ormai esplicitamente.
Inutili tanti giri di parole: il problema della Chiesa è stato allora ed è tutt'oggi il non voler chiamare l’origine del male che la devasta col proprio nome, vale a dire: Concilio Vaticano II.
Da qui derivano tutte le problematicità, le difficoltà, le eresie, gli scandali, le assurdità, le vergogne a cui da anni stiamo assistendo e subendo.
Il più grave atto che è stato realizzato per mezzo di quel Concilio è l'imposizione di una nuova messa che, di fatto, ha soppiantato la Messa “di sempre”. Ne è seguito il cambiamento non solo della liturgia ma dell'essenza stessa dell'intera nostra religione.
È nella Messa che è racchiuso il cuore della spiritualità cattolica: se la si modifica, anche la spiritualità cattolica risulta modificata.
Oggi la maggior parte dei fedeli ignora completamente questo aspetto, non conosce il proprio credo, figurarsi le vicende che sono accadute durante il Concilio Vaticano II; nemmeno sa della possibilità di assistere ancora alla celebrazione della Messa "di sempre". Seguendo cecamente il clero conciliare, ci si ritrova aderenti ad una religione geneticamente modificata.
Ormai non esiste più nulla di cattolico nella chiesa "conciliare" per via dei mezzi e dei modi indicati e attuati dal Concilio Vaticano II con la sua pastorale intrisa di ambiguità.
Del resto è noto: quando manca la chiarezza non ci può essere che confusione, doppiezza, ipocrisia.
Queste ultime, oltre a produrre terreno fertile per il maligno seminatore, sono al centro delle incomprensioni che si generano anche nel mondo cosiddetto "tradizionale", vale a dire tra gruppi di fedeli che assistono alle celebrazioni della Messa “in latino”.
Ciò non deve destare sorpresa, poiché il demonio si insinua dappertutto: prova ne è che sussiste una visione della realtà, generata, da una parte, da fedeli che hanno compreso perfettamente la drammaticità di ciò che sta accadendo nella chiesa da più di cinquant'anni a questa parte e, dall'altra, la cecità dell’intelletto di altri fedeli che intendono vivere la Tradizione nel solco tracciato dalla stessa chiesa conciliare, quella chiesa cioè che non perde mai occasione per affossare e svilire tutto ciò che è legato proprio al Magistero perenne della Chiesa sia in campo liturgico che dottrinale.
Si finisce così per assistere alla Messa tridentina con due concetti diametralmente opposti: chi considera tale celebrazione quale unica vera e sacra, e chi considera quel rito, seppur, magari, preferibile, una forma straordinaria di liturgia che affianca un altro rito, che è ordinario e anch'esso pienamente condivisibile.
Alla stessa stregua vi sono sacerdoti che riconoscono solo il cosiddetto Vetus Ordo, ed altri che aderiscono al biritualismo ossia quello stato d’essere di chi decide di non decidere: è la scelta di mantenere il piede in due scarpe, come fanno i confusionari, ma anche i vili, gli ambigui e, spesso, i traditori.
Il culmine viene poi raggiunto da quelle fraternità o congregazioni religiose che hanno ottenuto dalle autorità vaticane conciliari la concessione (!) di celebrare solo in “rito antico” a fronte della loro completa adesione al Concilio Vaticano II e alle sue direttive. In questo caso rimane difficile comprendere se è più miserevole chi ricatta o chi cede e acconsente, per evitare problemi e scocciature, al vomitevole ricatto.
In un quadro di così profonde miserie umane, francamente, non se ne può proprio più di imbattersi in sacerdoti sempre proni al potere terreno invece che disposti all’adesione del comando divino che li richiama ai loro doveri di uomini consacrati a Dio per il bene delle anime: è evidente che vi è un problema di Fede.
Un problema di fede che viene evidenziato dalla concezione della S.Messa, profondamente differente tra i due riti. Il Vetus Ordo e il Novus Ordo non possono essere, come incredibilmente talvolta si ode, due riti che si completano a vicenda, ma sono semplicemente l'uno l'opposto dell'altro. L'opposto!
Perciò, in estrema sintesi: esiste una sola Santa Messa, un solo sacro rito, oppure se ne contano e se ne accettano due? La questione è tutta qua, e non è di poco conto; è fondamentale, è decisiva.
Se la Messa è il centro del cristianesimo e della vita dell’uomo, non vi può essere altro di più prezioso al mondo poiché è ciò che avviene durante quel rito sacro che trasforma la vita del fedele. Dunque è assolutamente necessario che quel rito sia perfettamente e indubbiamente il medesimo che Gesù Cristo ha lasciato alla Sua Chiesa e che deve essere custodito e tramandato nel tempo per la salvezza eterna di chi vuole essere discepolo di Nostro Signore.
Hanno un bel dire i cardinali Muller, Burke, Sarah, Mons Shnaider e altri chierici considerati difensori della ortodossia cattolica che la nuova messa creata dal Concilio Vaticano II sia un rito perfettamente in linea con quanto la Chiesa ha sempre celebrato.
Il card.Ottaviani, con l'autorità di prefetto del Sant'Uffizio, era di tutt’altro avviso. Egli sottolineava: “Stiamo cercando di suscitare il disorientamento e lo scandalo nel popolo cristiano, introducendo delle modifiche in un rito così venerabile, che è stato approvato lungo tanti secoli e che è ora divenuto così familiare? Non si può trattare la Santa Messa come se fosse un pezzo di stoffa che si rimette seguendo la moda, secondo la fantasia di ciascuna generazione”.
Tuttavia papa Paolo VI promulgò una nuova messa, il Novus Ordo. Tale rito fu condannato dal card.Ottaviani (e dal card.Bacci), nel settembre del 1969, con il noto Breve esame critico del Novus Ordo Missae , giudicando la Messa riformata «un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella sessione XXIII del Concilio di Trento".
A questo punto gli interrogativi sorgono spontanei: come è possibile ignorare un documento così importante? Come è possibile giustificare l'ostracismo riversato nei confronti di un cardinale così autorevole? Come è possibile aderire incondizionatamente ad un Concilio che ha palesemente sovvertito la liturgia cattolica? Forse, allora, che il clero conciliare sia corrotto, dica cose non vere, sia composto da tanti suoi membri che mentono sapendo di mentire?
Non sembra poi così tanto difficile trovare la risposta. Nel suo diario, il cardinal Ottaviani scriveva nel 1965: ““...il Concilio più che una nuova aurora per l’umanità,[è] una lunga notte per la Chiesa”; “...prego Dio di farmi morire prima della fine di questo Concilio, così almeno muoio cattolico”.
Egli ebbe il coraggio di indicare il Concilio quale albero cattivo da cui non sarebbero potuti che discendere frutti avvelenati. Egli sapeva che non basta denunciare il male che si palesa, occorre anche realizzare una precisa e risoluta opera di riparazione e restaurazione di ciò che è andato perduto e di ciò che ancora è sotto violento attacco.
Oggi, al contario, si odono solo pseudo difensori della Chiesa che talvolta paiono dire qualcosa di cattolico ma aderendo al Concilio Vaticano II palesano le loro gravi incoerenze. Il male continuerà a propagarsi poiché di fatto non vuole essere estirpato.
Ma la Santa Messa “di sempre” e la Tradizione della Chiesa sono le sole e uniche colonne portanti della vita cristiana tramite le quali si raggiunge l'eterna salvezza.
La battaglia, dunque, è contro chi intende portarcele via.
Stefano Arnoldi